5
Se prima il settore sembrava ben delineato e difficilmente penetrabile, dalla
metà degli anni novanta in poi qualcosa ha fatto crollare queste certezze,
questo qualcosa è stato sì l’ingresso di Muller, ma non è stato tutto merito
dell’azienda tedesca, o meglio, i meriti sono attribuibili sì a Muller, ma che è
stata anche agevolata dai cambiamenti strutturali di un mercato, che è quello
alimentare, nel quale fino a pochi anni prima, specialmente nel comprato dei
prodotti freschi, era necessaria una buona catena distributiva interna per poter
essere competitivi. Dal 1996 in poi invece la grande distribuzione si
impossessò di questo ruolo, facendo cadere così una delle più importanti
barriere che il settore degli yogurt aveva avuto fino a quel momento.
Va quindi riconosciuto il tempismo di Muller, che ha trovato il momento più
adatto per effettuare il suo ingresso nel settore, utilizzando anche una strategia
molto innovativa dal punto di vista comunicazionale, che l’ ha senza dubbio
premiato.
In questo capitolo viene dunque descritto il mercato prima dell’ingresso
dell’azienda tedesca, per poter poi confrontare quella situazione con quella
attuale e cercare di capire cosa è mutato e come siano stati possibili certi
cambiamenti.
Nello specifico questo capitolo si suddivide in paragrafi che spiegano il settore
degli yogurt durante la metà degli anni novanta, analizzando prima di tutto i
principali concorrenti, non fermandosi solo ai tre prima citati.
Successivamente si passa ad altre importanti funzioni, come la distribuzione, la
logistica, i servizi al trade, che vedremo giocare un ruolo cruciale nel
cambiamento di settore.
Dopo una veloce analisi delle posizioni di costo e dei bilanci delle aziende
leader si passa a un altro aspetto che pare essere oggi fondamentale, la
pubblicità e la comunicazione. Nel paragrafo, nello specifico, si cerca di capire
come veniva affrontato il problema della comunicazione in quegli anni dalla
tre principali aziende.
Il terzo capitolo è interamente dedicato a Muller, azienda tedesca entrata nel
6
mercato italiano nel 1996, dopo due anni di analisi del settore. La strategia di
attendere ha portato i suoi frutti e nonostante non avesse esperienza nel nostro
mercato ha avuto grande successo.
Aiutata dalle idee innovative l’azienda tedesca è riuscita ad attaccare i big,
come Yomo, Danone e Parmalat, ma non solo, ha anche cambiato le regole del
settore rinnovandolo, puntando tutto sul prodotto “buono” e su una campagna
pubblicitaria fuori dal comune.
In particolare nel primo paragrafo viene descritta brevemente la storia di
Muller (per quanto riguarda l’avventura italiana), con particolare attenzione
alla logistica e alla comunicazione.
Nel secondo paragrafo viene descritto Muller oggi, con lo yogurt a valenza
edonistica, una visione che ha aiutato molto l’azienda tedesca nella scalata al
successo.
Nel terzo paragrafo si cerca di spiegare l’evoluzione che ha subito il settore e
di capire come sia stato possibile il successo di Muller.
Il quarto e ultimo capitolo fa un quadro generale su ciò che succede oggi nel
settore degli yogurt in Italia, i nuovi gruppi strategici, i nuovi competitors.
Dall’ingresso di Muller in poi sono infatti cambiate molte cose, tutto il settore
è stato rivoluzionato e rinnovato.
In particolare nel primo paragrafo vengono analizzati i principali concorrenti
oggi (Yomo, Danone e Parmalat), i loro profili, le loro offerte e delle tabelle in
cui vengono riportati i dati economici e patrimoniali delle due più importanti
aziende
1
del settore dal 1996 ad oggi.
Si passa poi ad un quadro più generale sulla struttura distributiva, sul consumo
di yogurt e cercando di tracciare un profilo del consumatore di oggi, con le sue
richieste e preferenze.
1
Non viene considerata Parmalat per due motivi: primo i bilanci della società risultano essere falsi
e secondo non è rilevante come per le altre due aziende la quota nel settore degli yogurt (Parmalat
molto differenziata, i valori a bilancio si riferiscono comunque a tutto il gruppo
7
Un ruolo molto importante ricopre oggi la pubblicità a cui è dedicato un intero
paragrafo, cercando di capire il valore che ha oggi in questo settore.
