2
Ciò che ha impedito di avvalersi dell’una o dell’altra teoria sono da una
parte la tipologia dei materiali reperiti per la tesi e dall’altra la molteplicità
e complessità dell’argomento trattato.
Innanzitutto i materiali di cui ho potuto usufruire in questa tesi sono i dati
statistici forniti dai censimenti e dalle banche-dati governative e la
legislazione sia nazionale che europea; questa premessa esclude un
orientamento della dissertazione di tipo economico o sociologico, posto che
sia aspetti economici che sociali sono stati punti di riferimento, ma non di
approfondimento. In secondo luogo un’analisi generale sul fenomeno
migratorio in Spagna, tale da contemplare una spiegazione completa ed
esaustiva, risulta complessa ed ardua e se si vuole anche presuntuosa,
proprio per l’impossibilità di controllare tutte la variabili del fenomeno
migratorio. Ciò che invece si propone questo lavoro è quello di dare vita a
osservazioni sul fenomeno dell’immigrazione in Spagna dal 1992 al 2002,
tenendo presente come questo sia un fenomeno profondamente nuovo per la
società spagnola.
Nei primi due capitoli si fornisce un contributo alla comprensione del
quadro generale del fenomeno immigratorio prendendo in esame l’aspetto
statistico e legislativo. In quest’operazione sono individuati le
sovrapposizioni tra “vecchio e nuovo”, che nel caso della legislazione si
intersecano e convivono dando vita a una sorta di “compromesso
legislativo”.
3
Nel caso dei dati statistici è possibile riconoscere queste
sovrapposizioni sia nella legislazione riguardante i dati statistici, sia
nell’evoluzione delle nazionalità. Nel terzo capitolo si tenta di passare da
3
Questo concetto trova la sua applicazione più evidente nella disciplina che regola la nazionalità
spagnola vedi paragrafo 2 capitolo II
3
una dimensione istituzionale e ufficiale, come quella statistico-legisaltiva ad
un confronto più diretto con la realtà attraverso la descrizione delle regola-
-rizzazioni e degli aspetti sociali più salienti. Infine nel quarto capitolo si
descrivono i rapporti tra la Spagna e l’Unione Europea in ambito di
politiche migratorie, mettendo in evidenza ancora una volta compromessi
frutto di una politica dell’equilibrio.
Prima del periodo preso in analisi, il paese iberico non è estraneo a
problematiche riguardanti le minoranze etniche. L’espressione più
significativa del fenomeno è la presenza del gruppo dei gitani.Il numero
stimato delle persone che compongono questa etnia varia dalle 300.000 alle
900.000 (1998), la metà di loro vive in Andalusia ed Extremadura
dedicandosi fondamentalmente alla vendita e al commercio ambulante e sia
per impatto sociale che per cultura e presenza vengono definiti come “el
verdadero otro de los españoles ” ( Cachón 97)
Forse è utile per una migliore comprensione degli odierni flussi migratori
in Spagna delineare quelli passati. Soprattutto nel XIX secolo, ma si
potrebbe affermare dalla scoperta dell’America,
4
si configura come un
paese d’origine e non di meta del viaggio migratorio. Nel periodo compreso
tra il 1850 e il 1950, lasciano la Spagna diretti verso le Americhe per
migliorare le proprie condizioni di vita con la ricerca di un lavoro, tre
milioni e mezzo di spagnoli provenienti principalmente da tre regioni:
Galizia, Asturie e Canarie. L’Argentina riceve più di mezzo milione di
questi immigranti mentre gli altri si dirigono in Uruguay, Brasile e Cuba.
