10
futuro sviluppo di Internet e di tutti i tipi di operazioni on-line che presuppongono
uno spostamento, seppur elettronico, di danaro. Tali elementi sono rappresentati
dall’attuale normativa sull’e-commerce, all’interno della quale sarà esaminata anche
la disciplina Consob vigente in Italia per quanto riguarda lo specifico settore della
gestione del risparmio mediante Internet, dalla tutela della privacy, dalla sicurezza
delle transazioni in rete e dalle problematiche di carattere fiscale che inevitabilmente
si pongono laddove vi siano situazioni imponibili non legate ad una sola sovranità
fiscale, ma ad un mercato globale.
A questo punto verranno analizzati, all’interno della Parte III, i principali operatori di
mercato, al fine di fornire una visione d’insieme sul reale impatto che il fenomeno in
esame ha (e, in particolar modo, avrà) sul mercato finanziario mondiale. Tali
operatori, suddivisi in base al mercato di riferimento, saranno esaminati al fine di
evidenziarne i principali caratteri distintivi, tra cui le strategie attuali e passate, le
tipologie di prodotti distribuite, i segmenti di clientela serviti e l’attuale posizione di
mercato.
Una volta analizzati i principali operatori americani, attivi in un settore già in buona
parte sviluppato, l’attenzione si concentrerà sul panorama europeo e, più
specificamente, su quello italiano.
A tale proposito verrà evidenziato come l’attività descritta, all’interno del mercato
nazionale, sia attualmente svolta da un numero di soggetti ancora molto ristretto, i
quali hanno inoltre iniziato ad essere operativi in tale settore solamente intorno ai
primi mesi del 2000. L’analisi dei primi concreti sviluppi del mercato italiano della
distribuzione dei servizi di gestione del risparmio mediante Internet sarà allora
strettamente interrelata, in quella sede, ad un esame di carattere generale dei soggetti
che forniscono servizi di trading online. Questa scelta si giustifica in quanto tali
soggetti sono destinati ad entrare, in un futuro molto prossimo, anche nel segmento
oggetto della presente trattazione, così come ampiamente testimoniato dai numerosi
annunci effettuati in tal senso.
Le considerazioni svolte verranno infine confermate ed integrate da alcune
rilevazioni di carattere empirico raccolte attraverso un’intervista al Dott. Arena,
11
Vicedirettore e Responsabile della funzione “Canali Complementari” presso la Banca
Commerciale Italiana, volte a delineare la strategia reale adottata da uno dei maggiori
players finanziari italiani rispetto ad Internet e, più specificamente, alla distribuzione
dei servizi di gestione del risparmio tramite essa.
La trattazione si concluderà con alcune brevi considerazioni finali, atte a riassumere
la rilevanza del fenomeno in esame, i risultati raggiunti ed i futuri sviluppi dello
stesso.
13
PARTE I
Breve introduzione al fenomeno
Internet ed ai suoi risvolti
economici
15
Cap. I Internet: dagli albori alla situazione attuale
1.1 Che cosa è Internet e come funziona
Internet, come spesso accade ai fenomeni estremamente complessi, tende a sfuggire
ad ogni tentativo di categorizzazione e, difatti, la sua definizione ufficiale è stata
fornita da FNC (Federal Networking Council)1 solamente il 24 Ottobre 1995, tramite
una risoluzione approvata all’unanimità.
Rifacendosi a tale definizione, il termine Internet “si riferisce al sistema globale per
le comunicazioni che:
1. si basa sull’indirizzamento logico e univoco, basato sul protocollo TCP/IP o
sui suoi possibili sviluppi
2. è in grado di supportare comunicazioni basate sull’insieme di protocolli
TCP/IP o sui suoi possibili sviluppi
3. utilizza o fornisce accesso, pubblicamente o privatamente, a servizi di alto
livello, basati sulle comunicazioni e collegati alle infrastrutture sopra
descritte.”
Questa definizione conduce inevitabilmente a chiedersi che cosa sia un protocollo di
rete, e più specificamente, come funzioni il protocollo TCP/IP.
Con il termine protocollo si intende l’insieme delle regole che permettono a
computer di ogni tipo di gestire e scambiare dati reciprocamente. Considerando la
naturale eterogeneità delle reti, ci si rende subito conto di come possa risultare
difficile applicare un protocollo comune ad Internet.
