2
le ville signorili della Brianza ottocentesca, tra le cui mura aveva incontrato
i maggiori letterati italiani.
La mia ricerca si è poi svolta in due direzioni: da un lato nelle biblioteche e
dall’altro in alcune ville signorili briantee, i cui proprietari hanno
gentilmente messo a mia disposizione i registri degli ospiti degli ultimi due
secoli, dove mi è stato possibile rintracciare la presenza di svariati
anglosassoni. La scoperta di maggiore rilievo è stata quella di trovare, tra
le pagine del registro della Villa Sommi Picenardi a Olgiate Molgora, i nomi
del critico d’arte Bernard Berenson e della principessa Margaret
d’Inghilterra.
Dopo alcune ricerche ho raggruppato un buon numero di testimonianze
anglosassoni sul viaggio in Brianza e ciò che emerge maggiormente è una
spiccata attenzione verso il paesaggio naturale brianteo, i suoi elementi
architettonici e le tradizioni degli abitanti: in poche parole lo heritage
brianteo. Inoltre, gli anglosassoni esprimono un giudizio quasi incantato
sulla Brianza che viene anche definita, da Edward Lear, come “beautiful
and blessed” .
Da queste affermazioni positive, riguardo al territorio brianteo del passato,
è nata l’idea di sviluppare una tesi che non solo inquadrasse i viaggi
anglosassoni in Brianza, nei secoli precedenti, ma che includesse anche una
visione attuale della fruibilità turistica del territorio brianteo e della
considerazione che i potenziali e i reali turisti attuali hanno dello stesso.
La tesi è stata conseguentemente organizzata in quattro capitoli: il primo di
inquadramento generale, il secondo concernente la traccia anglosassone in
Brianza, il terzo riguardante la fruibilità turistica attuale del territorio e il
3
quarto comprendente delle proposte per valorizzare il territorio e
aumentarne la fruibilità turistica.
Nel primo capitolo si chiarisce la questione circa i confini del territorio
brianteo, che nel corso dei secoli, sono sempre stati definiti con vaghezza. La
Brianza viene considerata tale in base a caratteristiche naturali e culturali
presenti nell’area, secondo quindi il suo paesaggio culturale.
La presenza di ricche testimonianze storiche, artistiche e naturali, nel
paesaggio brianteo, porta a percepirlo come unico nel suo genere, in quanto
portatore di tracce di una cultura particolare differenziatasi, nei secoli,
dalle altre realtà territoriali confinanti e soprattutto, conservatasi rispetto
alla sfera d’attrazione milanese per molti secoli. Con le sue particolarità
storico-artistiche, oltreché naturali, la Brianza può essere considerata come
heritage.
Il secondo capitolo è proprio dedicato ad approfondire un aspetto dello
heritage brianteo: il non-material heritage, per la precisione quello
riguardante i literary place. Grazie alle ricche descrizioni di viaggiatori
anglosassoni, la Brianza si presta per essere analizzata sia come luogo
letterario che ha fatto da sfondo a molti romanzi, diari ed epistole, sia come
luogo letterario che ha ospitato e dato i natali a diversi autori.
Dalle pagine dei resoconti di viaggio in Brianza emergono differenti
immagini del territorio brianteo, che derivano dalle diverse percezioni di
ogni viaggiatore: infatti, il paesaggio è frutto della creazione mentale
dell’osservatore.
Ad ogni modo, per la maggior parte dei viaggiatori, la Brianza appare
come luogo idilliaco e bucolico, ricco di ville signorili, corsi d’acqua e boschi.
4
Esiste invece un gruppo di viaggiatori, tutti scrittori, che descrivono il
paesaggio brianteo come luogo di transito da Como a Milano, o viceversa;
dalle loro narrazioni emerge l’immagine di un luogo non funzionale al
viaggio, a causa della pessima condizione della rete viaria, o comunque di
un luogo di scarso interesse.
