Simbologia essenziale
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w acqua
tras fase di trasporto
rit
fase di ritorno
due pedici separati da virgola sono contemporaneamente validi
lettere greche
r
densità
s
tensione superficiale
h
resa termica
t
periodo
m
viscosità dinamica
n
viscosità cinematica
Introduzione
4
INTRODUZIONE
La ricerca di sistemi efficienti di trasporto di calore per applicazioni tecnologicamente
avanzate, come il raffreddamento di componenti elettronici in veicoli spaziali o in
moderni personal computers, sta guadagnando un interesse sempre maggiore.
Testimonianza di tale interesse sono i numerosi lavori svolti in quest’ ambito di cui [1]
[2] costituiscono esempio.
L’attività di ricerca si è indirizzata particolarmente sullo sviluppo di sistemi passivi per
lo scambio di calore.
Con il termine di sistema passivo si intende un dispositivo che sia in grado di rimuovere
calore da una sorgente calda e di cederlo ad una sorgente fredda senza l’ introduzione di
un lavoro esterno.
Sebbene tali sistemi siano più complicati e costosi da progettare e realizzare, i vantaggi
che presentano rispetto agli attivi sono molteplici, e non si limitano soltanto ad un
naturale risparmio energetico, ma si estendono ad una crescita dell’ affidabilità ed una
relativa diminuzione degli interventi di manutenzione, grazie all’ eliminazione di parti
meccaniche in movimento (come pompe o ventilatori), ed alla maggiore facilità nella
gestione di fluidi aggressivi, tossici o nocivi.
La maggior parte dei trasferitori passivi di calore sfrutta come vettore una sostanza
monofase o bifase, in particolare l’ utilizzo di fluidi in cambiamento di fase, con basso
calore latente di vaporizzazione risulta la soluzione più adottata in quanto minimizza le
resistenze termiche di conduzione, [3] [4] [5].
Un vincolo dei circuiti di trasporto passivi è costituito dalla necessità di funzionare tra
due sorgenti di calore: affinché tale trasporto avvenga in regime permanente è
necessario che la sorgente calda sia posta ad una quota inferiore alla fredda, essendo il
trasporto effettuato a spese della forza fluidomotrice.
Anche se la gran parte dei processi naturali di trasmissione del calore e delle
applicazioni tecniche che li sfruttano avvengono a favore di gravità, possono esistere dei
Introduzione
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particolari impieghi per i quali occorra svincolarsi da una così rigida disposizione delle
sorgenti termiche.
Questo è il caso delle applicazioni spaziali, nelle quali il trasporto di calore deve
avvenire con un campo gravitazionale assai ridotto o addirittura assente, oppure il caso
dello sfruttamento dell’ energia solare, nel quale gli effetti gravitazionali sono presenti
ma il trasporto di calore deve avvenire dall’ alto verso il basso.
Dunque si rende utile la messa a punto di tecniche di trasporto in controgravità, senza
cioè che la disposizione delle sorgenti di scambio termico preveda necessariamente
l’evaporatore (sorgente calda) posizionato ad una quota inferiore al condensatore
(sorgente fredda), così come avviene nei circuiti passivi a favore di gravità conosciuti
con il termine generico di termosifoni.
Tra i mezzi più efficienti ed avanzati funzionanti in controgravità, un ruolo
fondamentale spetta al tubo di calore.
In esso l’energia termica è trasferita attraverso l’evaporazione di un liquido
termovettore, il trasporto e la condensazione del suo vapore; il condensato ritorna
nell’evaporatore per chiudere quello che è un vero e proprio ciclo di trasferimento a
lavoro nullo [4].
Le forze utilizzate per garantire la circolazione del fluido sono di vario tipo: capillari,
centripete, elettrostatiche, magnetiche, osmotiche [6], [7] e elettro-osmotiche [8].
I tubi di calore maggiormente sviluppati sono quelli che sfruttano la presenza di matrici
porose in grado di generare forze, per effetto capillare, tali da garantire il ritorno del
condensato alla sorgente calda.