Infine vengono analizzate le attuali minacce e opportunità del mercato degli
yogurt in Italia, dando una definizione dello yogurt oggi e cercando di capire
come sia possibile per un leader come Yomo tornare a competere dopo la crisi
che l’ha investita negli ultimi tempi.
8
CAPITOLO 1
LE DINAMICHE COMPETITIVE: IL RUOLO
DELL’INNOVAZIONE
Introduzione
Nel primo capitolo si trattano i principali temi strategici che riguardano le
dinamiche competitive di un settore, il ruolo dell’innovazione e la concorrenza
con l’analisi del modello delle cinque forze di Porter, il tutto a livello teorico.
In particolare nel paragrafo 1.1 si cerca di definire cosa siano le dinamiche
competitive; nel paragrafo 1.2 si prendono in considerazione i cambiamenti
che possono riguardare un settore e come sia possibile sopravvivere in un
mercato che è in continua evoluzione. L’innovazione sta infatti diventando
sempre più importante per la sopravvivenza in settori maturi; non è più
sufficiente essere leader ed essere conosciuti dal consumatore; nel lungo
periodo bisogna essere capaci di rinnovarsi e di non legare il proprio marchio
esclusivamente a un’idea che rischia di diventare troppo vincolante.
Nel paragrafo 1.3 vengono definite le diverse strategie possibili per operare
all’interno di un settore; viene poi spiegato il modello delle cinque forze di
Porter (concorrenti, prodotti sostitutivi, potenziali entranti, fornitori e clienti)
cercando di capirne anche i difetti. (Il modello sarà quello applicato nei
capitoli successivi per passare ad un’analisi empirica del settore degli yogurt).
9
1.1 Definizione di dinamiche competitive
Ogni settore è caratterizzato, variamente, dall’azione dei concorrenti volta a
conquistare una migliore posizione competitiva. L’insieme di queste azioni,
che rappresentano propriamente le manovre di ingresso in un settore, di attacco
o di difesa, può essere denominato “dinamiche competitive”.
Le dinamiche competitive dipendono dalla configurazione delle cinque forze
competitive: i concorrenti, i prodotti sostitutivi, i potenziali entranti i clienti e i
fornitori, che possono avere un maggiore o minore potere contrattuale.
Considerando il modello delle cinque forze, ci rendiamo conto di come le
dinamiche competitive influenzino tutto il settore: basti pensare al peso che
hanno i concorrenti e la continua evoluzione dei rapporti tra i vari attori che
operano nel settore. E’ inevitabile quindi, che quando un’azienda intraprenda
determinate azioni competitive, i concorrenti rispondano a tono per mantenere
i propri vantaggi rispetto agli altri competitors o, più semplicemente, per la
propria sopravvivenza. All’interno di ogni settore le imprese sono
interdipendenti e sono influenzate dalle azioni attuate dalle altre concorrenti, in
un circolo in continua crescita in cui, ad ogni mossa, corrisponde una
contromossa, che può essere di carattere difensivo o offensivo, considerando il
fatto che spesso chi agisce per primo ottiene dei vantaggi importanti rispetto a
chi insegue, seppur facendosi di carico di un rischio maggiore.
Col termine dinamiche competitive
2
si intende l’insieme delle manovre
concorrenziali, mosse e contromosse, in cui sono coinvolti i diversi attori di un
sistema competitivo, influenzate dalla configurazione delle cinque forze.
Non tutte le imprese hanno lo stesso successo, pur appartenendo a uno stesso
settore, e questo può essere spiegato col fatto che non tutte hanno lo stesso
approccio nell’affrontare le interazioni competitive. Chi utilizzerà la strategia
2
Mazzola, “Le dinamiche competitive: strategie di ingresso, di attacco e di difesa”, 1998
10
migliore nel confrontarsi e nel rispondere agli attacchi degli altri concorrenti
otterrà un vantaggio, avendo così la possibilità di mantenere una posizione
conveniente che assicura risultati migliori. Ad esempio, nel settore dei soft
drink, è storico il fallimento di San Pellegrino, che aveva cercato nel 1987, di
lanciare sul mercato “One-O-One”, una bibita gasata a base di cola che
contrastasse il leader Coca Cola. Nonostante gli ingenti investimenti
pubblicitari risultò difficile per la nuova bevanda “sfondare”, anche perché
ostacolata dalla grande distribuzione, che otteneva vantaggi e sconti da parte di
Coca Cola nel caso se fosse l’unico marchio di bibite di quel tipo ad essere
venduto. In questo caso fu probabilmente sbagliata la strategia adottata: San
Pellegrino non aveva ben valutato prima del lancio del prodotto, la forza di
Coca Cola.
