2
invasore.
Nell’estate dello stesso anno, scoppiò la guerra
civile spagnola che portò il partito fascista di Franco al
governo, grazie agli aiuti militari di Italia e Germania: le
vicende spagnole ebbero «come conseguenza un
avvicinamento organico fra Germania e Italia»
2
al punto
da stipulare tra il 21 e il 24 ottobre 1936 l’ “asse Roma-
Berlino” che sanciva l’antibolscevismo, il sostegno a
Franco, la collaborazione economica e il riconoscimento
tedesco dell’Impero d’Etiopia.
Risulta evidente che il 1936 è un anno
fondamentale per la politica italiana, segnata da una
svolta filotedesca , dall’avvicinamento alle idee razziste
e dall’inasprimento della censura
In Italia, nel frattempo, il riavvicinamento tra Stato
e Chiesa sancisce l’ingresso del mondo cattolico
nell’educazione, specie quella femminile, dei giovani,
ponendo l’attenzione sulla figura materna dedita alla
2
M. L. SALVADORI, L’età contemporanea, Torino, Loescher, 1990, p. 1264.
3
famiglia, in contrapposizione ai modelli che il fumetto e
il cinema proponevano.
La focalizzazione dell’analisi solo su dette annate è
scaturita dallo scopo di evidenziare come fatti politici e
sociali influenzano le edizioni a fumetti, e come
maggiormente ciò accada in una nazione governata da
un regime totalitario, e in un momento della storia in cui
la cultura massificata americana si diffonde in tutto il
territorio europeo.
Infatti, nel periodo dal 1926 al 1928 i fumetti non
erano ancora così diffusi come lo sarebbero stati a
partire dalla metà degli anni Trenta, e si trovavano, in
Italia, quasi esclusivamente sul Corriere dei piccoli al
quale verranno presto affiancati Il balilla, e La piccola
italiana, entrambi posti sotto il diretto controllo del
partito fascista, a corredo di neonate organizzazioni
come l’Opera Nazionale Balilla e la Gioventù Italiana
del Littorio. Il Corriere dei piccoli, che fin dalla sua
4
prima edizione (1908) pubblicava strisce
d’importazione, aveva un carattere principalmente
digressivo, ed ospitava le allora in voga family strip.
Basati sullo stile del Corriere, furono Il balilla e La
piccola italiana, che però mostravano gli intendimenti
propagandistici del regime.
Il 1929 diede un impulso importante alla diffusione
dei fumetti (specie quelli americani d’avventura), da cui,
in Italia, scaturì la pubblicazione di nuovi periodici, a
partire dal 1932
3
, con un boom solo dal 1936 al 1938,
quando l’ “età d’oro dei fumetti”, peculiarità di quegli
anni, interessa anche l’Italia e subisce l’inasprimento
della censura e la crescente autarchia che caratterizza la
politica culturale mussoliniana, nonché l’influenza del
mondo cattolico ormai rafforzato dal Concordato.
I comics d’avventura si diffondono anche in Italia e
si affiancano alle family strip tipiche del Corriere dei
3
Il primo periodico pubblicato fu Jumbo nel 1932. Seguirono, tra gli altri: Il
Monello e Topolino, nel 1933, L’Audace e L’Avventuroso, nel 1934, e Il Vittorioso
nel 1937.
5
piccoli, che comincerà, anch’esso, a pubblicare storie
avventurose.
Tra il 1936 e il 1938, infine, si assisterà al passaggio
da una pubblicazione di fumetti principalmente
importati ad una produzione propria, “italianizzata”
secondo le direttive del Min.Cul.Pop.
6
INTRODUZIONE
Il ruolo della donna nel Ventennio fascista non è
privo di contraddizioni.
Da una parte, infatti, durante il primo Novecento
si era incrementato, stando alle statistiche, il lavoro
femminile come pure la partecipazione delle donne alla
vita sociale del paese, ed era crescente tra loro una certa
coscienza politica che ne incrementava le richieste di
estensione del voto.