Tuttavia per aumentare le prestazioni dei tubi di calore, in particolare per aumentarne il
dislivello massimo realizzabile tra evaporatore e condensatore, sono stati messi a punto
dispositivi con condotti separati per la fase liquida e per il vapore.
Tra queste applicazioni i loop heat pipes (LHP) ed i capillary pumped loops (CPL),
sono senza dubbio quelle con maggiore successo, [9] [10].
Parallelamente all’ evoluzione dei dispositivi a capillarità, sono stati realizzati altri tipi
di sistemi completamente passivi, operanti in controgravità senza la prevalenza generata
dalle matrici porose, con la caratteristica comune di non funzionare a regime
permanente, ma pulsato e quindi tipicamente non stazionario; queste macchine sono
Introduzione
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state identificate, [11], con il termine di termosifoni bifase in controgravità a
funzionamento pulsato.
L’ interesse verso questi sistemi di trasporto è molto attivo nell’ università di Pisa,
soprattutto nel dipartimento di Energetica “Lorenzo Poggi”, dove è stato realizzato un
apparato sperimentale.
Il progetto è nato all’ interno di una collaborazione con il “Moscow Power Institute” di
Mosca.
I precedenti studi condotti sul termosifone bifase, presente nel laboratorio del
dipartimento di Energetica [12] [13], hanno portato alla caratterizzazione del
funzionamento della macchina in varie condizioni operative.
Il presente lavoro di tesi vuole aggiungere un contributo a tali studi, fornendo una
ricerca sistematica su come la variazione della potenza fornita all’ evaporatore, sede del
componente elettronico da raffreddare, sia in grado di influenzare i principali parametri
caratterizzanti il ciclo pulsato, quali la temperatura operativa, i tempi caratteristici, l’
efficienza.
In particolare si intende individuare la presenza di eventuali limiti di potenza trasferita
e, nel caso affermativo, il loro legame con gli altri parametri operativi.
Il lavoro si struttura con una parte introduttiva ai sistemi passivi di trasporto, i capitoli I
e II, nei quali si presentano in dettaglio i tubi di calore, i LHPs, i CPLs ed i termosifoni
bifase, mettendo in evidenza differenze ed analogie.
Nel capitolo III viene descritta in maniera completa l’ apparecchiatura sperimentale
oggetto delle prove; tali prove, sia dal punto di vista operativo che da quello degli esiti
ottenuti, sono discusse nel capitolo IV.
Il lavoro si conclude con un analisi dei limiti di funzionamento della macchina in
questione e con la presentazione di un criterio di valutazione, basato su parametri
adimensionali, per la previsione dei limiti di un termosifone bifase in controgravità,
svincolato dall’ apparecchiatura testata, capitolo V.
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
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I. IL TRASPORTO DI
CALORE IN
CONTROGRAVITA’ CON
DISPOSITIVI AD
EFFETTO CAPILLARE
I.1 Introduzione
Il sistema di controllo termico, per le ultime generazioni di veicoli spaziali, deve essere
in grado di trasferire grosse quantità di potenza dissipate, nei casi più gravosi superiori
ai 100 KW, su elevate distanze, talvolta superiori ai 100 m, [2].
I tradizionali metodi di smaltimento del calore tramite sostanze a singola fase, basati
sulla capacità termica del fluido vettore, risultano semplici, facili da studiare e testare,
relativamente poco costosi, tuttavia inefficienti per garantire piccoli incrementi delle
temperature e contenuti ingombri, inoltre facendo uso di potenti pompe introducono
dannose vibrazioni ed accrescono la potenza necessaria al veicolo.
Per queste ragioni sono state sviluppate tecniche di trasporto che sfruttano sostanze
bifase, nelle quali il pompaggio del fluido si concretizza tramite l’ azione delle forze
capillari generate in una matrice porosa.
Questi dispositivi si caratterizzano come sistemi di trasporto a lavoro esterno nullo,
altrimenti detti sistemi passivi.
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
10
Questo capitolo descrive i maggiori sforzi di ricerca effettuati nell’ ambito del
trasferimento di massa e calore, con apparecchi capillari, allo scopo di esercitare un
controllo termico su svariati sistemi, in particolare sui componenti elettronici.