I problemi possono sorgere nel momento in cui vengono attaccati vantaggi o
posizioni che erano fino a quel momento molto forti. Questo tipo di azione
viene definita “strategia di attacco al leader”, questo significa che anche il
“best performer” di un settore non deve mai sentirsi tranquillo e sicuro della
propria posizione, deve anzi stare allerta su ogni fronte per i possibili attacchi
da parte di chi opera già nel settore e di chi sta per entrarvi.
Altri problemi possono sorgere a causa di manovre che ostacolano le strategie
dei concorrenti, che cercano di uscire con delle contromosse dai vincoli
imposti in alcuni casi addirittura per evitare il fallimento. Queste strategie sono
definite di difesa.
Infine i problemi possono essere causati dalla rottura degli equilibri di un
settore dovuti all’ingresso di un nuovo entrante nel mercato, che
inevitabilmente crea disordine nel precedente scenario.
Non tutte le dinamiche competitive hanno la stessa intensità. Questa dipende
infatti da altri fattori come l’aggressività della strategia e gli obiettivi che
vogliono essere raggiunti, tenendo conto anche del disturbo generato alle altre
aziende, che reagiscono in modo diverso in base al fatto che abbiano una
posizione più o meno consolidata, una quota di mercato più o meno
11
significativa o che appartengano ad un settore in cui il tasso di sviluppo
previsto per la domanda sia in crescita o comunque a buoni livelli.
Nel momento in cui una strategia pregiudichi il rendimento delle altre imprese
o ne vada ad attaccare la posizione di leader, le dinamiche competitive saranno
più intense. Questo avviene anche nel caso in cui la competizione è basata sul
prezzo, leva sempre molto difficile da controllare, che crea forti reazioni da
parte dei concorrenti ove sia possibile. Un esempio: nel settore del trasporto
aereo siamo di fronte ad uno scenario in cui delle piccole compagnie (come
Easyjet e Ryanair ) cercano di servire una nicchia di mercato offrendo tariffe
bassissime. In questo caso la leva prezzo è oltremodo sfruttata; per il momento
non ci sono state grosse contromosse da parte del leader italiano Alitalia anche
se il costo del biglietto su alcune tratte è stato abbassato e sono state introdotte
delle tariffe speciali.
Anche la struttura del settore ha la sua importanza; le dinamiche competitive
saranno meno significative nei casi in cui la domanda sia in crescita e il settore
si trovi nelle prime fasi del ciclo di vita, la concorrenza non sia ancora
particolarmente matura e quindi pronta ad affrontare in modo deciso la
competizione più aggressiva, e quando ci sia ancora spazio per l’innovazione o
di prodotto o di mercato, con la possibilità di conquistare nuove aree e nicchie
ancora non soddisfatte, evitando così il confronto diretto con leader già
affermati. E’ difficile entrare e operare in settori in cui sono decisive le
economie di scala e di esperienza che rappresentano, per chi è nel settore ed
occupa posizioni di leadership, una utile barriera per i nuovi entranti e quindi
fonte di un importante vantaggio competitivo, ma che pregiudicano l’ingresso
di nuove aziende. In queste situazioni le dinamiche competitive che si creano
sono comunque molto decise e intense, perché viste come potenzialmente
molto pericolose.
Le aziende industriali hanno vissuto un significativo incremento nelle
dinamiche esterne rispetto allo scorso decennio, e grazie all’aumento della
12
competizione internazionale ed ai rapidi sviluppi tecnologici, si è venuta a
creare una situazione concorrenziale completamente nuova.
