2. LA BOVINA IN TRANSIZIONE
Il periodo del periparto è una fase molto delicata dell’allevamento della bovina da latte.
Col termine di transizione si definisce il periodo compreso tra tre settimane prima del parto e
le prime tre settimane di puerperio (Grummer, 1995). In questo arco di tempo la bovina, che
passa dallo stato di gravidanza allo stato di lattazione, subisce notevoli stress che influiscono
negativamente su diversi aspetti, in particolare metabolici e immunitari. Infatti la maggior
parte delle patologie metaboliche della bovina da latte - collasso puerperale ipocalcemico,
chetosi, steatosi, ritenzione placentare, dislocazione abomasale – e alcune patologie infettive
quali le mastiti, vengono riscontrate principalmente nelle prime due settimane di lattazione.
L’esacerbarsi di situazioni patologiche nella prima fase della lattazione causa una
diminuzione della produzione di latte nei giorni di malattia, e spesso ripercussioni sull’intero
periodo di lattazione. Per questo motivo è particolarmente importante la gestione corretta di
questa fase critica, sia da un punto di vista sanitario che nutrizionale.
2.1 Metabolismo energetico della bovina nel periparto
Il comportamento alimentare della bovina da latte si modifica in funzione del periodo di
gravidanza. Nel periodo di asciutta l’assunzione di sostanza secca è pari a circa il 2% del peso
vivo, ma negli ultimi giorni prima del parto si verifica una drastica diminuzione
dell’assunzione alimentare, fino al 30% (Bertics et al., 1992). Dopo il parto l’assunzione tende
ad aumentare costantemente di circa 1,5-2 kg a settimana nelle prime tre settimane di
lattazione. In questa fase si è riscontrato nelle pluripare un maggior tasso di crescita
dell’assunzione nelle prime cinque settimane, rispetto alle primipare (Kertz et al., 1991). Le
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cause del cambiamento del comportamento alimentare in queste fasi possono essere cercate
sia in fattori fisici, tra cui i più importanti sono la capacità dell’apparato digerente e lo spazio
disponibile nel cavo addominale, sia nelle modificazioni metaboliche che precedono il parto,
come l’intensa mobilizzazione di lipidi e il conseguente aumento dei trigliceridi a livello
epatico (Bertics et al., 1992), sia nei fattori ambientali, psicogeni e sociali che certamente
condizionano fortemente il periodo del periparto (Mertens, 1994).
La gestione nutrizionale di questa fase ha l’obiettivo di aumentare la densità di nutrienti
nella dieta immediatamente prima del parto e di stimolare l’assunzione di sostanza secca
nell’immediato post partum e nelle prime settimane di lattazione. Inoltre è importante
minimizzare il calo di assunzione prima del parto in quanto è strettamente correlato con
l’assunzione e la produzione di latte nelle prime fasi di lattazione (Dell’Orto et al., 1997).
Va considerato che a partire da 10-15 giorni prima del parto, le modificazioni dell’assetto
metabolico che si verificano nell’organismo animale per la preparazione al parto e alla
successiva lattazione e lo sviluppo del feto determinano un aumento dei fabbisogni di diversi
principi nutritivi, in particolare glucosio e aminoacidi (Bell, 1995).
Successivamente, durante le prime fasi della lattazione, la quantità di energia richiesta per
il mantenimento dell’omeostasi corporea e per la produzione di latte è superiore alla quantità
di energia che può essere assunta dalle fonti dietetiche.
Lo sviluppo della mammella, a fine gravidanza, è regolato da diversi ormoni, in
particolare estrogeni, progesterone, ormone della crescita, lattogeni placentari, prolattina,
mentre nel controllo della lattogenesi sono implicati, oltre agli ormoni suddetti, anche
l’insulina, il cortisolo e gli ormoni tiroidei. L’inizio della lattazione comporta un imponente
consumo di glucosio, indispensabile per la sintesi del lattosio del latte. La concentrazione di
glucosio nel secreto mammario è di 4.6 mg/dl, mentre la normoglicemia nella bovina è di 50
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mg/dl. Inoltre sono necessari altri principi nutritivi, come proteine e lipidi, che vengono
reperiti dall’alimento, ma anche dalle riserve corporee.
La conseguenza del bilancio energetico negativo è che la bovina deve ricorrere alle riserve
costituite dal tessuto adiposo come fonte di energia. La notevole attività catabolica è
testimoniata dalla variazione in negativo della condizione corporea, a causa della imponente
lipomobilizzazione. Organo chiave in questa via metabolica è il fegato ove ha sede la sintesi,
l’utilizzo e il rimaneggiamento degli acidi grassi non esterificati (NEFA) e la biosintesi e il
rilascio di lipoproteine. I NEFA sono utilizzati, oltre che a scopo energetico, anche come
costituenti del grasso nel latte.