Il TCP/IP (acronimo di Transfer Control Protocol/Internet Protocol2) nacque,
parallelamente ad Internet stessa, grazie ad un progetto che sarà conosciuto in seguito
1
Si veda il sito www.fnc.gov e più precisamente, per il testo della risoluzione, l’indirizzo
www.fnc.gov/internet_res.html.
2
Come sarà specificato in seguito, il TCP/IP è un insieme di molti protocolli diversi, e quindi il suo
nome deriva dalle iniziali dei due protocolli di maggior importanza presenti al suo interno.
16
come “ARPANET”3; esso fu proposto per la prima volta da Bob Kahn (DARPA) che
lo sviluppò, insieme a Vint Cerf (Stanford Research Institute), durante gli anni ’70 e
venne adottato per la prima volta dal Dipartimento per la Difesa nel 1980, trovando
utilizzo universale nel 1983.
Passando ora a descriverne il funzionamento, si deve subito precisare come il TCP/IP
non sia un semplice protocollo, ma un insieme di diversi protocolli, ognuno dei quali
apporta specifici servizi, organizzati in modo gerarchico4.
Esso inoltre è un open standard, ovvero le sue specifiche sono liberamente
utilizzabili da chiunque. Questo ha permesso il rapido diffondersi di versioni per ogni
sistema operativo e piattaforma esistenti, spesso distribuite gratuitamente o integrate
in modo nativo nel sistema stesso.
Una delle caratteristiche fondamentali che ne hanno decretato il successo è
l’implementazione di un protocollo che permette la commutazione dei pacchetti.
Questo significa che, suddividendo ed inviando i dati in vari pacchetti (datagrammi),
la rete non sarà mai occupata da un solo invio, ma, al contrario, tutti i computer
potranno inviare i propri pacchetti che, alternativamente, troveranno sempre la
possibilità di transitare, conseguendo in questo modo enormi vantaggi in termini di
velocità ed efficienza. Questo processo è gestito dal protocollo TCP, che suddivide e
ricompone i vari pacchetti, oltre ad esercitare il controllo sulla trasmissione dei dati
attraverso un complesso sistema di segnali di invio e di conferma di avvenuta
ricezione.
Il TCP/IP è strutturato in termini sequenziali5: il primo livello è quello di rete e
gestisce le connessioni fisiche; il secondo si occupa di inviare i pacchetti di dati ai
vari indirizzi; il terzo livello verifica l’avvenuta trasmissione dei dati; il quarto livello
infine produce i dati veri e propri da inviare. Ogni strato è gestito da uno o più
protocolli.
Ogni macchina presente in Internet deve infine avere un indirizzo specifico, per poter
essere distinta e quindi contattata, controllato dall’Internet Protocol (IP), che ha il
3
Si veda il paragrafo 1.2.
4
La lista completa dei protocolli compresi nel TCP/IP è indicata all’interno della risoluzione RFC
1011, rintracciabile all’indirizzo ftp://ftp.isi.edu/in-notes/rfc1011.txt , ed intitolata “Official Internet
Protocols”.
5
In termini tecnici il TCP/IP viene chiamato “protocollo a strati di servizi” (layers of services).
17
compito di individuare la strada migliore per raggiungere un particolare computer tra
tutti quelli connessi alla rete (processo di routing). Le informazioni necessarie a
questo fine sono inserite in un’intestazione (header) IP, divisa in due parti: indirizzo
di rete e indirizzo di host.
La prima di queste due parti viene utilizzata per descrivere la rete in cui l’host6
risiede, mentre la seconda descrive lo specifico host. Gli indirizzi IP sono espressi in
varie forme, tra cui quella decimale (ad es. 192.139.234.102) e quella esadecimale
(ad es. 0xC08BEA66).
Quando il protocollo IP riceve dei dati da inviare ad un certo indirizzo, per prima
cosa analizza la parte che specifica la rete: se l’indirizzo di rete è quello della rete
locale, i dati sono inviati direttamente al computer che corrisponde all’indirizzo; se
invece l’indirizzo di rete è esterno, i dati vengono inviati ad un computer speciale
denominato gateway o router, che a sua volta li invierà al gateway competente per un
certo indirizzo di rete. Ogni sottorete di Internet ha dunque almeno un gateway.
