8
Laurea del Dipartimento Arte Musica Spettacolo; grazie a ciò si è
potuto indagare sul loro iter personale: dal tipo di invalidità da cui
sono affetti al loro percorso scolastico, dalla loro iscrizione
all’Università allo stile di vita attuale.
L’Università di Bologna è la più antica Università d’Italia e viene
anche annoverata tra gli Atenei che hanno offerto maggiori servizi
agli studenti, abili e non (anche se in questo non è la prima, se si
guarda a realtà quali quelle di Padova e di Roma 3). Considerando
i servizi offerti agli studenti con deficit, tra gli Istituti preposti si
annoverano principalmente l’Azienda Regionale per il Diritto allo
Studio e l’Ufficio Handicap dell’Università ma anche le singole
Facoltà e le relative Segreterie, Biblioteche,… Quindi, per la
stesura di tale elaborato, sono state effettuate anche delle interviste
ai rappresentanti di tali Uffici, oltre che alla Dott.sa Scarazzini –
responsabile degli studenti disabili presso l’Arstud -, al Dott.
Roncarati e alla Dott.sa Nicotra – membri dell’Ufficio Handicap.
Specificatamente, il primo capitolo analizza innanzitutto
quantitativamente le persone disabili presenti in Italia e, in modo
sommario, anche in tutta Europa: l’argomento viene introdotto
dalla denuncia della mancanza di dati, per poi passare
all’esposizione delle cifre relative alle diverse tipologie di
handicap, alla loro presenza presso le famiglie o gli istituti e nelle
diverse parti del territorio italiano, alla loro frequenza scolastica –
anche a seconda dei diversi gradi formativi-. Viene anche
evidenziato l’aumento delle persone inabili colpite da trauma
cranico. Per quanto riguarda, invece, i dati inerenti l’Europa essi
fanno riferimento principalmente alla presenza delle persone
disabili nelle scuole dei diversi Paesi europei: stupisce la
sopravvivenza delle scuole speciali in alcuni di questi Stati.
In seguito sono stati riportati i numeri relativi agli studenti con
deficit presenti presso l’Ateneo bolognese: per costoro sono stati
considerati l’anno di immatricolazione, l’età, il sesso, la sede e il
tipo di Facoltà presso la quale sono iscritti.
9
E’ stato poi attuato un breve excursus legislativo inerente le
regolamentazioni sulla presenza degli studenti disabili nelle
Università italiane e sui servizi di cui essi possono godere al loro
interno, ma anche sulle figure e sugli Uffici atti a mettere in pratica
tali leggi: il Delegato del Rettore per l’Handicap e l’Ufficio
Handicap dell’Università. Per ciascuna di tale istituzione sono stati
analizzati non solo i loro compiti, ma anche la loro rappresentanza
all’interno dell’Università bolognese e le loro attività svolte nel
corrente Anno Accademico.
L’ultima parte del capitolo è dedicata alla ricerca universitaria nel
campo dell’handicap.
Il secondo capitolo prosegue l’analisi di tutte le offerte rivolte agli
studenti disabili, analizzandone dettagliatamente le figure preposte
e gli Istituti coinvolti. Tra questi si cita inizialmente la figura dello
studente - tutor istituita da parte dell’Ufficio Handicap: si
considerano quindi le sue funzioni e i suoi obiettivi, la sua
attuazione, la sua formazione e il monitoraggio durante lo
svolgimento della sua attività, le esperienze sinora realizzate.
In un secondo momento, si analizzano i servizi concessi
dall’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio: vengono
celermente citati quelli rivolti a tutti gli studenti iscritti
all’Università, per poi specificare quelli destinati a coloro che sono
affetti da qualche handicap e quelli per gli studenti che scelgono di
prestare un’attività di volontariato nei confronti dei ragazzi disabili.
Si descrive, infine, l’applicazione di tali benefici durante l’Anno
Accademico 2001/02.