Altri viaggiatori al contrario si soffermano ad ammirare le tradizioni della
vita contadina brianzola rispetto alla lussuosa vita signorile che si svolge
all’interno delle ville.
Dopo avere analizzato le impressioni che i viaggiatori, degli ultimi tre
secoli, derivavano dal paesaggio brianteo, nel terzo capitolo si presta
attenzione a come il paesaggio si sia evoluto nell’ultimo secolo e quali
conseguenze siano nate per la morfologia dell’area briantea e per lo stato di
conservazione dello heritage naturale, storico e artistico.
Ciò che emerge in prima istanza è la differenziazione verificatasi, negli anni
’60 e ’70, tra l’Alta Brianza e la Bassa Brianza, quest’ultima sempre più
attratta dalla sfera della metropoli milanese, che in quegli anni ha minato
fortemente l’identità briantea.
Secondariamente, si sono analizzate le condizioni in cui versano i diversi
aspetti dello heritage naturale e storico-culturale: si è prestata attenzione ai
parchi, ai laghi e ai fiumi per quanto riguarda lo heritage naturale;
all’archeologia industriale, alle ville, ai palazzi, ai monasteri e ai santuari
per quanto riguarda lo heritage culturale e storico-artistico. Da questa
analisi è emerso che sono state intraprese molte iniziative, anche di matrice
europea come i progetti RECITE II e LIFE NATURA e addirittura la
5
richiesta, da parte dei Rotary Club Briantei, di fare entrare nella World
Heritage Sites List il medio corso dell’Adda.
La Brianza si presenta tuttora quindi, come meta turistica interessante, ma
la problematica maggiore è la scarsa fruibilità turistica: si è infatti porta
attenzione al livello dell’offerta delle strutture ricettive, della rete viaria e
del trasporto pubblico ed è emersa una grave carenza a offrire un servizio
turistico che non sia di tipo congressuale o di business.
Ma ciò che fondamentalmente manca per migliorare la fruibilità turistica al
paesaggio brianteo è la presenza di un ente turistico abbastanza forte nel
campo della comunicazione e della promozione turistica. Fra i tre enti che
operano nel territorio, il gruppo BRIG è quello di maggior rilievo; il suo
lavoro trascura però completamente l’ambito della promozione e, per
quanto riguarda la comunicazione, ha istituito un sito internet, monolingue,
che presenta più che altro il gruppo. Per sottolineare concretamente le
carenze degli enti briantei è stato operato un paragone con la South
Warwickshire Tourism Ltd, che opera nella terra di Shakespeare. La società
ha basato il suo successo proprio sulla comunicazione e la promozione
turistica del territorio attraverso l’istituzione di un data-base e di un sito
internet, plurilingue, oltreché di altri servizi.
A causa di questa carenza nell’ambito della comunicazione turistica
briantea, nel quarto capitolo ho illustrato delle proposte per valorizzare il
territorio, partendo proprio dalla comunicazione.
Innanzitutto ho elaborato due tipi di questionari, uno da proporre agli
ospiti delle strutture ricettive briantee e l’altro per i residenti in Brianza,
questionari atti a verificare il tipo di conoscenza del territorio e l’interesse
6
per eventuali iniziative turistiche interne alla Brianza. I questionari si sono
prestati come strumenti sia comunicativi sia di promozione, in quanto
unitamente ai questionari lasciati negli esercizi ricettivi vi era un opuscolo
riguardante i giardini della Villa Sommi Picenardi e le modalità per
visitarli. Nei questionari rivolti ai briantei, vi erano invece tre quesiti
riguardanti la conoscenza di iniziative di rivalorizzazione di alcuni edifici
storici: in caso di non conoscenza del progetto gli intervistati hanno sempre
richiesto maggiori informazioni al riguardo, permettendo così la
comunicazione verso di loro e la promozione.
