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rielaborato il ritorno delle Brigate rosse realizzatosi nell’omicidio di Massimo D’Antona,
attraverso un approccio sia quantitativo che qualitativo, un’analisi delle scelte linguistiche
e lessicali, ma anche dei formati e degli strumenti giornalistici che il Corriere di volta in
volta decide di usare per rappresentare la percezione che giornalisti, classe politica e
società hanno del terrorismo: quali punti di vista sono privilegiati? Quali categorie umane e
politiche sono affiancate o contrapposte alle Brigate rosse? In che modo cambia il rapporto
tra cronaca e analisi del terrorismo rosso? Come viene costruita l’immagine del nemico?
Rileggendo quelle pagine a distanza di qualche anno, il pensiero è andato subito ai
giornali di oggi dove il terrorismo, quello internazionale e di matrice islamica, è divenuto
pane quotidiano sul quale ogni giorno si cimentano i migliori giornalisti e inviati di ogni
testata. Poi la memoria è corsa a quando, in un periodo molto precedente all’11 settembre,
la stampa italiana si trovava per la prima volta a vivere un’esperienza simile, quando il
terrorismo politico, prima nero poi rosso, occupava prepotentemente le pagine dei nostri
quotidiani, costringendo gli operatori dell’informazione ad affrontare episodi gravissimi e
questioni controverse, dalle «sedicenti» Brigate rosse fino alla discussione sul black out
durante il sequestro Moro. Con una tale esperienza alle spalle, si presuppone che il
giornalismo italiano abbia imparato a gestire il delicato rapporto tra informazione e
terrorismo.
È stato poi lo stesso Corriere a suggerire dei termini di paragone che permettessero di
comprendere più chiaramente come è cambiata la trattazione giornalistica del terrorismo
politico dagli anni di piombo ad oggi: analisti e commentatori del Corriere riconoscevano
infatti in D’Antona la stessa figura rappresentata in passato da altre due vittime delle
Brigate rosse, Ezio Tarantelli e Roberto Ruffilli. Ma l’analogia non consiste solo nel ruolo
svolto dai tre personaggi, tutti consulenti e ideatori di progetti innovatori in campo
economico o istituzionale, in tutti i casi si tratta infatti di delitti isolati che si verificano
quando gli anni di piombo si considerano conclusi, cogliendo di sorpresa l’opinione
pubblica. Tarantelli e Ruffilli sono anche due tra le vittime più vicine, in termini
cronologici, a D’Antona: Tarantelli è ucciso nel 1985, Ruffilli, ultima vittima in ordine di
tempo, nell’88. Tra loro c’è solo Lando Conti, l’ex sindaco di Firenze ucciso nel 1986, che
è stato ignorato in questa analisi proprio perché ricopriva un ruolo diverso rispetto alle altre
vittime.
Nel mezzo, c’è un decennio ricco di cambiamenti, riforme e innovazioni che hanno
coinvolto anche il giornalismo, primo fra tutti il processo di settimanalizzazione della
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notizia che porta a scomporre ogni fatto in microeventi che permettono di analizzare la
vicenda da una pluralità di punti di vista, dilatando lo spazio che ciascuna testata dedica ad
ogni avvenimento.
Tuttavia permangono immutate alcune caratteristiche tipiche del nostro giornalismo
come la tendenza a fungere da cassa di risonanza non del terrorismo, come era accusato
durante gli anni di piombo, ma del sistema politico e delle controversie che lo agitano.
Allo stesso modo né l’esperienza del terrorismo passato né l’autocritica di alcuni
grandi giornalisti riguardo alla superficialità e agli errori compiuti nella valutazione del
terrorismo, delle sue origini e delle sue potenzialità agli inizi degli anni di piombo
influenzano la trattazione giornalistica dei più recenti episodi di terrorismo, caratterizzata
ancora una volta da una scarsa spinta all’analisi del fenomeno e da una certa
sottovalutazione dell’organizzazione brigatista, come a volersi liberare il prima possibile di
un imbarazzante fardello.
Il contenuto di queste pagine rappresenta dunque una lettura critica del lavoro
compiuto dal più autorevole quotidiano italiano, il Corriere della sera, in occasione di tre
gravi fatti di cronaca con forti incidenze politiche, culturali e sociali, supponendo che
questi episodi possano essere considerati anche emblematici di più generali caratteristiche
di tutto il giornalismo italiano.