Si possono individuare cinque classi di indirizzi: A, B, C, D, E. Le classi A, B e C
sono quelle effettivamente utilizzate in Internet, e saranno quindi esaminate in
dettaglio. Indipendentemente dalla classe, ogni indirizzo consiste di 32 bit, o 4 byte.
Ogni byte si riferisce ad un'ottava di bit7, quindi un indirizzo IP è formato da quattro
ottave, ognuna delle quali può avere un valore compreso tra 0 e 255.
Negli indirizzi di classe A, la prima ottava rappresenta l’indirizzo di rete, e le tre
rimanenti identificano l’host, così come indicato dalla Figura 1.1.
Figura 1.1 Formato di un indirizzo di classe A
Fonte: Kent P. (1995)
6
Si definisce “host” il computer che ospita le informazioni che debbono essere condivise in rete.
7
Si utilizza il termine ottava di bit, e non byte, in quanto Internet connette fra loro tipologie
di elaboratori elettronici per i quali i byte possono essere composti anche da un numero di bit diverso
da otto.
18
Questa classe di indirizzi permette evidentemente di avere milioni di host8, in quanto
vi sono 24 bit disponibili per specificare l’indirizzo di quest’ultimo. In figura si può
inoltre notare come il primo bit della prima ottava sia 0, e come questo comporti un
range dell’indirizzo di rete tra 1 e 127 e, di conseguenza, come sia possibile
l’esistenza solamente di 127 reti di classe A.
La classe B possiede una struttura simile a quella della classe A, ma usa due ottave
sia per l’indirizzo dell’host che per quello di rete, così come indicato dalla Figura
1.2.
Figura 1.2 Formato di un indirizzo di classe B
Fonte: Kent P. (1995)
In questo modello i primi due bit dell’indirizzo di rete sono fissati su 1 e 0, in modo
da lasciare che l’indirizzo di rete oscilli tra 128 e 191. Possono allora esistere fino a
16.384 reti di classe B, ognuna delle quali può avere fino a 65.534 host
La classe C, infine, usa tre ottave per l’indirizzo di rete, ed un’ottava per l’host. Il
risultato è che vi possono essere molte reti di classe C, ognuna delle quali comprende
un piccolo numero di host, così come indicato dalla Figura 1.3.
Figura 1.3 Formato di un indirizzo di classe C
Fonte: Kent P. (1995)
Come si può notare osservando la figura, vi possono essere fino a 254 host, ma
l’indirizzo di rete varia qui da 192 a 223, consentendo l’esistenza di 1.097.152 reti di
questa classe.
8
Fino a 16.777.214 diversi computer.
19
In conclusione ogni host ha, quindi, uno specifico indirizzo IP9, ma questo può essere
difficile da ricordare. E’ per questa ragione che si assegnano ad ogni macchina
specifici hostname (che devono naturalmente essere unici), i quali verranno tradotti
nei vari indirizzi attraverso il Domain Name Service (DNS)10.
L'hostname è composto da due parti: il nome vero e proprio ed il dominio (i più
comuni sono .com, .edu, .gov e .it per l’Italia). E’ grazie a questo semplice
meccanismo che, digitando un comune indirizzo internet, ci colleghiamo ad uno
specifico host, fisicamente posto in una qualsiasi parte del mondo.
1.2 Breve storia della rete delle reti
Internet nacque nel 1969 da un progetto sponsorizzato da ARPA11 (Advanced
Research Projects Agency) e sviluppato da BBN (Bolt, Beranek and Newman), per
connettere quattro grandi computer di università degli Stati Uniti sud-occidentali12.
Questo progetto divenne operativo nel dicembre dello stesso anno e, nei due anni
successivi, si espanse ad innumerevoli altri enti, oltre che educativi, anche sanitari e
governativi.