L’Ufficio Handicap, oltre ad offrire le diverse prestazioni già
considerate, si è preoccupato di garantire una piena integrazione
all’interno dell’Ateneo sia degli studenti con deficit sia del
personale ivi impiegato e affetto da una qualche inabilità. Per
soddisfare tale proposito esso si è rivolto all’èquipe del Progetto
Calamaio –appartenente al Centro Documentazione Handicap di
Bologna- il quale, attraverso attività ludiche e ricreative, cerca di
far conoscere l’handicap a coloro che generalmente non ne
10
vengono coinvolti e che, spesso, sono influenzati dai pregiudizi
presenti nella nostra società: esso, quindi, cerca di realizzare e
diffondere una “nuova cultura dell’handicap”, partendo proprio dai
bambini delle scuole di ogni ordine e grado sino a rivolgersi anche
al mondo del lavoro e, ultimamente, anche a quello universitario. Il
capitolo terzo descrive, quindi, le attività svolte dal gruppo
Calamaio e i diversi progetti da loro realizzati. Infine si descrivono
i tre incontri, realizzati nel gennaio- febbraio 2002, condotti dagli
operatori del Calamaio e rivolti al personale di alcune Biblioteche
dell’Università di Bologna.
Attraverso questi tre capitoli si cerca di informare gli studenti
disabili ma anche coloro che offrono i servizi all’interno
dell’Ateneo. Fornendo un adeguato rapporto sulle opportunità
esistenti, si vuole metterle in pratica, migliorando così la vita
universitaria di ciascun studente inabile.
Il quarto capitolo riporta l’analisi dettagliata delle interviste rivolte
agli studenti disabili iscritti all’Università di Bologna; per ciascuno
sono stati presi in considerazione i diversi aspetti della vita: i dati
anagrafici; le abitazioni presso le quali dimorano sia nella città
universitaria sia nella città di residenza; le uscite; i luoghi di studio
e, quindi, le Facoltà alle quali sono iscritti ma anche le
Biblioteche, le librerie, gli altri Uffici; l’impegno civile e il tempo
libero; l’eventuale svolgimento della tesi di laurea e la possibile
occupazione lavorativa; i viaggi; i mezzi e i modi di
comunicazione.
Il quinto capitolo si concentra sull’analisi degli incontri con i
Presidi delle Facoltà considerate ma anche con il personale delle
Portinerie, delle Segreterie, delle Biblioteche e, infine, con i
rappresentanti degli studenti delle relative Facoltà.
L’intento degli ultimi due capitoli era quello di mettere a confronto
le due facce di una stessa realtà, in modo tale da evidenziare i suoi
punti di forza ma anche e soprattutto le sue carenze: quest’ultimo
aspetto non vuole rappresentare una critica in negativo, bensì uno
stimolo dal quale partire per cercare di migliorare la situazione
11
esistente. Proprio per questo sono stati riportati dei suggerimenti
personali e, in particolare, quelli delle persone incontrate per
migliorare qualitativamente l’inserimento nell’Università e nel
contesto sociale delle persone disabili.
Si ringraziano il prof. Canevaro e Capecchi che mi hanno dato la
possibilità di realizzare tale elaborato che rappresenta un’analisi
dettagliata del personale percorso universitario, essendo la
sottoscritta affetta da deficit motorio. I ringraziamenti vanno anche
a tutte le persone incontrate e che mi hanno permesso, dedicandomi
buona parte del loro tempo, di raccogliere i dati riportati: sia alle
personalità occupate presso l’Università di Bologna, ma anche e
soprattutto ai ragazzi ai quali è stato chiesto di ripercorrere parte
della loro vita –cosa che immagino non sia stata sempre facile!-.
Non voglio dimenticare il gruppo del Calamaio che, non solo mi ha
fornito le informazioni necessarie, ma mi ha permesso anche di
partecipare e collaborare direttamente alle loro attività. Infine
ringrazio Monica per gli utili consigli e tutti coloro che hanno
permesso e supportato la mia carriera universitaria.
