4
comunismo – fascismo e metteva in evidenza l’importanza della questione
agraria e il peso della precedente guerra spagnola sulla genesi del conflitto.
La maggior parte dei lavori intrapresi durante questi anni erano
dedicati a vaste ricostruzioni d’insieme, opere di sintesi generale
concentrate sugli aspetti politici e militari della guerra civile.
Mancavano ancora opere a carattere monografico relativi a singoli
aspetti della società spagnola e delle sue articolazioni. Erano assenti studi
sui movimenti politici e sui diversi partiti organizzati a carattere regionale,
caratteristica questa, che rappresentava una peculiarità della organizzazione
politica spagnola.
A partire dalla seconda metà degli anni cinquanta, fino agli anni
sessanta, quindi in piena Guerra Fredda, un nuovo filone storiografico
tende a dare un ruolo centrale alla dimensione internazionale che ebbe la
guerra civile, al coinvolgimento e alla contrapposizione dei blocchi nazi-
fascista e sovietico. E’ facile pensare quanto abbia influito il clima
internazionale di quegli anni sulle interpretazioni e spiegazioni del conflitto
spagnolo.
5
Un aspetto non secondario infatti, affrontato nella ampia storiografia
sulla guerra civile di quegli anni, è stato proprio quello dell’intervento
straniero nella penisola iberica. Anche se questo tema non è pertinente alla
stesura di questo lavoro, è utile ricordare come esso sia diventato un forte
elemento di contiguità tra i fascisti italiani e i franchisti e, allo stesso
tempo, tra gli antifascisti e i repubblicani di Spagna. Da questa esperienza
ne è scaturita una ampia letteratura memorialistica e testimoniale destinata
a gravare e influire sulla successiva percezione e immagine del paese
iberico.
Un chiaro esempio di quanto la guerra fredda influisca sulla
produzione storiografica è rappresentato dal fatto che le rare opere a
carattere monografico di quegli anni sono incentrate sul ruolo dei comunisti
spagnoli e della loro politica influenzata, secondo molti, in modo decisivo
dal Comintern
2
.
Oltre al clima internazionale influenzato dalla contrapposizione dei
blocchi, un altro elemento fondamentale a pesare sulla produzione
2
David Treadwel Cattel, Communism and spanish civil war, Berkeley, 1955 e, dello
stesso autore Soviet diplomacy and the spanish civil war, Berkely 1955. Sull’influenza
della politica estera sovietica nei confronti del Pce Brunette Bolloten, The great
camouflage. The spanish civil war and revolution, London 1961; Pierre Brouè, La
revolution et la guerre d’Espagne, Paris 1961.
6
storiografica avutasi fino alla seconda metà degli anni ‘70 è la presenza,
seppur smussata nei suoi aspetti più autoritari, del regime franchista.
Risultano infatti assai limitati gli apporti storiografici di storici e
studiosi spagnoli. Il clima politico e culturale improntato alla chiusura,
unitamente all’inaccessibilità di importanti fonti archivistiche, hanno
determinato una limitazione degli studi e un loro indirizzamento a “senso
unico”, vale a dire una ricostruzione storica vicina al regime franchista
esplicitamente rivolta alla legittimazione della “crociata”.
Se si escludono importanti lavori di orientamento antifranchista,
pubblicati logicamente all’estero, come la sintesi di Tuñon de Lara
3
, e da
altri contributi fortemente connotati sul piano ideologico come le
ricostruzioni filo-anarchiche o l’opera collettiva promossa da una
commissione del Comitato centrale del Pce edita a Mosca
4
, restano
prevalenti, in quegli anni, le opere di carattere memorialistico. Sono opere
che portavano con sé ancora le tracce delle lacerazioni che avevano
percorso il campo repubblicano.
3
Manuel Tuñon de Lara, La España en el siglo XX, Paris, 1966.
4
Guerra y revoluciòn en España 1936-1939, 3voll, Mosca 1965.
7
Successivamente, al ritorno della democrazia in Spagna, e al
ristabilimento delle libertà proprie di uno democrazia liberale, si è avviato
un altro ciclo di ricerche che ha visto la partecipazione anche di studiosi
spagnoli. A questo si è affiancata la possibilità di accesso ad archivi fino ad
allora segreti e, soprattutto, si è avuta una moltiplicazione degli approcci
sia metodologici che tematici sconosciuta fino a poco prima.