Meno conosciuto è il fenomeno dell’emigrazione spagnola nel Nord Africa,
che trova la sua origine in regioni come Murcia e Baleari.Negli ultimi anni
del secolo XIX 94.000 emigranti scelgono l’Algeria come meta del viaggio
4
migratorio. Questa corrente si dirige verso il Marocco dopo che è stato
stabilito il protettorato spagnolo nel paese tra 1916 e il 1919. In questo
periodo si contabilizzano 85.000 spagnoli, se si tiene conto dei residenti di
Ceuta, Melilla e Tangeri. Due sono i cambiamenti radicali nei flussi
migratori della Spagna nel XX secolo. In primo luogo si registra una
drastica virata nelle mete degli immigranti spagnoli. Infatti nell’arco di un
secolo in cui circa sei milioni di spagnoli abbandonano il proprio paese di
origine, l’80 % sceglie la meta delle Americhe (in particolare fino agli anni
‘30 del ventesimo secolo). Successivamente, in particolare nel ventennio
compreso tra gli anni’50 e i '70, il 74% preferisce stabilirsi nei paesi
dell’Europa settentrionale. In secondo luogo, a partire dalla fine degli anni
’70, la Spagna lascia il ruolo di paese di emigrazione e diminuisce quello di
paese di transito di emigranti verso Nord. A partire dagli anni 80, attraverso
un’evoluzione continua fino agli anni 2000,
5
i paesi della sponda
settentrionale del Mediterraneo, in particolare Italia, Spagna, Portogallo e
Grecia si vanno a configurare come un nuovo polo dell’immigrazione. La
Spagna, frontiera meridionale dell’Unione Europea, vive il crescente
fenomeno migratorio come un fatto sociale di grande e grave importanza,
spesso centro di dibattiti parlamentari; tutto ciò in contrasto, con le cifre
1.109.060 (2002) residenti stranieri, ovvero circa il 3% della popolazione
totale, una tra le percentuali più basse nell’UE.
4
The Cambridge survey of world migration, Robin Cohen, ed Cambridge University Press,1995
5
A questo proposito è utile fare riferimento al Dossier statistico sull’ immigrazione 2000 della
Caritas aggiornato al 31.12.98, si riscontrava che dopo la Francia, l’Italia e la Spagna fossero i
paesi U.E. con più immigrati marocchini presenti sul proprio territorio : rispettivamente 205.165
(il 12% della presenza U.E. ) e 148.475 (il 9,1% della presenza nella U.E.); inoltre la presenza
marocchina in Spagna era la seconda per numero nell’U.E.,140.896 dopo quella residente in
Francia.
5
Capitolo I La dimensione quantitativa del fenomeno
Premesse
Le fonti statistiche che la demografia spagnola utilizza come punto di
partenza per studi e ricerche sul fenomeno migratorio possono essere divise
in due grandi categorie: nella prima troviamo i permessi di lavoro e di
residenza, a cui si affiancano quelli concessi per motivi di studio, nella
seconda si collocano invece le persone conteggiate durante i censimenti o
iscritte nel “padrón”
6
il registro anagrafico del municipio,
indipendentemente dalla situazione legale nel paese.
Venendo in dettaglio, la Dirección General de Policía (DGP),
del
Ministerio del Interior, realizza ogni anno un rapporto, denominato
Memoria Anual, in cui sono presenti le domande per il permesso di
residenza e le richieste di asilo e rifugio, entrambe con le relative
risoluzioni, sia i permessi concessi che le domande negate, ed il numero dei
cittadini stranieri detenuti ed espulsi. Da questo rapporto viene ricavato il
totale delle domande di permesso di residenza presentate dagli stranieri in
Spagna al 31 dicembre dell’anno corrispondente che l’INE, l’Istituto
nazionale di statistica, pubblica nell’Anuario de Estadística de España, e
che figurano come i dati ufficiali pubblicati dalla Commissione Europea e
6
Il padrón, nasce nel diritto spagnolo come registro amministrativo a inizio del XIX secolo,
precisamente il 3 febbraio del 1823 con l’istituzione di una nuova divisione territoriale
amministrativa in cui si inseriva l’obbligo di questo nuovo strumento, in realtà il padrón diviene
effettivo solo dopo una nuova legge del 1870. Subisce poi varie modificazioni: una nel 1924 con
el estatuto Municipal y Reglamento de Población, questo testo viene poi “Refundido” nel 1935.In
epoca più recente viene poi disciplinato nel 1985 e nel 1996 con la Ley 7/1985, de 2 de abril,
reguladora de las Bases de Régimen Local, (BOE 3-04-1985) e dalla Ley 4/1996, de 10 de enero,
por la que se modifica la Ley 7/1985, de 2 de abril, reguladora de las Bases de Régimen Local, en
relación con el Padrón Municipal (BOE 12-01-1996).