12
CAPITOLO PRIMO
13
CAPITOLO PRIMO
UNIVERSITA’ E STUDENTI DISABILI
1.1 DATI STATISTICI SULLA PRESENZA DELLE
PERSONE DISABILI IN ITALIA
Parlare di dati statistici relativi agli studenti disabili che
frequentano l’Università non è facile, così come non è lo è rilevare
quantitativamente tutte le persone con deficit presenti in Italia. Ciò
innanzitutto a causa del fatto che molti ancora non dichiarano il
loro deficit fisico: purtroppo i pregiudizi sono ancora troppi, per cui
si preferisce nascondere tale situazione. L’ignoranza statistica
riguarda soprattutto gli adulti disabili: finché la persona disabile è
presente nella scuola si è a conoscenza della sua esistenza ma, una
volta che viene accudito unicamente dalla famiglia, quest’ultima
tende a nasconderla. Inoltre
“in Italia gli interventi sull’handicap spettano a molti Ministeri ed
Enti, ognuno dei quali rileva i dati statistici necessari al
monitoraggio di ciò che è di sua competenza, ma ciò che viene
rilevato non fa sempre riferimento alle stesse persone e poiché
anche i termini “handicap, disabilità, invalidità, inabilità”
rimandano a significati differenti, i dati esistenti si riferiscono a
realtà di volta in volta diverse.”
2
Per ovviare a tale mancanza, l’ISTAT in collaborazione con i vari
Ministeri, con le Regioni, con i Comuni, con gli Enti istituzionali e
con le Associazioni sta progettando un Sistema Informativo
sull’Handicap. Questo, previsto dall’art. 91 bis della legge 162/98,
ha l’obiettivo di quantificare i disabili, catalogarli in base alla
2
C. Hanau, “I numeri sull’handicap: presentazione del sito www.handicapincifre.it”, Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali – Istituto Nazionale di Statistica.
14
tipologia del deficit, analizzare le loro esigenze ed i servizi offerti
3
.
Sinora l’ISTAT si è interessato di quantificare totalmente i soggetti
disabili presenti in Italia e di classificarli in base al sesso e alle
fasce d’età d’appartenenza; una categoria a parte è rappresentata
dai soggetti con Sindrome di Down. L’importanza che viene data
alle conoscenze statistiche è dovuta al fatto che solo conoscendo
bene la realtà è possibile intervenire su questa programmando
adeguatamente le risorse a disposizione.
Sulla base dei dati ISTAT
4
rilevati nel 1994, è possibile affermare
che le persone disabili sono 2.677.000 –pari al 5% della
popolazione- di cui 900.000 hanno un deficit grave; tra loro
2.362.000 vivono presso le famiglie di appartenenza e 750.000 di
queste hanno un deficit grave. La maggior parte di costoro è affetta
da deficit motorio (900.000 persone), seguita da persone sorde
(590.000), da disabili mentali (309.000), da non vedenti (370.000)
e da sordomuti (45.000); inoltre la maggioranza di tali persone è
rappresentata da anziani i quali, a loro volta, sono prevalentemente
donne. Bisogna poi ricordare coloro che sono affetti da malattie
invalidanti, quali l’epilessia o l’Alzheimer. L’analisi statistica può
proseguire esaminando la presenza delle persone disabili nelle
diverse zone d’Italia: si osserva un tasso di disabilità del 6%
nell’Italia insulare e del 5,2% nell’Italia Meridionale, mentre esso
scende al 4,4% nell’Italia Nord-Orientale e al 4,3% nell’Italia
Nord-Occidentale; nell’Italia Centrale si ha un tasso di disabilità
del 4,8%. La stessa struttura geografica si osserva per gli uomini e
per le donne.
Le ultime ricerche a disposizione, svolte nel 2001 su tutto il
territorio italiano, rilevano un numero di persone disabili pari a
2.824.000, di cui 96.0000 maschi e 1.864.000 femmine; queste
ultime vengono maggiormente colpite da disabilità in quanto hanno
una longevità maggiore.
3
Intervento di C. Hanau durante la 1° Conferenza Regionale sulle Politiche dell’Handicap organizzato dalla Regione
Emilia Romagna in collaborazione con ASPHI.
4
www.handicapincifre.it
15
La scuola rappresenta il terreno in cui è più facile evidenziare la
presenza di ragazzi disabili, anche se permangono due difficoltà:
quella inerente la classificazione del tipo di deficit e quella relativa
all’ottenere i dati in possesso del Ministero della Pubblica
Istruzione: quest’ultimo, infatti, esegue delle analisi di tipo tecnico
– disciplinare su tutti gli alunni, ma questi dati non possono essere
trasmessi a livello nazionale
5
.
