6
relativa semplicità e l’economicità di questo nuovo strumento rispetto ai
media tradizionali, oltre alla disintermediazione, grazie alla quale l’ente
non deve più dipendere da altri giornalisti oltre a quelli del proprio
ufficio stampa, per raggiungere i cittadini. Proprio l’immediatezza dello
strumento, tuttavia, rischia di essere un suo grave limite, poiché la
tentazione è la mancanza di progettazione e di riflessione
sull’importanza dei messaggi veicolati dal sito.
Si sono moltiplicati in questi anni i così detti siti vetrina, siti internet di
amministrazioni pubbliche che non nascono per rendere un servizio
alla cittadinanza, ma solo per un vezzo dell’amministrazione, la quale
si limita a pubblicare un’informazione autoreferenziale guadagnandoci,
nel migliore dei casi, in trasparenza. Si tratta di siti realizzati spesso
senza l’impiego delle professionalità adeguate e senza il
coinvolgimento attivo di tutto l’ente, destinati così a morire poco dopo
la pubblicazione in rete, per mancanza di aggiornamenti.
Oggi sembra in via di superamento questa fase pionieristica della
telematica pubblica, per questo è opportuno fermarsi a riflettere sulle
opportunità future. In questa fase è fondamentale, per gli sviluppi futuri,
riflettere sul contributo che può portare internet alle pubbliche
amministrazioni, cercando di non cadere nelle utopie della rete,
panacea per i mali della burocrazia, autrice del nuovo dialogo fra
governanti e governati, né nella cupa visione del panopticon secondo
cui il rischio della diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione
sarebbe la creazione di una forma di dominio tecnologico sugli
individui, capace di manipolarne opinioni, decisioni e comportamenti
1
.
L’argomento, complesso ed estremamente attuale, è stato affrontato in
chiave sociologica nel tentativo di offrire una lettura di ampio respiro,
allungando lo sguardo attraverso la storia del nostro paese e
1
Spears R. e Lea M., “Panacea o Panopticon? Il potere nascosto nella comunicazione
mediata dal computer”, in Sistemi intelligenti, n.3, 1995
1. LE RAGIONI DELLA COMUNICAZIONE
7
allargandolo al di là dei singoli casi di eccellenza, o di mediocrità, per
cogliere il fenomeno nella sua interezza e problematicità
2
.
Seguendo questa premessa metodologica sono state passate in
rassegna le diverse forme della comunicazione pubblica interrogandosi
soprattutto sulle sue ragioni e le sue funzioni e si è ricostruita per
sommi capi la storia della comunicazione pubblica nel nostro paese. Si
è poi cercato di individuare le specificità ed i contributi delle reti
telematiche alla comunicazione pubblica cercando, al tempo stesso, di
tracciare le direzioni per i suoi possibili sviluppi. Infine si è preso in
esame un caso concreto per capire cosa comporta la progettazione e
la realizzazione di un sito internet per un piccolo comune e quali servizi
può offrire ai suoi cittadini.
Nel primo capitolo il tema è l’importanza della comunicazione per la
pubblica amministrazione, non nella sua forma autocelebrativa e
autoreferenziale, ma intesa soprattutto nella sua veste di servizio che
scaturisce dalla dimensione dialogica e relazionale dei processi
comunicativi. Nel momento in cui la relazione con il cittadino viene
riconosciuta come componente essenziale per il buon funzionamento
della pubblica amministrazione, allora, la comunicazione stessa si fa
strumento per raccogliere informazioni dal contesto, ed attivare le
risposte adeguate. Emerge così il ruolo fondamentale della
comunicazione nella costruzione del un rapporto di fiducia fra stato e
cittadino e nel processo di innovazione in cui si trova coinvolta
l’amministrazione quando accetta di aprirsi al dialogo.
Il capitolo secondo è dedicato ad una breve ricostruzione delle fasi
storiche attraversate dalla comunicazione pubblica nel nostro paese,
dal fascismo ad oggi. Alla ricostruzione storica si affianca quella
normativa: dal silenzio della nostra carta costituzionale sul diritto
2
Bechelloni G., “Leggere la società attraverso i mass media” in Serie Quaderni Verdi
dell’Associazione Culturale Il Campo, 1990
8
d’informazione alle innovazioni introdotte nell’amministrazione dal
legislatore negli anni ’90 in materia di trasparenza, partecipazione,
semplificazione, ascolto ecc., che hanno definitivamente legittimato
l’attività di comunicazione dello stato con il cittadino.
