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poter cambiare la produzione in breve tempo per ottenere il cosiddetto
Just In Time, fondamentale per avere un prodotto di qualità e per essere
competitivi.
L'assemblaggio meccanico delle differenti parti della macchina aveva
per contro un vantaggio, quello della rigidità. Se si modificava ad
esempio la velocità di una parte dell'albero di trasmissione, la parte
collegata modificava anch'essa la sua velocità. Allo stesso modo l'albero
in ingresso e in uscita del riduttore erano solidamente uniti uno all'altro.
L'alternativa elettrica/elettronica alla meccanica doveva rispettare questo
fattore di "rigidità".
Le diverse parti di un azionamento sono normalmente ordinate secondo
un ordine gerarchico, questo perché in azionamenti complessi c’è molto
spesso bisogno di una o più grandezze di riferimento che i vari
componenti possono seguire.
Questo lavoro di tesi è finalizzato alla gerarchizzazione in albero
elettrico di azionamenti elettrici mediante convertitori industriali, in
particolare si è voluto impostare un ciclo di lavoro mediante
programmazione di un microprocessore opzionale inserito nell’inverter
master.
Qui di seguito sono stati sintetizzati i contenuti dei singoli capitoli per
introdurre il lettore all’argomento trattato.
Nel capitolo I verranno innanzitutto richiamati i componenti
fondamentali di un azionamento elettrico, si proseguirà con un’analisi
più approfondita degli azionamenti a moto continuo in corrente alternata,
per poi concludere con una panoramica sui tipi di modulazione adottati
per il controllo di inverter a tensione impressa.
Nel capitolo II verranno illustrate alcune comuni applicazioni di
azionamenti industriali, per poi entrare nello specifico dell’azionamento
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industriale utilizzato, l’Unidrive® della Control Techniques, di cui
verranno evidenziate caratteristiche costruttive, potenzialità e possibilità
di espansioni con l’uso di moduli opzionali.
Nel capitolo III verranno illustrati i comandi e le routine più comuni per
la programmazione del modulo opzionale UD70 mediante il software
DPL Toolkit , si proseguirà con un flow chart del programma realizzato
con richiami al codice utilizzato nell’implementazione del ciclo di
lavoro.
Il capitolo IV sarà dedicato alla descrizione delle proprietà dell’albero
elettrico andando poi ad evidenziare vantaggi e svantaggi rispetto
all’albero meccanico. Si darà poi una breve descrizione del modulo
opzionale UD51, per quindi passare alle modalità di connessione in
albero elettrico tra i due motori utilizzati, illustrando tutte le possibili
soluzioni, specificando vantaggi e svantaggi di ogni configurazione.
Nel capitolo V verranno illustrate le acquisizioni ottenute tramite
oscilloscopio analogico. Si darà particolare attenzione alle forme d’onda
che rappresentano la velocità, nelle due realizzazioni di albero elettrico
fatte in laboratorio. Si analizzeranno anche le correnti di fase dei motori,
monitorate per controllare il corretto funzionamento dei motori.
Infine in Appendice verrà fornita della documentazione tecnica ed
illustrazioni utili ad una migliore comprensione delle applicazioni
realizzate.
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Introduction
The mankind for its own nature has always tried to construct tools and so
machines that could help him in his jobs and could also substitute him.
The usefulness of machines caused an inalienable need and their spread
is increasing in many society areas, from industry to service, from
agriculture to domestic uses.
Each part of the moving machine was interlocked to the motor by means
of mechanical devices like transmission shaft, gear, pulleys and
connections. The limitations that this mechanical devices implied,
became evident as the need for limber machines increased, industry
wanted to reduce the time for production and increase the quality.
Changing kind of production means a loss of time and money as the
substitutions of mechanical devices is an hard work.
The production rate were limited from the operating speed of such
devices like connections/brakes and all the part of the machine, joined
together in a non flexible way, they weren’t able to follow the market
demand. It was necessary to find a solution to join together directly and
make independent each part of the machine.
The connection should be electronically rather than mechanically. With
the growing of low price power electronics this has became possible and
the present trend is the revamping of firms, because to be competitive on
the present market is not possible anymore focusing only on the quantity,
market asks for Just In Time product, for quality product.
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The mechanical hookup of different parts had its advantage, there was a
rigid connection between the parts. If for example the speed of a part of
the transmission shaft changes, all the linked parts change their speeds.
Similarly the shaft before and after the gear were strongly connected.
The alternative electric/electronic to mechanical respect the “rigidity”
factor.
The different parts of a drive are usually ordered in a hierarchical way,
this is important because in complex drives there is often the need of one
or more reference quantities that the manifold element can follow.
This work of thesis is focused on the hierarchical construction of a
digital look of electrical drives by means of industrial converters, in
particular it was set up an operating cycle by programmation of an
optional microprocessor inserted in the master inverter.
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Capitolo I
AZIONAMENTI ELETTRICI
1.1 Generalità
In questo capitolo vengono innanzitutto richiamati i componenti
fondamentali di un azionamento elettrico, si prosegue con un’analisi più
approfondita degli azionamenti a moto continuo in corrente alternata, per
poi concludere con una panoramica sui tipi di modulazione adottati per il
controllo di inverter a tensione impressa.
