10
intrattenimento (videogame su CD-ROM e su cartuccia, CD-ROM per PC e
prodotti multimediali); pellicole cinematografiche, produzioni teatrali,
trasmissioni televisive, DVD, home video e rappresentazioni digitali di
lavori audiovisivi, musica, vinili, CD e audio cassette; libri di testo, manuali
di settore, pubblicazioni professionali e giornali (in versione elettronica e
stampata) (Siwek, 2002).
E’ risaputo che un paese, a mano a mano che si sviluppa, subisce una
progressiva trasformazione nella tipologia di attività produttive svolte, con
uno spostamento prima da quelle primarie (agricoltura, silvicoltura, pesca)
verso quelle industriali-manifatturiere (edilizia e produzione di beni fisici),
poi da queste ultime verso le attività del terziario (servizi accessori
all’industria, servizi alle persone, turismo, servizi di pubblica
amministrazione). Nel corso di questa trasformazione, il peso del terziario
cresce perché una parte dell’attività manifatturiera – quella a più alta
intensità di manodopera – o è fortemente automatizzata o emigra verso paesi
in via di sviluppo a più basso costo del lavoro , e perché crescono in
parallelo le attività concettuali di supporto ai processi più strettamente
manifatturieri, quali la progettazione, la ricerca e sviluppo, la costruzione dei
sistemi informativi e dei software sia per l’automazione sia per la gestione,
le attività di programmazione, di logistica, di marketing e comunicazione,
quelle di controllo. Ma il terziario cresce anche perché le persone, soddisfatti
i bisogni primari, indirizzano in misura crescente la loro domanda verso
esigenze più “spirituali” : l’intrattenimento, la lettura, i viaggi la salute, la
cura del corpo, la formazione. Questo progressivo spostamento dell’attività
economica verso il terziario vede, in parallelo, aumentare la componente dei
servizi ad alto contenuto intellettuale e creativo, quella che viene definita
“terziario avanzato”. Caratteristica di questa componente non è solamente
produrre output intangibili (quindi essere servizio), ma anche impiegare, a
tale fine, persone che nel processo produttivo non devono portare tanto le
loro prestazioni manuali, quanto quelle intellettive, creative, il loro senso
estetico, la loro sensibilità e cultura, le loro capacità di comunicazione o
narrative. In breve il fattore chiave della produzione è l’uomo, con la sua
11
ricchezza culturale, estetica, creativa o intellettuale. Siamo nel campo di
quelle attività che nella lingua ormai dominante negli studi di economia e
management vengono definite brain intensive and creative industries.
(Dematté 2003).
Paragrafo 1.2: Dimensione Economica delle Industrie Creative negli Stati
Uniti d’America
Il report economico intitolato “Copyright Industries in the U.S.
Economy: The 2002 Report” realizzato da Stephen E. Siwek membro della
Economists Incorporated indica che le industrie creative, definite come
copyright industries, sono la risorsa caratterizzata dalla crescita economica
più rapida e ampia di tutta la nazione (MPAA 2000).
Nel 1990 la IPAA commissionò alla Economists Incorporated la
redazione di un primo rapporto focalizzato sul tentativo di misurare
l’impatto economico e il ruolo di mercato di un insieme di industrie diverse
tra loro e accomunate dalla fiducia riposta nella protezione del copyright.
Prima di allora, soltanto alcuni paesi – Svezia (1978) e Germania e Austria
(1986) – avevano tentato di analizzare le proprie copyright industries
nell’insieme. Il rapporto del 1990 è stato il primo a raggruppare i vari
elementi delle industrie basate sul copyright, per definirle rigorosamente e
fornire ampie statistiche sul loro contributo al gross domestic product
(GDP), il prodotto interno lordo, all’occupazione e al commercio. Da allora,
data la percezione della crescente importanza della proprietà intellettuale,
altri paesi hanno iniziato a valutare il ruolo di queste e di altre industrie
fondate sulla proprietà intellettuale nelle proprie economie attraverso studi
12
basati sul lavoro pionieristico della Economists Incorporated.
1
I risultati
dello studio del 1990 sono stati confermati in tutto il mondo: le copyright
industries costituiscono uno dei settori con la crescita più veloce dell’intera
economia e forniscono un contributo significativo all’occupazione interna e
le sue entrate crescono anche sul versante del commercio internazionale. Sia
nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo, questa serie di studi
ha generalmente registrato un contributo medio al GDP compreso tra il 3% e
il 6% delle economie nazionali nel loro complesso (Siwek, 2002).