Le caratteristiche della comunicazione attraverso le reti telematiche e
le opportunità che si presentano per le amministrazioni, sono il tema
del capitolo terzo. Dalla recente storia dello sviluppo della “rete delle
reti”, alla storia dell’approccio degli enti locali ad Internet attraverso il
fenomeno delle reti civiche, il capitolo cerca di cogliere le
caratteristiche delle forme della comunicazione pubblica attraverso la
rete, evidenziandone potenzialità e limiti.
Nel quarto capitolo si presenta una breve ricognizione sulla diffusione
effettiva della rete e dei siti internet delle pubbliche amministrazioni.
Quante sono le così dette “città digitali”, quali caratteristiche
presentano e a quale pubblico si rivolgono: sono tutte informazioni
preziose per capire la reale portata del fenomeno che si sta studiando.
Infine il quinto capitolo presenta il caso del comune di Pieve a Nievole,
un comune con meno di diecimila abitanti in provincia di Pistoia, che
bene rappresenta la realtà dei tanti enti locali diffusi sul territorio,
costretti spesso a fare i conti con risorse limitate. Il lavoro che viene
presentato riguarda la progettazione e la costruzione del nuovo sito
internet comunale, una piccola realtà nel mare magnum dei siti
istituzionali, che non vuole presentarsi come isolato caso di eccellenza,
ma come traccia percorribile. Il sito non vuole essere, infatti, solo un
esempio di applicazione delle nuove tecnologie, ma si pone soprattutto
come modello comunicativo e organizzativo facilmente adattabile e
quindi ripetibile in altri contesti.
Alla base del progetto vi è la convinzione che la realizzazione di un sito
internet non deve essere un lavoro per soli informatici, ma deve
coinvolgere molte altre professionalità, primi fra tutti esperti di
1. LE RAGIONI DELLA COMUNICAZIONE
9
comunicazione. La realizzazione dei siti delle amministrazioni medio
piccole, il più delle volte è affidato esclusivamente a tecnici con il
risultato che il sito internet diventa per i non addetti ai lavori una
scatola nera, di cui si ignorano i meccanismi.
Coinvolgere l’intera amministrazione nelle fasi di progettazione e
realizzazione è il primo passo necessario per fare del sito internet uno
strumento dell’amministrazione per dialogare con il cittadino.
Il risultato è un progetto che non vuole essere considerato concluso
con la sua pubblicazione, al contrario questa è il punto di partenza di
un ulteriore percorso di crescita sia per il sito, che per
l’amministrazione ed i cittadini.
10
Capitolo 1
Le ragioni della Comunicazione
1. L’importanza della comunicazione
Comunicazione come condivisione
La comunicazione è per gli esseri umani ciò che l’acqua è per i pesci
3
,
ovvero una componente così naturale della nostra vita che quasi non
ce ne rendiamo conto. In effetti, viviamo completamente immersi nella
comunicazione: comunichiamo continuamente e non soltanto con le
parole o i gesti, ma anche attraverso gli abiti che indossiamo o gli
oggetti che adoperiamo. Gli altri hanno bisogno continuamente di
informazioni su di noi e noi trasmettiamo immagini di noi stessi
ricevendone altre in cambio. Usando la metafora di Goffmann
4
del
teatro, possiamo paragonare l’interazione sociale ad un gioco che si
svolge su una scena dove gli attori cercano di controllare le idee che il
pubblico si fa di loro, per presentarsi così nella migliore luce possibile.
Esistono di conseguenza luoghi di ribalta, dove è richiesta una certa
formalità ed un abbigliamento adeguato, e luoghi di retroscena dove ci
si può distendere: scambiare gli uni per gli altri può avere effetti
disastrosi su una relazione sociale.