6
dalla OCDE (OCSE), attraverso rispettivamente Eurostat e Sopemi.
In modo simile, il Ministerio de Trabajo y Asuntos Sociales (MTAS)
elabora una sua Memoria Anual, insieme al Boletín de estadísticas
laborales, l’Anuario de Estadísticas laborales e le Estadísticas de permisos
de trabajos a extranjeros; la Memoria e il Bollettino del ministero del
Lavoro sono stati pubblicati per la prima volta nel 1984 dalla Dirección
General del Instituto General del Instituto Español de Emigracion,
attualmente denominato Dirección General Ordenación de Migraciones
(DGOM) mentre le altre due pubblicazioni, sono emanate dalla Dirección
General de Informática y Estadística.
La serie di dati forniti tanto dal Ministero dell’Interno, quanto quelli del
Ministero del Lavoro, devono essere analizzati e verificati alla luce sia dei
cambiamenti apportati dall’evoluzione legislativa che del metodo e della
tecnica con cui sono stati pubblicati dall’INE. Infatti come potrà essere
constatato nei capitoli successivi sulla legislazione e la società, anche la
statistica ufficiale si pone di fronte al fenomeno migratorio attraverso
tentativi che, da una parte manifestano la ricerca di un‘evoluzione e di una
maggiore accuratezza dei dati, ma all’altra non sempre permettono un
confronto che non implichi distinguo o precisazioni. Gli errori che
colpiscono nel passato le statistiche spagnole per quanto riguarda gli
stranieri residenti possono però essere individuati e messi in evidenza.
7
Prima dell’introduzione nel 1987 del NIE (numero de identificación del
extranjero), il principale documento identificativo per gli stranieri residenti
in Spagna, le persone minori di 18 anni, gli incapaci e gli inabilitati non
erano conteggiati. Allo stesso tempo l’applicazione della normativa che
7
Gli errori descritti in seguito hanno come loro fonte Indicadores de la inmigración y el asilo en
España / Observatorio Permanente de la Inmigración 1998 Madrid.
7
prevede l’entrata in vigore di questo documento, non viene fatta
correttamente e il numero delle domande presentate dai singoli immigrati
aumenta, senza però essere seguito da una disaggregazione precisa delle
domande stesse, come era nelle serie relative agli anni precedenti e
successivi. Inoltre è anche frequente che vengano aggregate e considerate
equivalenti le domande di permesso ed i rinnovi effettuati da una stessa
persona, situazione che rende più difficoltoso farsi un’idea dei nuovi flussi
di immigrazione. Per quanto invece concerne alcuni tipi di permesso che la
polizia registra, quali quelli dei richiedenti asilo dei rifugiati oppure quelli
per il permesso di soggiorno inferiore ad un anno, si riscontra una mancata
aggregazione; infatti sebbene i permessi citati siano evidentemente
regolari, non vengono contabilizzati nelle statistiche di residenza fino al
1993. Se andiamo poi ad analizzare i dati pubblicati nel 1991, vediamo
come questi presentino forti variazioni in ribasso di fronte alle serie
anteriori, risultato però di depurazioni di dati che riguardano gli immigrati
originari dei paesi comunitari, senza che vengano specificati i criteri seguiti
per tale depurazione. Inoltre nel 1991 è stato l’unico anno in cui non sono
stati pubblicati i risultati disaggregati per provincia e disponiamo del solo
totale spagnolo. Ai dati corrispondenti al 1992 sono stati aggiunti i permessi
degli studenti, non previsti dalle serie anteriori ed infine ai dati del 1993
tornano ad aggregarsi i comunitari e gli studenti, situazione poi mantenuta
fino ad oggi.
Quindi, al di là della inesattezza o imprecisione nel descrivere gli errori
statistici commessi nella demografia spagnola, risulta chiaro che la
nebulosità e la variabilità del registro dei permessi di residenza rendono
meno facili le considerazioni sulle serie statistiche pubblicate nel periodo
8
‘87-’93, che, sotto il titolo generico di “residenti stranieri", esprimono
“un’apparenza” di continuità. Infine, come viene affermato dalla
demografia ufficiale spagnola (INE) e da altre fonti,
8
si giunge alla
conclusione che i dati riguardanti gli stranieri residenti risultano più precisi
e attendibili dopo il 1993, mentre prima di questa data si riscontra una sovra
rappresentazione del fenomeno immigratorio.
