2
Le raccolte di musica orientale ufficiale e non, pubblicizzate
dappertutto, spadroneggiano tra gli scaffali della grande distribuzione e
rappresentano le preferenze di buona parte dei consumatori.
Sembra che, passati i primi dieci anni dalla caduta del muro, tutto
quel che riguarda la cosiddetta DDR-Identität, colpevolmente svenduta
nell’atmosfera euforica del 1989, stia attraversando un processo di
riscoperta e sia addirittura diventata per molti cittadini tedeschi una fonte
d’ispirazione (e non solo tra i nostalgici dell’Est).
Questo ampio e ormai diffuso sentimento che è stato definito
“Ostalgie”, ripone rinnovata attenzione nei confronti di tutto quello che
l’appendice orientale della Bundesrepublik
6
significava e, partendo dal
recupero di ogni tipo di testimonianza, è oggi diventato un vero e proprio
fenomeno di costume.
Ma perché tutto ciò accade soltanto in Germania, nasce addirittura
tra le strade di Berlino mentre a Praga nessuno pensa ad entrare nel Museo
del Comunismo, a Budapest non ricordano più il colore delle divise
sovietiche e a Varsavia si ascolta quasi esclusivamente musica rap (meglio
se in inglese)?
La risposta è a mio avviso da ricercarsi nel fatto che Berlino è
sempre stata una città divisa tra Est ed Ovest e che la DDR ha avuto una
“sorella” occidentale chiamata Bundesrepublik.
Sì è vero che i tedeschi orientali, a differenza di cechi, slovacchi,
ungheresi e polacchi, cercano attraverso l’Ostalgie di riconoscersi in
qualcosa con cui prima non ci si voleva identificare, ma che forse i
tedeschi occidentali, pentiti di aver liquidato la DDR tra il novembre 1989
e l’ottobre 1990, abbiano deciso di offrire un “tributo a posteriori” ai
fratelli orientali tanto “maltrattati” e ne stiano rimanendo affascinati?
Ciò che sembra emergere osservando l’atteggiamento occidentale è
esattamente il contrario: ancora una volta i “Geldorientierte Köpfe”
6
Nel riferirsi alla Repubblica Federale Tedesca si è utilizzata la denominazione tedesca
Bundesrepublik.
3
dell’Ovest, stanno sfruttando la DDR, resuscitandola e immettendola sul
mercato.
Per meglio comprendere un tale atteggiamento ritengo sia utile
risalire alle vicende storiche che si pongono alla base di tutto ciò e lo farei
ricorrendo nuovamente alle parole emblematiche di Jurek Becker che così
si esprime in merito al frenetico periodo vissuto da Berlino e da tutta la
DDR sul finire degli anni Ottanta:
In der DDR bleibt kein Stein auf dem anderen, das betrifft nicht
nur die Mauer.
7
Un chiaro riferimento al precipitoso smantellamento di un regime, di
un sistema economico e di una struttura sociale che affondava le proprie
radici nel dopoguerra tedesco: la DDR.
L’arco di tempo compreso tra il maggio del 1989 e il 3 ottobre 1990
costituisce, infatti, uno dei più intensi e importanti periodi della storia
contemporanea mondiale, europea ma anche e soprattutto tedesca.
In poco più di un anno si spezzano i già instabili equilibri tra Stati
Uniti ed Unione Sovietica, si concretizza la definitiva caduta del
comunismo in Europa orientale, si ridisegnano i confini di molti Stati
europei e si assiste alla nascita di un nuovo Stato tedesco a suggellare la
conclusione della cosiddetta epoca del secondo dopoguerra.
La Germania ha la fortuna, o forse sarebbe meglio dire la sfortuna,
di essere una delle principali protagoniste di questo straordinario
stravolgimento politico, sociale ed economico. Sul territorio tedesco,
succede, in piccolo, ciò che in più ampia scala si verifica nell’intero
continente europeo.
7
Jurek Becker, Die Wiedervereinigung der deutschen Literatur, in Irene Heidelberger-
Leonard, op. cit., pp. 61-63. Trad. it.: “Nella DDR nessuna pietra sta al suo posto e ciò
non riguarda soltanto il muro”.