Negli Stati Uniti le statistiche relative al 2001 presentate nel
“Copyright Industries in the U:S: Economy: The 2002 Report” indicano la
prosecuzione di tale significativo andamento. Queste industrie seguitano ad
esercitare un notevole impatto sulla crescita e la produttività in un periodo in
cui i tassi di crescita globale sono per il resto lenti ed incerti. Mentre nel
1990 questo impatto economico d’insieme fu una scoperta sorprendente –
visto l’ottimismo riposto nell’enorme potenziale di sviluppo del commercio
elettronico – si ritiene oggi certa ed assodata l’importanza delle industrie
creative negli Stati Uniti.
Paragrafo 1.3: Le Industrie basate sul Copyright: Il Rapporto 2002
Ma analizziamo, ora, nel dettaglio lo studio “Copyright Industries in
the U.S. Economy: The 2002 Report”. Innanzitutto vediamo come sono state
classificate le industrie basate sul copyright oggetto di studio. Per molti anni
il governo federale degli Stati Uniti ha raccolto e conservato dati economici
sulle imprese statunitensi nell’ambito di un sistema di classificazione noto
come Standard Industrial Classification (SIC), sistema di classificazione
1
Per esempio nell’area di applicazione del copyright, Gran Bretgana (1993), India (2000),
Olanda (2000), Finlandia (2000), Australia (2001), Giappone (2001) e Mercosur (Argentina,
Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay imminente nel 2002), (Siwek 2000).
13
industriale standardizzato.
2
Questo sistema comprende oltre un migliaio di
industrie suddivise per categorie e divisioni come costruzioni, manifatture e
servizi . I dati del governo americano sono organizzati in modo che sia facile
misurare la dimensione e la crescita delle industrie che si conformano
esattamente ai criteri del SIC (come l’industria farmaceutica gruppo 283)
(Siwek, 2002).
Le industrie statunitensi che dipendono dalla protezione del
copyright, non sono adatte a queste classificazioni basate sul SIC. Alcune di
queste editoria e discografia sono classificate come manifatturiere. Altre
software per PC e industrie cinematografiche come servizi. I prodotti di altre
come per esempio l’architettura sono assistite dalla protezione del copyright,
mentre altre non lo sono. Di conseguenza i dati governativi attuali non sono
in grado di misurare efficacemente la dimensione e la crescita delle
copyright industries.
Il governo degli Stati Uniti sta quindi convertendo il suo sistema di
statistiche industriali dalle categorie del SIC a un nuovo sistema conosciuto
come North America Industrial Classification System (NAICS), il sistema
nordamericano di classificazione industriale. Durante la stesura del rapporto
2002, le statistiche basate sul NAICS erano disponibili soltanto per alcune
categorie comprese nel Censimento del 1997 realizzato dal Census Bureau,
l’ufficio censimenti. Inoltre il U.S. Bureau of Labor Statistics, l’ufficio
statunitense per le statistiche occupazionali, non aveva ancora pubblicato le
statistiche occupazionali per le categorie basate sul NAICS. Per questi
motivi il rapporto è ancora una volta basato sulle categorie SIC.
In questo rapporto le copyright indutries sono state divise in quattro
categorie come nelle precedenti versioni
3
. Il primo gruppo è costituito dalle
2
Si veda Executive Office of the President, Office of Management and budget, Standard
Industrial Classification Manual, 1987 (Siwek 2002).
3
Le “industrie basate sul copyright” sono tradizionalmente state definite allo scopo di
includere soltanto i produttori e una parte dell’industria impegnata nella produzione fisica e
distribuzione di libri, giornali, pubblicità, dischi, CD, audio cassette, musica, film,
14
core copyright industries, cioè quelle industrie che costituiscono il nucleo
del settore; rientrano in questa categoria le industrie aventi come attività
principale la creazione di lavorazioni o la produzione di materiale soggetti al
copyright.
Le core copyright industries quindi comprendono: editoria di libri,
quotidiani, periodici e industrie correlate, discografia, produzione e
diffusione televisiva e radiofonica, cinematografia, produzione teatrale,
pubblicità, elaborazione di software per computer ed elaborazione di dati
4
.
La maggior parte di queste industrie si occupa principalmente della
produzione e divulgazione di materiale originale protetto da copyright.
Alcune attività, come la produzione di software (incluse le applicazioni
gestionali, educative e di intrattenimento) comprendono sia la generazione di
materiale protetto da copyright che la sua applicazione.
