II
Il quadro appena tracciato evidenzia, con il supporto dei dati statistici,
che le moderne formule distributive, grazie alla propria capacità
competitiva, continuano la loro crescita reale nonostante si registri un
ristagno o un calo dei consumi complessivi.
Questo sviluppo non riguarda soltanto l’Italia, ma interessa in modo
particolare anche i principali paesi europei
6
ed extra europei: tra le
prime cinquanta imprese del mondo, 24 sono statunitensi, 20 sono
europee, 4 giapponesi, una australiana e una canadese
7
. Le grandi
organizzazioni distributive statunitensi dispongono di un numero di
punti vendita inferiore a quello europeo (46000 contro 72000), con
punti vendita mediamente di dimensioni maggiori, che in tal modo
permettono loro di usufruire dei vantaggi derivati da maggiori
economie di scala. Le imprese europee, invece, si caratterizzano per
un maggiore grado di internazionalizzazione e sono i paesi
occidentali, come la Francia, ad ospitare il maggior numero di imprese
straniere. Per quel che concerne lo scenario italiano, il settore
distributivo sta attraversando una serie di processi di trasformazione
8
che sono direttamente dipendenti:
- Dalla crisi dei consumi che si è aperta negli anni novanta;
- Dall’emergere di nuovi modelli di consumo;
6
Cfr. L. LOFFI RANDOLIN, “Uno sguardo sul retail”, Largo Consumo, n. 9/2001,
pag. 12 e D. PEDERZOLI, “Nuovi equilibri per il vecchio continente”, Largo
Consumo, n. 1/2001, pag. 87.
7
Cfr. “Pianeta distribuzione. Rapporto annuale sul grande dettaglio internazionale”,
supplemento a Largo Consumo, n.6, giugno 2002, pag. 5.
8
Cfr. G.A. MONTOLI, “Le questioni aperte per la distribuzione italiana”, Largo
Consumo, n. 2/2001, pag. 10 e cfr. G. A. MONTOLI, “Distribuzione italiana tra crisi e
progetto”, Largo Consumo, n. 3/2001, pag. 12.
III
- Dall’entrata massiccia sul mercato nazionale dei grandi gruppi
distributivi europei che sta accentuando sempre di più il livello di
competitività
9
.
L’approccio che meglio si adatta a tale contesto, caratterizzato da
dinamismo ed elevata competizione, è quello dell’azienda basata sulle
risorse: per conseguire vantaggi competitivi, le imprese dovranno
disporre di risorse più appropriate per le proprie attività strategiche.
In tal senso va intrapreso un processo di identificazione delle risorse
di valore, rappresentate da competenze organizzative intrinseche ai
processi e alla cultura aziendale.
Tabella 1 Le principali centrali d’acquisto in Italia riferite a gennaio 2002. Fonte:
“Pianeta distribuzione rapporto annuale sul grande dettaglio internazionale”,
supplemento a Largo Consumo n.6, giugno 2002, pag. 5.
Principali aderenti Quota sui prodotti grocery
nei super-iper (%)
Italia Distribuzione Coop Italia, Conad 26,9
Intermedia
Auchan-La Rinascente,
gruppo Pam, Sun,
Lombardini, Bennet
17,1
Carrefour Carrefour, gruppoGs,
Finiper, Unes, Il Gigante
16,1
Esd Esselunga, Selex, Agorà
Network
15,1
Mecades Metro, Despar, Aligross,
Sisa, Interdis
10,7
Sirio+Crai Sirio (Sigma, Pick Up),
Secom (Crai)
4,6
Mdo - 2,8
Billa-Standa - 2,5
C3 - 2,3
Totale 98,1
Un tale orientamento richiede di ridisegnare le strutture organizzative
intorno a processi multifunzionali per creare e valorizzare ruoli
9
Cfr. D. PEDERZOLI, “Mani straniere sull’Italia”, Largo Consumo, n. 2/2001, pag.
80.
IV
organizzativi e figure professionali in funzione delle nuove dinamiche
di mercato.
L’evoluzione degli scenari distributivi
10
, in conclusione, è
caratterizzata dal fatto che lo sviluppo delle attuali dinamiche di
vendita segue il passo delle mutevoli esigenze del mercato di
riferimento, direttamente dipendenti non solo dalle capacità d’acquisto
dei consumatori, ma anche dal mutato quadro sociale e culturale, che
definisce i nuovi bisogni di spesa e detta le nuove regole di mercato,
in particolare quelle della lotta alla concorrenza..