Goffmann sviluppa quella che fu da lui stesso definita “sociologia della
vita quotidiana”, nell’intento di analizzare l’interazione sociale nelle sue
componenti elementari. La vita sociale allora è un processo interattivo
3
McLuhan M., “Gli strumenti del comunicare“, il Saggiatore, Milano 1999
4
Goffman, E., “La vita quotidiana come rappresentazione”, Bologna, il Mulino, 1969
1. LE RAGIONI DELLA COMUNICAZIONE
11
che si svolge in un ambiente secondo regole di comportamento e ruoli
ben definiti, e di cui la comunicazione è il fulcro, in quanto rende
possibile la condivisione delle convenzioni sociali, che ci permettono di
attribuire correttamente il senso alle nostre azioni quotidiane, agire in
modo appropriato alla situazione e relazionarci con gli altri. L’ambiente
è in questo senso un processo di costruzione sociale, che si fonda
sulle azioni ed interazioni che esso è in grado di attivare al suo interno;
è uno spazio sociale che ogni attore sociale deve conoscere, e che
soprattutto condivide con gli altri attori sociali.
La nozione di comunicazione come condivisione, è insita nella radice
stessa della parola che deriva dal verbo latino communicare, che
significa mettere in comune qualcosa.
Non si tratta però di pensare la nozione di condivisione in un’accezione
utopica di totale condivisione di valori e significati; al contrario la
condivisione, va intesa come processo di crescita e di differenziazione
sociale articolato e complesso, che si fonda sui rapporti, sul confronto,
sulle interazioni, sulla capacità di una comunità di costruire e
sperimentare significati e luoghi “comuni”, ossia condivisi tra i soggetti.
5
Comunicazione come attività
L’idea che la comunicazione sia una forma di azione, un’attività sociale
attraverso cui gli individui stabiliscono e modificano le loro relazioni, è
ormai accettata
6
, assieme all’idea che ogni nostro comportamento sia
una forma di comunicazione e che di conseguenza non si può non
comunicare.
5
Solito L., “Luoghi Comuni. Comunicare i servizi sociali”, Liguori 2002
6
Cfr. Thompson J. B., “Mezzi di comunicazione e modernità. Una teoria sociale dei Media”,
Bologna, il Mulino, 1998
12
“Il motivo è che c’è una proprietà del comportamento che difficilmente
potrebbe essere più fondamentale, e proprio perché è troppo ovvia
spesso è trascurata: il comportamento non ha un suo opposto.
In altre parole, non esiste un qualcosa che sia un non comportamento
o, per dirla anche più semplicemente, non è possibile non avere un
comportamento.
Ora se si accetta che l’intero comportamento, in una situazione di
interazione ha valore di messaggio, vale a dire è comunicazione, ne
consegue che comunque ci si sforzi, non si può non comunicare.
L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio, hanno tutti valore di
messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non
rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche
loro”
7
.
Comunicazione quindi come comportamento necessario, ed al tempo
stesso attività intellettuale che consiste nella continua selezione ed
attribuzione di senso nei confronti di tutti gli stimoli che continuamente
riceviamo.
In questo senso non siamo quindi semplici ricettacoli passivi che
reagiscono agli stimoli esterni che ci colpiscono, secondo le leggi
fisiche dell’azione-reazione, ma anche quando semplicemente
ascoltiamo, mettiamo in atto delle strategie: prestiamo attenzione, e
memorizziamo solo le informazioni che riteniamo più interessanti, o
divertenti, e procediamo poi alla loro rielaborazione creativa, in base
alle nostre esperienze, idee, convinzioni, stati d’animo. Emerge dunque
con forza la natura relazionale e dialogica della comunicazione, basata
essenzialmente sullo scambio, sull’interazione e sulla reciprocità,
contemporaneamente alla sua natura di atto di selezione, che occupa
sia l’emittente, nel momento in cui decide quali informazioni
7
Waltzlawick P., Beavin J. H., Jackson D. D., “Pragmatica della comunicazione umana”,
Roma, Astrolabio, 1971
1. LE RAGIONI DELLA COMUNICAZIONE
13
comunicare e come farlo, ed allo stesso tempo il ricevente, che
presterà la sua attenzione soltanto a ciò che egli riterrà maggiormente
interessante.
Se noi immaginiamo un uomo che percepisce tutta la quantità di
informazione presente nel suo ambiente, allora quest'uomo non può
ricordare nulla. Ma quest'uomo non esiste, nessuno di noi sta attento,
contemporaneamente, a tutte le informazioni 24 ore su 24. Ognuno di
noi fa una scelta e questa scelta, nella percezione, si traduce anche in
una scelta di memoria.