Il secondo gruppo comprende le partial copyright industries, le
industrie parzialmente basate sul copyright, che sono costituite da un
insieme variegato di imprese di cui soltanto una parte producono materiale
protetto dal copyright. Il terzo gruppo, distribution, distribuzione,
comprende le industrie che distribuiscono il materiale protetto da copyright.
Esempi sono i servizi di trasporto, le librerie e in generale i commercianti
all’ingrosso o al dettaglio coinvolti nella distribuzione di prodotti soggetti al
copyright. Il quarto gruppo è formato dalle copyright-related industries, le
industrie connesse ai prodotti soggetti al copyright, cioè quelle che
producono e distribuiscono prodotti generalmente complementari rispetto a
materiali protetti dal copyright
5
, come computer, radio, televisori, dispositivi
di riproduzione e registrazione audio e video. I quattro gruppi – core, partial,
distribution and related – se considerati congiuntamente formano la total
programmi televisivi e radiofonici e software per PC. Come sarà evidenziato dallo studio,
questa definizione sottostima l’importanza di queste industrie rispetto all’intera economia
americana (Siwek 2002).
4
Come prima rettifica alla metodologia dello studio si includono gli operatori televisivi via
cavo nelle core copyright industries (Siwek 2002).
5
Per una lista dettagliata dei prodotti appartenenti a questa categoria si veda Siwek and
Furchgott-Roth (1990), Table 1 (Siwek 2002)
15
copyright industries, la totalità delle industrie basate sul copyright; vedi
tavola 1.
Tavola 1: Total Copyright Industries
Copyright Industry Principali Gruppi di Imprese
Core Copyright Editoria e Stampa
Discografia, Produzioni Teatrali,
Opera
Cinematografia
Radio e Televisione
Fotografia
Software e Database
Servizi Pubblicitari
Arti Grafiche e Visive
Partial Copyright Industria della Moda, delle Calzature
e Accessori; Produzione di Gioielli,
Giocattoli e Videogiochi, Oggetti
d’Arredamento, Design d’Interni,
Architettura, Musei
Distribution Trasporto e vendita; Telefonia e
Internet
Copyright Related Industries Produzione e Vendita di TV, Radio,
Videoregistratori VHS, Lettori e
Masterizzatori DVD, Radio, Cassette
e CD Player, Consolle per
Videogame
Fonte: Elaborato dall'Autore
16
Le definizioni utilizzate in questo studio riflettono assunzioni
tradizionali. Molte industrie basate sul copyright vaste ed importanti non
sono state incluse poiché le attività protette sono state considerate troppo
diffuse all’interno dell’industria stessa per poter essere misurate. Per
esempio, scuole, college e università sono primari consumatori di libri e
pubblicazioni e costituiscono anche una fondamentale fonte di materiale
coperto da copyright. Eppure gli istituti scolastici non sono stati compresi
nella lista delle industrie basate sul copyright proprio perché il materiale
protetto è diffuso attraverso l’intero sistema educativo, in modo tale da
renderne impossibile la misurazione. Similarmente, le imprese di riparazione
di televisori e computer non sono state considerate. Per cui, in questo studio
la misurazione dell’importanza economica delle industrie basate sul
copyright – in particolare con riferimento ai gruppi partial, distribution e
related sector – è stata sottostimata.
Paragrafo 1.4: Il Valore aggiunto delle Copyright Industries
Il metodo più appropriato di valutazione del contributo di
un’industria all’economia nazionale è costituito dalla misurazione del suo
valore aggiunto. Il valore aggiunto riflette il contributo economico in termini
di capitale e lavoro di un particolare settore alla crescita dell’economia in
generale. La somma dei valori aggiunti di tutti i settori degli Stati Uniti
equivale quindi al gross economic product (GDP), il prodotto interno lordo,
misura standard della dimensione dell’economia americana (Siwek, 2002).
Il valore aggiunto stimato delle industrie basate sul copyright ha
continuato ad aumentare costantemente dal 1977. Il grafico n°1 e la tabella
n°1 mostrano il valore aggiunto nominale realizzato dalle copyright
17
industries, nel 1977 e dal 1987 al 2001
6
. Il valore aggiunto nominale per le
core copyright industries è aumentato da $43.4 miliardi nel 1977 a $ 506.8
miliardi nel 2000 fino a $ 535.1 miliardi nel 2001
7
. Il valore aggiunto
nominale del totale delle copyright industries è aumentato dai $ 73.6 miliardi
del 1977 ai $ 749.3 miliardi del 2000 fino ai $ 791.2 miliardi del 2001.