4
L’apertura del muro rappresenta un vero punto di svolta per quanto
concerne la percezione collettiva; le emozioni che le immagini televisive
suscitano, quella sera del 9 novembre 1989, influenzano l’opinione
pubblica interna e internazionale.
8
A partire da quella data le cose sono completamente cambiate e
continuano a cambiare sino ai nostri giorni.
Oggetto della mia tesi è l’esame dei risvolti in campo sociale e
letterario che si sono manifestati in Germania in seguito ai cambiamenti
politici di quegli anni.
Il lavoro consta di una parte storica introduttiva, nella quale si
effettua una ricostruzione degli eventi politici e sociali a cavallo degli anni
1989 e 1990, di una seconda parte che riguarda un’analisi della poesia di
Volker Braun Das Eigeintum (1990) e del testo di Delius Die Birnen von
Ribbeck (1991) che affrontano il tema della riunificazione secondo due
diverse ottiche e di un’ultima parte in cui si indaga brevemente sugli
effetti della Wende, sulla musica rock e sul cinema tedesco in parte
investiti dalla Ostalgiewelle.
Partendo dall’iniziale fiducia nella perestrojka,
9
avviata nel marzo
1985 da Michail Gorbaciov, attraverso le numerose dimostrazioni di
Lipsia e Berlino Est, fino a giungere ai primi segni di scetticismo che
presto di tradurranno in sconforto e smarrimento, nel primo capitolo si
tenta di fornire un quadro storico del periodo compreso tra la tarda
primavera del 1989 e il 3 ottobre 1990 in cui la Germania raggiunge
un’inaspettata riunificazione ritrovandosi successivamente a pagare a caro
prezzo le dure ripercussioni da essa avute sul campo economico e sociale.
Una sezione del capitolo viene dedicata alle reazioni della nuova
Germania nei confronti di questi burrascosi cambiamenti, a detta di molti,
portati avanti troppo velocemente dal governo di Bonn e per questo spesso
8
Cfr. Gustavo Corni, Storia della Germania da Bismarck alla riunificazione, Milano, Il
Saggiatore, 1995, p. 431 e ss.
9
perestrojka: dal russo, parola d'ordine del nuovo corso della politica sovietica di
Gorbaciov, che voleva interpretare la necessità di riorganizzare, rinnovare e riformare, su
basi più democratiche, la politica, l'economia e l'amministrazione dell'URSS.
5
interpretati come una forzatura. Vengono poi prese in esame le posizioni
degli intellettuali tedeschi in merito alla difficile situazione in cui la
cultura tedesca ha vissuto a partire dal secondo dopoguerra fino alla fine
degli anni Ottanta, periodo in cui si è trovata divisa da un muro, simbolo
di diverse ideologie politiche e di un instabile equilibrio internazionale.
Viene, infine, tracciato un quadro della situazione culturale all’epoca
della Wende, sino ai mesi ad essa subito successivi con l’introduzione di
temi che vengono meglio approfonditi nel secondo capitolo.
Lo studio è stato condotto attraverso un’indagine bibliografica
effettuata soprattutto a Berlino presso la biblioteca del dipartimento di
Germanistica della “FREIE UNIVERSITÄT BERLIN” e presso la
“BUNDESZENTRALE FÜR POLITISCHE BILDUNG”; presso le biblioteche del
GOETHE INSTITUT di Londra e di Palermo e presso le biblioteche dei
dipartimenti di storia e letteratura tedesca della “QUEEN MARY
UNIVERSITY OF LONDON”.
Si ringraziano per la preziosa collaborazione la “Rowohlt Verlag”
di Reinbeck presso Amburgo che ha gentilmente offerto un consistente
quantitativo di materiale bibliografico tra cui saggi, critiche letterarie,
articoli e recensioni riguardanti il testo Die Birnen von Ribbeck di
Friedrich Christian Delius oltre ad interventi dello stesso autore pubblicati
su quotidiani e periodici tedeschi.
