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nell’alfabeto telegrafico Morse (punti e linee) nei terreni del podere paterno, alle
porte di Bologna.
La radio come mezzo di comunicazione, di informazione, di intrattenimento era
un’idea totalmente estranea alla tecnologia inventata da Marconi, il cui scopo
principale era la telefonia senza fili, poiché quello era il settore che più interessava i
governi e il mondo degli affari.
La vicenda complessiva della radiofonia attraversa l’intero corso del Novecento, il
suo sviluppo futuro è tuttaltro che prevedibile.
Fin dalla sua nascita la radio si è assunta una funzione di esplorazione, di
sperimentazione, spianando la strada ad altri mezzi che ne avrebbero sfruttato
linguaggi, abitudini e generi.
La radio è stata il primo mezzo di comunicazione di massa ad organizzare il proprio
messaggio sotto forma di un flusso indifferenziato. Senza l’esperienza dei primi
decenni della radio, lo sviluppo della televisione, il medium di flusso per eccellenza,
non sarebbe stato concepibile; nel corso dei suoi primi venticinque anni ha
sperimentato formule, generi, stili, che avrebbe in seguito trasmesso in eredità alla
televisione, per poi dedicarsi ad altro.
La radio si è assunta una funzione di esplorazione nel campo della comunicazione
mobile: grazie all’invenzione del transistor, è diventata abbastanza maneggevole e
compatta, tanto da poter lasciare le mura domestiche per essere comodamente
trasportata.
Il mezzo ha svolto una funzione di sperimentazione anche nel campo dell’interazione
fra comunicazione di massa e comunicazione interpersonale: è stata la radio negli
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anni Cinquanta e Sessanta a sperimentare per prima il dialogo tra lo studio e la casa,
tra il microfono e il telefono, che poi sarebbe stato ripreso e imitato dalla televisione.
Il presente lavoro si compone di cinque capitoli organizzati in un percorso che va dal
generale (la radio: storia, caratteristiche e funzioni del mezzo) al particolare
(informazione radiofonica e analisi della trasmissione “Zapping”).
Nel primo capitolo viene descritta la storia della radio, a partire dalla sua invenzione
fino ai più recenti sviluppi, con particolare attenzione all’esperienza italiana, alla sua
nascita e al suo sviluppo nel nostro paese.
Il progetto di “telegrafo senza fili” di Marconi (wireless) era, indubbiamente, molto
lontano dal servizio radiofonico che oggi conosciamo. Fu l’invenzione nel 1906 del
triodo, una valvola elettronica che permette la trasmissione della voce umana, da
parte dell’americano Lee De Forest ad avviare la radio verso la concezione moderna
e a trasformarla nel primo mezzo di comunicazione di massa.
Nei suoi primi venti anni di vita, la radio conobbe un successo travolgente: il numero
degli ascoltatori era in continuo aumento, le vendite degli apparecchi di ricezione
fecero la fortuna dei maggiori produttori mondiali. In Europa e in America era
presente almeno un apparecchio per famiglia. La diffusione della radio assunse
importanti risvolti sociali: per la prima volta anche le classi sociali più umili e meno
istruite vengono raggiunte da un mezzo di comunicazione gratuito, che non richiede
particolari abilità, quali leggere e scrivere, né un atto di acquisto immediato.
I paesi autoritari non si lasciarono sfuggire le opportunità propagandistiche del nuovo
sistema, sia in patria, sia verso l’estero e lo sottoposero ad un aspro regime di
censura.
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In Italia, il governo fascista esercitava un controllo totale sull’EIAR (Ente Italiano
per le Audizioni Radiofoniche), che operava in regime di monopolio; in Russia
l’organizzazione radiofonica era parte dell’apparato propagandistico dello Stato
sovietico; la Germania fece un uso pervasivo della radio.
La vendita degli apparecchi conobbe un nuovo e forte impulso con lo scoppio della
Seconda Guerra Mondiale, quando la radio fu il mezzo principale attraverso cui
centinaia di milioni di uomini appresero vittorie e sconfitte, si immersero nella
tragedia e ne cercarono evasione e fuga.
Alla fine del conflitto, dopo la ricostruzione dei trasmettitori e delle apparecchiature
distrutti durante la guerra, si verificarono alcuni fattori promettenti per lo sviluppo
della radio: il perfezionamento degli apparecchi riceventi, l’invenzione di strumenti
per la registrazione e l’utilizzo delle onde in modulazione di frequenza (FM) che
assicuravano una ricezione migliore.
