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line attraverso software dedicati a questo fine e ho dovuto occuparmi degli aspetti
dell'elaborazione delle immagini e dei filmati che nel corso on-line sono stati inseriti. Da
ultimo ho realizzato in collaborazione con il l'ing. Stefano Chini del METID una demo di
software di autovalutazione.
Vorrei fare dei sentiti ringraziamenti ai miei Relatori Proff. Sergio Cerutti e Massimo Pagani,
che hanno sempre attentamente seguito il mio lavoro, apportando le correzioni e i
suggerimenti al momento opportuno; ringrazio il Prof. Alberto Colorni direttore del METID
che mi ha dato la possibilità di usufruire delle strutture del METID; ringrazio la Prof.ssa
Margherita Pillan che mi ha dato la possibilità di essere il protagonista di questa esperienza;
ringrazio l'ing. Andrea Bazzi del METID che non mi ha mai abbandonato nelle numerose
difficoltà che ho incontrato nell'implementazione del lavoro; ringrazio l'ing. Stefano Chini che
si è prodigato affinchè terminassimo in breve tempo la demo dell'autovalutazione. Ringrazio
il mio caro amico Alessandro Guzzeloni, le cui risposte alle mie e-mail si sono sempre
rivelate illuminanti. Ringrazio infine la mia famiglia, che mi ha sempre incoraggiato e aiutato
affinchè il mio iter universitario si compisse e la mia ragazza che ha sacrificato parte del suo
tempo in operazioni di dettatura e scrittura.
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Capitolo 1: Metodi di implementazione di software
per la didattica
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La teoria delle informazioni non lineari
Per pensare e comunicare, gli uomini utilizzano da sempre un sistema di informazioni lineare;
la possibilità di disporre di sistemi non lineari offre notevoli vantaggi nella vita di tutti i
giorni.
Nonostante siano poco visibili, i sistemi non lineari sono sempre stati disponibili: si pensi, ad
esempio, a libri e riviste, i cui indici consentono di saltare pagine o interi capitoli, per reperire
immediatamente ciò di cui si è interessati.
In passato i computer utilizzavano i nastri magnetici per la memorizzazione dei dati: era
quindi necessario svolgere tutto il nastro se l’informazione cercata si trovava alla fine; proprio
l’esigenza da parte degli utenti di reperire più rapidamente le informazioni ha determinato la
nascita delle unità a disco, che consentono un immediato accesso ai dati.
Sebbene i sistemi di informazioni lineari abbiano funzionato in maniera soddisfacente nel
corso della storia, oggi esistono particolari settori in cui si rivelano assolutamente inadeguati:
è il caso, ad esempio, di determinati flussi di informazioni, dove la rapidità nel reperimento
dei dati è di vitale importanza. I sistemi non lineari sono così rivolti essenzialmente alla
risoluzione dei problemi relativi a questi flussi informativi; nell’ambito della ricerca
forniscono vantaggi enormi rispetto ai tradizionali sistemi lineari: si pensi, ad esempio, a
come un archivio cartaceo possa essere sostituito da un CD-ROM nel server, che consente di
effettuare una ricerca tramite parole chiave. In tale modo il ricercatore è in grado di accedere a
specifiche informazioni, che sono localizzate, recuperate e visualizzate direttamente, senza la
necessità di vagliare le informazioni che, in un archivio cartaceo, sarebbero “arrivate prima”.
Utilizzare un simile sistema di informazioni non lineari significa risparmiare tempo per
reperire l’informazione, localizzare il materiale richiesto e riportare quest’ultimo nel lavoro
finale.
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Come ulteriore esempio, si consideri un ente i cui ricercatori effettuino esperimenti che
richiedano un gran dispendio di tempo e di risorse; se vivono e lavorano in Paesi differenti, è
difficile che abbiano la possibilità di riunirsi. Qualora una di queste persone desideri dedicarsi
ad una data attività, e voglia avere la certezza che questa non sia già stata svolta da un ente
analogo in un altro Paese, può collegarsi con il computer ai diversi motori di ricerca sul World
Wide Web: dopo l’immissione di parole chiave, il motore di ricerca presenta un elenco di
collegamenti a pagine che contengono tali parole: a questo punto, invece di utilizzare una
query di database, il ricercatore seleziona collegamenti ipertestuali verso altri nodi,
recuperando ulteriori informazioni, ed è proprio questa attività che diventa il meccanismo di
query; selezionando i vari collegamenti, il ricercatore affina la propria ricerca fintanto che non
giunge al nodo che contiene l’informazione desiderata, oppure fintanto che essa non sia stata
ottenuta accedendo a svariati nodi. I collegamenti avvengono verso pagine Web localizzate in
altri Paesi e continenti: i dati a disposizione del ricercatore non sono limitati a quelli forniti
dall’ente presso il quale opera, che non ha l’obbligo di mantenere una biblioteca cartacea di
materiale.
