7R
iassunto
La tuberina è coinvolta nel traffi co vescicolare, nella regolazione del ciclo cellulare
e nella funzione degli ormoni steroidei. L’inattivazione di tuberina può stimolare la
proliferazione cellulare, come avviene nell’angiomiolipoma o causare un incompleto
differenziamento cellulare, caratteristica dei tuberi encefalici dei pazienti affetti da TSC.
La mancata interazione tra amartina e tuberina è stata ricondotta alle manifestazioni
della TSC. Le due proteine interagiscono tra di loro e dati sperimentali, in vivo ed in
vitro, indicano che esse regolano la proliferazione e il differenziamento cellulare.
Infatti la mancata attività funzionale del complesso, come si verifi ca nella Sclerosi
Tuberosa, comporta un’alterazione della divisione cellulare che si manifesta nella
maggior parte dei casi con lo sviluppo di iperplasie a carico di vari organi.
Un’alta percentuale dei pazienti affetti da TSC presenta complicanze rappresentate
da masse addominali che si formano in prossimità dei reni e del fegato. Queste masse
sono gli angiomiolipomi che non pongono pericoli per il paziente se non qualora inizino a
sanguinare e diventa quindi opportuno asportarli. Nel caso del rene, spesso la crescita della
massa è tale che ingloba il rene stesso, alterandone l’organizzazione del parenchima.
In vari casi di neoplasia si sono riscontrati dei livelli elevati di espressione di
survivina che sembra essere correlata ad un aumento del tasso di proliferazione
cellulare. Poichè anche nella TSC vi è un disregolazione nella proliferazione, abbiamo
pensato ad un eventuale ruolo di survivina nella sopravvivenza di queste cellule.
I livelli di espressione di survivina variano in maniera caratteristica in funzione
delle diverse fasi del ciclo cellulare. La ricerca dei segnali molecolari che controllano
l’espressione di survivina ha fornito risultati interessanti ed ha mostrato che esistono
molteplici vie molecolari in grado di regolarne l’espressione. Il denominatore
comune è però risultato essere l’attivazione della via regolata dalla fosfatidil
inositolo 3 chinasi (PI3K)/Akt e delle MAP chinasi.
La survivina gioca inoltre un importante ruolo nella soppressione dell’apoptosi
grazie alla sua azione inibitoria diretta ed indiretta sull’attività delle caspasi e delle
proteasi e nucleasi coinvolte nell’apoptosi. E’ stato osservato come un’aumentata
espressione di survivina è in grado di bloccare i processi apoptotici che coinvolgono
alterazioni mitocondriali ma non quelli indotti dai death-receptor come Fas e TNF.
In questo studio si è valutata l’espressione di survivina in differenti lesioni di
8R
iassunto
diversi tessuti interessati dalla Sclerosi Tuberosa. Lo scopo di questo elaborato è
stato quello di chiarire se questo oncogene potesse giocare un ruolo nella regolazione
dei meccanismi molecolari che sono responsabili della proliferazione e della crescita
cellulare dei tessuti colpiti dalla patologia.
I risultati degli esperimenti condotti evidenziano per via immunoistochimica
l’espressione di survivina in rare cellule nelle sezioni di angiomiolipoma, di
gengiva, di fi broma molle e di cute in pazienti TSC. Nelle cellule purifi cate
dall’angiomiolipoma la surviviva è fortemente espressa nelle cellule epiteliali (non
LOH) mentre nelle cellule mioblastoidi LOH sembra non essere espressa. Questi
dati sperimentali, confermati anche con Western Blotting, sono stati integrati
con l’inibizione farmacologica di mTOR mediata da rapamicina e LY294002. Si
osserva così una leggero aumento della quantità sintetizzata di survivina nelle
cellule mioblastoidi. Anche i fattori di crescita (IGF-I, EGF) sembrano avere attività
discriminanti sulle due popolazioni cellulari isolate e studiate. Un aumento di
espressione di survivna è osservabile qualora le cellule sono mantenute in coltura
con IGF-I, mentre le cellule epiteliali, a differenza delle muscolari, esprimono al
proteina anche in medium privato di fattori di crescita.
Nel loro insieme le osservazioni riportate in questa tesi unite ai dati presenti in
letteratura suggeriscono che la survivina, come nelle cellule tumorali, possa avere
un ruolo nel favorire la sopravvienza cellulare contrastando i fenomeni fi siologici
che regolano l’omeostasi tissutale. In futuro la più appropriata caratterizzazione del
meccanismo attraverso il quale survivina svolge la sua azione nella TSC consentirà
di chiarire se survivina possa costituire un bersaglio molecolare per lo sviluppo di
nuove strategie terapeutiche per la Sclerosi Tuberosa.
