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come protagonista Harry Potter, raffrontati con i capolavori della letteratura
Fantasy.
Nell’appendice ho svolto un lavoro di traduzione. Il primo articolo di
John Algeo affronta una riflessione linguistica sui nomi all’interno della
letteratura fantastica, focalizzando l’attenzione sull’opera di J.K. Rowling e
J.R.R. Tolkien. L’articolo seguente, apparso sul New York Times, affronta
criticamente i libri su Harry Potter, facendo riferimento al pensiero dello
psicologo statunitense di origine austriaca Bruno Bettelheim, il quale, nel suo
Mondo Incantato, ha contribuito a fornire un’analisi psicoanalitica sul mondo
delle favole. L’ultimo articolo da me tradotto opera un excursus sulla polemica
avvenuta nel 2000 per decidere se aggiudicare il Premio Whitbread al terzo
libro di Harry Potter o alla nuova traduzione di Beowulf di Seamus Heany.
6
RINGRAZIAMENTI
Grazie, a FRANCESCO, DAVIDE, PAOLA, BEATRICE per avermi aiutata e
sostenuta nelle mie vicissitudini col computer.
A CLAUDIO e alla Dott.ssa NADIA RISSO per avermi procurato il materiale
oggetto di studio.
A tutti i miei AMICI e FAMILIARI per il loro supporto.
7
CAPITOLO I
Vita ed opere di Joanne Kathleen Rowling
“L’autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, è una
donna adulta, madre di una bambina. E’
concreta, modesta e realistica …… Le piace
passeggiare nelle strade della sua città natale,
Edimburgo, in Scozia. Siede per ore nel suo bar
preferito, sorseggiando un espresso e guardando il
mondo che le passa accanto”.
1
Joanne Kathleen Rowling è nata il 31 luglio 1965 da Peter e Anne Rowling a
Chipping Sodbury (esattamente nello stesso giorno nasce anche Harry Potter e
11 anni dopo la sua nascita proprio in questa data scopre di essere un mago
famoso). Scrivere è sempre stata la sua passione fin dall’infanzia. All’età di
cinque anni scrive la sua prima storia su un coniglio ammalato di morbillo e i
suoi amici che lo vanno a trovare, inclusa un’ape gigante chiamata Miss Ape.
In un’intervista del 1999 Joanne ha dichiarato che «scrivere è tutto quello che
ho sempre voluto fare».2 Sperando di nutrire la fervida immaginazione della
1
Marc Shapiro, J.K. Rowling La maga dietro Harry Potter, Fanucci Editore, Roma
2002, p. 18.
2
Ibidem, p. 35.
8
figlia, i genitori di Joanne le leggono costantemente favole, libri fantastici e
classici; tra i suoi preferiti figurano Il cavallino bianco di E. Goudge,
Manxmouse di Paul Gallico e i libri della saga di Narnia di C.S. Lewis.
Tuttavia, Jane Austen è la sua autrice preferita in assoluto.
«Adoravo E. Nesbit, credo che i suoi libri siano meravigliosi. Mi piaceva
anche Noel Streatfeild, che scriveva libri per ragazzine ispirandosi ad oggetti
comuni come le scarpe da ballerina. E perfino ora, se mi trovassi in una stanza
con uno dei libri della saga di Narnia, lo prenderei e lo rileggerei tutto d’un
fiato», ha spiegato al London Telegraph.
3
In seguito, i Rowling si trasferiscono nei dintorni di Bristol, prima a Yate
poi a Winterbourne e proprio qui la giovane scrittrice e la sorellina Dianne, più
giovane di due anni, conoscono due fratelli Ian e Vikki, con i quali giocano
spesso a travestirsi da maghi e streghe. Inoltre, “si chiamavano Potter”, ricorda
la Rowling. “Quel nome mi è sempre piaciuto”.
