Introduzione
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1 INTRODUZIONE
1.1 INTRODUZIONE
ATM nel mondo delle telecomunicazioni ha il significato di modalità di
trasferimento asincrono (Asynchronous Transfer Mode): si tratta di una tecnica di
trasmissione dell’informazione cell-relay, orientata alla connessione e ad alta velocità.
Per “cell-relay” s’intende che i dati arrivano agli utenti suddivisi in pacchetti di
dimensione fissa, denominati celle, che viaggiano in rete come singole entità. Il cell-
relay si pone ad un livello intermedio tra le tecniche a commutazione di circuito ed a
commutazione di pacchetto.
Tecnica “orientata alla connessione” indica che prima che due utenti della rete
inizino la comunicazione è necessario che sia stata creata (inizializzata) una
connessione.
Il termine “asincrono” si riferisce al fatto che i pacchetti di un certo utente non
devono essere periodicamente spaziati, vale a dire avere sempre la stessa posizione
all’interno del flusso complessivo di pacchetti.
ATM è “nata” all’interno dei Bell Labs nella prima metà degli anni 80.
Il suo sviluppo si è avuto all’interno del mondo telefonico, e successivamente è
stata adottata anche nel mondo informatico, vale a dire per l’interconnessione di
calcolatori.
Gli enti che hanno standardizzato ATM sono essenzialmente due:
ξ ITU-T: International Telecommunication Union – Telecommunication
Sector, un tempo CCITT, un ente specializzato, con sede a Ginevra in
Svizzera, il cui compito è quello di mantenere ed ampliare la
collaborazione internazionale per lo sviluppo delle telecomunicazioni;
ξ ATM Forum: organizzazione creata da un gruppo di società operanti
nel mondo delle telecomunicazioni (venditori, fornitori di servizi,
utenti).
La tecnologia ATM è stata sviluppata per soddisfare la crescente domanda di banda
da parte d’applicazioni di networking, come Internet, videoconferenza, video-on-
demand, telemedicina, e per venire incontro all’esigenza di trasferire sulla stessa rete di
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telecomunicazioni traffico relativo a differenti tipi di servizio (voce, dati, video) per la
creazione di reti multi-servizio.
Nacque quindi il problema di unire tipi di traffico con caratteristiche molto diverse.
Ad esempio, la voce richiede un’occupazione di banda costante, mentre i dati
spesso richiedono molta banda, ma in modo discontinuo (traffico bursty).
La voce e il video non ammettono ritardi, ma ammettono perdita d’informazione
diversamente del traffico dati.
Inizialmente le compagnie telefoniche pensarono alla tecnologia ISDN per risolvere
questo problema. L’idea era di portare lo standard ISDN a velocità dell’ordine dei
gigabits e consentire così l’integrazione dei diversi tipi di servizio.
Il modello pensato consisteva di un numero limitato di canali a larghezza di banda
fissata. Si scelse la larghezza di banda di 64 Kbps perché era la quantità richiesta per il
trasporto della voce digitalizzata.
Osservarono però che un canale di dimensione fissa non era mai della dimensione
giusta.
Il motivo alla base di quest’osservazione era che grazie ai progressi tecnologici
(compressione dell’informazione), si aveva una notevole riduzione della banda
necessaria per il traffico voce. Per cui un’applicazione vocale che usa ISDN non può
trarre vantaggio di questo progresso, poiché deve in ogni caso allocare l’intero canale
di 64 Kbps, con un evidente spreco di banda. Un altro problema è che pur essendo
possibile creare dei canali di capacità molto elevata (esempio un canale da un Gb può
essere realizzato allocando 16000 canali da 64 Kbps), il loro utilizzo presenta delle
difficoltà. Per spedire una gran quantità d’informazioni bisogna spezzare i dati in più
blocchi, e spedirli su circuiti diversi (striping).
Lo striping richiede però un hardware particolarmente complesso per
risincronizzare i vari pezzi provenienti dai differenti circuiti allocati.
Tutto questo ha portato allo sviluppo della tecnica di trasmissione ATM.
I principali vantaggi che ATM offre sono:
ξ Allocazione dinamica della banda disponibile;
ξ Ampia scalabilità della banda (possibilità di trasferire da poche a
centinaia di migliaia di celle);
ξ Efficienza nell’utilizzo delle risorse di rete (banda, buffers);
ξ Garanzia della qualità del servizio (QoS).