In seguito, l’avvento della televisione modificò totalmente il ruolo della radio e la
sua concezione nell’immaginario collettivo. A partire dagli anni Cinquanta fu la
televisione a troneggiare nei salotti di casa, a determinare l’uso del tempo libero della
gente, a costituire il business più redditizio dell’industria elettronica e a sollecitare i
consumi di massa.
La radio, spodestata dal mezzo che essa stessa aveva contribuito a creare, sembrava
destinata a dover assumere un ruolo sempre più marginale: gli abbonamenti calarono
sensibilmente e l’ascolto diminuì, mentre i maggiori investimenti delle aziende
audiovisive e dei pubblicitari si riversarono sulla televisione.
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Nonostante il duro colpo ricevuto la radio è sopravvissuta e si è adattata, anche
grazie al soccorso della tecnologia. Nel 1948 erano stati inventati i transistor,
minuscoli semiconduttori in grado di sostiture le ingombranti valvole a vuoto come
amplificatori, modulatori e rilevatori di onde. Dagli anni Sessanta in poi gli
apparecchi a transistor miniaturizzati, portatili e a bassissimi costi, invasero il
mercato occidentale e segnarono l’inizio dell’uso di massa della radio nei paesi del
Terzo Mondo, dove l’ascolto della radio era sfavorito dalla mancanza di corrente
elettrica.
La miniaturizzazione della radio e la sua portatilità ne permettono l’ascolto
individuale, in qualsiasi luogo della casa, all’esterno e persino in movimento.
La radio ha reagito con estrema duttilità alla dominanza televisiva, diventando un
mezzo non più di ricezione collettiva e familiare, ma di ascolto individuale,
disinvolto e, spesso, distratto, un mezzo di consumo personale.
Gli anni Settanta sanciscono un’altra rivoluzione radiofonica: la rottura del
monopolio statale nei paesi europei, dove esisteva dall’inizio delle trasmissioni.
Oggi in tutta Europa vige un sistema misto dove la radio pubblica si confronta con
quella privata, locale e nazionale, differenziando la sua offerta per canali rivolti a
pubblici differenti.
Il modello statunitense è, invece, opposto. Negli Stati Uniti la radiofonia nacque e si
sviluppò come un sistema commerciale che solo successivamente comprese anche
una forma di finanziamento pubblico.
In Italia la fine del monopolio fu sancita nel 1976, quando una sentenza della Corte
costituzionale liberalizzò le emissioni in ambito locale. Da quel momento vi fu un
proliferare di radio commerciali senza nessun controllo legislativo.
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Il regime di concorrenza e la nascita di una nuova domanda misero in evidenza la
difficoltà della radio pubblica ad adattarsi al cambiamento.
Mentre le radio commerciali si ispirarono fin dalla nascita alla filosofia della format
radio
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, nata negli Stati Uniti agli inizi degli anni Sessanta, la RAI ha mantenuto a
lungo il modello originario e solo di recente sta mostrando significativi mutamenti in
questa direzione.
Infine, viene affrontato il problema della legislazione radiofonica dell’ultimo
decennio, dalla legge Mammì al decreto Gasparri recentemente approvato.
Una delle principali difficoltà che si incontrano nel ricostruire la legislazione del
mezzo deriva dal fatto che la radiodiffusione sonora è sempre stata considerata un
settore minoritario nel complesso fenomeno della comunicazione di massa.
Le leggi emanate in merito non hanno tenuto debito conto di quelle che sono le
peculiari problematiche del settore; la radiodiffusione sonora continua tuttora ad
essere regolata da un complesso normativo rivolto in particolare al mezzo televisivo,
da sempre ritenuto meritevole di una maggiore attenzione per la sua capacità di
influenzare l’opinione pubblica.
Nel secondo capitolo vengono descritte le caratteristiche della radio, le sue
peculiarità, le sue funzioni e i cambiamenti cui è stata soggetta nel corso degli anni.
Sempre uguale a se stessa nella sua natura di “voce trasmessa via etere”
5
, la radio è
in realtà sempre nuova nel ritmo, nei contenuti, nella struttura, nella capacità di
interessare l’ascoltatore; in grado di seguire l’evoluzione socioculturale dell’umanità
da oltre un secolo.
4
Radio che adotta una strategia di programmazione basata su un flusso continuo e un’offerta
selezionata per precisi segmenti di pubblico.
5
C. Sartori, Un medium di qualità nell’era della tv, in F. Monteleone (a cura di), La radio che non
c’è, Roma, Donzelli Editore, 1994, p. 32.
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La storia della radio è attraversata da passaggi e cambiamenti spesso radicali, anche
grazie alla sua abilità di adattare e sfruttare tecnologie sempre più nuove ed evolute.