Questo è sintetizzato dal concetto di “ipercompetizione”
3
, che denota una
situazione competitiva in cui il fattore chiave del successo competitivo
consiste nell’essere capaci di sviluppare costantemente nuovi prodotti, processi
o servizi, fornendo al cliente un incremento delle funzionalità e delle
performance.
Negli ultimi anni si è assistito ad una forte intensificazione della
concorrenza sui mercati: per la prima volta nella storia, tutte le imprese del
mondo, siano esse piccole, medie o grandi, si ritrovano a far parte di un
unico sistema capitalistico globale.
Aumentano i concorrenti, si accorcia il tempo per soddisfare prima degli altri
un mercato, che non ha più confini.
Nel suo Hypercompetition, Richard D'Aveni
4
sviluppa la tesi secondo cui le
forme note della competizione sono cambiate e ovunque ci si deve confrontare,
appunto, con mercati caratterizzati da iperconcorrenza.
Con quest'ultimo termine si vuole indicare che la concorrenza globale sta
ormai investendo tutti i settori, dall'elettronica alle assicurazioni, dal software
al settore alimentare, dalle telecomunicazioni alla moda, assumendo
proporzioni assolutamente imprevedibili.
5
Con il miglioramento dei mezzi di comunicazione, i costi di distribuzione da
unità produttive distanti dal mercato locale sono enormemente diminuiti; di
conseguenza sono diminuiti i beni e i servizi protetti "naturalmente" dalla
concorrenza internazionale.
Siamo ormai in un ambiente in cui l'impresa è chiamata ad essere competitiva
e affidabile, economicamente efficiente, ma socialmente e ambientalmente
responsabile, globale e locale allo stesso tempo: un mercato nel quale i
3
Richard D’Aveni, “Hypercompetition”, 1994
4
Richard D’Aveni, “Hypercompetition”, 1994
5
Giampaolo Tancredi “Le prospettive dell’economia italiana nella cornice globale”, 2000
13
vantaggi differenziali sui quali le imprese basano il loro successo sono
rapidamente erosi. In passato le imprese creavano strategie piuttosto rigide,
progettate per adattarsi a condizioni di lungo periodo; ora i vantaggi sono
sempre più temporanei e l'abilità consiste proprio nel gestire il processo di
cambiamento da una forma competitiva ad un'altra.
Le imprese oltre che cercare di mantenere il più a lungo possibile i loro
vantaggi consolidati, devono continuamente innovare ed innovarsi. Spesso
sacrificando prodotti che sembrano avere ancora buone opportunità, solo
perché su di essi cresce il rischio di essere raggiunti.
L’evoluzione dei mercati e le dinamiche competitive hanno evidenziato, nel
corso del tempo, una progressiva crescita della complessità.
Le aziende, nel tentativo di rafforzare le loro condizioni di economicità ed
arrivare a posizioni di vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza,
hanno intrapreso nuovi percorsi di sviluppo che, di fatto, comportano un
ripensamento delle condizioni strategiche, organizzative ed operative su cui si
basa la sistematicità della combinazione produttiva.
L’innovazione può essere applicata in diversi ambiti, non basta infatti
considerare la tecnologia, poiché questa non è decisiva per tutti i settori; per
esempio, nel settore alimentare diventa fondamentale la comunicazione, come
il prodotto viene percepito dal cliente. E’ importante innovare non solo la
composizione e la struttura del prodotto ma il modo in cui questo deve essere
pensato, perché nell’epoca moderna i cambiamenti sono anche nei gusti delle
persone e diventa sempre più importante distinguersi dagli altri e identificarsi
in un prodotto, perché questo ci rappresenti nel modo più veritiero.
14
1.2 Il ruolo dell’innovazione
Il cambiamento è un fattore endogeno indotto dai mutamenti dal lato della
domanda e dell'offerta, e dipende anche dal settore preso in considerazione e
dalle sue dinamiche. Le imprese reagiscono ai cambiamenti introducendo delle
innovazioni (marginali, incrementali o radicali), in modo da esaudire le
preferenze dei consumatori che sono in continua evoluzione.
Se le imprese sono in grado di innovare, il concetto stesso di equilibrio è posto
in crisi. Il cambiamento è un processo continuo, conseguenza e causa di una
evoluzione strutturale che si produce necessariamente in condizioni lontane
dall’equilibrio economico generale.