A questo stadio di sviluppo Internet era uno strumento molto complesso, utilizzato
solamente da ingegneri, scienziati ed informatici, e fu concepito, almeno in parte,
allo scopo di fornire una rete di comunicazione periferica, che potesse funzionare
anche se alcuni nodi ad essa connessi dovessero essere distrutti da un attacco
nucleare. Non sarebbe dovuto esistere perciò un nodo centrale, in quanto la sua
distruzione avrebbe compromesso l’intero network. Per installare un sistema che, in
caso di interruzione delle comunicazioni tra due nodi, potesse individuare
9
L’assegnazione effettiva degli indirizzi di rete è curata da un organismo internazionale, il Network
Information Service (NIS), il quale delega ad enti nazionali la gestione degli indirizzi di rete nei vari
paesi. In Italia tale gestione è curata dal GARR-NIS.
10
Servizio creato nel 1983 dall’Università del Wiscounsin.
11
Si tratta di un ente di ricerca vero e proprio, legato alle necessità dell’esercito americano. L’agenzia
fu fondata nel 1957, in risposta al lancio dello Sputnik effettuato dall’URSS, ed esiste tuttora pur
avendo cambiato il nome in DARPA (la “D” aggiunta all’acronimo sta per “Defense”), continuando
ad esercitare il finanziamento della ricerca di base potenzialmente connessa ad applicazioni militari.
12
Il primo tratto di rete fu realizzato presso l’University of California di Los Angeles (UCLA);
collegava tra loro quattro elaboratori Honeywell 516, dotati di 12Kb di RAM situati (oltre che presso
la UCLA) presso lo Stanford Research Institute (SRI), l’University of California di Santa Barbara
(UCSB) e la University of Utah di Salt Lake City.
20
immediatamente un collegamento alternativo, era allora necessario utilizzare uno
strumento più complesso di una semplice centrale telefonica: gli elaboratori
elettronici.
Internet maturò negli anni ’70 grazie ai già citati sviluppi del protocollo TCP/IP (che
sostituì rapidamente il più rudimentale NCP13) ed all’Unix to Unix Copy Protocol
(UUCP), inventato nel 1978 ai Laboratori Bell e divenuto il protocollo che permette
il funzionamento di Usenet, sede dei newsgroup14 in Internet.
Negli anni ’80 all’interno di Arpanet si formarono tre network distinti: NSFnet
(National Science Foundation Network), BitNet (Because It's Time Network) e Csnet
(Computer Science Network). Nel 1986 NSFnet, concepita ad uso esclusivamente
governativo e di ricerca, divenne la spina dorsale di Internet, la sua prima backbone.
Nel 1983 la sezione militare si staccò dalla rete, formando il nuovo network Milnet, e
sancendo contemporaneamente la morte di Arpanet (che avverrà definitivamente nel
1990) e l’origine del fenomeno oggi noto con il nome di Internet, grazie anche alla
contemporanea introduzione del protocollo TCP/IP.
Durante gli anni, grazie alla standardizzazione dei comandi per l’e-mail, telnet15 e
FTP16, ed all’introduzione di nuovi software come Archie (per la ricerca di
informazioni) e PGP (per la crittografia), divenne sempre più semplice avvicinarsi ad
Internet, anche senza possedere specifiche conoscenze tecniche. Nel 1991 fu inoltre
sviluppata presso l’Università del Minnesota la prima interfaccia user-friendly per
Internet, atta a creare un semplice menu da cui selezionare le informazioni
desiderate. Ne seguì una discussione tra i sostenitori dei mainframe e quelli
dell’architettura client-server, i quali costruirono un prototipo chiamato gopher17 che
in pochi anni si diffuse in tutto il mondo in decine di migliaia di unità, riscuotendo un
13
Network Control Protocol, creato nel 1970.
14
Un newsgroup è un gruppo di discussione che approfondisce un qualsiasi argomento, scambiando
informazioni tra i suoi membri in tutto il mondo.
15
Protocollo elaborato per consentire l’ingresso in computer remoti da qualsiasi punto di Internet.
Esso consente però una connessione basata esclusivamente sui caratteri.
16
File transfer protocol, utilizzato, come peraltro indicato dal nome stesso, per il trasferimento di file
tra computer collegati in rete.
17
Un gopher è essenzialmente uno strumento di organizzazione dell’informazione presente su
Internet, fondato su una struttura gerarchica ad albero, mediante la quale si possono organizzare le
connessioni in menu o listati di directory, con nomi in linguaggio naturale. In questo modo l’utente
può facilmente raggiungere le risorse desiderate.