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La qualità di servizio è una caratteristica molto importante. Nelle comuni reti
telefoniche, la QoS è misurata in termini di ritardo per ottenere il dial-tone (segnale
acustico), ritardo per il set-up (inizializzazione) della connessione, disponibilità della
linea, affidabilità della connessione e qualità del suono (rumore).
La maggior parte delle reti attuali non implementano garanzie di QoS, ma si
limitano a fornire servizi di tipo “Best Effort”, ossia forniscono agli utenti il servizio
migliore possibile in quel momento.
In ATM la qualità di servizio richiesta alla rete dagli utenti si articola in garanzia
sulla banda desiderata, sui ritardi di trasferimento dell’informazione, sulla priorità
dell’informazione e sul tasso di perdita delle celle.
La rete deve essere capace di assicurare che ogni dato traffico utente non influenzi
la qualità di servizio degli altri utenti.
ATM non è basata su uno specifico mezzo fisico di trasmissione.
Infatti, può essere usata su fibre ottiche, doppino, cavo coassiale.
Tuttavia essa è prevista per essere utilizzata principalmente su reti in fibra ottica,
con velocità di trasmissione compresa tra 1,5 Mbps e 622 Mbps.
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1.2 OBIETTIVI DEL LAVORO DI TESI
La cosiddetta “qualità di servizio” (QoS) è oggi uno degli aspetti più importanti per
i fornitori di servizi di rete, che gestiscono sulla stessa infrastruttura oltre ad un traffico
dati già di per se consistente anche traffico voce e video.
Ad esempio, flussi di traffico sensibili al fattore tempo, come quello voce e quello
video, richiedono QoS in termini di garanzia sul ritardo più elevata rispetto al traffico
dati, come il trasferimento di file o di posta elettronica.
Uno dei parametri che caratterizzano la qualità di servizio è il ritardo di
trasferimento dell’informazione dai nodi sorgente ai nodi destinazione.
A causa della multiplazione statistica eseguita nei nodi di commutazione ATM, tale
ritardo non è deterministico ma aleatorio ed in particolare è in funzione del traffico
nella rete. L’obiettivo del lavoro presentato in questa tesi è determinare nelle reti ATM
i tempi d’attesa nelle code degli switches, vale a dire i cosiddetti ritardi d’accodamento
che poi incidono pesantemente nel ritardo punto-punto (end-to-end delay). In
particolare, l’obiettivo consiste nello sviluppo di una metodologia per la predizione
della QoS basata sull’informazione sul traffico, sulla topologia della rete e sulla
configurazione dei nodi ATM. A tale scopo si è fatto uso di tre metodi per la
valutazione dei ritardi punto-punto delle connessioni. La considerazione che ha portato
alla scelta dei metodi proposti è essenzialmente una sola: la loro semplicità.
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1.3 APPROCCI ADOTTATI
Nella tesi sono proposti tre metodi, presenti nella letteratura specialistica, per la
determinazione dei ritardi end-to-end.
Il primo si basa sul calcolo del ritardo nel caso peggiore possibile ad ogni nodo
(switch) della rete coinvolto dal percorso della connessione, ed elabora il ritardo totale
come somma dei ritardi agli switches individuali.
Gli altri approcci sono metodi integrati, così chiamati poiché non trattano gli
switches singolarmente, ma cercano di trattare l’intera rete come un unico switch e
calcolano il ritardo in maniera diretta. Le metodologie di base sono state presentate per
reti topologicamente ad albero. Per questo motivo esse sono state estese per tenere in
considerazione reti con topologia arbitraria.
1.4 STRUTTURA DELLA TESI
Nel secondo capitolo vengono inizialmente presentati i fondamenti della tecnica
ATM. S’introduce poi la gestione del traffico ATM (Traffic Management o
brevemente TM), descrivendo i suoi componenti: il contratto di traffico (traffic
contract), all’interno del quale vengono definite le categorie di servizio, i parametri di
qualità di servizio e i descrittori di traffico. Si passa successivamente a descrivere la
conformità del traffico (traffic conformance), ed infine le strategie di accodamento e di
scheduling.
Nel terzo capitolo vengono illustrate le tre metodologie base note in letteratura, con
gli algoritmi per la valutazione dei ritardi end-to-end in una rete ATM con topologia ad
albero.