In un ambiente ipercompetitivo, le aziende non possono contare su un
sostenibile vantaggio competitivo, ma devono continuamente svilupparsi in
nuove direzioni.
In una situazione supercompetitiva si dovrebbe raggiungere l’obiettivo
dell’innovazione continua acquisendo la capacità di utilizzare le competenze
chiave, le tecnologie e la conoscenza per diversi scopi al fine di generare
continuamente il vantaggio competitivo
6
. In altri termini, nel caso di aziende
che si sfidano in un ambiente ipercompetitivo, il vantaggio competitivo
dovrebbe basarsi sulle cosiddette “core competencies”.
Diventa fondamentale la capacità di accrescere i propri vantaggi e allo stesso
tempo trovarne di nuovi, grazie all’utilizzo di nuove capacità per opporsi ai
concorrenti e per impedire che questi possano imitare le strategie adottate e
quindi ridurre il vantaggio competitivo. E per far sì che questo accada è
necessario che ogni azienda sia pronta a cambiare il proprio vantaggio e le
proprie abilità, proprio per far fronte ai continui e imprevisti attacchi da parte
dei concorrenti.
6
Nielsen, “ Performance measures for dynamic portaolio management”, 1998
15
Diventa fondamentale quindi per ogni impresa la capacità di adattarsi ai
cambiamenti strutturali del settore in cui è inserita, è necessario distaccarsi dai
sentieri tracciati, cioè dalla path dependency
7
, riuscire quindi ad avere una
visione globale senza essere troppo legati alle scelte fatte in passato, liberarsi
dei vincoli dovuti alle azioni intraprese in precedenza ed avere uno sguardo
sempre rivolto al futuro, tenendo sempre presente quali sono le proprie
competenze specifiche derivanti all’esperienza maturata negli anni, ma senza
focalizzarsi troppo, rischiando così di rimanere imprigionati nelle proprie idee.
“La strategia non è una ricerca del vantaggio competitivo che si compie una
volta per tutte, ma un monitoraggio continuo dell'ambiente, dei clienti e della
concorrenza, con l'obiettivo di fare le mosse giuste in un quadro di
cambiamenti competitivi di tipo dinamico.”
8
E' un dato di fatto che la
complessità e la rapidità di cambiamento del mercato richiedano l'adozione di
strategie dinamiche, flessibili, in grado di anticipare e rispondere puntualmente
alle mosse della concorrenza.
Quando si esplora un territorio sconosciuto, come oggi fanno le imprese, è
necessario capire con grande anticipo cosa accadrà in futuro, è necessario
predisporre le strutture organizzative, bisogna investire per arrivare primi sul
mercato, è necessario prendere decisioni in condizioni di forte incertezza. In
questa situazione, la capacità di anticipare il futuro, di vedere o meglio di
prevedere come la realtà si configurerà, è essenziale per qualunque manager.
Tuttavia conoscere il futuro in modo attendibile, in condizioni cioè di
razionalità anche se limitata, non è possibile in situazioni di forte complessità.
Siamo dunque di fronte ad una contraddizione che sembra irrisolvibile: da un
lato un ambiente e dei mercati in cui sono tantissime le variabili in grado di
determinare il corso futuro degli eventi, ciascuna con un grado di variabilità
enorme, dall’altro la necessità di prendere decisioni, effettuare investimenti,
7
“Competenze attuali condizionate da quelle esistenti a loro volta frutto della storia passata.”
Golfetto, “Impresa e concorrenza nella nuova economia”, 2000
8
Philip Kotler, “New competition”, 1985
16
mettere in atto comportamenti con forte anticipo, comunque prima dei
concorrenti, in un contesto dove la previsione sembra impossibile.
9
La contraddizione può essere risolta solo mutando totalmente prospettiva: è
necessario passare da una logica di previsione (comunque molto difficile) e
adattamento (che potrebbe non essere tempestivo) a una logica di creazione del
futuro: il miglior modo di prevedere il futuro è di crearlo.
Quella del creare il futuro è un’idea molto allettante che rischia però di essere
priva di fondamento e di rimanere solo un desiderio, senza che poi si possa
realizzarla concretamente.
Per dare contenuto a questo concetto è necessario passare attraverso un’attività
fondamentale, che è al centro della creazione di qualunque contesto:
l’innovazione.