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1. Uno sguardo al Corriere
L’analisi proposta parte da un approccio di tipo quantitativo che prende in esame sia il
periodo di copertura degli eventi sia le modalità con cui questi sono stati raccontati ai
lettori, in particolare individuando quanto le diverse tipologie di trattazione della notizia
abbiano pesato sul risultato finale, per verificare non solo come cambia la percezione del
terrorismo nei tre casi, ma anche come si sono modificate nel tempo le dinamiche
giornalistiche del Corriere della Sera in relazioni ai cosiddetti «casi eccezionali».
Definiamo questa espressione prendendo spunto da un saggio di Giorgio Grossi
intitolato Il trattamento giornalistico dei casi eccezionali
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:
«Si definisce “caso eccezionale” all’interno della produzione informativa non solo e non
tanto il semplice evento eccezionale, il puro fatto rottura, ma quel tipo particolare di evento che
è anche politicamente rilevante per la dinamica sociale di un determinato paese, in quanto per
la sua gravità e/o centralità, coinvolge il problema del controllo sociale, della lotta politica,
della legittimazione delle istituzioni, delle identità e delle immagini collettive.
Per il giornalista dunque il caso eccezionale si presenta come una anomalia informativa,
assume il carattere di “evento spiazzante” anche rispetto ai tradizionali stereotipi sensazionali.
Gli schemi di definizione e di trattazione del fatto–notizia sono in una certa misura messi in
crisi: il problema principale diviene, infatti, quello di ri-contestualizzare l’evento il più
rapidamente possibile e di orientarne la valenza politica e culturale».
Ora, l’attentato terroristico di matrice politica sembra corrispondere esattamente alla
definizione proposta dall’autore, soprattutto in tempi più recenti quando il contesto non è
più permeato di violenza politica come lo era quando fu scritto questo saggio. In questo
senso possiamo ipotizzare che i casi presi in esame si presentino tutti come casi
eccezionali, in quanto si situano almeno da un punto di vista cronologico fuori dal periodo
degli anni di piombo. Verificheremo più avanti quanto questa ipotesi iniziale sia plausibile.
Il nostro percorso comincia dall’analisi empirica del materiale raccolto.
Il periodo di copertura dei tre delitti non subisce cambiamenti di rilievo. In occasione
del delitto Tarantelli l’evento scompare dalle pagine del Corriere dopo una settimana in
cui l’attentato, le indagini e le reazioni politiche finiscono sempre in prima pagina e
occupano uno spazio importante all’interno del quotidiano con una o due pagine
monografiche nei primi tre giorni e numerosi articoli nelle pagine della cronaca e della
politica nei giorni seguenti. Va annotato, tuttavia, che pochi giorni dopo l’attentato (il 3
aprile) si verifica un altro «caso eccezionale»: si tratta di un attentato di matrice mafiosa
che se da un lato sbalza via l’omicidio di Tarantelli dalle prime pagine, dall’altro
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In G. Grossi, Rappresentanza e rappresentazione, Franco Angeli, Milano 1985.
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contribuisce a mantenere alta l’attenzione intorno alla questione terroristica e promuove sul
Corriere riflessioni che abbracciano entrambi i «terrorismi» nostrani.
Qualcosa di simile accade per il delitto di Forlì. L’attentato al senatore Ruffilli viene
infatti portato a termine in un periodo già di per sé eccezionale: a Napoli, pochi giorni
prima, c’è stato un attentato di matrice islamica, mentre i riflettori di tutto il mondo sono
puntati sulla delicata situazione palestinese che sta vivendo uno dei suoi momenti più
violenti. Questa premessa è solo per spiegare come in un simile contesto sia difficile,
passato un primo momento di clamore, trovare articoli che trattino del solo delitto Ruffilli
senza toccare anche l’attentato di Napoli o il terrorismo internazionale. Il periodo di
copertura dell’evento dura circa 17 giorni, ma si suddivide in due fasi: una prima settimana
che si presenta più intensa, con trattazione quotidiana, presenza in prima pagina e una o
due pagine monografiche che negli ultimi giorni vanno a diminuire, mescolandosi ad altri
argomenti; e una seconda settimana in cui la trattazione è meno assidua e gli articoli
finiscono nelle pagine interne del quotidiano fino a sparire del tutto.