Dopo il 1993 si assiste a uno sforzo teso a coordinare le differenti banche di
dati statistici dei diversi dipartimenti ministeriali che porta alla
pubblicazione dal 1993 dell’Anuario de estadística de extranjería della
Comisión Interministerial de Extranjería edita dalla Segreteria Generale
Tecnica del Ministero di Giustizia e degli Interni dove, per la prima volta,
troviamo insieme le seguenti informazioni: il numero dei residenti stranieri
con permesso di residenza secondo nazionalità, luogo di residenza (con
dettaglio provinciale) e sesso (partendo dai dati della Commissariato
Generale di documentazione, dipendente dalla Generale di Polizia), il
numero degli studenti stranieri con permesso per motivi di studio (sempre
dai dati della direzione Generale di Polizia), il registro dei rifugiati (dalla
Commissione Interministeriale sull’Asilo e il Rifugio), il registro dei visti
(dai dati del Ministero degli Esteri), le naturalizzazioni (dai dati del
Ministero di Giustizia) e infine i dati corrispondenti ai permessi di lavoro
secondo le statistiche elaborate dal Ministero del Lavoro. Allo stesso modo
bisogna sottolineare il lavoro della Direzione Generale delle Migrazioni del
Ministero degli Affari Sociali, che, per la prima volta nel 1994, pubblica
l’Anuario de migraciones, in cui presenta una sintesi molto accurata del
movimento migratorio in Spagna sia dal punto di vista delle uscite che da
8
Queste conclusioni sono presenti oltre che in pubblicazioni INE,vedi nota 7, anche da parte di
altri centri di ricerca come, il COLECTIVO IOÉ in Inmigrantes, trabajadores, ciudadanos ( una
9
quello delle entrate, completando i dati statistici nel quadro giuridico-
politico spagnolo dell’Unione Europea.
9
Ora prendiamo in considerazione quella che abbiamo definito come l’altra
categoria di fonti statistiche da cui attingono gli studiosi del fenomeno
migratorio: da una parte i censimenti dall’altra i registri anagrafici, citati
precedentemente, denominati “padrones”.
Il “Padrón municipal”
10
è il registro amministrativo in cui sono iscritti tutti
gli abitanti del comune, e l’iscrizione è obbligatoria per coloro che
stabiliscono la propria residenza nel territorio municipale. L’iscrizione
consiste nel rilasciare il proprio nome e cognome, sesso, data di nascita,
nazionalità, domicilio, titolo di studi, e un documento di identificazione.
L’essere iscritti permette poi di poter usufruire delle facilitazioni concesse
agli abitanti del Municipio stesso, come i mutui sulla casa, ed è necessario
per ottenere la tessera per l’accesso ai servizi della sanità pubblica.
L’iscrizione nel registro inoltre può essere uno strumento per calcolare il
tempo trascorso in Spagna dall’immigrato irregolare in funzione anche dei
processi di regolarizzazione; ogni straniero infatti si può e dovrebbe
iscrivere senza avere permesso di soggiorno o di lavoro.Da queste fonti, i
censimenti e i padrones, derivano altrettante pubblicazioni statistiche
elaborate dall’INE: il Censo de población e il Padrón municipal de
habitantes. Queste serie di dati approfondiscono la situazione socio-
demografica, con periodicità decennale per il censimento e quinquennale
per il padrón fino al 1996. Dopo questa data, per uniformarsi con la
vision de las migraciones desde España) Universitat de Valencia, Patronat Sud –Nord,1999.
9
L’Anuario de migraciones si distingue da quello di estadística de extranjería per il suo diverso
“taglio”. Sono, infatti, presenti nell’annuario ben quattro capitoli, sugli otto complessivi, dedicati
alla legislazione: uno a quella nazionale uno a quello europea, uno che descrive l’organizzazione
del Ministero e uno riguardante la situazione legislativa degli spagnoli all’estero; questa
impostazione facilita la comparazione tra legislazione e statistica.