Questo mutato scenario di riferimento giustifica i crescenti
investimenti che le imprese distributive riservano ai settori di
comunicazione e di marketing.
Infatti, l’ipercompetitività del settore distributivo e le nuove esigenze
di un consumatore sempre più informato ed impegnato hanno indotto
le imprese ad individuare nella differenziazione la strada migliore per
conquistare il consumatore con il valore distintivo dell’insegna.
Parallelamente, sul fronte degli studi e delle ricerche, si è sviluppata
una vasta letteratura sul marketing distributivo che abbraccia gli
aspetti più diversi, riguardanti gli scenari competitivi, le iniziative
strategiche, e gli strumenti operativi impiegati dalle imprese per
10
Da un sondaggio del Cies, organizzazione cui aderiscono le principali insegne
distributive e le industrie del largo consumo internazionali, i temi che
monopolizzeranno l’attenzione nel 2002 sono: l’internazionalizzazione della
distribuzione, la sicurezza alimentare, la fedeltà della clientela, la recessione
mondiale, l’innovazione dell’offerta, il valore dell’insegna come marca, le norme
tecniche. Cfr. “Pianeta distribuzione rapporto annuale sul grande dettaglio
internazionale”, supplemento a Largo Consumo n.6, giugno 2002, pag. 2.
V
acquisire il cliente e cercare di stabilire con questi una relazione
univoca e duratura.
Tenendo in considerazione le dinamiche evolutive e di marketing che
caratterizzano il settore distributivo, questo lavoro si propone di
analizzare l’ambito specifico della comunicazione, mettendo in luce
gli aspetti distintivi e maggiormente rilevanti di tali tipologie di
imprese.
La numerosità degli studi sulla comunicazione aziendale le ha
recentemente
11
riconosciuto un’importanza strategica nel
conseguimento del vantaggio competitivo: qui si è voluto analizzare la
comunicazione del distributore come strumento su cui far leva sia
all’interno che all’esterno dell’impresa per migliorare le performances
e differenziarsi dalla concorrenza.
La tipologia di prestazioni
12
offerta in questo settore, naturalmente, ne
caratterizza le scelte strategiche ed anche le specifiche decisioni in
termini di comunicazione rivolta ai pubblici esterni ed interni.
Nelle imprese distributive, infatti, non esistono prodotti per i quali
pianificare la comunicazione commerciale, il prodotto è costituito dal
punto vendita stesso, e la struttura ramificata di tali imprese impone la
11
Il ruolo della comunicazione comincia ad acquisire una certa rilevanza nella vita
dell’impresa solo intorno alla metà degli anni settanta, quando cominciano ad
affermarsi gruppi industriali di grandi dimensioni e s’intensifica la concorrenza tra
le imprese. In questo nuovo scenario competitivo, la comunicazione comincia ad
essere vista ed impiegata dalle imprese come una risorsa strategica per rendere
visibile e differenziare la propria offerta commerciale agli occhi del consumatore.
12
Questa tipologia d’imprese si caratterizza per un’offerta di prestazioni derivate
dalla vendita di prodotti tangibili, il cui luogo di produzione è diverso da quello di
distribuzione, e da servizi di varia natura complementari alla vendita, nella
maggioranza dei casi offerti a titolo gratuito.
VI
valorizzazione della collaboratività del personale e del coordinamento
organizzativo.
Lo studio della comunicazione delle imprese distributive e delle
dinamiche strategiche ed operative che la caratterizzano, in questo
lavoro costituisce la premessa per l’analisi della comunicazione della
società salernitana Cavamarket S.p.A., centro di distribuzione per
Despar Italia in Campania, e per la conseguente progettazione di uno
strumento operativo di comunicazione destinato alla rete di punti
vendita dell’azienda.
Lo strumento è un manuale i cui scopi sono sinteticamente
individuabili nel tentativo di coinvolgimento del personale alla
mission, vision e alle politiche di posizionamento aziendali e
nell’addestramento dello stesso alla comunicazione del punto vendita,
visiva e personale.
La tesi può essere idealmente e più specificatamente divisa in due
parti: nella prima parte viene trattata la comunicazione delle imprese
distributrici, con particolare riferimento agli obiettivi strategici, agli
strumenti di comunicazione e ai pubblici di riferimento; viene definito
il ruolo e le peculiarità del personale di contatto che opera nei punti
vendita, considerato come l’intermediario privilegiato tra l’insegna
distributiva ed il cliente; infine viene presentata una sistematizzazione
di forme, mezzi e veicoli di comunicazione a disposizione del punto
vendita di media e grande superficie.