Diversa, invece, la copertura giornalistica del delitto D’Antona. Questa volta ci
troviamo di fronte ad un caso isolato che può usufruire di tutta l’attenzione disponibile: la
copertura giornalistica è estremamente più ampia anche se per durata eguaglia quella per
Ruffilli. Nella prima settimana l’attentato gode di ampio respiro: ci sono numerose pagine
monotematiche (il 22 maggio si tocca un apice di otto pagine dedicate all’argomento, più
l’apertura della prima pagina) per i primi undici giorni successivi all’omicidio. Quindi
improvvisamente svanisce. Tornerà dopo un paio di giorni per un avvenimento di cronaca
almeno all’apparenza strettamente collegato con l’omicidio (diverse personalità politiche
ricevono lettere anonime con proiettili al loro interno), ma sarà solo il canto del cigno
prima della sua definitiva scomparsa dalle pagine del quotidiano.
Si può obbiettare che nel frattempo il quotidiano ha vissuto importanti cambiamenti, il
cui risultato più evidente è la struttura della pagina: nel 1999 questa si presenta più
dinamica nella composizione dei moduli e notevolmente alleggerita rispetto alla pagina che
leggevamo nell’85; molte foto e ricostruzioni grafiche danno respiro alla pagina e molto
più bilanciato è il rapporto tra il testo e lo spazio bianco, con il risultato di una più facile
lettura. Così facendo però nel foglio c’è posto per un minor numero di articoli, che vanno
distribuiti nell’arco di più spazio: ciò spiegherebbe il maggior numero di pagine che il
quotidiano dedica al delitto D’Antona. Ma questo è solo uno degli effetti del processo di
“settimanalizzazione della notizia”, vale a dire quella tecnica attraverso la quale ogni
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evento viene scomposto in una pluralità di fatti e microeventi specifici, ognuno dei quali
viene raccontato e analizzato da molteplici punti di vista. L’evento è destinato a diventare
il fatto del giorno, non necessariamente per le caratteristiche con cui si presenta ma perché
trattato in modo da divenire particolarmente rilevante. Così uno stesso evento che venti o
trenta anni fa avrebbe meritato solo qualche articolo di cronaca e qualche commento viene
adesso «spalmato» su più pagine monografiche.
Diamo dunque un’occhiata al numero di articoli che il quotidiano dedica alla vicenda
nei tre diversi casi: sono 58 per il delitto Tarantelli, 44 per Ruffilli, 133 per D’Antona. Il
numero di articoli nel caso più recente è più del doppio di quelli scritti per i primi due
delitti: non si tratta solo di una questione di spazio. Vediamo adesso come si ripartiscono
gli articoli in tutti i casi analizzati:
0
10
20
30
40
50
60
Tarantelli
(1985)
Ruffilli
(1988)
D’Antona
(1999)
Editoriali, commenti
e analisi
Cronaca
Politica
Interviste
Alcune osservazioni: la trattazione della notizia si presenta quasi omogenea nei primi
due casi, costituita da una netta prevalenza della cronaca (riferita principalmente alla
ricostruzione dell’agguato, lo sviluppo delle indagini, la raccolta di testimonianze e
opinioni popolari, più o meno gravi avvenimenti di cronaca che si presentano
collateralmente all’evento principale e che contribuiscono a delineare il contesto di
emergenza). Resta stabile anche il numero degli editoriali, degli articoli di fondo e delle
analisi (ho raggruppato i pezzi che riguardano il fenomeno terroristico e quelli che
commentano più in generale le reazioni politiche, delle istituzioni e della società), così
come il numero delle interviste realizzate a supporto delle idee promosse dal Corriere
stesso o per offrire un punto di vista diverso sulla vicenda. Ciò che cambia nei due casi è il
peso degli articoli di natura più propriamente politica, in numero inferiore (della metà) in
occasione del delitto Ruffilli: in realtà la politica resta sempre una componente importante,
Tarantelli
(1985)
Ruffilli
(1988)
D’Antona
(1999)
Editoriali,
commenti e analisi
11 11 18
Cronaca 23 19 57
Politica 16 8 28
Interviste 8 6 30
Totale 58 44 133