10
normativa europea, l’elaborazione e pubblicazione dei padrónes diventa
annuale e viene introdotta una nuova coordinazione tra il censimento e i
registri anagrafici; i secondi vengono subordinati al primo, a cui devono
prestare i dati nel caso si debbano colmare delle lacune e di cui devono
seguire le direttive per raccogliere e stilare i questionari anagrafici. Fino al
1996, si mantiene periodicità diversa decennale e quinquennale e
indipendenza nella raccolta e formulazione dei dati, che vengono forniti
ogni cinque anni; in particolare, l’anno in cui il censimento coincide con il
padrón vengono pubblicati solo i dati del primo. Così dal 1986 abbiamo
solo due padrones pubblicati nel 1986 e 1996 e due censimenti 1991 e
2001, mentre dal 1996 possediamo per ogni anno la revisione effettuata dal
padrón.
11
Ritornando ad un quadro generale è utile dare uno sguardo alle fig 1 e 2 che
rispettivamente indicano l'evoluzione quantitativa degli stranieri in Spagna
dal punto di vista dello stock e dei flussi.Un semplice confronto tra i due
grafici mette in evidenza come all’aumento dei flussi, e in particolare
all'aumento significativo della loro intensità a partire dal 1999, corrisponda
un aumento altrettanto rilevante nello stock dei residenti. L'aumento dello
stock viene spiegato, anche se in percentuale proporzionalmente minore,
oltre che dai nuovi flussi, anche dall’indice di natalità più alto che
caratterizza le madri straniere rispetto alle madri spagnole
12
.
Se ci soffermiamo invece sui flussi possiamo notare l'importanza della
cosiddetta immigrazione di "ritorno" dei cittadini spagnoli espatriati, il cui
10
Anuario de Migraciones 2002 pag 512
11
Oltre, al padrón e all’istituto nazionale, l'Ine , sono interessanti i singoli istituti regionali, che
elaborano i dati della propria Comunità autonoma dando vita ad annuari regionali, inchieste e
studi sul fenomeno migratorio. Si distacca per accuratezza l' Idescat (Institut d’Estadistica de
Catalunya), degni di rilevo sono anche l'Istituto Andaluso (Iea), quello Canario (Istac), quello
delle Baleari (Ibae) e quello della Comunità di Madrid (Iestadis).
11
flusso è stato superiore a quello dei cittadini di nazionalità non spagnola
fino al 1993 ed è calato poi costantemente. Mentre fino al 1997 esso
corrisponde a circa il 40% del flusso totale, al 1999 a poco più del 20%,
mentre al 2001 crolla al 5%; anche se in cifre assolute il flusso degli
emigranti di ritorno rimane sostanzialmente costante oscillando dalle
15.572 unità del 1994 alle 31.567 del 2000.
13
393.100
1.109.060
801.329
895.720
719.647
609.813
538.984
499.773
461.364
430.422
0
200.000
400.000
600.000
800.000
1.000.000
1.200.000
1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
Flussi Stock
Fonte DGP- Ministero degli Interni 1992-2002 (elaborazione propria)
12
Vedi paragrafo 6 di questo capitolo
13
In questa occasione è utile ricordare la normativa che regola coloro che possiedono più di una
nazionalità. Sia nel questionario del censimento che in quello del padrón la persona
“intervistata”deve optare, a sua scelta, fra una delle nazionalità. Invece nel caso che fra le
nazionalità possedute sia presente quella spagnola, la scelta cade in modo obbligatorio su
quest’ultima. La conseguenza è che i cittadini ibero-americani con cittadinanza spagnola vengano
contabilizzati come spagnoli. Fonte Notas metadólgicas Ine.
Fig1 : Stock degli stranieri residenti e flussi di entrata dal 1992 al 2001
12
20.663
17.665
16.553
13.209
22.261
24.032
28.243
18.219
15.361
18.551
19.539
16.686
57.195
99.122
394.048
20.724
31.587
15.572
35.616
330.881
0% 20% 40% 60% 80% 100%
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
Fig 2: Distribuzione percentuale dei flussi annuali di entrata dal 1992 al 2002
secondo la nazionalità
Legenda: Spagnoli Stranieri
Fonte DGP- Ministero degli Interni 1992-2002 (elaborazione propria)