Grafico 1: Copyright Industrie s : Contributo de l Valore
Aggiunto al GDP
(valori nominali, in miliardi di dollari)
0
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0
2
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0
1
other copyright industries
core copyright industries
Fonte: Elaborato dall'Autore
6
Il valore nominale non esprime valori aggiustati per l’inflazione (Siwek 2002)
7
Il grafico n°1 e la tabella n° 1 sono state modificate per riflettere le revisioni dei dati
governativi (Siwek 2002)
18
Tabella 1: Copyright Industries: Contributo del Valore Aggiunto al
GDP: Valori nominali
(in miliardi di dollari)
Anno Core Partial Distribution Related Totale GDP
1977 43.4 5.2 15.1 10.0 73.6 1,97401
1987 147.6 15.6 50.5 34.0 247.6 4,539.9
1988 167.3 17.1 55.8 34.2 274.3 4,900.4
1989 181.7 18.1 58.7 33.5 292.0 5,250.8
1990 195.3 19.0 60.0 32.2 306.5 5,546.1
1991 202.7 20.0 61.3 29.2 313.2 5,724.8
1992 221.2 21.2 66.3 30.5 339.2 6,318.9
1993 243.0 22.2 69.6 32.8 367.6 6,642.3
1994 265.2 23.8 76.4 38.3 403.8 7,054.3
1995 290.2 25.2 83.9 44.8 444.2 7,400.5
1996 318.9 26.3 88.6 50.6 484.4 7,813.2
1997 348.5 27.7 98.3 54.9 529.4 8,318.4
1998 406.6 29.0 112.3 59.4 607.3 8,781.5
1999 457.3 30.4 124.9 64.5 677.0 9,268.6
2000 506.8 32.0 141.0 69.5 749.3 9,872.9
2001 535.1 33.0 151.8 71.3 791.2 10,205.6
Fonte: Elaborato dall'Autore
Le industrie basate sul copyright sono cresciute notevolmente sia in
termini reali che nominali dal 1977
8
. Il grafico n°2 e la tabella n°2 presentano
il valore aggiunto delle industrie basate sul copyright espresso in dollari del
2001. Le core copyright industries sono cresciute dai $105.4 miliardi del 1977
ai $ 517.8 miliardi del 2000 fino ai $ 535.1 miliardi del 2001. Il valore
aggiunto totale reale per le quattro categorie considerate nel complesso è
aumentato dai $ 178.8 miliardi del 1977 ai $ 765.6 miliardi del 2000 fino ai $
791.2 miliardi del 2001.
8
Il valore reale per anno è aggiustato per l’inflazione sulla base di un anno di riferimento
(in questo caso il 2001)
19
Grafico 2: Copyright Industrie s : Contributo de l Valore
Aggiunto al GDP
(valori reali in miliardi di dollari)
0
100
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9
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9
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0
0
2
0
0
1
other copyright industries
core copyright industries
Fonte:Elaborato dall'Autore
20
Tabella 2: Copyright Industries: Contributo del Valore Aggiunto al GDP:
Valori Reali
(in miliardi di dollari del 2001)
Anno Core Partial Distribution Related Totale Remainder GDP
1977 105.4 12.5 36.6 24.2 178.8 4,616.6 4,795.4
1987 208.1 21.9 71.1 47.9 349.0 6,050.6 6,399.6
1988 228.0 23.3 76.0 46.6 374.0 6,307.3 6,681.3
1989 238.6 23.8 77.0 44.0 383.5 6,512.5 6896.0
1990 246.9 24.0 75.8 40.8 387.5 6,623.5 7,011.0
1991 247.3 24.4 74.8 35.6 382.0 6,600.7 6,982.6
1992 263.4 25.3 79.0 36.3 403.9 7,120.4 7,524.3
1993 282.6 25.8 81.0 38.1 427.5 7,296.1 7,723.6
1994 302.1 27.1 87.1 43.7 460.0 7,575.2 8,035.2
1995 323.6 28.1 93.6 50.0 495.2 7,754.8 8,249.9
1996 348.8 28.8 96.9 55.3 529.8 8,014.8 8,544.5
1997 373.8 29.7 105.5 58.9 567.9 8,355.1 8,923.0
1998 430.8 30.7 119.1 63.0 643.6 8,662.1 9,305.7
1999 477.9 31.7 130.5 67.4 707.5 8,978.2 9,685.8
2000 517.8 32.7 144.1 71.0 765.6 9,321.3 10,086.9
Fonte: Elaborato dall'Autore
Oltre ai miglioramenti in termini assoluti di cui sopra, le copyright
industries hanno aumentato la loro incisività rispetto all’economia nazionale.