La conoscenza e la caratterizzazione delle vie molecolari coinvolte nelle principali
caratteristiche eziopatologiche della Sclerosi Tuberosa consentirà di individuare
trattamenti farmacologici in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti e
sarà altresì un importante punto di partenza per l’attuazione e la sperimentazione della
terapia genica volta a correggere le mutazioni sui geni TSC.
Introduzione
10
I
ntroduzione
L
a Sclerosi Tuberosa (Tuberose Sclerosis Complex - TSC) è una malattia
autosomica dominante. Si defi nisce autosomica per ché non è dovuta ad un
gene localizzato sull’eterocromosoma X. Dominante, perché l’avere un allele
normale in aggiunta a quello difet toso non impedisce che la malattia, prima o
poi, si manifesti. Infatti è stato osservato che soggetti eterozigoti, che hanno
ereditato un allele difettoso da un genitore ed un allele sano dall’altro, hanno una
probabilità vicina al lOO% di manifestare nell’arco della loro vita qualche segno
della malattia. Questo concetto viene anche espresso col termine di penetranza
quasi completa o con penetrazione incompleta, caratterizzata da lesioni in molti
organi. In Italia circa 10.000 persone sono affette da Sclerosi Tuberosa.
Il primo riferimento a questa malattia risale al secolo scorso, quando Friedrich
von Recklinghausen a Berlino ne delineò brevemente i segni anatomopatologi ci.
Qualche anno dopo (1879), Désiré-Magloire Bourneville, neurologo, coniò il
termine Sclerosi Tuberosa delle circonvoluzioni cerebrali, intendendo con ciò
sottolineare l’aumentata consistenza della corteccia e la riduzione della profondità
dei solchi cerebrali in alcune aree dell’encefalo. Queste aree vengono ancora oggi
chiamate tuberi corticali. In realtà si tratta di amartomi, cioè di aree popolate da
diversi tipi di cellule nervose - astrociti e neuroni - stratifi cate in modo irregolare
rispet to al tessuto cerebrale normale circostante, a causa di anomalie che possono
essere di migrazione, di proliferazione e di differenziamento. Queste lesioni variano
per numero e dimensione da individuo a individuo e sono all’origine dei disturbi
neuro logici della TSC. I primi due pazienti descritti da Bourneville manifestavano
crisi epilet tiche e ritardo mentale. Il loro viso, specie le guance ed il mento,
L
a Sclerosi
Tuberosa
11
I
ntroduzione
era pun teggiato da formazioni vescicolo-papulari che richiamavano l’adenoma
sebaceo. Oggi questi segni cutanei al volto sono riconosciuti essere tipici della
malattia e chiamati più propriamente angiofi bromi facciali.
2.1 Aspetti epidemiologici
Oggi, anche grazie all’impiego di metodi diagnostici sofi sticati quali la
Tomografi a Assiale Computerizzata e la Risonanza Magnetica Nucleare, la TSC
sembra essere molto più frequente di quanto si ritenesse in passato. Stime recenti
indicano una prevalenza di malati nella popolazione pari a 1 su 6700 individui. È
probabile che questo numero sia sottostimato a causa della diffi coltà di identifi care
i portatori di sintomi lievi della malattia.
La caratteristica triade clinica della TSC è rappresentata da epilessia, ritardo
mentale ed adenoma sebaceo della pelle. Di particolare interesse sono anche le
complicanze polmonari che si sviluppano nei pazienti che ne sono affetti. Le cellule
muscolari lisce dei polmoni di pazienti affetti da TSC sono caratterizzate da alterazioni
molto simili a quelle riscontrate nella LAM (Linfoangioleiomiomatosi), una rara
malattia polmonare, che si manifesta quasi esclusivamente in giovani donne e che è
caratterizzata da alterazioni istopatologiche principalmente dovute alla proliferazione
disorganizzata delle cellule della muscolatura liscia.
La TSC si manifesta a causa di un difetto del gene TSC1 sul cromosoma 9 nella
regio ne 9q34 o del gene TSC2 sul cromosoma l6p13.3. Fino ad ora, nessun paziente è
mai risultato portatore di un difetto sia sul gene TSCl che sul gene TSC2; ciò indica che
il difetto del solo TSCl o del solo TSC2 è suffi ciente a sviluppare la malattia. Inoltre, non
esistono prove a favore dell’e sistenza di altri geni TSC, nel senso che non sono ancora
state osservate famiglie in cui la malattia non segregasse né con TSC1 né con TSC2.