La descrizione è focalizzata in relazione ad applicazioni in ambito spaziale, ci
occuperemo quindi soltanto di dispositivi operanti in controgravità.
Nei paragrafi successivi verranno trattati diffusamente i tubi di calore (HP), i loop heat
pipes (LHP), i capillary pumped loops (CPL), come più diffuse applicazioni dei sistemi
citati.
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
11
I.2 Il tubo di calore (HP)
Il tubo di calore è un dispositivo che produce un efficiente trasporto di notevoli quantità
di energia tra due sorgenti con piccola differenza di temperatura.
Il primo tubo di calore fu realizzato da Grover nei primi anni 60.
Uno schema tipico del suo funzionamento è quello di figura (1.1),
Fig. 1.1
Il dispositivo consiste in un solido cavo, la cui superficie interna è parzialmente rivestita
da una matrice porosa a struttura capillare indicata con il termine anglosassone wick.
Il tubo può essere pensato idealmente composto da tre parti, una a contatto con la
sorgente calda, parte indicata col nome di evaporatore, una seconda a contatto con la
sorgente fredda, detta condensatore, ed una terza intermedia e completamente
adiabatica.
All’ interno del tubo scorre un fluido vettore in condizioni di saturazione.
Qualsiasi elemento chimico, puro o composto, può fungere da fluido vettore pur che sia
in condizioni di saturazione alle temperature operative.
Il calore sprigionato dalla sorgente calda, a contatto con l’ evaporatore, viene impiegato
per vaporizzare una certa quantità del fluido vettore; si genera in questo modo una
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
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differenza di pressione nel vapore all’ interno del tubo, che lo spinge dall’ evaporatore
fino al condensatore, dove condensa e rilascia il proprio calore latente di
vaporizzazione.
Il liquido formato nel condensatore viene richiamato all’ evaporatore dall’ azione
capillare della matrice porosa; così il tubo di calore trasporta in maniera continua il
calore latente di vaporizzazione da una sorgente all’ altra, mentre la matrice porosa
garantisce una adeguata forza di ritorno, in modo tale che la circolazione non venga
bloccata.
La quantità di calore trasportata da questi dispositivi è generalmente svariati ordini di
grandezza superiore a quella trasportata dai convenzionali sistemi basati sulla
convezione.
La figura (1.2) mostra una tipica distribuzione di pressione all’ interno del tubo di
calore.
Fig. 1.2
Il flusso di vapore dall’ evaporatore al condensatore crea un gradiente di pressione
lungo il percorso, analogamente il flusso di liquido che procede in maniera contraria
crea un gradiente di pressione nel liquido, così lungo tutto il tubo la pressione della fase
liquida, all’ interfaccia liquido-vapore, sarà diversa da quella della fase liquida.
Questa differenza di pressione tra le due parti dell’ interfaccia liquido-vapore è
bilanciata dalla pressione capillare, generata dai principali raggi di curvatura del
menisco nella zona di contatto delle fasi.
Affinché il tubo di calore funzioni occorre che la massima pressione capillare sia più
grande delle perdite di carico totali nel tubo.
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
13
Ipotizzando di trascurare le perdite dovute all’ evaporazione ed alla condensazione, la
condizione precedente si concretizza in
(1.1)
gravglcap
PPPP ∆+∆+∆≥
max
)(
dove
gravità alla dovuta pressione di e variazion
vaporedi flusso dal introdotte carico di perdite
liquido di flusso dalintrodotte carico di perdite
capillare pressione massima )(
max
=∆
=∆
=∆
=
grav
g
l
cap
P
P
P
P
Fig. 1.3
Nel caso l’ equazione (1.1) non sia soddisfatta, la matrice porosa non consente il ritorno
del liquido all’ evaporatore ed il ciclo di trasferimento non viene completato.
E’ importante notare che il termine
grav
P∆ , prossimo a zero nelle applicazioni spaziali,
in presenza di gravità può avere un effetto sia ostacolante che facilitante per l’ azione
capillare, tutto dipende dalla disposizione delle sorgenti.