L’Italia è uno dei pochi Paesi nei quali le persone disabili sono in
grandissima parte integrate nelle scuole normali. Il numero degli
studenti che frequentano la scuola e che presentano un deficit è pari
a 130.000 unità: l’11% di questi ha un’invalidità motoria, il 5%
sono sordi, il 2% sono non vedenti e l'82% sono insufficienti
intellettivi. Il basso indice relativo alla presenza degli studenti non
udenti all’interno della scuola italiana è influenzato dalle difficoltà
lessicali di tali soggetti mentre, per quanto riguarda la causa della
bassa frequenza scolastica di persone non vedenti, si potrebbe
affermare che ciò è influenzato dalle loro difficoltà nel reperire il
materiale didattico e gli ausili loro necessari; infine, si può notare
che nella scuola italiana è presente una percentuale relativamente
elevata di studenti con deficit intellettivo i quali, però, scompaiono
nelle Università il cui accesso è sinora negato alle persone con tale
tipo di patologia. La percentuale di coloro che non vengono istruiti
è ancora abbastanza alta: essa, infatti, si aggira attorno ad un valore
pari al 32%. Quest’ultimo indice raggiunge addirittura il 40 % se la
stessa persona è colpita da più tipi di disabilità. Il numero delle
donne (36,2%) prive di titolo è superiore rispetto a quello degli
uomini (25,7%). Le persone normodotate prive di scolarizzazione
sono solo il 5,2%.
La situazione peggiora, a sua volta, a mano a mano che si eleva il
grado di istruzione: oggi sono molti di più i giovani disabili che
giungono al conseguimento della laurea rispetto alle persone con
un’età superiore alla loro. Ciò è una conseguenza delle leggi
sull’integrazione e, contemporaneamente, risulta di buon auspicio
5
Intervento di C. Hanau all’incontro pubblico “Piani di zona - Politiche dirette a favorire l’integrazione delle persone
disabili” organizzato dalla Provincia di Bologna.
16
per le generazioni future. Per quanto riguarda, invece, la loro
suddivisione geografica il maggior numero di studenti con
handicap che frequenta scuole di ogni ordine e grado è presente al
Sud (37.594), seguito dal Nord Ovest (24.362), dal Centro
(21.256), dalle isole (17.471) e, infine, dal Nord Est (16.068)
6
.
Il rapporto tra persone disabili e non in possesso della laurea è di 1
a 2 se si considera la fascia d’età compresa tra i 45 e i 64 anni;
fortunatamente tale rapporto diminuisce se si considera la fascia
d’età precedente (15-44 anni).
Negli ultimi anni molti degli studenti disabili presenti nella scuola
italiana hanno acquisito il deficit attraverso un trauma cranico,
spesso procurato da un incidente stradale
7
: nel 1999 sono circa
316.698 i traumatizzati cranici gravi sopravvissuti che hanno
riportato esiti devastanti; purtroppo tale dato è in costante aumento,
mentre fortunatamente diminuisce il numero dei morti. L’80% di
questi sono maschi di età compresa fra i 18 ed i 34 anni e il 35%
dei sinistri avviene in appena otto province (Bologna, Brescia,
Firenze, Forlì, Genova, Milano, Roma, Torino). Questi soggetti
necessitano di cure specifiche che tengano conto della
riabilitazione, del trattamento farmacologico, ma anche
dell’assistenza psicologica: spesso non accettano il deficit oppure
ritengono che la loro sia una situazione temporanea. Per tutti questi
motivi risulta loro più difficile chiedere aiuto e questo complica
ulteriormente eventuali interventi assistenziali: bisognerebbe
innanzitutto cercare di ovviare il problema a monte prevenendo tali
situazioni attraverso cinture di sicurezza, caschi, air bag,…
Per quanto riguarda la situazione in Europa
8
, la maggior parte degli
studenti disabili è concentrata nella scuola primaria e diminuisce
nettamente col passaggio alla scuola secondaria: nell’a.s.1991-1992
in Spagna si è passati dal 79,8% (scuola primaria) al 12,4% (scuola
secondaria); in Francia nello stesso anno dal 33,0% all’8,2%.
6
Quadro socio – demografico sui disabili, Sistema Informativo – Servizio di Consulenza all’Attività Programmatoria –
La scuola statale: sintesi dei dati – a.s. 1998/99; Ministero della Pubblica Istruzione.