VII
La seconda parte, invece, costituita dai due capitoli (IV e V) che
trattano il caso aziendale, analizza la struttura aziendale nazionale e
sovranazionale di Cavamarket, formalizza le decisioni e le attività di
comunicazione rivolte sia all’interno sia all’esterno dell’azienda, per
arrivare quindi a pianificare una soluzione operativa di comunicazione
diretta agli addetti dei punti vendita.
Nel primo capitolo, “Il ruolo della comunicazione nel retail”, dopo
aver chiarito il ruolo strategico della comunicazione, vengono
identificati gli obiettivi di comunicazione tipici della DO e le audience
di riferimento, fino a pervenire ad una definizione di comunicazione
delle imprese distributive.
Tuttavia, la difficoltà di stabilire confini netti di separazione delle
funzioni di comunicazione introdotte ci ha condotti ad adottare come
paradigma di riferimento la comunicazione organizzativa, che
permette di considerare la comunicazione nella concreta realtà
aziendale in modo integrato, superando le nette distinzioni tra
comunicazione interna ed esterna.
L’adozione di questo paradigma risulta utile per collocare in un
riferimento teorico uno strumento operativo di comunicazione come il
manuale, strumento tanto di comunicazione esterna (perché indicante
procedure di allestimento e di gestione della vendita), quanto
soprattutto di comunicazione interna (perché strumento di
addestramento del personale).
VIII
Attraverso il commento dei livelli strategici di cui la comunicazione
organizzativa si compone, sempre relativamente al settore distributivo,
si è pervenuti ad affermare l’importanza dell’aspetto relazionale del
rapporto distributore-cliente, di cui vengono argomentati i principali
caratteri strategici.
Quindi si specificano gli obiettivi del marketing relazionale nel settore
distributivo, i principi e gli strumenti per stabilire con il cliente un
legame di fiducia stabile e duraturo: tra gli strumenti utili a tale scopo
vengono discusse le potenzialità della carta fedeltà.
Infine il capitolo si conclude analizzando le principali problematiche
di attuazione delle iniziative di marketing differenziato nella
distribuzione organizzata.
Il secondo capitolo “La funzione del personale di front-line nel retail”
si propone di individuare le criticità del ruolo del personale di vendita.
Innanzitutto viene sottolineata la funzione dei valori guida e della
comunicazione nell’orientamento delle competenze del personale di
contatto, quindi si riconosce all’apprendimento organizzativo il
compito di diffondere i valori aziendali e le conoscenze all’interno
dell’organizzazione distributiva.
I valori diffusi al personale attraverso la comunicazione, una volta
interiorizzati, orienteranno le motivazioni, gli atteggiamenti e di
conseguenza anche gli stessi comportamenti.
La considerazione della rilevanza dei valori guida spinge a prevedere
che lo strumento di comunicazione qui progettato, il manuale, abbia,
IX
tra le altre finalità, anche quella della loro diffusione formale al
personale di vendita, attraverso la redazione di una “Carta dei valori”.
Quest’ultimo ha un ruolo importante nella costruzione della relazione
di fiducia tra retailer e cliente, di cui vengono illustrate fasi,
determinanti e modalità, tanto che si prospetta, considerata la
centralità del punto vendita, una visione dell’impresa distributiva che
veda al vertice i clienti, quindi il personale di vendita, poi il
management intermedio del centro di distribuzione ed alla base la
direzione centrale.
Quest’argomentazione conduce alla definizione delle prestazioni
offerte nella distribuzione organizzata, definizione ibrida tra offerta di
beni e servizi, e quindi delle prestazioni del personale di vendita.
Infine il capitolo secondo si conclude tracciando il quadro delle
mutate esigenze del consumatore dei beni di largo consumo – esigenze
che in apertura alla presente sono state indicate tra le determinanti del
processo evolutivo del settore - e con l’indicazione delle nuove
politiche di offerta che dovrebbero adeguarsi ai mutati valori di
consumo.
Il terzo capitolo ha per oggetto “La comunicazione del punto vendita
di media e grande superficie”, esso permette di chiarire le strategie e il
complesso e vario insieme di mezzi e strumenti con i quali il punto
vendita comunica ai propri pubblici.