Il grafico n°3 e la tabella n°3 mostrano la quota percentuale crescente di GDP
attribuibile alle industrie fondate sul copyright. In particolare la quota
percentuale di GDP riconducibile alle core copyright industries è cresciuta
costantemente dal 2.20% registrato nel 1977 al 3.25% nel 1987 fino al 5.24%
nel 2001. La totalità delle copyright industries presenta un incremento della
quota di GDP realizzato con valori che vanno dal 3.73% del 1977 al 5.45%
del 1987 fino al 7.75% del 2001.
21
Grafico 3: Copyright Industries: Contributo del Valore
Aggiunto al GDP
(quota percentuale di GDP)
0,00%
1,00%
2,00%
3,00%
4,00%
5,00%
6,00%
7,00%
8,00%
9,00%
1977 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
core copyright industries
total copyright industries
Fonte:Elaborato dall'Autore
22
Tabella 3: Copyright Industries: Contributo del Valore Aggiunto al
GDP: Quote Percentuali di GDP
Anno Core Partial Distribution Related Totale Remainder
1977 2.20% 0.26% 0.76% 0.51% 3.73% 96.27%
1987 3.25% 0.34% 1.11% 0.75% 5.45% 94.55%
1988 3.41% 0.35% 1.14% 0.70% 5.60% 94.40%
1989 3.46% 0.35% 1.12% 0.64% 5.56% 94.44%
1990 3.52% 0.34% 1.08% 0.58% 5.53% 94.47%
1991 3.54% 0.35% 1.07% 0.51% 5.47% 94.53%
1992 3.50% 0.34% 1.05% 0.48% 5.37% 94.63%
1993 3.66% 0.33% 1.05% 0.49% 5.53% 94.47%
1994 3.76% 0.34% 1.08% 0.54% 5.72% 94.28%
1995 3.92% 0.34% 1.13% 0.61% 6.00% 94.00%
1996 4.08% 0.34% 1.13% 0.65% 6.20% 93.80%
1997 4.19% 0.33% 1.18% 0.66% 6.36% 93.64%
1998 4.63% 0.33% 1.28% 0.68% 6.92% 93.08%
1999 4.93% 0.33% 1.35% 0.70% 7.30% 92.70%
2000 5.13% 0.32% 1.43% 0.70% 7.59% 92.41%
2001 5.24% 0.32% 1.49% 0.70% 7.75% 92.25%
Fonte: Elaborato dall'Autore
Il grafico n°4 e la tabella n° 4 mostrano come in termini reali il tasso
di crescita della quota percentuale di GDP attribuibile alle copyright
industries è diminuito notevolmente nel 2001, passando dal 4.14% (nel
periodo 1999-2000) al 1.18% (nel periodo 2000-2001). Nonostante questo
declino, comunque, il valore aggiunto realizzato dalle copyright industries ha
continuato a registrare tassi di crescita superiori rispetto all’intera economia.
La quota di GDP in valori reali conseguita dalle core copyright industries è
diminuita dal 8.36% (nel periodo 1999-2000) al 3.34% (nel periodo 2000-
2001.
Nel periodo 1977-2001 le core copyright industries sono cresciute a un
tasso annuale medio pari al 7.0% (si veda a proposito la tabella n°4). Queste
quote hanno registrato un valore doppio rispetto al tasso medio annuo di
23
crescita del resto dell’economia pari al 3.0% e a quello dell’intera economia
che si è attestato al 3.2% nello stesso lasso temporale (Siwek, 2002).
Le industrie creative sono cresciute costantemente a un tasso più alto rispetto
al resto dell’economia durante gli ultimi 24 anni. Il grafico n°4 confronta i
tassi annui di crescita delle copyright industries con quelli del resto
dell’economia e dell’intera economia. Come è descritto in dettaglio nella
tabella n°4, durante tutti i periodi osservati nell’arco dell’ultimo quarto di
secolo, le core copyright industries sono cresciute ad una velocità almeno
doppia rispetto all’intera economia, e dal 1996 hanno registrato un tasso di
sviluppo quasi cinque volte superiore.
L’importanza economica delle industrie creative rispetto agli altri
settori dell’economia, è aumentato notevolmente negli anni. Nel 2001, le core
copyright industries da sole hanno superato la dimensione di ogni altra
impresa del settore manifatturiero, comprese le industrie chimiche,
metallurgiche, plastiche, quelle produttrici di materiali elettrici e di
macchinari industriali. Così come hanno sorpassato le industrie alimentari,
tessili, aeree, quelle produttrici di carta, pellami, tabacco, arredamenti,
carbone, legname e di materiali metalliferi combinati.