La fase transitoria sociale e politica della Spagna post-franchista si
è “avvalsa” di una sorta di rimozione della memoria della guerra civile,
rimozione che ha permesso, secondo alcuni, una transizione morbida verso
la democrazia. La storiografia invece, riceve in quegli anni una forte spinta
soprattutto per quanto riguarda i nuovi approcci di ricerca.
Sono oggetto di studio argomenti quali i movimenti anarchici
presenti nelle file degli antifranchisti, il movimento operaio e le sue
differenzazioni regionali, le diversità del Fronte Popolare spagnolo rispetto
a quello francese. Si assiste ad uno spostamento dell’interesse verso il
movimento socialista (Psoe) e dei sindacati ad esso vicini (Ugt).
Si affrontano ricerche sul coinvolgimento della Chiesa e dei cattolici
nella guerra. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, la storiografia
8
sembrava essersi cristallizzata attorno ad una serie di luoghi comuni
storiografici che, a dispetto dell’enorme produzione letteraria in materia,
non era andata incontro ad un vero e proprio progresso.
Nonostante alla guerra civile spagnola siano stati dedicati numerosi
studi, come più volte ho ripetuto, mi sono parse evidenti alcune lacune
sulla ricostruzione della guerra civile.
E' stato spesso affermato, , con eccessivo schematismo, per esempio,
che “il mondo cattolico fornì un consenso monolitico alla causa
franchista”
5
tralasciando troppo spesso di sottolineare che, all’interno
dell’universo cattolico, ci furono voci dissenzienti o, almeno, non faziose e
partigiane.
L’ideologia della “crociata” fu sicuramente prevalente all’interno non
solo del cattolicesimo spagnolo ma anche nel resto del mondo, in
particolare per quello italiano.
Influì significativamente su tutto questo l’eccessivo protagonismo che
parte della Chiesa ebbe durante il conflitto ed anche successivamente. Essa
5
Gabriele De Rosa, prefazione a I cattolici italiani e la guerra di Spagna, Morcelliana,
Brescia 1987.
9
tese ad “assumere la funzione di supplenza di un movimento di massa
analogo ai movimenti fascisti che si erano affermati in altri paesi.”
6
L’immagine della “crociata” ha portato con sé tutta una serie di altre
immagini e miti che sono poi, negli anni, tornati ad ingrossare la copiosa
storiografia di cui ho accennato. La presenza costante e ripetitiva di queste
immagini hanno contribuito al permanere di alcuni problemi di carattere
interpretativo.Tra questi problemi vi sono quelli che hanno posto il
movimento cattolico in una posizione di arretratezza intellettuale che, come
vedremo nell’analisi di alcune fonti, non corrisponde a verità o, almeno,
non rappresentano l’interezza del pensiero cattolico che si trovò davanti ad
una scelta di coscienza travagliata.
Quando, tra i cattolici, non si è voluto dare un appoggio troppo
esplicito verso Franco, o accordargli le proprie simpatie, ha sottolineato
Egidio Walter Crivellin, spesso si finì con il semplice “ sottrarsi all’obbligo
di una scelta fra i due blocchi, pur assecondando uno sbocco nazionalista
del problema spagnolo.”
All’interno del dibattito storiografico sul ruolo dei cattolici in
Spagna, vi sono coloro che hanno voluto utilizzare un’approccio
“giustificazionista” per spiegare la scelta pro-Franco in quanto scelta
6
Enzo Collotti, Fascismo, fascismi, Sansoni, Firenze 1989.
10
obbligata. Il ricorso al cosiddetto “male minore” ha abbondato negli scritti,
soprattutto di parte cattolica. “Il cattolicesimo, quello spagnolo coinvolto in
prima persona, ma anche quello italiano e di altri Paese, cercò di prendere
in mano la situazione: si era creato un vuoto di potere in cui parte della
Chiesa considerava opportuno inserirsi e creare un ordine sociale e
cattolico.”
7
In questi ultimi anni il dibattito storiografico attorno al ruolo dei
cattolici e al coinvolgimento della Chiesa in Spagna è stato oggetto di
importanti contributi ad opera di studiosi spagnoli come Alfonso Alvarez
Bolado, Rafael Diaz Salazar, Guy Hermet, ma anche italiani come Alfonso
Botti, Gabriele Ranzato, Giuliana Di Febo solo per citare i più importanti .