Nel quarto capitolo si descrive la tecnica sviluppata per determinare i ritardi end-to-
end nel caso più generale di reti con topologia non ad albero.
Nel quinto capitolo vengono descritti i risultati ottenuti usando i tre algoritmi sopra
citati, correlati da tabelle e grafici.
Il sesto e ultimo capitolo è dedicato alle conclusioni.
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2 LO STANDARD ATM
2.1 FONDAMENTI DI ATM
Una rete ATM può essere sia pubblica sia privata.
Essa consiste di un insieme di nodi di commutazione detti switch ATM, e di un
insieme di nodi terminali detti End System ATM (ES ATM).
Gli switches ATM sono collegati tra loro attraverso linee di trasmissione punto-
punto, tipicamente in fibra ottica, formando la rete vera e propria secondo una
topologia a maglia.
Gli ES ATM possono essere collegati solo agli switches ATM, sempre tramite linee
punto-punto, secondo una topologia di tipo stellare.
A ciascuna linea di trasmissione corrisponde un’interfaccia. Le interfaccie possibili
sono di quattro tipi (vedi figura 2.1):
Public
UNI
Public
UNI
Public
UNI
Public
UNI
Public
UNI
Public
NNI
Private
NNI
Private
UNI
Private
UNI
ES
ES ES
ES
ES
ES
ES
Private ATM
Network
Public ATM
Network
Switch
AT M
Switch
AT M
Private
UNI
ES
Figura 2.1-Interfacce di una rete ATM
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ξ Private User-Network Interface (Private UNI): identifica il
collegamento tra un ES ATM ed uno switch ATM privato;
ξ Public User-Network Interface (Public UNI): identifica sia il
collegamento tra un ES ATM ed uno switch ATM pubblico, sia
quello tra uno switch ATM privato ed uno switch ATM pubblico;
ξ Private Network-Node Interface (Private NNI): identifica il
collegamento tra due switches ATM privati, cioè all’interno di una
rete privata;
ξ Public Network-Node Interface (Public NNI): identifica il
collegamento tra due switches ATM all’interno di una rete pubblica.
Il trasferimento dell’informazione tra gli ES di una rete ATM avviene in unità
elementari chiamate celle, la cui dimensione è di 53 bytes, di cui 48 sono
d’informazione utile (Payload) e i restanti 8 bytes sono d’intestazione (Header).
Prima che due host inizino a comunicare è necessario che sia creata una
connessione virtuale (VC) tra host sorgente e host destinazione. Si parla di connessione
virtuale perché il trasferimento vero e proprio dell’informazione non è ancora in corso,
ma si sta solo inizializzando il percorso attraverso il quale successivamente avverrà la
comunicazione.
Le connessioni virtuali (VC) possono essere di due tipi:
ξ Virtual Path Connections (VPC): identificate dal valore VPI;
ξ Virtual Channel Connections (VCC): identificate dalla coppia
VPI/VCI.
Le VPC sono costituite da un insieme di VCC che condividono un percorso
comune nella rete; per esempio da un host A ad un host B.
Ogni VCC è associata ad una singola comunicazione tra due ES ATM.
Per chiarire il concetto si può pensare ad un VPC contenente due VCC.
Il VPC può indicare il collegamento tra due ES e i due VCC possono indicare due
differenti servizi che caratterizzano quel collegamento, ad esempio, servizi voce e dati.
Poiché in ATM diverse connessioni possono condividere lo stesso canale (link), ad
ogni link possono essere associati diverse VPC, ognuna delle quali individua una
comunicazione tra due host differenti.
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La coppia VPI/VCI ha solo significato locale, nel senso che vale esclusivamente
all’interno di un link. Ogni volta che una connessione attraversa uno switch, la coppia
VPI/VCI ad essa associata è cambiata in una nuova coppia che identifica la
connessione nel link successivo. Questo concetto sarà chiarito nella successiva sezione
dedicata alla segnalazione.
Le connessioni virtuali hanno anche una seconda classificazione:
ξ Permanent Virtual Connections (PVC): sono utilizzate da host che si
scambiano dati molto di frequente e che necessitano di avere un
canale di comunicazione a loro dedicato. Queste connessioni sono
configurate dal gestore di rete dopo che un utente effettua la
richiesta;
ξ Switched Virtual Connections (SVC): sono create dinamicamente
attraverso un meccanismo di segnalazione tra ES e switch (vedere
sezione segnalazione) ogni volta che un ES intende instaurare una
comunicazione con un altro ES.