Ciò che è emerso è una scarsa conoscenza dello heritage brianteo; è stato
altresì evidenziato un vivo interesse per escursioni nell’area briantea e
infine si è riscontrata una scarsa fruibilità delle notizie riguardanti lo
heritage, le iniziative al riguardo e l’esistenza del gruppo BRIG.
Per ovviare ad una tale disinformazione ho proposto alcune azioni, tra cui
la principale è quella di creare un sito internet, almeno bilingue, strutturato
in modo da potere comunicare i diversi aspetti del territorio brianteo
attraverso tour virtuali, gallerie fotografiche, opere di prosa e poesia, file
musicali e links ai esercizi ricettivi, ristorativi, di musei e così via.
Soprattutto, ritengo importante la presenza di questionari on-line che
permettano una monitorizzazione continua dei gusti e del livello di
informazione dei visitatori.
Inoltre, sarebbe auspicabile la creazione di un logo brianteo che permetta al
visitatore di associare rapidamente la Brianza a una sua caratteristica;
altresì importante è, considerate le risposte date ai questionari, la creazione
di routes tematiche segnalate con cartelli che indichino il nome, la tipologia
7
e le tappe principali del percorso, così da soddisfare le diverse tipologie di
gusti della domanda.
Rivolgo i miei più sentiti ringraziamenti al Conte Alessandro del Bono, alla
Marchesa Alessandra Sommi Picenardi e alla signora Luciana Semenza per
avermi permesso di accedere agli archivi e alle stanze delle loro ville.
Ringrazio inoltre il dottor Pietro Dettamanti, il dottor Claudio Corbetta e la
signora Ivana Spelta per la loro disponibilità.
8
1. Paesaggio e heritage in Brianza.
9
1.1. Brianza: quali confini?
L’etimologia del termine Brianza ha radici abbastanza antiche, risalenti al III secolo
d.C. quando san Mona, uno dei primi vescovi di Milano, organizzò la divisione del
territorio nelle vicinanze di Milano in pievi che dovevano sottostare alla sua
giurisdizione. Egli denominò tutti i villaggi che si affacciavano sulla valle di
Rovagnate con un unico termine: Brianza.
Ad ogni modo né il nome, né la delimitazione di quel territorio furono una
invenzione del vescovo; molto probabilmente risalgono a un periodo precedente. In
età imperiale infatti, esisteva una suddivisione che riuniva sotto lo stesso nome i
villaggi di Tremonte, Rovagnate, S. Maria Hoè, Prestabbio, Cologna, Giovenzana,
Cagliano, Sestetto, Tegnone, Cereda, Monte, Casternago, Ponticello d’Olgiate,
Olgiate Molgora e Mondonico. Conseguentemente il vescovo deve avere mantenuto
la suddivisione creatasi in età imperiale attribuendole però un nome differente.
La prima volta che il nome Brianza viene utilizzato per indicare il luogo di
provenienza di un individuo in un atto ufficiale è il 1097 quando ,in un atto di
vendita, un cittadino milanese viene definito come “qui fit de loco Briantia”
1
,
proveniente dal luogo Brianza. A breve distanza di tempo, nel 1107, si ritrova la
stessa definizione in un atto notarile, nel quale la Contessa vedova di Azzone Crasso
cedeva tutti i suoi possedimenti “in loco et fundo seu monte qui dicitur Brianza”
2
all’ordine dei cluniacensi per fondarvi un monastero.
Dopo questi primi atti notarili il termine Brianza entrò nell’uso comune sia per
denominare gli abitanti del luogo, sia per connotare il luogo stesso.
1
L. Beretta, D. F. Ronzoni (a cura di), Vivibrianza. Itinerari in Brianza tra ambiente, cultura e tempo
libero, Bellavite, Missaglia, 1997.
2
Ibidem.