Partendo, infatti, dalla definizione del posizionamento competitivo e
dell’immagine dell’insegna (e del punto vendita), viene proposta
X
un’analisi sistematica del mix di forme, mezzi e veicoli principali
impiegati per la comunicazione del punto vendita.
Infine, se quest’ultima può essere distinta in comunicazione visiva e
personale, vengono presentati e discussi i principi e le modalità più
rilevanti delle corrispondenti attività di visual merchandising e della
vendita assistita (le cui rispettive tecniche di gestione saranno oggetto
del manuale di comunicazione).
L’analisi del mix di comunicazione è stata condotta sia per completare
e specificare il quadro sulla comunicazione del retailer, sia in
considerazione del fatto che la conoscenza di queste attività da parte
degli addetti costituisce un’importante premessa per il loro corretto
utilizzo degli strumenti di comunicazione veicolati nel punto vendita.
La seconda parte della tesi, come già accennato, è dedicata al caso
aziendale e si compone di due capitoli: il quarto, “La comunicazione
in Despar Campania: un’analisi” e il quinto capitolo, “Il manuale di
comunicazione per i punti vendita Despar Campania”.
Il quarto capitolo è dedicato all’analisi della società Cavamarket
S.p.A., con sede a Salerno, concessionaria in Campania e nel basso
Lazio del marchio Despar, e centro di distribuzione di Despar Italia.
L’Italia è uno dei trenta paesi membri di Spar International, una
associazione volontaria di grossisti e dettaglianti operante a livello
internazionale.
Ai fini di un’analisi quanto più possibile completa, e considerate le
dimensioni e le interdipendenze della struttura aziendale in esame, si è
XI
ritenuto opportuno precedere lo studio del caso Cavamarket da
un’introduzione alle principali attività delle macro realtà
internazionale (Spar) e nazionale (Despar) cui esso è connesso.
A ciò segue lo studio del caso Despar Campania: dopo le determinanti
strutturali e strategiche della società, si analizzano la rete di vendita,
composta da novantuno filiali, e i diversi canali di vendita (i tre
formati Despar, Eurospar, Interspar).
L’analisi delle dinamiche comunicative attivate dal centro di
distribuzione Cavamarket è stata, poi, una premessa necessaria alla
realizzazione del manuale di comunicazione destinato agli addetti alla
vendita.
E’ auspicabile, infatti, che il personale abbia una visione delle
principali attività di comunicazione svolte attorno al punto vendita per
utilizzare gli strumenti a propria disposizione (carta fedeltà, volantini,
rotairs, ecc.) con professionalità ed in linea con gli obiettivi strategici
pianificati dal centro di distribuzione.
Ai fini del nostro obiettivo, è risultato utile analizzare le aree di
comunicazione in cui Cavamarket investe direttamente risorse umane
ed economiche (cioè quella istituzionale e soprattutto di marketing),
tralasciando quelle aree oggetto di intervento quasi esclusivo di
Despar Italia (comunicazione ai co-makers e comunicazione
economico-finanziaria).
L’analisi delle forme, mezzi e vecoli della comunicazione istituzionale
e commerciale di Cavamarket è stata effettuata sia attraverso colloqui
XII
con il responsabile dell’ufficio marketing della società, sia attraverso
l’osservazione partecipata delle attività aziendali
13
.
Cavamarket S.p.a., infatti, non è dotata né di un piano di marketing, né
di un piano di comunicazione formalizzati dai quali poter attingere
informazioni per la stesura del manuale: essa segue, adattandole alle
proprie esigenze, le direttive di marketing diffuse da Despar Italia.
I risultati dell’analisi della comunicazione, sintetizzati per ogni area in
una tabella, evidenziano la preponderanza delle iniziative imputabili
alla comunicazione commerciale rispetto a quella istituzionale,
considerazione confortata anche dall’esame delle voci del budget
dell’ufficio marketing di Cavamarket.
Infine viene esaminata la comunicazione interna tra il centro di
distribuzione e la rete dei punti vendita dislocati sul territorio, che
conduce a sistematizzare la comunicazione in tre categorie - di
routine, non di routine, formativa - e all’analisi dei rispettivi strumenti
impiegati.
Quest’indagine sulla comunicazione fa registrare l’assenza della
pianificazione di strumenti ed iniziative di tipo formale volti
all’integrazione emozionale del dipendente all’azienda e al suo
addestramento professionale alla comunicazione.