Un ringraziamento va inoltre alle testate dei quotidiani tedeschi
«Frankfurter Rundschau» e «Märkische Allgemeine Zeitung» e a quella
del settimanale «Die Zeit» che hanno fornito preziosi riferimenti
bibliografici relativamente alle recensioni cinematografiche riguardanti i
film presi in esame nella tesi.
6
Capitolo I
La fine della DDR: l’Est si apre all’occidente
1.1 Dalla perestrojka al trattato di riunificazione
Alla luce degli avvenimenti politici vissuti sul finire degli anni
Ottanta e della condotta politica intrapresa da Gorbaciov, il futuro
dell’Unione Sovietica, di tutti i paesi facenti parte del “blocco” e della
stessa DDR, sembrava essere in pericolo e la popolazione cominciava a
rendersene conto.
Se nel 1984, infatti, il 73% dei cittadini della DDR esprimeva la
propria piena fiducia ad Erich Honecker
10
e all’intero “sistema”
controllato dall’allora Unione Sovietica in cui la Germania Orientale si
inseriva, quattro anni dopo, nel 1988, la percentuale di consensi era scesa
al 15% e nello stesso anno, tra i giovani tedeschi orientali, solo il 19% si
identificava con l’URSS.
11
I cambiamenti democratici, le trasformazioni economiche e
politiche in Polonia, in Ungheria e nell'Unione Sovietica riempivano ogni
giorno i giornali di tutta l'Europa, una notizia sensazionale seguiva l'altra;
solo nella DDR il tempo sembrava essersi fermato.
Le elezioni amministrative del 7 maggio del 1989 portano al solito
risultato del 98% di consensi per i candidati ufficiali, ma la falsificazione
dell’esito elettorale è adesso più evidente che mai e il popolo comincia a
ribellarsi.
10
Erich Honecker, succede come segretario generale della SED a Walter Ulbricht nel
1971 e resta in carica fino all’ottobre del 1989 quando decide di dimettersi per presunti
problemi di salute. Cfr. Hermann Weber, Geschichte der DDR, Deutscher Taschenbuch
Verlag, München, 1985.
11
Cfr. Gustavo Corni, Storia della Germania da Bismarck alla riunificazione, cit., p. 431
e ss.
7
Le speranze in un cambiamento dello Stato sono ancora scarsissime
ma ciononostante molta gente comincia a dimostrarsi impaziente e cerca
di reagire.
Il vero e proprio collasso della Repubblica Democratica Tedesca ha
inizio il 2 maggio del 1989 quando il ministro degli esteri ungherese
Gyula Horn decide di far rimuovere il filo spinato posto al confine tra
Ungheria e Austria. È la prima, vistosa crepa nella cortina di ferro. Ciò dà
inizio ad una valanga inarrestabile che porta, nel giro di pochi mesi, alla
caduta del muro di Berlino.
Ripresi dalle telecamere occidentali, oltre 25.000 cittadini della
DDR tentano la fuga verso l’Ovest attraverso l'Ungheria. A voler
abbandonare la patria, non sono soltanto gli intellettuali dissenzienti, come
nel 1977, dopo l’espulsione di Biermann,
12
adesso, a distanza di poco più
di dieci anni, buona parte della popolazione tedesco-orientale desidera
recarsi in Germania occidentale.
Nell’estate del 1989 i turisti della DDR si riversano a Praga, a
Budapest e a Varsavia, rifugiandosi nelle ambasciate della Repubblica
Federale con l'intento di persuadere i politici di Bonn a conceder loro
l'espatrio. La tensione tra le due Germanie aumenta fino a che, nell’agosto
1989, il governo di Bonn decide di chiudere al pubblico la sede
diplomatica di Berlino Est e le ambasciate della Repubblica Federale
tedesca a Praga e a Budapest.