Grazie a questi studiosi c’è stata una messa a fuoco del problema
religioso nella guerra di Spagna tenendo conto del carattere di lunga durata
delle componenti clericalismo-anticlericalismo e della loro implicazione
con le istituzioni spagnole.
Sono stati analizzati gli antecedenti dell’intreccio patria-religione-
ispanità, le ripercussioni sull’opinione pubblica italiana e straniera e,
soprattutto, vengono analizzati i rapporti diplomatici tra S. Sede e Spagna.
7
Aldo Albònico, Dall’impegno originale all’allineamento: i cattolici milanesi e la
“crociata” di Spagna. Morcelliana, Brescia 1987.
11
Riguardo a quest’ultimo aspetto, importanti contributi vengono da Casula
8
,
dalla già citata Giuliana Di Febo
9
.
Molto significative appaiono le interpretazioni di Gabriele Ranzato
sulle cause del conflitto e sul suo internazionalizzarsi. Anche riguardo al
ruolo della Chiesa, Ranzato riconosce che non tutti i cattolici furono dalla
parte dei nazionali di Franco, a cominciare dai baschi. Ma, secondo
Ranzato, le motivazioni erano non propriamente ideologiche, ma
prettamente “strategiche”: solo la Repubblica avrebbe offerto un certo
grado di autonomia al Paese Basco, e non i franchisti. Da qui la scelta pro-
repubblica.
Un altro importante contributo volto all’analisi del comportamento
dei cattolici durante la guerra civile, ci viene offerto da Hilari Raguer
Suñer. La storica spagnola affronta l’analisi di un mondo cattolico
anch’esso controverso durante la guerra civile: il mondo cattolico
8
La Santa Sede e il franchismo dalla guerra civile al Concordato: appunti e documenti.
In A cinquant’anni dalla guerra di Spagna, a cura di Claudio Natoli e Leonardo
Rapone. Angeli, Milano 1987.
9
Spagna 1936-1939. La crociata del S.Cuore, in Storia e dossier, n.4 1987. Della stessa
autrice Modelli di santità maschili e femminili nella Spagna Franchista (1936-1939),
relazione presentata al convegno “Per una definizione della dittatura franchista”,
Bologna novembre 1987.
12
catalano.
10
Dalla sua analisi vengono fuori tutte le contraddizioni e le
incoerenze presenti al suo interno.
Della stessa autrice, è ancora un punto di riferimento per la ricerca
storica, il suo lavoro El Vaticano y la guerra civil de España (1936-1939)
in cui compie una dettagliata analisi dei rapporti diplomatici che si
instaurarono dallo scoppio della guerra civile fino all’insediamento
definitivo di Franco.
Questo nuovo ciclo di studi ha ulteriormente messo in evidenza come
la maggioranza dell’episcopato spagnolo, sotto la guida del suo primate
Gomà, abbia avuto un influenza notevole, seppur ondeggiante e spesso
equivoca, nelle scelte antirepubblicane del Vaticano.
Mi è sembrato che negli studi sul comportamento dei cattolici di
fronte alla guerra di Spagna, manchino ancora approfondimenti sufficienti
che diano il giusto peso a quelle voci cattoliche dissenzienti nei riguardi
della rivolta franchista. Questi studi completerebbero la già vasta
ricognizione storica riguardante il triennio bellico di Spagna.
Mi riferisco all’analisi di giornali, riviste e periodici cattolici che
seppero, attraverso una lettura non ideologica della guerra, operare i
10
Hilari Raguer Suñer, I cattolici catalani e la guerra civile. Sta in Spagna anni trenta.
Società cultura, istituzioni, a cura di Giuliana Di Febo e Claudio Natoli. Angeli, Milano
1993.
13
distinguo e non cadere nella “confusione intellettuale” che le passioni
politiche e morali fortemente ideologizzate spesso comportavano.
I pochi studi che si sono occupati dell’analisi della stampa cattolica
durante la guerra di Spagna hanno trattato l’argomento spesso in modo
generico
11
. Intendo dire che lo studio di queste fonti si inseriva in uno
studio più ampio, che analizzava gli scritti apparsi in un arco di tempo più
ampio, in cui la guerra civile spagnola era solo a margine del contesto
generale in cui si inserivano le ricerche.