7
www.unipd.it/H2000
8
www.handicapincifre.it
17
Sensibile inoltre la differenza tra le femmine ed i maschi che
accedono ai vari gradi di istruzione. Tali indici sono influenzati
anche dalla tipologia di deficit: la maggior parte degli studenti con
deficit intellettivo abbandona la scuola precedentemente al
conseguimento del titolo di studio. Invece Paesi come la Germania,
la Spagna e la Francia registrano alti tassi di studenti con deficit
sensoriali o fisici. Per quanto riguarda la differenza di inserimento
nelle scuole normali o in quelle speciali, è possibile evidenziare
una forte variazione a seconda dei Paesi considerati: mentre
Irlanda, Italia, Lussemburgo e Portogallo privilegiano le scuole
ordinarie, altri Stati come Grecia, Germania e Francia preferiscono
le scuole speciali. Coloro che frequentano le scuole primarie presso
scuole speciali difficilmente completano gli studi.
Complessivamente si può affermare che la maggior parte dei
disabili in Europa ha un basso livello di scolarizzazione che va
dall’analfabetismo al compimento della scuola primaria: questo è
ancora più vero per le femmine che non per i maschi. Inoltre
risulta strettamente correlata la gravità dello stato disabilitante con
il grado di istruzione raggiunta: quanto più grave è l’handicap,
tanto minore la scolarità raggiunta.
18
1.2 DATI STATISTICI SULLA FREQUENZA UNIVERSITARIA
DEI DISABILI A BOLOGNA
A livello nazionale non esistono rilevazioni inerenti la presenza di
persone disabili nelle Università italiane; tali dati possono essere
conosciuti solo attraverso ricerche specifiche presso ciascun
Ateneo.
Per quanto riguarda la situazione esistente a Bologna, sul sito
Internet dell’Università
9
è presente una sezione interamente
dedicata all’analisi quantitativa degli studenti disabili iscritti: tali
dati sono stati rilevati dall’Osservatorio Statistico dell’Alma Mater.
Gli studenti immatricolati sono suddivisi secondo i seguenti
parametri:
- anno di immatricolazione;
- età;
- sesso;
- sede universitaria;
- tipo di corso;
- diploma di maturità;
- Facoltà di iscrizione;
- trend di crescita;
- indagini campionarie.
I dati presenti fanno riferimento agli Anni Accademici che vanno
dal 1994 al 2001; mancano purtroppo quelli inerenti il corrente
Anno Accademico. In ogni caso si possono effettuare le seguenti
considerazioni:
- analizzando l’età degli immatricolati in ciascun nuovo Anno
Accademico, è possibile evidenziare che, per quanto riguarda il
numero dei diciannovenni, questi hanno mantenuto un andamento
abbastanza stabile: in media 35 studenti di diciannove anni si sono
iscritti presso l’Università di Bologna. Sono, invece, aumentati gli
iscritti la cui età si aggira sui 20 e 21 anni; mentre sono un po’
diminuiti coloro che si iscrivono dopo i ventuno anni.
9
www.unibo.it/disabili/statistiche
19
- Per quanto riguarda, invece, il sesso degli studenti iscritti
all’Ateneo nell’intervallo periodico considerato, c’è sempre stata
una prevalenza di maschi; il numero di questi ultimi, però, è
diminuito nel tempo, passando addirittura da 62 iscritti nell’Anno
Accademico 1994-95 a 40 studenti iscritti nel 200-01. Le
studentesse iscritte, invece, hanno mantenuto un andamento stabile
negli anni, con qualche aumento negli Anni Accademici 1997-98 e
2000-01, aggirandosi comunque sulle 35 unità.
- Molti degli studenti disabili che si iscrivono all’Università di
Bologna provengono dal liceo scientifico o da istituti tecnici
commerciali oppure, infine, da scuole professionali; sono anche
presenti studenti con titoli di studio stranieri. Negli anni tali dati
non hanno subito enormi variazioni.
- Le Facoltà più frequentate da studenti disabili sono Giurisprudenza,
Lettere e Filosofia, Scienze della Formazione, Scienze
Matematiche Fisiche e Naturali, Ingegneria ed Economia:
prevalgono, quindi, Facoltà caratterizzate dallo studio di materie
umanistiche, le quali sono anche tradizionalmente considerate
“quelle più adatte ai disabili”. Inoltre la maggior parte di questi
studenti è iscritta a Corsi di Laurea piuttosto che a Diplomi di
Laurea.