La capacità del fegato dei ruminanti di ossidare gli acidi grassi o trasformare trigliceridi in
lipoproteine, che possono essere rimosse dal tessuto epatico, è limitata. Quando viene
raggiunto il limite, i trigliceridi si accumulano all’interno degli epatociti, diminuendone la
funzionalità, l’acetilcoenzima A non può più essere incorporato nel ciclo di Krebs ed è
convertito in acetoacetato e β-idrossibutirrato. Questi composti, definiti corpi chetonici,
entrano nel circolo ematico e sono evidenziabili oltre che nel sangue anche nelle urine e nel
latte, rendendo diagnosticabile una situazione di chetosi. La chetosi diventa evidente di solito
da 10 giorni fino a tre settimane dopo il parto. Nella bovina chetotica la gluconeogenesi è
compromessa, e all’ipoglicemia si associano depressione del sensorio, riduzione
dell’assunzione di alimento e calo della produzione lattea.
2.2 Bilancio energetico negativo ed efficienza riproduttiva
L’eccessiva infiltrazione lipidica e la degenerazione del parenchima epatico portano alla
compromissione funzionale del fegato cui conseguono, tra l’altro, squilibri di tipo minerale ed
ormonale. Si ha infatti minore disponibilità di calcio e magnesio, che aumentano l’incidenza
di collasso puerperale. Le turbe ormonali coinvolgono in particolare la sfera riproduttiva e
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sono causate dall’interferenza nei processi biosintetici degli ormoni steroidei, di cui il
precursone fondamentale è il colesterolo, a livello delle ghiandole surrenali e del corpo luteo.
Le manifestazioni più frequenti sono l’allungamento del periodo interparto e della durata della
gravidanza e un ritardo nella comparsa del primo calore nel puerperio.
Il bilancio energetico negativo influenza la sfera riproduttiva anche per una interferenza
sull’attività dell’ipotalamo, sede della sintesi degli ormoni follicolostimolante (FSH) e
luteinizzante (LH). Alcuni autori (Lucy et al., 1991) ipotizzano anche che i NEFA abbiano un
effetto diretto negativo sulla maturazione dei follicoli ovarici. Nelle prime 2-3 settimane post-
partum valori particolarmente bassi del bilancio energetico negativo determinano un ritardo
della ripresa dell’attività ovarica e un effetto negativo protratto sulla produzione di
progesterone da parte del corpo luteo durante il secondo e terzo ciclo estrale (Villa-Godoy et
al., 1988), in concomitanza dei quali la maggior parte delle bovine è sottoposta ad
inseminazione. Tutti questi fattori hanno riflessi negativi sui tassi di concepimento e
sull’intervallo interparto (cioè il tempo che intercorre tra un parto e il successivo, influenzato
dall’intervallo parto-concepimento, aggirandosi la durata della gestazione su valori costanti,
di circa 278 giorni), determinando un peggioramento dell’efficienza riproduttiva della bovina.
2.3 Influenze endocrine e nutrizionali sul sistema immunitario
Diversi studi hanno messo in relazione le concentrazioni di alcuni ormoni e l’attività del
sistema immunitario. Il progesterone, per esempio, possiede una attività inibitoria sulla
funzionalità dei globuli bianchi, attività che permette di evitare che all’inizio della gestazione,
durante la fase di impianto, l’embrione sia riconosciuto come un corpo estraneo e
conseguentemente “rigettato”. Nonostante il progesterone sia probabilmente importante
nell’immunosoppresione durante il periodo di gestazione, è poco probabile che sia coinvolto
nella severa immunosoppressione che si ha nel periodo del periparto, perché in questa fase la
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concentrazione plasmatica di questo ormone decresce rapidamente, mentre aumenta quella
degli estrogeni. Alcuni studi hanno indagato sull’influenza che gli estrogeni hanno sulla
risposta immunitaria, dimostrando che aumentano quella umorale, ma sopprimono in modo
forte quella cellulo-mediata (Trawick e Bahr, 1986; Wyle e Kent, 1977).
È noto l’ effetto immunosoppressivo esercitato dai glucocorticoidi: la concentrazione di
cortisolo cresce notevolmente intorno al parto, e sembra che questo ormone sia coinvolto nel
complesso meccanismo di avvio del parto stesso.