Mi è sembrato interessante, attraverso la stesura di questa tesi,
integrare ed affiancare la visione comune che vede i cattolici dare un
consenso incondizionato alla rivolta dei generali e al franchismo.
Il motivo di questa tesi è proprio di comprendere più da vicino il
mondo cattolico e di vedere se in esso ci fosse “quella compattezza
ideologica, filofranchista, di sapore e di taglio crociatesco.”
12
Il ridimensionare la portata che ebbero alcuni frequenti luoghi comuni
è ciò che si tenterà di fare nello svolgimento di questo lavoro. La
11
François Mayeur, L’Aube, studio di un giornale di opinione 1932-1940, Cinque Lune,
Roma 1969; Aline Coutrout, Sept. Storia di un settimanale cattolico. 1934-1937.
Cinque Lune, Roma 1971; Luciano Pala, I cattolici francesi e la guerra di Spagna,
Argalìa, Urbino 1974.
12
Cit. da Gabriele De Rosa, prefazione a I cattolici italiani e la guerra di Spagna. A
cura di Giorgio Campanini. Morcelliana . Brescia, 1987. p.7
14
produzione di miti, fomentati dalla propaganda fascista, ma che trovarono
largo consenso nelle pagine dei giornali cattolici dell’epoca, è una delle
caratteristiche della stampa cattolica. Accanto al mito della crociata,
trovano posto altre immagini propagandistiche come quella del “pericolo
rosso” e la difesa dall’ateismo “strisciante”.
In questa tesi ho analizzato alcune fonti utili per capire il confronto
che ha favorito una presa di coscienza cattolica alternativa. Fonti in cui è
presente una lettura non ideologica della guerra civile di Spagna come in
alcuni quotidiani, riviste, periodici e pubblicistica cattolica dove gli scritti
di Guido Gonella, Francisque Gay, George Bidault ed altri esponenti,
recarono “un contributo estremamente importante alla maturazione
progressiva della coscienza politica dei cattolici.”
13
Ma se ci si muove verso una linea che va da una presa di coscienza
equidistante verso le vicende spagnole e, volendo approdare ad un punto di
vero e proprio dissenso ideologico, non può essere trascurato l’apporto
intellettuale all’antifascismo cattolico maturato all’interno del cosiddetto
“fuoriuscitismo”. Gli scritti di don Luigi Sturzo sulle vicende di Spagna
13
Ivi. p.9
15
rappresentano un patrimonio difficilmente estimabile. Una voce “unica ed
esemplare rimasta inascoltata e senza eco nel mondo cattolico italiano.”
14
Ma il dissenso all’ideologia della “crociata” trova posto anche tra i
cattolici francesi. Un quadro dell’intelligenza cattolica francese ai tempi
della guerra di Spagna verrà offerta in questa tesi dalla meditazione degli
uomini de l’”Aube” e di “Sept” che “ascoltavano la voce del mondo,
prendevano atto della violenza e della guerra e non si limitavano a
giudicare dall’alto o al riparo del confronto diretto e dei pericoli che vi
erano collegati.
Ho strutturato il lavoro in tre parti: nella prima parte verrà effettuata
una ricognizione delle vicende politiche che hanno fatto da retroterra alla
guerra civile in Spagna.
Dopo aver analizzato alcune fonti che hanno contribuito a formare il
più volte citato “luogo comune storiografico”, si passerà all’analisi di
articoli in cui si è mantenuta una posizione di equidistanza dalle parti in
lotta nella guerra di Spagna.
14
Ivi. p.10
16
Nell’ultima parte si analizzerà invece parte della stampa cattolica che
ha denunciato un vero e proprio dissenso verso i franchisti e verso il
compromettente coinvolgimento della Chiesa nelle vicende della guerra
civile.
Tutto ciò contribuirà a portare alla luce quell’intellettualità, parte del
mondo cattolico, che rifiutò sempre una lettura “religiosa” della guerra
civile che si combatteva in Spagna, ed espresse, anche se spesso con toni
pacati e composti, che la censura imponeva, il proprio non allineamento
alle linee di lettura del “cattolicesimo ufficiale”.