10
Ma in quel periodo la zona della Brianza aveva dei confini molto confusi e ambigui,
risalenti ancora alla suddivisione fatta in età imperiale; fu solo dall’anno 1400 in poi
che con il termine di Brianza si cominciò a indicare un intero territorio i cui confini
erano più estesi rispetto a quelli definiti in epoca romana, ma erano comunque
caratterizzati da una delimitazione scarsa e approssimativa (v. appendice C.).
3
Per tutti i secoli successivi il termine di Brianza andò definendo un’area sempre più
estesa, che dall’originaria valle di Rovagnate ha successivamente inglobato i paesi
confinanti fino circa al corso dell’Adda a est, del Seveso a ovest, del Triangolo
Lariano a nord e di Monza inclusa a sud. La definizione dei suoi confini è però
sempre rimasta velata da un’aurea di incertezza e di vaghezza. Il territorio brianteo è
sempre stato definito tale in base alle caratteristiche naturali e culturali che i diversi
villaggi avevano in comune, avendo vissuto analoghe vicende storiche e sviluppato
una economia agricola simile.
Una viaggiatrice straniera in Brianza, Tryphosa Bates-Batcheller tenta, in una lettera
alla madre nel 1911, di definire che cosa sia la Brianza in modo preciso e quali siano
i suoi confini, ma si rende conto di non poterla dipingere a parole; riporta allora la
definizione che le viene fornita dal Marchese d’Adda, ospite della villa dove la
Batcheller soggiornava a Cernobbio.
Il Marchese d’Adda mi ha spiegato che, come tutti i paesi da fiaba, (la
Brianza) non ha confini reali, ma , generalmente parlando, si intende
quel tratto ondulato che si estende a nord fra il Lambro e l’Adda e forma
quel territorio quasi triangolare che divide il lago di Como da quello di
Lecco. Come tutta la regione fino al lago Maggiore, la Brianza confina
3
I confini furono fissati approssimativamente attorno agli attuali villaggi di Garlate, Olginate,
Aizurro, Beverate, Arlate, Imbersago, Robbiate, Verderio Superiore e Inferiore, Cernusco
Lombardone, Missaglia, Castelvecchio, Monticello, Barzanò, Cremella, Oggiono, Vergano
11
con la catena alpina e al centro possiede vari laghetti come Annone,
Pusiano, Segrino e un altro paio. Il terreno è molto fertile; i vigneti, gli
orti e gli alberi di gelso sono stupendi
4
.
In queste brevi righe emerge la visione di un territorio definito come un paese da
fiaba: questa connotazione situa il luogo geografico in una dimensione di non luogo,
di luogo immaginario, mentale. La collocazione della Brianza viene inserita entro
coordinate geografiche definite generalmente parlando e i confini sono tracciati a
grandi linee: sembra che il Marchese d’Adda sia impossibilitato a darne una
collocazione geograficamente precisa. Sia nel passato remoto sia in quello più
recente quindi, la definizione dei confini della Brianza è sempre stata una questione
delicata e tutt’altro che definita.
La difficoltà di inserire il territorio brianteo entro coordinate precise si ritrova anche
negli scritti del brianzolo Ignazio Cantù, nel 1852, che non riesce a fornire una linea
di confine definitiva e istituzionalizzata alla Brianza:
Nell’indicare i confini della Brianza discordano gli scrittori e l’uso
volgare, chiudendola quelli fra il Lambro, l’Adda, Usmate, la Canonica
e i monti della Vall’-Assina, questo invece dandole un’estensione molto
maggiore (…); intendo per Brianza la frazione della diocesi milanese
che, formata di campagne, di boschi, di vigneti; sparsa di ville, casali e
borghi; ora elevata in colline, ora allargata in pianura; qua occupata da
svariati bacini di lago, là intercisa da torrenti (…).