2.1.1 SEGNALAZIONE NELLE RETI ATM
La segnalazione è un insieme di procedure utilizzate per creare delle SVC tra ES
ATM quando un ES vuole instaurare un collegamento. In fase di segnalazione un ES
può:
ξ Specificare alla rete il tipo di connessione che intende stabilire
(punto-punto o punto-multipunto) e indicare l’indirizzo (identità) del
destinatario;
ξ Fornire delle indicazioni sulle caratteristiche del traffico che intende
trasmettere (bit rate di picco, bit rate medio);
ξ Richiedere alla rete una certa qualità di servizio (QoS).
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Esistono due tipi di segnalazione (vedi figura 2.2):
Rete ATM
ES ATM ES ATM
Segnalazione
UNI
Segnalazione
NNI
Switch
ATM
Switch
ATM
Switch
ATM
Switch
ATM
Figura 2.2-Tipi di segnalazione in ATM
ξ Segnalazione UNI, nota come segnalazione d’accesso, usata da un
ES per comunicare alla rete l’intenzione di voler stabilire una
connessione con un ES remoto;
ξ Segnalazione NNI, nota come segnalazione in rete, utilizzata dalla
rete per inoltrare la richiesta di connessione a tutti gli switches fino a
destinazione e per allocare le risorse (banda e buffer) per quella
SVC.
Quando un ES vuole instaurare una connessione trasmette un opportuno messaggio
alla rete attraverso un canale dedicato per i messaggi di segnalazione, e identificato
dalla coppia VPI=0/VCI=5. Tutti gli switches sono configurati in maniera tale da
accettare i messaggi provenienti da tale canale e passarli ad un’entità di segnalazione
che opera al loro interno.
Lo switch all’interfaccia UNI (o meglio l’entità di segnalazione attiva al suo
interno), che riceve tale messaggio, assegna al collegamento richiesto una coppia
VPI/VCI che identifica in maniera univoca la connessione. A questo punto interviene il
protocollo di segnalazione in rete, noto come PNNI, che provvede ad inoltrare la
richiesta di connessione agli switches successivi fino a destinazione. Ogni switch che
riceve la richiesta configura una tabella al suo interno, nota come look-up table,
all’interno del quale è posto il nuovo valore della coppia VPI/VCI, e riserva una parte
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delle risorse di rete (banda e buffer) per soddisfare le richieste di QoS ed i parametri di
traffico relativi a quella SVC. Quando il messaggio di segnalazione arriva alla
destinazione questa può decidere se accettare o no la chiamata.
Se la richiesta è accettata, il segnale di conferma viaggia in senso opposto, lungo il
percorso attraversato precedentemente dal messaggio di richiesta di connessione,
informando tutti gli switches coinvolti che la connessione è stata accettata. In caso
contrario, la destinazione risponde con un segnale di rifiuto, in maniera tale da
permettere a tutti gli switches coinvolti nel suo percorso di rilasciare le risorse
precedentemente allocate, e di cancellare i valori VPI/VCI nella look-up table relativi a
quella particolare SVC.
Ma come avviene l’instradamento dei messaggi di segnalazione all’interno della
rete? Semplicemente il protocollo di segnalazione NNI utilizza degli algoritmi
d’instradamento (routing) che scelgono il percorso lungo il quale instradare la richiesta
di connessione, sulla base dell’indirizzo del destinatario, dei parametri di traffico della
sorgente e sulla QoS richiesta. Questo percorso coincide con quello che in seguito
attraverseranno le celle trasmesse dalla SVC creata tramite detta richiesta. Nella figura
2.3 vi è un esempio di creazione di una SVC tra due ES ATM, ES1 ed ES2. Il
messaggio connect indica la richiesta di connessione da parte di ES1, mentre il
messaggio OK indica che ES2 ha accettato la richiesta.
ES 1
ES 2
C
o
n
n
e
c
t
E
S
2
Connect ES
2
O
K
O
K
OK
Connect ES
2
OK
C
o
n
n
e
c
t
E
S
2
RETE
ATM
SWITCH
ATM
SWITCH
ATM
SWITCH
ATM
SWITCH
ATM
Figura 2.3-Esempio di creazione di una SVC