Utilizzando le informazioni non lineari, i ricercatori possono seguire tracciati che altre
persone, coloro che hanno creato indici e riferimenti, non avrebbero mai immaginato
divenissero dei collegamenti: gli autori possono creare collegamenti per analogia e semplice
associazione, lasciando un chiaro percorso delle proprie idee, che altri possono scegliere di
seguire o di ignorare. I sistemi informativi non lineari consentono quindi di lavorare seguendo
i propri pensieri: i collegamenti possono condurre verso dati sempre più specifici,
trasformando il mondo in un archivio di database che letteralmente si materializza sul monitor
dell’utente.
Gli elementi chiave sono sempre stati assenti dai sistemi informativi proposti in passato, e ciò
ne ha determinato l’insuccesso. In alcuni casi l’hardware era impraticabile, in altri il software
necessario era di tipo proprietario, in altri ancora le informazioni disponibili erano limitate: si
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attendeva un sistema informativo non lineare che fosse senza confini, senza limitazioni nei
dati disponibili e nella connettività e senza requisiti di prescrizione di hardware, software o
dati.
Evoluzione dei sistemi informativi non lineari
I sistemi informativi non lineari sono sempre stati presi in considerazione dall'umanità, anche
in tempi molto remoti. Molte proposte erano tecnicamente troppo avanzate, ma del resto
limitazioni fatali e insormontabili sono esistite fino a pochi anni fa.
Molte persone associano ora i sistemi informativi non lineari con il World Wide Web, ma il
concetto è assai più antico. Nel 1588, un libro pubblicato a Parigi " Le diverse artificiose
macchine del Capitano Agostino Ramelli " presenta il concetto della ruota della lettura. Un
bassorilievo mostra un uomo seduto nello studio davanti a una ruota simile a quella di un
mulino. Al posto delle pale ove scorre l'acqua, la ruota presenta dei leggii con sopra dei libri
aperti. L'uomo poteva far ruotare il meccanismo per avere davanti a sé il libro da leggere
desiderato. Ramelli evidentemente suggeriva la ruota della lettura agli studiosi che dovevano
leggere molto e a coloro che trovavano fastidioso doversi recare agli scaffali per recuperare
altro materiale. Ramelli sembrava aver colto il fatto che sistemi informativi non lineari
presumessero che il lettore non dovesse leggere il libro dall'inizio alla fine. Infatti è suggerito
che un documento ipermediale debba essere esplorato e non letto. Al contrario i libri e le
riviste sono l'archetipo dei sistemi informativi lineari, con le loro pagine numerate e
sequenziali. In una rivista, se l'articolo continua in una pagina non contigua, la cosa è indicata
nello stesso articolo e la maggior parte dei lettori salta immediatamente a quella pagina per
terminare la lettura. Anche fosse possibile leggere le pagine di un racconto in ordine casuale
fino a completa lettura, sarebbe assai improbabile che il lettore ricordasse e capisse lo
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sviluppo della trama o di qualsiasi personaggio, perché l'autore pensa a una lettura
sequenziale e crea un flusso informativo lineare. Al contrario in un sistema non lineare non
esiste un ordine predefinito e si presume che il lettore possa contrassegnare dei passaggi per
uno studio successivo, aggiungere note e avere una storia di elementi letti per tornarvi
successivamente, magari per seguire altri collegamenti. Il World Wide Web è proprio un
sistema informativo non lineare e il suo sviluppo avviene in tempi ben più recenti di quelli del
Capitano Ramelli.