Comunicazione come processo
Sottolineare la struttura processuale della comunicazione, significa
valorizzarne la natura dinamica, di flusso, ponendo così l’accento sulle
influenze, sull’adattamento reciproco e continuo che coinvolge i
partecipanti al processo comunicativo. La concezione di un emittente
attivo, che tiene le redini della comunicazione e trasmette il suo
messaggio ad un ricevente passivo, pronto ad accoglierlo così com’è,
su cui si è basata tanta letteratura sulle influenze dei mass media sulla
società o sugli effetti della globalizzazione, è completamente rimessa
in discussione, da una visione più problematica che prende in esame
anche il destinatario, con la sua capacità di selezione e rielaborazione,
ed il contesto che non è solo luogo fisico dell’azione, ma anche e
soprattutto luogo sociale e culturale. Certamente è vero che chi emette
la comunicazione si trova in una posizione in un certo senso
privilegiata, in quanto può decidere cosa raccontare e come
raccontarlo; ma è anche vero che questa scelta non è completamente
libera, è sottoposta a vincoli molto forti che sono rappresentati dal
destinatario della comunicazione (mia madre, un gruppo di amici, un
professore o il capo della ditta in cui lavoro), dal contesto in cui si
14
svolge l’azione (un’aula universitaria, un bar o magari l’ufficio) e dal
tempo a disposizione. Ne emerge un continuo processo di
negoziazione in cui le parole chiave sono scambio e dialogo.
Si tratta di un adattamento che ogni individuo compie nelle interazioni
quotidiane, semplicemente per adattarsi alla situazione.
Meyrowitz
8
ci fornisce un classico esempio di questo comportamento
descrivendo come, tornato da un viaggio di studio in Europa, parla
della sua esperienza a pubblici diversi: “Ai miei genitori, per esempio,
diedi ragguagli sulla sicurezza e la pulizia degli alberghi in cui avevo
soggiornato e su come il viaggio mi avesse reso meno pignolo nel
mangiare. Ai miei amici, invece, parlai di pericoli, di avventure, e di
una breve storia d’amore. Agli insegnanti descrissi gli aspetti
“educativi” del mio viaggio: visite a musei, cattedrali, luoghi storici e
osservazioni sulle differenze comportamentali e culturali. Ognuno dei
miei vari pubblici udì un racconto diverso. Le storie del mio viaggio
erano diverse nel contenuto quanto nello stile”.
Ogni racconto metteva semplicemente in luce una verità diversa: nel
formulare i resoconti per i suoi pubblici, veniva di volta in volta
selezionato ciò sembrava più interessante e soprattutto più opportuno
rispetto al contesto. Si tratta di un’operazione che ciascuno di noi
compie naturalmente, poiché impariamo fin da piccoli ad impersonare
molti ruoli diversi, in relazione alle diverse situazioni.
8
Meyrovitz J., “No sense of Place”, New York, Oxford University Press, 1985, (trad. It. Oltre
il senso del luogo, Bologna, Baskerville, 1993)
1. LE RAGIONI DELLA COMUNICAZIONE
15
Media e società moderna
Il mondo in cui oggi viviamo è estremamente più complesso rispetto a
quello in cui vivevano ad esempio i nostri nonni, tanto che la
complessità è riconosciuta come peculiarità società moderne. Solo
cinquant’anni fa, una donna aveva davanti a sé un orizzonte di scelte
assai più ridotto rispetto ad oggi, e fra le possibili alternative, solo
poche godevano di approvazione sociale, quindi, già dalla nascita, il
suo percorso individuale appariva piuttosto definito entro un numero
ristretto di ruoli: moglie fedele e madre affettuosa. Tutto ciò che
serviva sapere per affrontare questi ruoli, era appreso in famiglia, o in
un ristretto gruppo di amicizie e conoscenze.
Oggi le possibilità si sono moltiplicate in maniera esponenziale, così
ognuno di noi interpreta molti ruoli diversi e si trova continuamente di
fronte ad un enorme numero di scelte, che godono della stessa
approvazione sociale. I ruoli che una persona può ricoprire, anche
contemporaneamente, durante la sua vita sono moltissimi, e richiedono
conoscenze sempre più specifiche, ma soprattutto costringono a
fronteggiare un grado sempre maggiore di incertezza
9
. Ogni alternativa
porta con sé un certo grado di indeterminazione e di rischio che deve
essere affrontato da ogni individuo, senza poter più contare sulle
indicazioni rassicuranti della tradizione, ma fronteggiare l’incertezza
richiede una crescente quantità di informazioni per conoscere e
controllare l’ambiente circostante, ridurre il rischio e prendere le
decisioni.