Nonostante l’origine della patologia sia ascrivibile a due geni diversi, TSC1 e TSC2,
la sintomatologia osservata nei vari pazienti risulta paragonabile indifferentemente dal
gene mutato, anche se recenti osservazioni suggeriscono che le anormalità del gene
TSC2 siano correlate a manifestazioni peggiori della patologia. I geni TSC1 e TSC2
codifi cano per due proteine, rispettivamente amartina e tuberina, espresse in maniera
12
I
ntroduzione
universale la cui funzione eziopatogenetica non è nota. Gli studi sperimentali condotti
fi no ad ora si sono occupati di valutarne la funzione; in prevalenza si tratta di studi
basati sull’espressione esogena delle due proteine in linee cellulari immortalizzate.
È bene ricordare a questo proposito che gli amartomi, anche se talvolta aumentano
di numero e dimensione col tempo, sono lesioni benigne e non producono metastasi.
L’incidenza di vere e proprie neoplasie nei malati di TSC non è signifi cati vamente
diversa da quella della popolazione generale, fatta eccezione per i tumori renali per
i quali è stato riportato un modesto incremento.
L’idea che i geni TSC controllino non solo la proliferazione ma anche il
differenziamento cellulare deriva dalla natura stessa dell’amartoma. Infatti,
sebbene le cellule di un nodulo amartomatoso derivino tutte da una singo la
cellula progenitrice, esse possono assumere caratteristiche differenziati ve distinte.
L’angiomiolipoma renale ne è l’esempio più eclatante: di fre quente è composto da
una mescolanza di cellule adipose, muscolari lisce ed epiteliali.
Esperimenti su topi e ratti knockout TSC1
-/-
o TSC2
-/-
hanno dimostrato che le
due principali proteine codifi cate da questi due geni sono indispensabili durante
l’embriogenesi: infatti, in completa assenza di tuberina o amartina, la formazione
dell’embrione non procede oltre i primi stadi di sviluppo.
2.2 Caratteristiche cliniche della patologia
Dal punto di vista clinico la patologia è caratterizzata dal coinvolgimento di molti
organi e dalla presenza di lesioni specifi che defi nite amartomi. Si tratta di tumori
benigni costituiti da cellule displastiche e disorganizzate con un potenziale di malignità
relativamente basso. Anche se ogni organo potrebbe essere colpito, quelli che in genere
risultano esserlo sono: il SNC, la cute, il rene, il cuore e i polmoni [Hancock E. et al.,
2002; Jimbow K., 1997; Dabora S.L. et al., 2001; Roach E.S. et al., 1998].
Le lesioni presenti a livello del sistema nervoso centrale (fi gura 1) comprendono:
n Νoduli subependimali (prevalenza 80%) che possono essere presenti fin
dalla nascita e, data la loro caratteristica incorporazione di calcio, sono
visibili attraverso la TAC encefalica.
13
I
ntroduzione
n Tuberi corticali e subcorticali (prevalenza
70%) presenti fi n dalla nascita, coinvolgono
la corteccia cerebrale e la sottostante sostanza
bianca e sono in gran parte responsabili delle
crisi epilettiche.
n Epilessia (prevalenza 92%): insorge a qualsiasi
età ma raramente compare nel soggetto
adulto, tipicamente non responsiva alle terapie
farmacologiche tradizionali.
n Astrocitomi subependimali a grandi cellule
(SEGAs) (prevalenza 15%).
Queste condizioni sono spesso associate a ritardo
mentale, autismo ed altri problemi di tipo neuropsichiatrico. Le lesioni presenti a
livello della cute sono:
n Macchie ipomelanotiche (prevalenza 87-100%): possono essere presenti dalla
nascita o comparire nel corso dell’infanzia; sono macchie bianche di forma
poligonale o ad “Ash-leaf”, comuni sul tronco e dorso e rari in viso, ben
riconoscibili con luce UV (lampada di Wood) e caratterizzate da una riduzione del
numero di melanosomi accompagnata da una ridotta funzione melanocitaria.
n Angiofi bromi facciali (fi gura 2) (prevalenza circa 80%): più comuni dopo i 5
anni e soprattutto in pubertà;
sono papule rosso-rosa, bilaterali
e simmetriche presenti su naso,
guance e mento.
n Shagreen patches (prevalenza
54-80%): rare nell’infanzia e più
comuni dopo i 10 anni, spesso
detti “collagenomi”.
n Fibromi ungueali e periungueali
(prevalenza 52-88%): insorgono
in genere dopo la pubertà.
Figura 2: Angiofi bromi facciali in genere
benigni ma capaci di creare problemi
psicologici nei pazienti.
Figura 1:Tuberi localizzati nella
corteccia parietale che impediscono
la corretta formazione delle
interconnessioni cerebrali causando
convulsioni e ritardo mentale.