Se si considera il panorama radiofonico attuale, l’esistenza di una grande varietà di
modi diversi di fare radio non può comunque prescindere dal fatto che la radio è in
realtà un’entità unitaria che possiede dei caratteri distintivi che la rendono diversa da
tutti gli altri media.
Di pari passo con l’evoluzione del mezzo cambia anche il modo di parlare alla radio.
Nel corso degli anni si sono alternati differenti stili di dizione, differenti modi di
impiego della voce. Dalla recitazione impostata, neutra e formale dei primi anni si è
passati ad una retorica opposta che cerca di essere spontanea, non eccessivamente
ricercata, più simile alla lingua parlata che all’italiano scritto.
Ugualmente, sono cambiate anche le modalità di ascolto della radio.
La radiotelegrafia, la prima forma che la radio ha assunto, rappresentava
sostanzialmente una comunicazione pubblica e ufficiale, al servizio dello Stato,
oppure una comunicazione di mercato, a disposizione della navigazione, del
commercio e dell’impresa. Successivamente, con il broadcasting, la radio penetra
nello spazio domestico e invade la dimensione privata. Inizialmente l’uso della radio
è collettivo: gli apparecchi radiofonici avevano diffusione limitata e costavano
ancora molto; per questo ci si recava nei pochi luoghi in cui erano presenti, in un
locale pubblico, in un bar. Ma appena il costo degli apparecchi scende a livelli tali
che la gente può permettersene l’acquisto, si preferisce ascoltare la radio a casa
propria, realizzando un ascolto familiare. Negli anni Sessanta, grazie all’invenzione
del transistor, la radio abbandona l’ambito domestico, incalzata dalla televisione, e
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diventa il primo mezzo di comunicazione trasportabile e personale: nasce l’ascolto
individuale.
L’evoluzione del mezzo modifica anche le sue funzioni specifiche. Quello che era
inizialmente il compito principale della radio, ovvero la sua vocazione educativa e
culturale, è venuta meno per essere sostituita da altre funzioni, più adatte al mezzo
stesso. La radio, nella vita di tutti i giorni, funziona quale antidoto alla solitudine,
conferisce una forte emozione partecipativa, dà un senso di appartenenza ad una
comunità creando l’impressione di non essere mai da soli.
I cambiamenti del linguaggio radiofonico e del modo di ascoltare la radio, hanno
modificato anche i generi tipici del mezzo. I generi tradizionali della radio pubblica
di palinsesto sono definitivamente tramontati per l’arrivo del telefono, e quindi di
una diversa interazione con gli ascoltatori, per le modalità di ascolto più casuali e
frammentarie, per gli effetti della concorrenza tra numerose emittenti radiofoniche,
pubbliche e private. Il risultato è stato la scomparsa di generi tradizionali della radio,
per esempio il radiodramma o il documentario, e un’ibridazione fra i generi che
riguarda sia il settore pubblico che quello privato.
Nel terzo capitolo vengono descritte le caratteristiche dell’informazione radiofonica e
i vantaggi del mezzo in tale campo.
La radio possiede, infatti, alcuni elementi essenziali per la funzione informativa che
la rendono il mezzo di comunicazione più adatto per questo genere.
In primo luogo la pervasività, la sua capacità di arrivare ovunque; in secondo luogo
la leggerezza del mezzo, che le consente agilità organizzativa così da poter
trasmettere in ogni luogo; infine, l’immediatezza di produzione e di fruizione e la
duttilità, che le consentono di arrivare prima di ogni altro mezzo di comunicazione.
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L’informazione radiofonica in Italia è nata e si è sviluppata con la radio pubblica;
Radio Rai ha da sempre tra le sue funzioni principali quella di informare e trasmette
giornali radio già dal 1924.
Dopo la rottura del monopolio, la RAI ha mantenuto il primato nell’informazione
ancora per un breve periodo. Le nuove radio commerciali si sono dedicate
inizialmente soprattutto alla musica, non erano interessate e non possedevano i mezzi
necessari per dedicarsi ad un settore impegnativo quale quello dell’informazione.
Le prime radio private a muoversi sul terreno dell’informazione sono state le radio
comunitarie, durante gli anni Settanta, ma si trattava, per lo più di
controinformazione, permeata di ideale politico.
Solo negli anni Ottanta, hanno mosso i primi passi nel mondo dell’informazione le
radio commerciali, prima locali e poi nazionali, ispirandosi al modello della radio
pubblica. Lo sviluppo dell’informazione all’interno della radiofonia privata è stato
progressivo e ha portato, nell’arco di dieci anni, ad un aumento degli spazi all’interno
del palinsesto, ad un processo di differenziazione dell’offerta e ad una maggiore
professionalizzazione del settore. Ciascuna emittente ha organizzato la sua
informazione in modo da renderla il più possibile congruente con il suo formato e
con il suo pubblico; in alcune ha raggiunto livelli tali da essere diventata un tratto
distintivo dell’emittente stessa.