21
enorme successo. L’utilizzo dei gopher fu poi ulteriormente incoraggiato
dall’introduzione di VERONICA18, un indice consultabile di menu gopher.
L’evento in assoluto più significativo nella storia di Internet accadde però nel 1989,
quando Tim Berners-Lee ed altri ricercatori del CERN19 di Ginevra, proposero un
nuovo protocollo per la distribuzione delle informazioni. Questo protocollo, che si
basava sull’ipertesto (cioè su un sistema di link ad altri testi, che supporta anche
grafica, audio e persino filmati), diede origine al World Wide Web (cui ci si riferisce
spesso con gli acronimi WWW o W3) nel 1992. Il WWW è stato l’ultimo servizio
informativo venuto alla ribalta su Internet, ed ha assunto negli anni un’importanza
talmente elevata da essere spesso scambiato, peraltro erroneamente, con la rete
stessa.
Nel 1993 vi fu poi un nuovo, forte, incentivo allo sviluppo, cioè la creazione del
primo browser20 grafico: Mosaic, cui seguirono negli anni Netscape ed Explorer.
Se si ricordano le origini di Internet, fondata dal Governo per usi educativi, di ricerca
e militari, si può comprendere come ogni suo utilizzo commerciale sia sempre stato
vietato, se non indirizzato a raggiungere gli obiettivi sopraelencati. Questa politica
continuò anche nei primi anni ’90, quando però alcune reti di commercianti
indipendenti cominciarono comunque ad espandersi, comunicando fra loro in modo
da aggirare la backbone di NSFnet predisposta dal Governo, e quindi ogni tipo di
controllo. Le pretese di limitare l’attività commerciale scomparvero definitivamente
nel Maggio 1995, quando la National Science Foundation interruppe la sua
sponsorizzazione della backbone di Internet, permettendo in questo modo che tutto il
traffico poggiasse su reti commerciali private.
Dopo di allora, il boom di Internet ha condotto, in pochi anni, alla situazione attuale.
1.3 La situazione attuale ed i probabili sviluppi futuri
Come si è potuto osservare da quanto riportato, il complesso fenomeno riassunto
nella formula onnicomprensiva “Internet” ha al tempo stesso subito e stimolato forti
18
Acronimo per Very Easy Rodent-Oriented Netwide Index to Computerized Archives.
19
Acronimo di Centre Europeén pour la Recherche Nucléaire, denominazione poi variata in
European Laboratory for Particle Physics, senza modificarne però la sigla.
22
cambiamenti durante i suoi trent’anni di vita: nato infatti come creazione di una
stretta cerchia di ricercatori, esso è progressivamente divenuto un successo
commerciale che attira miliardi di dollari di investimenti ogni anno.
Esistono vari metodi per misurare l’ampiezza attuale del fenomeno in esame, tra cui
si segnalano il numero di domini registrati21 ed il numero di host Internet nel
mondo22, ma l’indice più significativo, che meglio simbolizza il potenziale della rete
a livello di distribuzione di prodotti finanziari, è sicuramente il numero di utenti
collegati.
Anche se un censimento delle utenze è estremamente difficile a causa della natura
complessa ed articolata dello stesso fenomeno in esame, sono stati comunque
intrapresi vari studi statistici finalizzati a misurarne l’ampiezza.
La prima difficoltà di questi studi risiede nella definizione stessa di chi sia utente
Internet e, quindi, con quale frequenza costui si debba collegare alla rete per poter
rientrare nella categoria in esame. Attribuendo a tale definizione una portata molto
ampia (si considera utente chi è abilitato all’accesso, anche senza essere titolare di un
abbonamento), si può stimare un numero di utenti alla fine del 1998 di circa 115,7
milioni in tutto il mondo, di cui 57 milioni negli Usa e circa 31 milioni nell’Europa
occidentale. Le previsioni prevalenti indicano inoltre che Internet raggiungerà
complessivamente circa 183 milioni di utenti entro il 2000, di cui 53 milioni in
Europa23, anche se un recente studio di Andersen Consulting24 prevede addirittura,
nel 2003, circa 170 milioni di utenti sia negli Usa che in Europa.