Questo accresciuto bisogno informativo è soddisfatto in misura
considerevole dal sistema dei media, che affiancano ormai i tradizionali
agenti di socializzazione, famiglia, scuola, gruppo dei pari ecc. in quella
che viene ormai definita socializzazione continua, per sottolinearne il
9
Giddens A., “Identità e società moderna”, Napoli, Ipermedium, 2000
16
carattere aperto, mai concluso e problematico. Conseguenza, del
processo di modernizzazione, è dunque la moltiplicazione della
produzione simbolica: l’industrializzazione, la nascita delle burocrazie
occidentali, l’urbanizzazione, la globalizzazione, il sistema dei media,
hanno comportato un rapido sviluppo e la contemporanea diffusione
della conoscenza.
Dall’invenzione della stampa a caratteri mobili ad internet, non vi è
stato altro che una velocizzazione del processo comunicativo
10
, una
corsa verso quel sovraccarico simbolico che lungi dal produrre
omologazione e cultura di massa, spingono invece verso un processo
di differenziazione e d’individualizzazione.
In un mondo fatto di cambiamenti, la frammentazione sociale si
diffonde, perché le identità si fanno sempre più specifiche, difficili da
condividere
11
.
Ammettere che i media influiscono sul comportamento sociale, non
significa in questo senso accettare le teorie deterministiche
dell’influenza dei messaggi dei media sulla società, sia perché i media
interagiscono con gli altri sistemi (cultura di classe, scolarità, tradizioni
ecc.), sia perché nessun pubblico è mai completamente passivo, ma
reinterpreta continuamente i messaggi sulla base delle proprie
esperienze e conoscenze.
Ciò non implica tuttavia che i media siano neutrali, o che producano
effetti irrilevanti, ma solo che non sono variabili indipendenti nel
determinare il comportamento. I loro messaggi sono elaborati da
individui in contesti sociali e culturali specifici, che modificano il senso
10
Sorrentino C., “Geometrie variabili Luoghi forme e strategie di comunicazione politica”
Napoli, Ipermedium, 2001
11
Castells M., “The rise of the network society”, The Information age: economy, society, and
culture, Oxford, Blackwell Publishers Ltd, 1996,(tr. It. “La nascita della società in rete”,
Milano, Bocconi,)
1. LE RAGIONI DELLA COMUNICAZIONE
17
del messaggio stesso; ovvero, per usare le parole di Meyrowitz, “i
media non crescono e non si sviluppano nel vuoto”
12
.
Il reale “potere dei media”, e della televisione in particolare, non risiede
allora nell’influenza diretta che eserciterebbe attraverso i suoi
messaggi, ma nella sua facoltà di “creare il formato per tutti i processi
che s’intendono comunicare alla società”
13
.
Il compito dei media, nelle complesse società moderne, non è quindi
soltanto trasmettere informazioni, riprodurre la realtà, bensì ricostruire
l’agenda dei temi che devono presentarsi all’attenzione del pubblico. I
media in altre parole influiscono sul comportamento sociale, non
attraverso il potere dei loro messaggi, ma mediante la riorganizzazione
degli ambienti sociali in cui le persone interagiscono, modificando la
“geografia situazionale”
14
della vita sociale. Nelle società moderne, la
maggior parte delle cose di cui veniamo a conoscenza, sono
informazioni mediate che non vengono semplicemente trasmesse:
esse sono selezionate, ordinate, dotate di un significato preciso in un
contesto definito. Inoltre grazie ai media, una quantità di situazioni un
tempo considerate private, e quindi non osservabili, si mescolano con
situazioni ritenute pubbliche ed entrano così nelle nostre case,
dilatando la tipologia di situazioni e di ruoli che possiamo osservare. I
media quindi rappresentano al tempo stesso la causa ed il prodotto
principale dell’aumentata complessità della società, essendo i
principali artefici del sovraccarico simbolico.