10
Verona affronta nel suo libro
11
questo tema. L’innovazione radicale è
importante perché ad essa è affidata la creazione di un forte vantaggio
competitivo; tuttavia in un contesto come quello descritto, caratterizzato cioè
da continui cambiamenti, il problema vero sta nella sostenibilità del vantaggio
competitivo. L’innovazione continua è il modo attraverso il quale questo
vantaggio è sistematicamente rinnovato e, conseguentemente, è costantemente
distrutto il vantaggio altrui, in una visione schumpeteriana del processo
competitivo.
9
Salvatore Vicari, “La creatività dell’impresa”, 1998
10
Salvatore Vicari, prefazione “Innovazione continua, risorse e competenze per sostenere il
vantaggio competitivo” 2000
11
Gianmario Verona “Innovazione continua, risorse e competenze per sostenere il vantaggio
competitivo” 2000
17
1.3 Analisi del settore e della concorrenza
Per effettuare un’analisi accurata di un’azienda sono disponibili diversi
modelli. Gli approcci teorici tradizionali sono rappresentati dall’analisi del
settore e dai riferimenti strutturalisti dell’economia industriale. Altri modelli
sono quelli delle risorse e competenze e della concorrenza dinamica.
Esistono diverse definizioni di strategia:
AUTORE DEFINIZIONE
-Mintzberg: “Pattern” coerente, unitario ed integrato di decisioni
-Chandler:
Modalità per stabilire le finalità dell’impresa (fini ο
obiettivi ο mezzi)
-Harvard B.S.: Definizione dell’ambito competitivo (aree
prodotto/mercato in cui operare)
-Porter: Ricerca di vantaggi competitivi sostenibili (analisi forze
esterne ed interne)
-Lorange: Differenziazione dei compiti gestionali a livello corporate,
business e funzionale
-Ansoff: Definizione del contributo economico e non che l’impresa
intende dare ai propri stakeholder.
I modelli di analisi industriale
12
forniscono una struttura per valutare la
performance di industria e impresa, per identificare i fattori decisivi che
influiscono sul rendimento e per determinare il modo in cui i cambiamenti
nell’ambiente circostante influenzano la performance.
Tornando ai modelli tradizionali, sono molti i limiti imputati al modello del
settore, per esempio l’eccessiva schematicità. Ma nonostante questo, sono
12
Il modello delle 5 forze (Porter) e il modello della rete del valore (Branderberger e Nalebuff)
18
ancora lontane delle soluzioni teoriche e quindi, pur negando i vecchi concetti,
non si riesce a trovare un approccio capace di spiegare la concorrenza in
questo nuovo contesto, caratterizzato da una forte dinamicità e quindi non più
adatto per essere studiato con il modello del settore.
Il primo vero confronto è nato tra la visione strutturalista, che analizza
soprattutto l’ambito competitivo, e la prospettiva delle risorse
13
, che focalizza
la sua attenzione sulle competenze dell’azienda. I problemi sorgono perché nel
nuovo contesto i confini delle imprese sono molto più mobili e poco definibili,
si va a creare sempre più una concorrenza “reticolare”, dove non è più
sufficiente un’analisi del settore nel quale con questo concetto, si intende
l’insieme di imprese omogenee. Non basta più focalizzarsi sulle competenze
possedute, diventa necessario fare riferimento anche al potere contrattuale
detenuto all’interno del sistema.
1.3.1 Modello delle 5 forze di Porter
Tornando alla visone statica della concorrenza è sicuramente il modello delle 5
forze di Porter l’approccio più conosciuto e utilizzato per analizzare un settore.
Quando uscì nel 1980 il lavoro “Competitive strategy”
14
le idee innovative
contenute in questo libro crearono un certo ottimismo, si pensava di aver
trovato un unico modello per analizzare le variabili di un settore. Per
comprendere le determinanti del successo di una azienda M. Porter propose di
effettuare rispettivamente:
-Analisi esterna: opportunità e minacce derivanti dalla concorrenza
-Analisi interna: punti di forza e di debolezza dell’azienda rispetto ai
13
Golfetto, Introduzione di “Impresa e concorrenza nella nuova economia” Egea, 2000, Milano
14
Porter, (traduzione italiana “La strategia competitiva”, 1982)