La differenza di penetrazione di Internet, sebbene destinata a ridimensionarsi in
futuro, resta attualmente molto accentuata tra i vari Paesi. Negli Usa, infatti, la rete
raggiunge già oggi un mercato di massa (il 51,70% degli utenti totali nel 1998)25,
anche se non ancora la maggioranza delle abitazioni. E’ difatti quantificabile intorno
al 25% la percentuale di famiglie americane che dispone di un accesso Internet, dato
20
Un browser è un software utilizzato per la navigazione in Internet.
21
Per una stima dei domini registrati fino ad oggi, sempre aggiornata in tempo reale, si veda il sito
http://www.domainstats.com. Attualmente sono stati rilevati circa 50 milioni di URL registrati (Fonte:
Network Wizards).
22
Attualmente pari a circa 43,2 milioni di unità, di cui circa il 5% in Italia (fonte: Idc Italia).
23
Dati tratti dal Rapporto Anfov del 1999.
24
Studio intitolato Europe Takes Off.
25
Fonte: Computer Industry Almanac.
23
che si riduce al 13% in Giappone, al 9% in Gran Bretagna, al 7% in Germania, al 4%
in Italia ed al 3% in Francia26. Per quanto riguarda l’Europa, a parte i Paesi
scandinavi che hanno livelli di penetrazione pari o superiori a quelli americani, esiste
un gap27 notevole tra i Paesi del Nord (Germania, Gran Bretagna, Svizzera) e quelli
del Sud (Italia, Grecia, Spagna, Portogallo).
In Italia infatti, mercato sul quale si concentrerà l’attenzione, i dati più recenti
indicano un forte aumento della presenza di personal computer nelle case (dal 13,6%
delle famiglie nel 1995 al 25,4% nel 1999), dato che pone l’Italia in linea con la
media europea (in un rapporto di 95 a 100), ma una presenza di accessi ad Internet,
seppur in forte crescita, ancora molto limitata (dallo 0,3% del 1995 al 4,8% del 1999,
corrispondente ad un valore di 38, posta uguale a 100 la media europea)28.
Questi dati implicano un mercato attuale di oltre due milioni di utenti in Italia che si
collegano regolarmente alla rete e di circa cinque milioni che effettuano almeno un
collegamento mensile (come si può osservare dalla Figura 1.4), dati ben lontani dal
32% della popolazione dell’Islanda o dal 30% della Finlandia.
Figura 1.4 Utenza individuale consumer e business di Internet in Italia (giugno ’99)
Fonte: Osservatorio Internet Italia della Sda Bocconi
26
Fonte: Roper Starch WorldWide 1999. Il dato che si riferisce alla Francia è peraltro poco
significativo, a causa della forte diffusione in questo paese del Minitel.
27
Dovuto a differenze in termini di Pil, a diverse abitudini in termini di consumi culturali, alle tariffe
delle telecomunicazioni ed alla diversa penetrazione del personal negli uffici e nelle case.
28
Fonte: Federcomin.
1,5
1
0,4
1,9
6,9
5,8
5
2,2
0,9
40,6
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45
Utenti di entertainment
Utenti di comunità virtuali e chat
Acquirenti
Lettori di news
Utente di più di tre mesi addietro
Utente ultimi tre mesi
Utente ultimo mese
Utente ultimo giorno
Non più utente
Mai utente
Popolazione > 15 anni in milioni
24
Le utenze in Italia si possono inoltre descrivere in maniera efficace tramite la Tabella
1.5, risultato di un diverso studio statistico e quindi leggermente discordante dai dati
sopra esposti, attraverso la quale si può comunque delineare in modo chiaro il trend
evolutivo ed evincere in modo netto come anche nel nostro paese Internet sia
inevitabilmente destinata a divenire un fenomeno di massa29.
Tabella 1.5 Utenti Internet in Italia. Dinamica 1997-2000 (dati in migliaia)
Fonte: IDC Italia, 1999
Questa serie di dati, peraltro esposti a carattere esemplificativo di un’immensa
quantità di studi effettuati sull’argomento, conduce alla comprensione, al di là delle
stime numeriche, dell’importanza attuale di Internet in alcune zone del globo, e della
sua sicura crescita nelle altre aree, specialmente in Italia, dove la fase più
significativa dello sviluppo è attesa nell’immediato futuro.