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
14
Nel caso di evaporatore posto ad una quota inferiore al condensatore, la gravità può
essere capace da sola di consentire il ritorno della fase liquida, senza l’ ausilio di matrici
porose, queste applicazioni sono comunemente chiamate termosifoni bifase a favore di
gravità ed una tipica rappresentazione è data in figura (1.3).
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
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I.2.1 La pressione capillare
All’ interfaccia liquido-vapore, zona nella quale si forma il menisco, la pressione
capillare generata dipende dal tipo di fluido e dalla matrice porosa utilizzati, il suo
valore può comunque essere calcolato con l’ equazione (1.2) detta di Laplace
(1.2)
+⋅=
21
11
RR
P
cap
σ
dove si indica con σ il coefficiente di tensione superficiale del fluido e con R
1
, R
2
i
raggi di curvatura principali del menisco.
La funzione della matrice porosa è triplice:
1. fornisce superficie porosa all’ interfaccia liquido-vapore per esercitare la
pressione capillare necessaria
2. assicura sufficiente spazio per il passaggio del condensato in fase di ritorno
3. garantisce l’ efflusso di calore fra la parete interna del tubo e l’ interfaccia
liquido-vapore.
Le strutture capillari normalmente utilizzate possiedono scanalature in direzione assiale
e le loro sezioni più comuni sono mostrate in figura (1.4).
La figura (1.5) mostra invece lo spaccato di un tubo di calore radiale, nel quale le
sorgenti sono disposte internamente ed esternamente al solido di rotazione che
costituisce la struttura del tubo; in questo caso il flusso anziché risultare assiale risulta
radiale, il calore è trasportato dall’ interno verso l’ esterno e le fasi, liquida e gassosa,
fluiscono come indicato.
Con il crescere del calore introdotto in evaporazione, ed a parità di temperatura della
sorgente fredda, si assiste ad un aumento della temperatura operativa del fluido vettore,
per questo i tubi di calore sopra descritti vengono definiti a conduttanza costante.
Infatti indicando con Q
&
il flusso di calore trasportato dal tubo possiamo scrivere
(1.3) )(
cehp
TTCQ −⋅=
&
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
16
Nell’ equazione (1.3) T
e
sta per la temperatura dell’ evaporatore, T
c
per quella del
condensatore, C
hp
rappresenta invece la conduttanza termica del tubo di calore.
Fig. 1.4
Fig. 1.5
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
17
Un altro importante parametro caratterizzante il tubo di calore è la capacità di
trasporto, definita come il prodotto del calore trasportato per la lunghezza effettiva del
dispositivo, cioè la distanza media tra l’ evaporatore e il condensatore.
La capacità di trasporto decresce con l’ incremento delle temperature operative.
I tubi di calore a conduttanza costante tuttavia presentano delle difficoltà di
applicazione nei casi in cui il flusso di calore in ingresso e/o in uscita dal dispositivo
risultano variabili nel tempo; principalmente per queste ragioni sono stati sviluppati i
tubi di calore a conduttanza variabile.
Capitolo I. Il trasporto di calore in controgravità con
dispositivi ad effetto capillare
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I.2.2 HP a conduttanza variabile (VCHP)
Fig. 1.6
Lo scopo dei tubi di calore a conduttanza variabile è il controllo delle temperature
operative a fronte di variazioni del calore fornito in evaporazione, che nella maggior
parte dei casi proviene dalla dissipazione di sistemi elettronici, o a fronte di variazioni
della temperatura della sorgente fredda, in genere rappresentata dall’ ambiente
circostante.
Le temperature operative del tubo di calore debbono rimanere più vicine possibile a
quelle di progetto per non degradare la sua capacità di trasporto.
La variazione di conduttanza si ottiene controllando la portata del fluido circolante
attraverso due tecniche:
1. interruzione del flusso di liquido che scorre nella matrice porosa, o interruzione
del flusso di vapore che scorre nella parte interna al tubo, per mezzo di valvole
di controllo comandate da termostati
2. riduzione del tasso di condensazione.