4
Peter e Anne Rowling, entrambi nati a Londra, hanno sempre desiderato
tornare a vivere in città, così, poco dopo il nono compleanno di Joanne, si
trasferiscono a Tutshill, nella foresta di Dean, vicino a Chepstow. Tutt’intorno
si estendono i campi dove scorre il fiume Wye (un incontro perfetto tra città e
campagna). Qui la vita della scrittrice si complica a causa del cambio di scuola,
ma soprattutto d’insegnante, la signora Morgan, classica insegnante rigida e
priva di fantasia, che terrorizza la bambina fin dal primo giorno,
sottoponendola ad una prova di matematica in cui riuscì a prendere zero.
Dopodiché la signora Morgan fa sedere Joanne nella fila di banchi all’estrema
3
Ibidem, p. 38.
4
Ibidem, p. 39.
9
destra della classe, poi un giorno parlando coi compagni scopre che quella è la
fila degli stupidi, poiché la maestra sceglieva i posti in base a quanto gli alunni
le sembravano intelligenti. Verso la fine dell’anno scolastico Joanne riesce a
convincere l’insegnante di non essere proprio ottusa e la maestra decide così
con gran sorpresa di spostarla nella metà sinistra della classe, ma
sfortunatamente la fa scambiare di posto con la sua migliore amica, “così, con
una semplice passeggiata attraverso la stanza, io divenni intelligente, ma
impopolare” sostiene nella sua dichiarazione su Internet.
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Nel frattempo, continua a scrivere storie “piene di personaggi magici e
buffi, con nomi ancora più buffi,” per la gioia della sorellina. Terminata la
scuola elementare, Joanne comincia a frequentare le medie alla Wyedean
School, dove l’inglese e le lingue straniere diventano le sue materie preferite.
«Di solito raccontavo alle mie amiche silenziose e studiosette lunghe storie a
puntate nell’intervallo del pranzo. Spesso le protagoniste eravamo noi stesse, e
compivamo missioni eroiche e audaci che sicuramente non avremmo mai
vissuto nella realtà.»
6
.
Nell’ultimo anno alla Wyedean la Rowling diviene
caposcuola, posizione elevata a cui tutte le ragazze aspirano; questo ruolo
consiste nel fare da cicerone a qualche nobildonna del luogo, che una volta
all’anno viene a visitare la scuola e nel fare il discorso finale davanti a tutti gli
alunni.
Terminate così anche le superiori, la giovane affronta un momento di
disorientamento, in quanto vuole scrivere, ma non ha il coraggio di pubblicare i
suoi racconti; segue perciò il consiglio dei genitori di coltivare la sua passione
5
Ibidem, p. 45.
6
Ibidem, p. 47.
10
per le lingue straniere all’università di Exeter, pensando anche che lì avrebbe
trovato un incoraggiamento a scrivere. Negli anni universitari Joanne trascorre
un anno a Parigi per migliorare l’apprendimento della lingua e tenta anche di
scrivere un romanzo. Laureata con lode si dedica ai primi colloqui di lavoro e
ottiene un posto presso Amnesty International, lavoro noioso dal quale si
licenzia dopo soli due anni e comincia fare esperienza in diversi ambiti e ruoli
per lo più di segreteria, ma «qualsiasi lavoro io avessi, ero sempre lì a scrivere
come una matta. La sola cosa che mi piaceva degli uffici era poter scrivere
storie sul computer mentre nessuno guardava. Non prestavo mai molta
attenzione alle riunioni, perché di solito buttavo giù brani delle mie ultime
storie ai margini del notes, o inventavo nomi per i miei personaggi. Il problema
era che avrei dovuto stendere il verbale della riunione.»
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Per questo motivo la
Rowling è spesso licenziata, quando non si licenzia lei per prima.
In seguito lavora come segretaria alla Camera di Commercio di
Manchester. Pur trattandosi del solito lavoro noioso, è abbastanza soddisfatta
perché a Manchester ritrova il suo ragazzo dei tempi di Exeter e all’ora di
pranzo riesce sempre a scappare in un angolo di un pub dove scrive in disparte.