Negli ultimi anni l’informazione è tornata ad essere un genere radiofonico
fondamentale, gli ascoltatori hanno riscoperto il ruolo informativo della radio,
soprattutto in occasione di avvenimenti di particolare gravità quali la Guerra del
Golfo o gli attentati dell’11 settembre.
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Proprio in base alla quantità di informazione presente nel palinsesto di un’emittente
si definisce la categoria alla quale appartiene. Si va dalle radio per le quali
l’informazione è solo un genere residuale, le radio musicali, alle radio che fanno
dell’informazione il genere portante, le All News e le News and Talk.
Anche il giornalismo radiofonico si è evoluto di pari passo con l’evoluzione del
mezzo stesso e l’applicazione delle nuove tecnologie. Negli anni Novanta hanno
avuto luogo due processi che lo hanno profondamente modificato: la velocizzazione,
dovuta all’introduzione delle nuove tecnologie che accrescono la quantità delle
informazioni disponibili e l’ampliamento dello spazio rappresentato, che ha
aumentato i soggetti, i temi e gli eventi discussi dai media.
Benchè il giornale radio resti il luogo principale dell’informazione radiofonica, nel
corso degli anni sono stati elaborati differenti generi di giornalismo radiofonico:
rassegne stampa, programmi talk, approfondimenti tematici, programmi contenitore
completano la variegata offerta della radio.
Il capitolo termina con uno sguardo allo scenario europeo ed americano per una
rapida descrizione di come viene gestita l’informazione radiofonica negli Stati Uniti,
in Gran Bretagna, in Francia e in Spagna.
Dopo una descrizione generale della radio, delle sue caratteristiche e
dell’informazione radiofonica, il quarto capitolo si concentra su una trasmissione
radiofonica specifica: “Zapping”, di Aldo Forbice.
Il termine zapping indica la ricerca dei programmi, ovvero lo scorrere rapidamente
con il telecomando i diversi canali della TV per avere una panoramica generale dei
programmi in onda in un determinato momento. Il termine è stato coniato in rapporto
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alla televisione, in seguito all’introduzione del telecomando che ha reso possibile
cambiare canale restando comodamente seduti in poltrona.
La parola zapping è entrata nel vocabolario radiofonico per un’altra via, in seguito
alla nascita del format radiofonico omonimo, che in Italia ha conosciuto larga
fortuna. “Zapping” è un format ascrivibile al genere approfondimento giornalistico,
caratterizzato dal fatto che i conduttori affrontano e commentano i principali
avvenimenti della giornata servendosi anche delle notizie trasmesse dalla televisione.
“Zapping”, il cui sottotitolo annuncia “Alla radio l’informazione in TV e non solo”,
va in onda ogni sera su RadioUno
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, dal 14 marzo 1994.
La trasmissione si occupa prevalentemente di informazione; dopo aver ascoltato i
titoli dei telegiornali della sera, il conduttore commenta le scelte dei direttori con gli
ospiti e gli ascoltatori.
Insieme agli esperti “Zapping” dedica grande spazio all’approfondimento di temi di
attualità e di largo interesse.
Gli elementi distintivi della trasmissione sono il dialogo con il pubblico,
particolarmente tramite la telefonata in diretta, le iniziative culturali e l’impegno
umanitario.
Infatti, “Zapping” è un programma multimediale e interattivo.
Ha messo a disposizione degli ascoltatori un sito Internet che essi possono consultare
per avere una rapida panoramica dell’attività svolta nel corso degli anni, in
particolare riguardo alle iniziative umanitarie, gli appelli sostenuti, le conquiste
ottenute.
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Dal lunedì al venerdì, dalle 19,40 alle 21,00 circa.
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Sempre tramite Internet gli ascoltatori possono scrivere per commentare temi
discussi o proporne di nuovi e, soprattutto, possono comunicare direttamente con gli
ospiti e il conduttore telefonando in studio durante la messa in onda.
Ogni ascoltatore è quindi libero di intervenire, esprimere il proprio giudizio, porre
quesiti, dare risposte, proporre alternative, esporre la propria situazione, esprimere la
propria approvazione o il proprio disappunto, sempre in relazione agli argomenti
discussi.