Sulla carta sono stati impressi interi concetti e filosofie relative ai sistemi informativi non
lineari. La carta, però, costituiva proprio il difetto principale di tutti i sistemi suggeriti. La
necessità che i sistemi non lineari fossero fissati sulla carta ne rappresentava il totale
fallimento. Qualche tempo fa, le persone tenevano traccia delle annotazioni di ricerca su
schede indicizzate. Una società realizzò delle schede con fori sui bordi, consentendo agli
utenti di ricavare delle tacche. I fori erano numerati, così i ricercatori potevano assegnare
determinati argomenti a determinati numeri. La persona metteva una sorta di ferro da calza
attraverso un mazzo di schede sul foro opportuno e queste erano estratte. In questo modo tutta
la ricerca su quell'argomento stava in pila sul tavolo accanto alla macchina per scrivere.
Questo tipo di sistema non lineare limitava i ricercatori in diversi modi. Per prima cosa, le
informazioni non arrivavano direttamente alla persona, ma dovevano essere raccolte
solitamente da una biblioteca. Così il ricercatore doveva recarsi alla biblioteca che conteneva
le informazioni desiderate, consultare il catalogo delle schede, recuperare i libri e i giornali
dalla pila e leggere le pagine appropriate. Solo i dati fisicamente presenti potevano essere
consultati e trascritti sulle schede di annotazione. Ciascuna scheda poi, doveva essere scritta a
mano o a macchina con le note derivanti dalla lettura. Quindi doveva essere approntata una
scheda indice, con gli argomenti descritti e numerati e le schede di annotazione poste
opportunamente sul numero relativo. E' evidente che sistemi informativi non lineari basati su
carta ponevano parecchi problemi.
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Con l'avvento del computer, le idee si sono accese nuovamente, ma i pionieri di questi sistemi
hanno dovuto scontrarsi con le limitazioni dell'hardware. Pochissime persone avevano
accesso ai grandi mainframe, e questi avevano troppo poca memoria ed erano assai lenti, oltre
ad avere un tipo di output molto limitato (carta oppure i cosiddetti CRT monocromatici che
visualizzavano solo testo). Tuttavia i computer arrivarono ben presto sulle scrivanie, la loro
potenza è aumentata esponenzialmente, i prezzi sono precipitati e i monitor hanno presto
iniziato a mostrare i primi colori e qualcosa di più del semplice ASCII.
Vannevar Bush è considerato il moderno progenitore dell'ipertesto. Nato nel 1890, insegnò al
Tufs College e al MIT (Massachusetts Institute of Technology), dove fu insignito della
nomina a decano. Lavorò sui dispositivi ottici e su macchine per la rapida selezione di bobine
di microfilm. Durante la seconda guerra mondiale, fu nominato da Roosevelt direttore
dell'Office of Scientific Research and Development.
Negli anni '30 Vannevar Bush propose un analizzatore differenziale che chiamò memex.
Questa macchina poteva memorizzare un'enorme mole di dati e Bush considerò vari mezzi
per fornire i collegamenti in modo tale che le informazioni fossero accessibili all'utente. Bush
utilizzò termini quali tracce e impronte per suggerire dove si poteva andare e dove si era stati.
Durante il suo servizio come consulente scientifico del presidente Roosvelt, Bush ebbe
l'opportunità di affinare le sue idee sulle informazioni associative e nel luglio del 1945
l'Atlantic Monthy pubblicò un suo lavoro sulle informazioni non lineari, "As We May Think".
Data la lunghezza della gestione dell'articolo, derivante dalla concezione di Bush
dell'analizzatore differenziale degli anni '30, la maturità del pensiero espresso non dovrebbe
costituire una sorpresa. Fu riconosciuto dagli editori della rivista come richiamo a una nuova
relazione tra l'umanità e la conoscenza.
Al termine del conflitto, Bush si rese conto che gli incredibili progressi della conoscenza
avevano non solo lasciato indietro l'individuo, ma erano sul punto di schiacciarlo, relegandolo
a specializzazioni sempre più ristrette e lasciando un abisso tra le discipline che nessuna
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persona era in grado di superare. Bush intravide la perdita di conoscenza interdisciplinare e di
comunicazione come qualcosa di catastrofico.