12
Wolf Biermann, scrittore e cantautore che ha fortemente creduto nel socialismo. Il
padre, comunista ed ebreo, è stato trucidato dai nazisti. Nel 1953 Biermann lascia la sua
Amburgo per recarsi “nella migliore delle due Germanie”: la DDR. Nel 1956, una volta
recatosi nella Bundesrepublik per una tournè, gli viene fatto recapitare l’invito, da parte
del regime, a non far ritorno nella DDR (Die Biermann Ausbürgerung). In occasione di
questo episodio, nasce un acceso dibattito che prende il nome di “caso Biermann” e viene
firmato un appello di solidarietà al cantautore da parte di moltissimi intellettuali. Ignorata
dagli organi di stampa governativi, la lettera viene inviata a «Die Zeit» e per gli
intellettuali della DDR, assieme alle sanzioni, arrivano le Ausreisegenehmigungen
(“permessi di espatrio”). Il caso Biermann dà quindi luogo ad un massiccio espatrio di
intellettuali che tra il 1976 e 1989 si stabiliscono nella Bundesrepublik decidendo di
abbandonare definitivamente la DDR e determinando così un impoverimento della vita
culturale del paese. Cfr. Wolf Biermann, Liedermacher und Sozialist, Rowohlt
Taschenbuch Verlag, Reinbeck bei Hamburg, 1976 e Wolfgang Emmerich, Kleine
Literatur Geschichte der DDR, Kiepenheuer, Leipzig, 1997, p. 253.
8
Nelle prime manifestazioni di settembre i Vopos,
13
soffocano le
proteste caricando la folla di dimostranti. Tuttavia ogni tentativo
dell'apparato politico di Erich Honecker è vano; si tenta anche un
rimaneggiamento politico per far fronte alla crisi. È il contesto
internazionale che è mutato: la politica di distensione inaugurata da
Gorbaciov ha ormai rimesso in moto la storia determinando un movimento
di portata europea e mondiale. All’inizio di ottobre il governo consente
l’espatrio in treno ai rifugiati asserragliati nelle ambasciate. In
quindicimila raggiungono la Repubblica Federale Tedesca. Le immagini
sono drammatiche: i convogli diretti in occidente, in transito attraverso la
DDR, vengono presi d’assalto da altri cittadini che vogliono abbandonare
il paese e, nei mesi precedenti all’apertura dei confini tra i due stati
tedeschi, più di centomila tedeschi orientali riescono a fuggire ad Ovest.
In alcuni intellettuali serpeggia la speranza che sia finalmente
venuto il momento della pubblica resa dei conti con quella classe dirigente
tedesco-orientale che, incurante dei nuovi segnali provenienti dall’Unione
Sovietica, si era arroccata su posizioni di rigido immobilismo.
14
Quello che infine, con grande sorpresa di tutti e nel giro di
pochissimo tempo porta alla riunificazione tedesca sono due fattori ai
quali, all'epoca, quasi nessun politico dell'occidente aveva dato
importanza: l'arrivo di Gorbaciov come leader dell'Unione Sovietica e le
crescenti difficoltà politiche ed economiche dei paesi dell'Est e
specialmente della DDR.
L'Unione Sovietica, da molti giudicata forte e pericolosa, negli
anni Ottanta è in realtà già un gigante in agonia; l'economia
tecnologicamente arretrata, la produttività molto scarsa e gli enormi sforzi
per tenere il passo con gli Stati Uniti nella corsa agli armamenti logorano
le finanze dello Stato.
13
Abbreviazione per Deutsche Volkspolizei (DVP), polizia nazionale della Repubblica
Democratica Tedesca che era stata ufficialmente costituita il 1 luglio 1945. La maggior
parte dei Volkspolizisten erano militanti e membri della SED.
14
Cfr. Lewis J. Edinger / Brigitte L. Nacos, From Bonn to Berlin – German Politics in
transition, New York, Columbia University Press, 1992.
9
In più una corruzione sempre più dilagante porta il paese verso una
situazione politica molto grave. Con la perestrojka, cioè la radicale
trasformazione della politica e dell’economia e con la glasnost,
15
che
avrebbe dovuto portare alla trasparenza, Gorbaciov adotta una nuova linea
politica.