Emerge l’esigenza, quindi di prevedere uno strumento di
comunicazione che risponda congiuntamente a queste necessità e che
sia facilmente fruibile dagli operatori di prima linea.
13
Grazie ad un tirocinio di formazione ed orientamento svolto presso Cavamarket,
promosso dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione.
XIII
Nell’ultimo capitolo lo studio appena descritto viene integrato e
confermato da un’analisi - di tipo informale, supportata da colloqui
con il top-management - dei punti di forza e di debolezza della rete di
vendita di Cavamarket, dalla quale si evince:
1) Basso coinvolgimento del personale alla mission e alle attività
aziendali;
2) Qualità della comunicazione visiva e personale del punto vendita
non sempre adeguata.
Vengono quindi passate in rassegna le possibili soluzioni
comunicative - corsi di formazione, house organs, seminari - tenendo
conto, nell’individuazione di quella più adeguata, di quattro fattori: le
informazioni da diffondere, l’elevata numerosità del personale, il
discreto tasso di turn-over, gli orari e le modalità di lavoro degli
addetti.
Tutte queste considerazioni portano ad indicare nel manuale lo
strumento più idoneo di comunicazione con il personale, grazie al
fatto che, non senza limiti, riesce a rispondere alle principali esigenze
della società:
1. Consente la diffusione formale delle informazioni sull’azienda,
sulla mission e i valori guida;
2. Può costituire un valido supporto all’arricchimento professionale
del personale, grazie ai suggerimenti pratici ed immediati sulle
tecniche di comunicazione e sulle attività di marketing legate alla
carta fedeltà;
XIV
3. Non genera costi elevati, né di diffusione, né di eventuale
aggiornamento, grazie alla rilegatura ad anelli;
4. Può preservare l’identità ed il know how del gruppo ed essere un
valido supporto operativo per i nuovi addetti;
5. Fa maturare un discreto coinvolgimento nel personale che si sente
oggetto di intervento e di interesse esplicito da parte dell’azienda.
Segue, quindi, la progettazione del manuale, con l’individuazione
degli argomenti che lo comporranno, prescelti e definiti nel corso
dello studio sulla comunicazione e sulle esigenze aziendali.
La sua struttura può essere divisa in quattro sezioni:
1. Introduzione e presentazione delle finalità del manuale;
2. Parte I “Conoscere Despar Campania”: presentazione dell’azienda,
dei canali di vendita e dei valori aziendali (“Carta dei valori”); gli
strumenti e i contenuti della comunicazione tra i punti vendita e i
diversi uffici del centro di distribuzione; le forme, i mezzi e i
veicoli impiegati per la comunicazione istituzionale e di marketing
(“Comunicare sull’azienda” e “Comunicare la nostra offerta
commerciale”);
3. Parte II “Lavorare in Despar Campania”: La comunicazione del
punto vendita (visiva e personale), vendita assistita, gestione dei
reclami, tecniche di visual merchandising; gli strumenti di
marketing: principi e modalità operative di gestione della carta
fedeltà;
4. Appendice: questionario per la valutazione del manuale.
XV
Sulla base dell’analisi del target del manuale, cioè tenendo conto delle
caratteristiche socio-anagrafiche del personale - età, sesso, titolo di
studio, tipo di contratto - viene poi definito lo stile linguistico che
deve caratterizzare il manuale.
Infine si evidenzia la necessità di ottenere un feed-back dalla
diffusione di questo strumento, che permetta a Cavamarket di
valutarne l’efficacia e di ottenere informazioni sulle esigenze dei
dipendenti, riconoscendo loro, attraverso l’ascolto, l’importanza della
propria funzione di interfaccia con il cliente.
Lo strumento più adatto viene identificato nel questionario, volto alla
valutazione dei contenuti, della forma del manuale e dei risultati che
con esso si intendeva raggiungere, cioè aumentare il coinvolgimento e
l’addestramento del personale di vendita.
La successiva analisi dei risultati ottenuti dalla somministrazione di
questo questionario, attività che esula dall’obiettivo di questo lavoro -
progettare uno strumento di comunicazione organizzativa che
risponda alle esigenze aziendali - potrà costituire per la società una
valida premessa conoscitiva per l’aggiornamento del manuale e per la
pianificazione di future iniziative di comunicazione, realmente
rispondenti alle esigenze organizzative e professionali degli addetti
alla vendita.