Ma “Zapping” non si occupa solo di informazione. Fin dai suoi esordi il programma
ha infatti promosso numerose iniziative umanitarie, in collaborazione con la sezione
italiana di Amnesty International. Ha sostenuto campagne contro la pena di morte,
contro il traffico di organi, contro lo sfruttamento del lavoro minorile, ha fatto
appello agli ascoltatori per fermare i massacri in Algeria e per salvare la vita di
Safiya e Amyna, le due donne nigeriane condannate alla lapidazione e per introdurre
il reato di tortura nel codice penale italiano.
Per queste iniziative è fondamentale l’intervento attivo del pubblico: gli ascoltatori
sono chiamati ad inviare la propria adesione per lettera, fax o e-mail, nel tentativo di
superare il numero di firme prefissato, che viene poi comunicato ad Amnesty
International. Ogni volta la partecipazione degli ascoltatori è stata superiore alle
aspettative.
Arrivato al decimo anno di programmazione, “Zapping” continua a riscuotere un
grande successo di pubblico, nonostante l’orario poco “felice”. La sera è infatti il
regno indiscusso della televisione; l’ora in cui si fanno concorrenza ben quattro
telegiornali sulle diverse reti televisive e la prima serata è sempre stata la fascia
oraria di maggior ascolto per la televisione.
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L’ascolto è caratterizzato da un alto livello di fedeltà. Moltissimi sono gli ascoltatori
che seguono “Zapping” fin dall’inizio e che la considerano una valida alternativa alla
televisione, per l’elevato standard qualitativo delle sue trasmissioni quotidiane, la
professionalità degli ospiti e lo stile garbato, schietto e chiarificante del suo
conduttore.
All’interno dello stesso capitolo viene discusso il rapporto fra la radio e gli altri
mezzi di comunicazione. In primo luogo il telefono, comparso in alcune trasmissioni
radiofoniche già negli anni Sessanta e il cui uso modifica le caratteristiche del
conduttore e il contatto con il pubblico. In secondo luogo Internet che, da qualche
anno, è diventato un altro canale di comunicazione tra la radio e i suoi ascoltatori.
Infine, la televisione, mezzo in diretta concorrenza e allo stesso tempo
complementare alla radio e, quasi sempre, vincitore nello scontro diretto fra i due.
Il quinto capitolo si incentra sull’osservazione specifica della trasmissione “Zapping”
e si articola in tre parti.
Nella prima viene fornita un’analisi di tipo qualitativo e contenutistico. Vengono
analizzati il linguaggio e il tipo di comunicazione che si instaura tra gli ascoltatori,
gli ospiti e il conduttore e il ruolo specifico di quest’ultimo all’interno dello scambio
comunicativo.
Le telefonate degli ascoltatori e il dialogo con il pubblico sono uno dei punti di forza
di “Zapping”. Questo sottolinea il carattere interattivo della trasmissione: fra
l’ascoltatore che riesce a far sentire la sua voce tramite il telefono e il conduttore in
studio si instaura un rapporto che appare a chi lo ascolta perfettamente egualitario,
anche se la parità è in parte ingannevole.
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E’, infatti, lo stesso conduttore a decidere il ritmo della trasmissione, a interpellare
gli ospiti, a cedere la parola agli ascoltatori e a interrompere le telefonate.
Mediamente vengono ascoltati ogni sera nove o dieci ascoltatori che forniscono
spunti importanti per la scelta degli argomenti da trattare e commentare con gli
ospiti.
Sovente gli ascoltatori fanno richieste specifiche, chiedendo che si discuta di un
particolare tema che essi ritengono importante, ma non sufficientemente affrontato
dai media.
Si cerca, inoltre, di spiegare le ragioni del successo della trasmissione di Aldo
Forbice, in continua crescita di ascolti e di interesse da parte di studiosi e
inserzionisti pubblicitari. Per molte persone, “Zapping” svolge una funzione di
“bussola”, di guida, per orientarsi nel mondo delle notizie, incorniciarne il senso e
coglierne il significato.
Nella seconda parte del capitolo viene esaminata una singola puntata: quella del
9 luglio 2004.
Questa puntata viene presa a modello esemplificativo di una struttura che si ripete
invariata nel corso degli anni e che rispetta orari, modalità e tempi ben precisi.
Nel corso della puntata le telefonate degli ascoltatori si alternano con gli interventi
degli ospiti che discutono dei temi principali della giornata e di quelli proposti dagli
ascoltatori stessi. Ad orari precisi vanno in onda i titoli dei telegiornali: alle 19,45
quelli del TG3 e del TG4 (registrati), alle 20,00 il TG1 (in diretta audio), alle 20,10 il
TG5 e il TG de LA7 (ancora registrati), alle 20,30 il TG2 (di nuovo in diretta).