E’ inoltre molto facile prevedere che in futuro, così come è successo fino ad oggi,
Internet continuerà a mutare sembianze e ad evolversi, adottando nuovi protocolli e
potenziando le proprie linee al fine di rispondere in modo sempre più efficace alle
esigenze dei suoi sempre più numerosi utenti. Oggi è già possibile prevederne alcune
tra le più immediate evoluzioni, che prenderanno il nome di IPNG, di Internet2, di
Next Generation Internet (NGI) e di tecnologie wireless e satellitari.
IPNG (IP Next Generation) è una versione evoluta del protocollo IP, basata su un
sistema di indirizzamento a 128 bit, le cui possibili combinazioni sono decisamente
al di sopra del numero di abitanti del pianeta. Quando questo protocollo sarà lo
standard, potrà dirsi superato ogni problema legato all’attuale limitatezza del numero
29
Fonte: Idc Italia, 1999.
1997 1998 1999 2000 2001 2002
Utenza Privata Unità 634,2 1.554,3 3.054,1 5.079,7 7.194,0 8.712,0
Crescita 145,1% 96,5% 66,3% 41,6% 21,1%
Piccole imprese Unità 247,6 451,1 666,3 821,6 1.068,2 1.293,6
Crescita 82,2% 47,7% 23,3% 30,0% 21,1%
Medie e grandi imprese Unità 439,4 741,6 1.108,6 1.374,6 1.798,5 2.138,4
Crescita 68,8% 49,5% 24,0% 30,8% 18,9%
25
degli indirizzi IP, problema peraltro molto sentito in quanto attualmente gli indirizzi
di classe A sono esauriti da molto tempo, quelli di classe B sono anch’essi quasi
esauriti (e non vengono più assegnati) e quelli di classe C sono assegnati per una
percentuale superiore al 50%.
Il termine Internet2 designa un ambizioso progetto nato nell’Ottobre 1996 su
iniziativa di 34 università americane, che oggi vanta tra i propri membri più di 100
università, importanti partner industriali del settore informatico e delle
telecomunicazioni e vari membri affiliati, coordinati tra loro da alcuni gruppi di
lavoro. L’intero progetto è supervisionato dall’UCAID30 e finanziato dagli stessi
membri e, in parte minore, dal governo americano.
L’obiettivo primario di Internet2 è aumentare sensibilmente la portata delle linee
della rete31, realizzando una conseguente ristrutturazione delle sue architetture
software ed hardware, in modo da stimolare nuove applicazioni nel campo della
ricerca che non sono attualmente possibili con la tecnologia legata ad Internet.
Questo processo sarà attuato attraverso l’utilizzo di una backbone sperimentale
chiamata Abilene, appositamente progettata da UCAID ed inaugurata il 24 Febbraio
1999. Gli obiettivi del progetto Abilene si possono riassumere nella fornitura di una
backbone tecnologicamente avanzata a vantaggio, oltre che del progetto Internet2,
anche dell’attività di testaggio di nuove applicazioni (come il QoS32, il multicasting e
nuovi protocolli per la sicurezza) e di ogni nuova ricerca sui network. Abilene ha una
capacità di trasmissione pari a 2.4 gigabit per secondo (quarantamila volte superiore
allo standard attuale) e dispone di una rete distribuita lungo diecimila miglia situata
unicamente negli Stati Uniti, operante tra GigaPops (points of presence) distribuiti
sul territorio.
In un secondo momento è prevista l’estensione delle nuove scoperte fatte nell’ambito
del progetto a tutti gli utenti Internet, in modo da renderne pubblici i vantaggi. Come
già avvenuto nel primo periodo di attività di Internet, le università serviranno quindi
30
Acronimo di University Corporation for Advanced Internet Development, fondata nel Settembre
1997.
31
Il suo obiettivo finale è quello di connettere i terminali ad una velocità quarantamila volte superiore
a quella garantita da Internet attualmente; in tal modo sarà possibile il trasferimento di un’intera
enciclopedia di 30 volumi in meno di un secondo.
32
Acronimo di Quality of Service.