Le deficienze croniche di energia, proteine, minerali e vitamine sono state associate
all’aumento della suscettibilità alle malattie e alla depressione della funzione immunitaria.
Come già detto il parto e l’inizio della lattazione rappresentano un enorme stress per la
bovina, causando il depauperamento di alcuni importanti fattori nutrizionali necessari per il
mantenimento dei naturali sistemi di difesa. Ad esempio è stato calcolato che al parto le
concentrazioni plasmatiche di vitamina A (retinolo) e di vitamina E (α-tocoferolo) possono
diminuire del 38 e del 47%, in parte per il sequestro di questi principi nel colostro, in parte per
la situazione di aumentato fabbisogno, non associata a un adeguato apporto con la dieta (Goff
e Stabel, 1990). Queste situazioni carenziali possono durare da pochi giorni a diverse
settimane.
Anche la chetosi è un fattore che può influenzare negativamente il sistema immunitario:
infatti l’alta concentrazione di corpi chetonici nel sangue compromette la funzionalità dei
linfociti (Franklin et al., 1991).
Il risultato di questo stato di depressione immunitaria è un aumento della suscettibilità alle
patologie infettive, quali le mastiti.
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3. STRATEGIE NUTRIZIONALI PER LA BOVINA NEL PERIPARTO
Il periodo di transizione costituisce per la bovina da latte una complessa rete di interazioni
tra aspetti metabolici, endocrini, immunitari, psichici e nutrizionali. Un’accurata gestione
dell’alimentazione della bovina negli ultimi 7 giorni prima del parto e nelle prime due
settimane dopo il parto ha come obiettivi principali:
- contenere la riduzione dell’assunzione di sostanza secca
- aumentare la disponibilità di glucosio
- assicurare un corretto apporto di proteine e aminoacidi
- nel complesso esercitare un’azione preventiva sulle principali dismetabolie post
partum, al fine di assicurare il benessere e la produttività della bovina.
Gli interventi nutrizionali che vengono attuati prevedono una azione sulla composizione
della razione e l’utilizzo di additivi.
Dal punto di vista dell’apporto energetico è importante aumentare la percentuale di
carboidrati non strutturali (NSC) nella razione. Oltre al superiore apporto di calorie, gli effetti
positivi di questo intervento sono dovuti all’aumento della produzione ruminale di propionato,
che determina un aumento della sintesi epatica di glucosio. Il propionato e il glucosio
stimolano la secrezione di insulina, ormone che riduce la lipomobilizzazione e la deplezione
di glicogeno a livello epatico, con conseguente diminuzione della possibilità di insorgenza di
steatosi e di chetosi. Può essere utile anche somministrare una certa quota di grassi protetti a
livello ruminale durante l’ultimo periodo di asciutta, valutando però il possibile effetto di
depressione dell’assunzione alimentare.
L’aumento del contenuto proteico della dieta nelle ultime settimane prima del parto è
risultato correlato con una riduzione del rischio di insorgenza di ritenzione placentare e di
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chetosi (Grummer, 1995). In particolare è importante fornire proteine non degradabili a livello
ruminale per aumentare la disponibilità di aminoacidi e per migliorare l’assetto metabolico
endocrino e le performance in lattazione.
Accanto a questi interventi sulla composizione della razione di può ricorrere all’aggiunta
di additivi con diverse funzioni, di cui si riportano in tabella i principali meccanismi d’azione.
Tabella 1 Meccanismi di azione di alcuni additivi utilizzati nell'alimentazione della bovina nel periparto
(da Dell'Orto e Savoini, 1998, modificata)
Additivi Meccanismo d’azione
Glicole propilenico,
Glicerolo
Propionati di sodio e di calcio
Aumentano la glicemia e l’insulinemia e riducono la
concentrazione ematica di NEFA e β-idrossibutirrato. A
questo scopo venivano usati anche Cromo e Monensin,
ma attualmente il loro uso non è ammesso
Lieviti
Enzimi
Lattobacilli
Migliorano le fermentazioni ruminali. I lattobacilli
agirebbero a livello intestinale, ma il loro meccanismo
d’azione nel ruminante adulto non è chiaro.
Colina
Niacina
Migliorano l’utilizzazione dei lipidi e riducono la
lipomobilizzazione, prevenendo la steatosi epatica
Sali anionici
Acido cloridrico
Propionato di calcio
Riducono l’ipocalcemia post partum e i problemi
connessi: collasso puerperale, ipomotilità dei prestomaci,
ipomotilità uterina, ecc.
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