5
4
T. Bates-Batcheller, Ville e castelli d’Italia, Longanesi & C., Milano, 1980.
5
I. Cantù, Le vicende della Brianza e de’ paesi circonvicini, Pifferi, Milano, 1990.
12
Cantù più che delinearne i confini elenca le caratteristiche del territorio; l’immagine
che ne emerge è quella di un luogo che non ha dei confini delineati precisamente, un
luogo sulla cui estensione discordano gli scrittori, ovvero gli studiosi, e l’uso volgare,
cioè la popolazione con il cui parere Cantù si trova maggiormente d’accordo: “In tale
disparere m’accosto più volentieri al significato popolare, perché a’ dì nostri ha una
forza di prevalenza”.
6
Con questa affermazione Cantù sceglie una definizione eleggendola come la più
appropriata e con questa presa di posizione definisce la Brianza in modo più preciso
e geograficamente marcato:
(la Brianza), si informa da settentrione all’ossatura dei monti
meridionale della Vall’-Assina, prolungandosi sulla cosat meridionale
delle stesse montagne; da oriente si immedesima col territorio di Lecco e
la riviera dell’Adda, giù sino a Cornate; a mezzodì s’allunga da questo
borgo fino al punto ove il Seveso abbandona la diocesi di Como; e ad
occidente da questo punto asseconda la diocesi comasca sino ad Albere,
ceppo di case situato alle falde dei monti della Vall’-Assina.
7
La definizione dei confini della Brianza appare quindi come una nozione più
soggettiva che istituzionalizzata. La sua inserzione all’interno di confini reali dipende
dal soggetto che la definisce, infatti “l’autore è ciò che dà all’inquietante linguaggio
della finzione le unità, i nodi di coerenza, l’inserzione nel reale.”
8
6
Ibidem.
7
Ibidem.
8
M. Foucault, L’ordine del discorso, 1970.
13
Per indicare i confini della Brianza tutti gli autori concordano che si tratti di un
lembo di terra compreso tra il corso del Seveso e dell’Adda, Monza e il Triangolo
Lariano; riguardo ai quali siano le delimitazioni territoriali precise ogni autore
presenta tuttavia diverse versioni.
Un altro scrittore che descrive la Brianza con parole che rimandano a quelle del
Marchese d’Adda, è l’italiano Baretti, la cui descrizione della Brianza viene riportata
da Richard Bagot nel suo Lakes of Northern Italy: “La Brianza è il più delizioso
paese di tutta l’Italia, (…) in questo vaghissimo paese, ovunque si porti lo sguardo,
non si scorgono che paesaggi ornati di tutte le grazie campestre”
(*)9
Il Baretti addirittura parla del territorio brianteo come di un paese vaghissimo,
dandogli una connotazione di irrealtà, sfuggevolezza; nella descrizione egli rimanda
solamente alle caratteristiche del luogo, che viene dipinto come un paesaggio
pastorale. La definizione di Brianza come luogo di idillio pastorale non viene
criticata dall’autore Bagot il quale, terminata la citazione del Baretti, aggiunge “and
in truth this writer’s panegyric is not in any way exaggerated. The dominant note in
the Brianza is that of calm, pastoral happiness (…)”
10
.
Più oltre nel testo Bagot prova a dare una definizione dei confini della Brianza, che
ancora una volta viene delimitata dal corso dei due fiumi, ma senza fornire
coordiante più precise “Along the eastern boundary of this happy land flows the
beautiful Adda, its deep, rapid waters of the most transparent blue; the western
boundary is formed by the river Seveso, and through the centre of the district runs
the sparkling Lambro.”
11
(*)
In italiano nel testo.
9
R. Bagot, The Lakes of Northern Italy, Tauchnitz, Lipsia, 1908.
10
Ibidem.
11
Ibidem.
14
A questo punto, avendo citato il Bagot pare opportuno citare anche le due più
autorevoli guide per viaggiatori in Italia: il Baedeker e il Murray.