I dirigenti della DDR assistono a questo processo prima con un
certo imbarazzo e poi con crescente resistenza. Applicare gli stessi
principi nella DDR, poteva essere molto pericoloso per loro; uno degli
slogan più utilizzati dal regime della DDR, cioè “Staat und Gesellschaft
ausschließlich am sowjetischen Vorbild”
16
all'improvviso diventa uno
slogan dell'opposizione.
Alla fine degli anni Ottanta la DDR appare economicamente
abbastanza forte, l'apparato statale sembra indistruttibile e nessuno può
prevedere il crollo verticale che nel 1989 sarebbe avvenuto in pochissimi
mesi.
Ogni lunedì a Lipsia decine di migliaia di persone iniziano a riunirsi
per manifestare contro il governo; ogni lunedì più numerose nelle
cosiddette “Montagsdemonstrationen”
17
durante le quali lo slogan
populista della DDR “Wir sind das Volk” (“Noi siamo il popolo”) si
trasforma in “Wir sind ein Volk” (“Noi siamo un popolo”). Manifestare
apertamente contro il governo, contro il regime della DDR, è però un
rischio enorme. Tutte le esperienze precedenti, infatti, nei paesi
dell'Europa dell'Est, erano finite nel sangue e in una repressione feroce. I
ricordi delle rivolte fallite nella DDR nel 1953, in Ungheria e in Polonia
nel 1956, in Cecoslovacchia nel 1968 e di nuovo in Polonia nel 1981 sono
ancora freschi e nessuno può prevedere la reazione di un regime che,
anche se già indebolito, dispone del pieno controllo della polizia,
15
glasnost, dal russo (“trasparenza, pubblicità”), termine legato alla politica sovietica di
Gorbaciov, che indicava la tendenza verso una maggiore democratizzazione del paese,
consistente nel rendere pubblico e trasparente ogni atto o fatto, specie politico, della vita
dell'URSS.
16
Trad. it.: “Stato e società secondo il modello sovietico”. Cfr. figura 4 nella sezione
Appendice fotografica a pag. 99.
17
Trad. it.:“dimostrazioni del lunedì”, vedi figure 5 e 6 nella sezione Appendice
fotografica a pag. 100.
10
dell'esercito e dell'intero apparato repressivo che nella DDR ha sempre
funzionato molto bene.
Ma nell'ottobre del 1989 gli eventi nella DDR precipitano. Sotto la
pressione delle manifestazioni di massa e del flusso sempre crescente di
persone che lasciavano il paese, molte amministrazioni comunali si
sciolgono e vengono sostituite da organi ai quali partecipano per la prima
volta anche gruppi di opposizione. Anche l'ultimo tentativo di salvare il
salvabile, cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del
governo non serve a nulla. Costretto dalle circostanze, il 18 ottobre 1989
Honecker si dimette. Il governo, presieduto da Egon Krenz, tenta di
fronteggiare la situazione ma la protesta dilaga. In queste ore il timore di
un intervento armato è percepibile anche nelle prese di posizione di
intellettuali, tra cui Christa Wolf e Stefan Heym, che prendono parte alla
manifestazione del 4 novembre in Alexanderplatz a Berlino.
Quando la sera del 9 novembre il portavoce del governo della DDR,
Günter Schabowski annuncia una riforma molto ampia della legge sui
viaggi all'estero, la gente di Berlino Est lo interpreta a modo suo: “der
Mauer muß weg!”.
18
Ma il muro c’è ancora e i Grenzsoldaten
19
che lo sorvegliano in
quella notte non sanno cosa fare. Migliaia di persone si radunano ad Est
davanti al muro, ancora sorvegliato dai soldati, altrettante persone stanno
ad aspettare dall'altra parte, ad Ovest, con un misto di ansia, speranza e
preoccupazione. Nell'incredibile confusione di quella notte, qualcuno, e
ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, dà l'ordine ai soldati di
ritirarsi e, tra lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall'Est e dall'Ovest,
scavalcando il muro, si rincontrano per la prima volta dopo quarant’anni.
20
18
Trad. it.: “il muro deve sparire”.
19
Soldati addetti alla sorveglianza dei confini e del muro.
20
Vedi figura 7 nella sezione Appendice fotografica a pag. 101 e figura 8 a pag. 102.