Inoltre, il tragitto in treno tra Manchester e Londra (dove abita) è il suo
“momento personale” e una volta, tornando a Londra, il treno si ferma
inaspettatamente per un guasto. «Ero lì, seduta in treno, e guardavo le mucche
fuori dal finestrino. Non era il soggetto più suggestivo che ci sia. Eppure, tutto
d’un tratto, l’ispirazione per Harry mi apparve dal nulla all’occhio della mente.
Non saprei dirvi che cosa l’avesse scatenata, o perché. Ma potevo vedere con
7
Ibidem, p. 58.
11
chiarezza il concetto di Harry e della scuola di magia. Improvvisamente avevo
questa idea di base: un ragazzo che non sapeva chi o che cosa fosse».
8
Quando il treno si ferma alla stazione di King’s Cross, Joanne ha già
creato la premessa fondamentale della prima storia di Harry Potter. Da quel
momento dedica tutto il suo tempo libero a “creare avventure in un mondo
dominato dalla magia e in breve escogitò la storia di questo orfanello allevato
da una coppia di zii crudeli, che dopo aver scoperto di essere un mago viene
spedito in un collegio per giovani maghi chiamato Hogwarts.”
9
Nel 1990 la madre muore di sclerosi multipla e fra tutti i rimpianti il più
profondo è quello di non averle fatto leggere le storie di Harry Potter; poco
dopo perde il lavoro e come rivela alla rivista People, «fu un periodo da
incubo.»
Compiuti ventisei anni, Joanne è di nuovo disoccupata e in preda alla
depressione. L’unica vera gioia è il suo primo romanzo, ma volendo fare
qualcosa di veramente costruttivo per superare questo difficile momento,
decide di accettare un’ offerta di lavoro all’estero. Nel settembre del 1990,
annuncia ad amici e parenti, la sua imminente partenza per il Portogallo, dove
avrebbe insegnato l’inglese come seconda lingua in una scuola di Oporto; a
Parigi era diventata l’assistente di un professore e scoprendo di essere portata
anche per l’insegnamento, decide di ripetere l’esperienza.
Adattandosi in fretta alle usanze del nuovo paese e alle calde
temperature, la nostalgia di casa le passa subito. Il lavoro la soddisfa e le lascia
8
Ibidem, p. 60, 61.
9
Ibidem, p. 62.
12
l’intera mattinata per occuparsi del suo libro, in più gli studenti le si
affezionano molto.
Gli abitanti sono molto amichevoli e in un incontro casuale s’innamora
di un giornalista televisivo, Jorge Arantes; si frequentano, e si sposano dopo
pochi mesi nel 1992. Finalmente Joanne è di nuovo serena ed entusiasta nei
confronti della vita. Purtroppo, si tratta solo di una felicità passeggera e quando
scopre di essere incinta, spera che la figlia possa aiutare la coppia a superare la
crisi, ma i continui sbalzi d’umore e la pressione della vita coniugale la fanno
sprofondare in frequenti attacchi di depressione. Il marito le resta accanto
tentando di salvare il loro matrimonio, ma nonostante tutto, dopo la nascita di
Jessica, i due divorziano nel luglio del 1993.
In preda allo sconforto, Joanne ritorna in Inghilterra, dove riceve la
telefonata della sorella, che le suggerisce di trasferirsi ad Edimburgo, per essere
vicina alla sua famiglia. «Avevo una bambina piccola, niente lavoro, ed ero in
un posto che non conoscevo abbastanza; inoltre il primo ministro inglese John
Major aveva definito i genitori single come parassiti attaccati alla previdenza
sociale.»
10
Grazie al denaro prestato da un amico d’infanzia, Séan, definito
dalla Rowling molto simile al personaggio di Ron Weasley, ottiene quello che
lei chiama un tugurio, e prega di trovare un lavoro che le permetta di
continuare a scrivere.