Bush descrive l'"hardware" del memex con i termini arcaici che ci si aspetta da uno scrittore
del 1945. Esso consiste di un piano con schermi di proiezione traslucidi incorporati, una
tastiera, pulsanti e levette. Il contenuto è acquisito su microfilm, pronto per essere inserito e
proiettato, tuttavia il piano è predisposto anche per il lavoro originale da ridurre
fotograficamente a microfilm per una successiva visualizzazione. I libri sono proiettati sugli
schermi, con una leva che controlla la velocità con cui si sfogliano le pagine, proprio come i
proiettori di microfilm utilizzati oggi. I libri e altri materiali sono richiamati per la
visualizzazione digitando un codice.
Quando si crea nuovo materiale, a questo è assegnato un codice che viene memorizzato in un
indice. Esistono diversi schermi, così è possibile visualizzare immediatamente diversi
elementi.
Al lettore è data la possibilità di creare annotazioni e note a margine, come si farebbe con un
libro. Bush immaginava microscopiche macchine fotografiche che gli scienziati potevano
indossare sul capo per fotografare le cose importanti che vedevano.
Nonostante questi meccanismi, accessori e descrizioni appaiono datati, Bush trascende gli
anni '40 con il seguito: indicizzazione associativa. Qualsiasi elemento può essere portato in
qualsiasi momento a selezionarne immediatamente un altro. Bush si perde cercando di
specificare come possano essere stabiliti i collegamenti; ciononostante, il concetto è
elettrizzante. L'utente può costruire una traccia; le voci sono definitivamente collegate e
richiamabili immediatamente alla semplice pressione di un tasto.
Stranamente Bush sembra aver trascurato un elemento chiave di questa grande idea: il metodo
per rendere questa traccia disponibile agli altri. L'utente del memex nell'articolo di Bush siede
solo alla scrivania. Il microfilm è acquisito con materiale già registrato. Possono essere
aggiunte annotazioni e promemoria, ma non c'è una chiara idea su come quella traccia possa
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essere gestita da altri. In ultimo, Bush lascia insoluto il problema dell'accesso ai dati non
lineari. Il memex è un sistema non lineare di una singola persona senza mezzi inerenti di
trasferimento dei dati da e verso la scrivania. E' responsabilità dell'utente ottenere nuovi dati,
creare tracce e trovare un metodo per trasferire e condividere i dati con gli altri.
Doug Engelbart lesse "As We May Think" durante la sua permanenza nelle Filippine, subito
dopo la seconda guerra mondiale. Le idee propugnate da Bush restarono in lui, ma fu soltanto
negli anni '60 che i mezzi per implementare un memex si resero disponibili. Lavorando con
William K. English e John F. Rulifson, Engelbart creò il sistema On-Line (chiamato
naturalmente NLS), un sistema di collaborazione per team di operatori localizzati in luoghi
diversi. Come parte dell'NLS, il team creò concetti dell'utilizzo di editor di profilo per lo
sviluppo delle idee, ciò che più tardi fu denominato collegamento ipertestuale, elaborazione di
testi, sistema a finestre, funzioni di guida in linea e congruenza nell'interfaccia utente;
l'hardware necessario e quello inventato comprendeva il mouse come dispositivo di
puntamento per la selezione di aree sul CRT.
E' importante ricordare che nel 1968 i computer erano mainframe e la programmazione era
solitamente eseguita tramite schede perforate o nastro magnetico. L'output era spesso
stampato su una telescrivente. Engelbart e il suo team si resero conto che questo non era
ambiente ideale per il miglioramento del pensiero umano, ma avevano i mezzi, per la prima
volta, di creare un nuovo ambiente per gli utenti di computer. Con l'aumento della potenza di
calcolo, si migliorò anche la facilità d'uso. Il lavoro di Engelbart (insieme alle idee di Ted
Nelson) influenzò la ricerca, allora in atto presso il centro di ricerche Xerox di Palo Alto.
Nell'aprile del 1997, all'età di 72 anni, Engelbart è stato insignito del premio Lemelson - MIT
in riconoscimento dell'invenzione del mouse per computer e ad altri svariati dispositivi e idee
che rendono l'interfaccia utente semplice e comoda. Il premio è stato istituito nel 1994 da
Jerome H. e Dorothy Lemelson come riconoscimento agli inventori e agli innovatori
scientifici americani ed è amministrato dal MIT.