12
Meyrovitz J., “No sense of Place”, New York, Oxford University Press, 1985, (trad. It. Oltre
il senso del luogo, Bologna, Baskerville, 1993)
13
Castells M., “The rise of the network society”, The Information age: economy, society, and
culture, Oxford, Blackwell Publishers Ltd, 1996,(tr. It. “La nascita della società in rete”,
Milano, Bocconi,)
14
Meyrovitz J., “No sense of Place”, New York, Oxford University Press, 1985, (trad. It. Oltre
il senso del luogo, Bologna, Baskerville, 1993)
18
2. Comunicazione e cultura del servizio.
Riconoscere l’importanza della comunicazione nel processo di
costruzione dell’identità personale, evidenziandone il carattere
processuale e dialogico, significa portare alla ribalta il ruolo del
destinatario, non solo come soggetto da sedurre e convincere, ma in
quanto componente attiva del processo comunicativo.
Sul versante della comunicazione d’impresa questa presa di coscienza
ha significato lo spostamento dell’attenzione dal prodotto al
consumatore e la ridefinizione di conseguenza del ruolo della
pubblicità, che diventa sempre più un segmento dell’intero processo
produttivo. Anche la funzione della pubblicità esce trasformata da
questa evoluzione: da mezzo di persuasione dei consumatori diventa
sempre più “indicatore di segnali atti a far rintracciare al pubblico valori
e atteggiamenti da condividere”
15
.
Un analogo percorso evolutivo può essere rintracciato nella
comunicazione pubblica in Italia
16
, attraverso quelle diverse fasi cui
corrispondono funzioni, obiettivi e strumenti della comunicazione
diversi
17
.
In una prima fase, in cui è probabilmente prematuro parlare di
comunicazione pubblica in senso stretto, questa si identifica
sostanzialmente con la propaganda e di conseguenza gli obiettivi
vengono a coincidere con la visibilità della classe politica, anziché con
le esigenze dei cittadini cui si rivolge.
Solo verso la seconda metà degli anni ’80, la comunicazione
dell’istituzione pubblica si aprirà a contenuti ritenuti utili per i cittadini,
15
Sorrentino C., “Dalla persuasione alla mobilitazione cognitiva”, in Problemi
dell’informazione, n. 4, 1996
16
Ivi. cap. 2
17
Solito L., “Luoghi Comuni. Comunicare i servizi sociali”, Liguori 2002
1. LE RAGIONI DELLA COMUNICAZIONE
19
pur mantenendo forte la funzione di costruzione dell’identità e di
visibilità.
Verso gli inizi degli anni ’90 il cittadino comincia finalmente ad essere
percepito come fulcro e componente attiva del processo comunicativo.
È grazie a questa nuova consapevolezza che prendono il via diverse
iniziative atte a creare nuovi spazi di dialogo con il cittadino, come
l’URP, gli sportelli polifunzionali per l’accesso, le reti civiche ecc.
All’inizio del nuovo secolo la comunicazione pubblica è così ormai
considerata il nuovo campo, in cui far realmente interagire cittadini ed
istituzioni attraverso quel processo di costruzione di senso e di
significato che essa rende possibile. Si tratta di un vero e proprio
mutamento di prospettiva da una comunicazione volta a modificare i
comportamenti di un pubblico passivo e generico, attraverso la
semplice trasmissione di informazioni, ad una comunicazione il cui
scopo è la rappresentazione di opinioni e atteggiamenti condivisi, in cui
il pubblico possa identificarsi. Viene cioè superata la concezione
“trasmissiva” della comunicazione che si accompagnava, nel migliore
dei casi, ad una funzione puramente estetica, per cui la
comunicazione veniva considerata come una componente accessoria
di un prodotto o servizio, come la confezione per rendere più attraente
il contenuto. Porre al centro della scena il rapporto dei cittadini, porta al
contrario ad attivare un tipo di comunicazione che sia anche processo
di mobilitazione cognitiva e non si presenti come componente
accessoria di un servizio, ma diventi inscindibile dal processo stesso di
produzione dei servizi di un’istituzione.
Entrambe queste funzioni (trasmissiva e di mobilitazione cognitiva)
sono presenti contemporaneamente nel processo comunicativo: la
comunicazione così intesa non è solo diffusione dell’informazione sui
servizi, ma è lo strumento attraverso cui creare e sorreggere una