- Infine, per quanto concerne le sedi frequentate, prevale su tutte
Bologna seguita in ordine decrescente da Forlì, Rimini, Ravenna e
Reggio Emilia.
20
1.3 LA LEGISLAZIONE SULL’INTEGRAZIONE
UNIVERSITARIA
Il diritto allo studio della persona con deficit è garantito dalla legge
n. 104/’92: essa assicura il suo inserimento e la sua integrazione
sociale; in particolare, l’articolo 8, lettera d prevede:
“d) provvedimenti che rendano effettivi il diritto all'informazione e
il diritto allo studio della persona handicappata, con particolare
riferimento alle dotazioni didattiche e tecniche, ai programmi, a
linguaggi specializzati, alle prove di valutazione e alla
disponibilità di personale appositamente qualificato, docente e non
docente”.
Mentre l’articolo n. 14, comma 1 stabilisce che il Ministro della
Pubblica Istruzione provveda:
“a) all'attivazione di forme sistematiche di orientamento,
particolarmente qualificate per la persona handicappata, con
inizio almeno dalla prima classe della scuola secondaria di primo
grado.
…c) a garantire la continuità educativa fra i diversi gradi di
scuola, prevedendo forme obbligatorie di consultazione tra
insegnanti del ciclo inferiore e del ciclo superiore ed il massimo
sviluppo dell'esperienza scolastica della persona handicappata in
tutti gli ordini e gradi di scuola, consentendo il completamento
della scuola dell'obbligo anche sino al compimento del
diciottesimo anno di età; nell'interesse dell'alunno, con
deliberazione del collegio dei docenti, sentiti gli specialisti di cui
all'articolo 4, secondo comma, lettera l), del decreto del Presidente
della Repubblica 31 maggio 1974, n. 416 , su proposta del
consiglio di classe o di interclasse, può essere consentita una terza
ripetenza in singole classi”.
In particolare l’art. n. 16, comma 5 della suddetta legge prevede per
gli studenti universitari un supporto nel superamento degli esami
universitari, anche attraverso accordi col docente della materia e, se
necessario, con il Consiglio di Facoltà.
21
La garanzia di integrazione della persona disabile all’interno
dell’Università è concessa dall’art. 13 della legge 104:
“ 1. L'integrazione scolastica della persona handicappata nelle
sezioni e nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado e
nelle università si realizza, fermo restando quanto previsto dalle
leggi 11 maggio 1976, n. 360, e 4 agosto 1977, n. 517 anche
attraverso:
a) la programmazione coordinata dei servizi scolastici con quelli
sanitari, socio-assistenziali, culturali, ricreativi, sportivi e con
altre attività sul territorio gestite da enti pubblici o privati. A tale
scopo gli enti locali, gli organi scolastici e le unità sanitarie locali,
nell'ambito delle rispettive competenze, stipulano gli accordi di
programma di cui all'articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142.
Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge,
con decreto del Ministro della Pubblica Istruzione, d'intesa con i
Ministri per gli Affari Sociali e della Sanità, sono fissati gli
indirizzi per la stipula degli accordi di programma. Tali accordi di
programma sono finalizzati alla predisposizione, attuazione e
verifica congiunta di progetti educativi, riabilitativi e di
socializzazione individualizzati, nonché a forme di integrazione tra
attività scolastiche e attività integrative extrascolastiche. Negli
accordi sono altresì previsti i requisiti che devono essere posseduti
dagli enti pubblici e privati ai fini della partecipazione alle attività
di collaborazione.
b) la dotazione alle scuole e alle università di attrezzature tecniche
e di sussidi didattici nonché di ogni altra forma di ausilio tecnico,
ferma restando la dotazione individuale di ausili e presìdi
funzionali all'effettivo esercizio del diritto allo studio, anche
mediante convenzioni con centri specializzati, aventi funzione di
consulenza pedagogica, di produzione e adattamento di specifico
materiale didattico;
c) la programmazione da parte dell'università di interventi
adeguati sia al bisogno della persona sia alla peculiarità del piano
di studio individuale;