Inizialmente, Joanne pensa di cercare un posto da insegnante, poi decide
di concedersi un anno per finire il libro e farlo pubblicare, avendo scoperto di
aver diritto all’assistenza sociale. «Fu probabilmente il punto più basso della
10
Ibidem, p. 73.
13
mia vita. La mia autostima era a terra. Non volevo che Jessica crescesse in quel
modo, e così lei divenne la mia ispirazione, e Harry divenne il mio riparo nella
tempesta. »
11
Il sussidio di disoccupazione le basta appena per coprire cibo e
affitto, e per questo affronta grandi sacrifici nonostante l’aiuto di amici e
parenti; per il resto dell’opinione pubblica è solo un parassita.
Non potendo permettersi né una macchina da scrivere né un computer,
stende a mano il suo libro nei bar di Edimburgo. Infatti, ogni giorno porta la
bambina a passeggio nella carrozzina e una volta che la piccola è addormentata,
si dirige al Nicolson Café, dove sorseggiando un caffè e un bicchiere d’acqua,
riesce a scrivere per un paio d’ore dondolando con l’altra mano la carrozzina .
Harry Potter diventa così il suo immaginario cavaliere su un cavallo bianco,
che nel suo mondo di fantasia raddrizza i torti del mondo reale. «Non ho mai
veramente pensato che fosse un libro per bambini, in realtà lo scrivevo per me.
Era quello che mi divertiva, quello che mi piaceva fare.»
12
Nel frattempo, Joanne comincia a pensare a come procurarsi un agente,
per convincere una casa editrice ad accettare il suo manoscritto. In una
biblioteca trova il Writers’ and Artists’ Yearbook, un catalogo di scrittori che
elenca i nomi e gli indirizzi dei loro agenti, in questo modo compila una lista
degli agenti che potrebbero accettare il suo libro.
All’inizio del 1994 Harry Potter e la pietra filosofale è completato. A
questo punto l’autrice si procura una macchina da scrivere a poco prezzo, e
trascrive due copie del romanzo, che invia ai due agenti in cima alla lista.
Inoltre, riesce ad ottenere un sussidio dallo Scottish Art Council e un posto da
11
Ibidem, p. 79.
12
Ibidem, p. 81.
14
insegnante di francese alla Leth Academy di Edimburgo e in seguito al Moray
House Training College. A un anno dal suo arrivo in Scozia senza un soldo,
Joanne è rinata, autosufficiente, rinuncia al sussidio e comincia a pensare alla
trama di un secondo libro di Harry Potter.
Un giorno riceve una lettera da uno degli agenti, contenente la seguente
frase: «Grazie. Saremmo felici di rappresentare il suo manoscritto in
esclusiva.»
13
Christopher Little e Joanne s’incontrano, egli le esprime la sua
opinione e le garantisce la pubblicazione del libro, ma l’avverte di non pensare
di far fortuna. In seguito a molti rifiuti, nel 1996 Harry Potter and the
Philosopher’s Stone trova posto presso la casa editrice inglese Bloomsbury
Press.
Dopo pochi mesi arrivano anche richieste da tutto il mondo: l’interesse
per questo libro è travolgente al punto che nel 1997, alla Fiera del Libro per
Ragazzi di Bologna, si organizza un’asta. Le cifre offerte, per ottenere i diritti
in America, raggiungono vette astronomiche; finché il direttore editoriale
Arthur A. Levine chiude l’asta con un’offerta di centomila dollari, la più
grande scommessa della sua vita. Joanne emozionata e sgomenta riceve la
telefonata di Levine, durante la quale si impegnano a trasformare il libro in un
grande successo mondiale. Le settimane che seguono la firma del contratto con
la Scholastic Books terrorizzano la scrittrice sia per il giro di soldi inaudito, sia
per le voci pessimistiche secondo cui Levine ha perso la testa, perché non
sarebbe mai riuscito a rifarsi dell’immensa cifra pagata.
13
Ibidem, p. 84.