1.2 Azionamenti elettrici: generalità
Il sistema che, a partire da una generica linea elettrica, è in grado di
alimentare energeticamente una macchina operatrice e di regolarne le
funzioni è detto Azionamento Elettrico. Alla sua affermazione ha
contribuito in maniera determinante lo sviluppo dell’elettronica e
dell’informatica di questi ultimi decenni. L’introduzione dei dispositivi a
semiconduttore nei circuiti di potenza ha reso più flessibile le reti
elettriche di alimentazione, mentre l’impiego di sofisticati circuiti di
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regolazione e di controllo sia analogici che digitali ha consentito di
migliorare enormemente le prestazioni degli azionamenti contenendone,
al tempo stesso, i costi e le dimensioni.
La struttura base di un azionamento elettrico è schematizzata in fig.
I.1, in cui, per semplicità rappresentativa, si fa riferimento ad un
azionamento monomotore.
Figura I.1 – Rappresentazione schematica di un Azionamento Elettrico
L’energia elettrica, prelevata dalla rete di alimentazione per il tramite dei
dispositivi di manovre (contattori, fusibili, interruttori, etc.), viene
opportunamente adeguata dal convertitore (raddrizzatori controllati,
chopper, convertitori di frequenza, etc.) che alimenta il motore elettrico
(motori in c.c., motori asincroni, motori sincroni, etc.) il cui albero è
connesso alla macchina operatrice attraverso un organo di trasmissione
del moto (giunti, ingranaggi, ruote di trasmissione, etc.).
Al fine di osservare il comportamento delle diverse parti componenti
l’azionamento viene normalmente predisposto un sistema di misura
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(strumentazione, sistemi di acquisizione dati, etc.). Il sistema di misura
può essere di semplice monitoraggio, o in sistemi più avanzati
interconnesso con moduli dedicati alla segnalazione (acustiche,
luminose, etc.) a loro volta connesse al sistema di protezione che, in caso
di necessità determina l’intervento delle protezioni (relé termici, di
massima corrente, etc.). Nel caso di azionamenti per i quali è previsto un
controllo in controreazione, bisogna considerare anche la presenza di un
unità di controllo (analogica, digitale o ibrida) che sulla base delle
grandezze rilevate e dei riferimenti imposti, permette un adeguamento
automatico delle caratteristiche di alimentazione.
Gli azionamenti elettrici possono essere classificati secondo diversi
criteri: dal punto di vista del moto, del senso di avanzamento, del tipo di
controllo, delle grandezze da controllare, o infine del tipo di motore
utilizzato. Lasciando per una trattazione specifica dei singoli
azionamenti i testi di riferimento, si preferisce soffermarsi sul perché in
questa esperienza sono stati utilizzati azionamenti con motori asincroni.
1.3 Azionamenti con motori asincroni
Il motivo che sta alla base della scelta di un azionamento con motori
asincroni è sicuramente la disponibilità di convertitori statici che hanno
permesso l’uso di motori asincroni con rotore a gabbia, che com’è noto
sono molto più robusti e hanno bisogno di una minore manutenzione
rispetto a i motori a corrente continua nei quali è presente il
commutatore meccanico (collettore). Il convertitore permette di variare
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le caratteristiche dell’alimentazione elettrica andando quindi a variare
velocità e coppia del motore asincrono, che fino a qualche decennio fa
era utilizzato solamente in applicazioni a velocità fissa, poiché in assenza
di dispositivi elettronici di potenza, l’unico modo per ottenere
performance dinamiche accettabili da un motore elettrico era utilizzando
motori a corrente continua, per i quali però le regolazioni di velocità, la
frenatura e l’avviamento avvenivano mediante grossi reostati e quindi
con metodi altamente dissipativi.
Figura I.2 – Motore asincrono sezionato
Il traferro è il più piccolo
possibile per ridurre la
dispersione del flusso
magnetico
Rotore di bassa resistenza
costruito con barre di
allumino di alta qualità
per migliorare il
rendimento
Statore formato di lamine
di materiale magnetico
per ridurre le perdite
Cuscinetto di alta
qualità per ridurre le
perdite per attrito
Avvolgimento
statorico
Ventola di
raffreddamento.
Introduce perdite
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Il motore asincrono è, a grandi linee, un motore a velocità praticamente
costante se la frequenza è costante. Nella zona di stabilità (fig.I.3), che
va dalla velocità di sincronismo alla velocità cui si ha la coppia massima,
la caratteristica meccanica è in genere ripida e la variazione di velocità è
grossomodo del 10%.
Figura I.3 – Grafico s-C
Se poi si tiene conto che la corrente non può superare il valore nominale
che si ha alla velocità nominale cui corrisponde uno scorrimento
sull’ordine del 3-5%, l’intervallo di variazione si riduce drasticamente,
non potendo il motore sostenere per lungo tempo una velocità inferiore,
per il surriscaldamento che l’intensità di corrente, superiore al valore
nominale, determina. C’è dunque una variazione dipendente dal carico
che non è controllabile in modo efficace modificando la tensione.