12
Il Baedeker dedica un piccolo paragrafo alla Brianza, dal titolo “From Milano to
Bellagio. The Brianza”
13
e non la definisce come territorio, regione o paesaggio, ma
semplicemente come uno “undulating tract between the Lambro and the Adda,
stretching to the N. to the so-called Alta Brianza, the triangular peninsula which
divides the Lago di Como from the Lago di Lecco.”
14
La guida inglese Murray, al
contrario non intitola nessun paragrafo alla Brianza, ma la inserisce nel percorso da
Lecco a Milano, spendendo qualche parola in più del Baedeker per darle un
inquadramento geografico maggiormente definito, anche se avverte subito il lettore-
viaggiatore che:
Its boundaries are not exactly fixed, but generally the Brianza is held to
included the hilly country between the Adda and the Lambro, from Lecco
to Valmadrera, down to Monza, and on the W. of the Lambro, from the
neighbourhood of Arosio to Como, and the foot of the mountains lying
between the Lakes of Como and Lecco.
15
Da tutti questi testi del secondo ‘800 e del primo ‘900 emerge un’immagine della
Brianza come di territorio vago, da fiaba e senza confini prefissati istituzionalmente,
a tal punto da differire tanto nell’uso volgare, quanto in quello scientifico. La
mancanza di una collocazione geografica definitiva è sentita sia dai locali (Cantù,
12
Richard Bagot è autore del testo Lakes of Northern Italy: una guida monografica per viaggiatori; le
guide più complete per viaggiare erano il Baedeker e il Murray, comparse attorno al 1840. Il
Baedeker, tedesco, e il Murrey, inglese, furono le prime guide turistiche complete (insieme alla
francese Joanne) ed esordirono tutte con un primo volume sulla Svizzera. Di formato tascabile,
contenevano tutte le informazioni pratiche necessarie ad un viaggiatore. M. Boyer, Il turismo dal
Grand Tour ai viaggi organizzati, Electa-Gallimard, 1997.
13
K. Baedeker, Baedeker’s Northern Italy, Karl Baedeker, London, 1913.
14
Baedeker, op. cit.
15
J. Murray, Handbook for Travellers in Northern Italy, John Murray, London, 1866.
15
Baretti, il Marchese d’Adda), sia dagli stranieri (Bagot, Bates-Batcheller che non sa
spiegare alla madre cosa sia la Brianza, e perfino le guide Murray e Baedeker).
La rappresentazione della Brianza che questi testi esprimono è essenzialmente quella
di un paesaggio, un ambiente che si differenzia dalle realtà locali adiacenti per le sue
caratteristiche di fertilità, mitezza del clima, ricchezza di corsi d’acqua e natura
incontaminata. Più che un luogo geografico prettamente fisico, la Brianza è un luogo
geografico portatore di caratteristiche sia fisiche sia culturali, che ha sviluppato
vicende storiche differenti da quelle delle realtà territoriali confinanti. Del fatto che
la Brianza sia compresa tra il Triangolo Lariano e i fiumi Adda e Seveso non c’è
dubbio, ma i paesi che esattamente ne fanno parte rimangono definiti in modo
generale, perché sono tutti quei paesi e quei luoghi naturali che portano lo stesso
imprinting culturale, nei quali si respira lo stesso milieu e il medesimo passato
storico.
Più recentemente, nel 2001, un altro studioso della Brianza si è cimentato nell’arduo
compito di definirne i confini e ne parla così
(…)la Brianza è sempre stata un concetto piuttosto vago, fatto di colline,
di aria buona, di osterie, di fresche scampagnate sotto la pergola di una
cascina o in riva ad un fiume, Lambro o Adda che fosse. Vorrei
dichiarare subito che il mio approccio non è di tipo prettamente
geografico, ma storico-culturale, anche perché la Brianza non è una
regione geografica, ma una regione storica.
16
16
D. F. Ronzoni, “I confini storici dell’ex giardino di Lombardia”, Brianze, a. III, n. 16, 2001.