Tutto questo era, in particolar modo, conseguenza
della prima guerra mondiale, che aveva coinvolto e
mobilitato le donne in quanto manodopera necessaria
per la richiesta di armi, dal momento che quella
maschile era tutta al fronte.
Una volta assunto il potere, Mussolini cercò il
consenso sfruttando anche le richieste del mondo
femminile, forza sociale in ascesa, promettendo, in una
prima fase della sua politica, l’estensione del voto alle
7
donne
4
e nominandone alcune alla direzione di
organizzazioni ed enti statali e fascisti, volendo dare
l’impressione di un governo veramente moderno. Nei
primi anni, infatti, il regime tendeva verso una politica
“liberale” di apertura verso l’esterno allo scopo di
«migliorare l’immagine del fascismo all’estero»
5
. In
particolar modo si cercarono contatti proprio con
quell’America contro la quale, poco dopo, sarebbe stato
praticato un accanito ostruzionismo.
Si tratta comunque di dati importanti: il fumetto
italiano, come gran parte di quello europeo, è
assolutamente debitore al fumetto americano, e alla
cultura americana per quanto riguarda anche certi
personaggi femminili, e a tutto ciò gli editori faranno
riferimento anche nei momenti più bui della censura.
4
Donne aderivano al «programma dei fasci di combattimento» che «nel giugno
1919 chiedeva il pieno diritto di voto per tutte le donne oltre i ventuno anni, con pari
diritto di accesso alle cariche», inoltre «quando Mussolini fu nominato primo
ministro il 30 ottobre 1922, le migliori energie delle emancipazioniste italiane
furono rivolte alla questione del suffragio». In V. DE GRAZIA, Le donne nel regime
fascista, Venezia, Marsilio, 1993, pp. 55, 62.
5
R. BEN-GHIAT, La cultura fascista, Bologna, Il Mulino, 2000, p. 57.
8
Il fumetto è un linguaggio tipico dei mezzi di
comunicazione di massa, caratterizzato dall’unione della
parola con l’azione rappresentata dai disegni e realizzata
mediante segni grafici specifici. Esistono quindi
«elementi figurativi ormai canonici»
6
come la nuvoletta
o segni grafici corrispondenti ad una metafora o a
similitudini, come vedere le stelle o il disegno di una
sega nella nuvoletta di un personaggio che russa.
Si tratta di segni facilmente comprensibili dal
lettore, sulla base dei quali è possibile parlare di una
semantica del fumetto.
Come elemento fondamentale si impone la
nuvoletta: a seconda del tratto che ne definisce i
contorni, può esprimere un discorso parlato o pensato
(se il tratto è “a pallini”) o ira, o paura (a seconda che i
contorni siano più o meno regolari). Spesso ci si imbatte
in segni con chiare funzioni onomatopeiche (i vari
GULP!, SIGH, SOB, BOOM!…)
6
U. ECO, Apocalittici e integrati. Comunicazione di massa e teorie della cultura di
massa, Milano, Bompiani, 1964, p. 145
9
Tutti questi elementi semantici si compongono in
una «grammatica dell’inquadratura»
7
e il rapporto tra
inquadrature successive risponde ad una sintassi di
«montaggio»
8
. Infine gli elementi formali determinano
la «natura dell’intreccio»
9
.
Nel susseguirsi delle inquadrature si può
dispiegare una «dichiarazione ideologica concernente la
natura dei valori»
10
, che possono essere rappresentati
dalla bellezza, dalla giustizia, dal gusto del rischio, dalla
generosità, dalla virilità…
Si tratta di un mezzo fortemente ed
immediatamente comunicativo, e non deve sorprendere,
dunque, se il Fascismo lo abbia utilizzato a fini
propagandistici, o comunque, l’abbia in qualche modo
influenzato.
7
Ivi, p. 147
8
Ivi, p. 148
9
Ivi, p. 150
10
Ibidem.
10
La politica di “fascistizzazione” si prefiggeva di
uniformare al credo fascista ogni manifestazione della
vita nazionale - istituzioni, cultura, economia -
instillando precise parole d’ordine nelle menti dei
giovani fin dai loro primi anni. Non poteva
naturalmente sfuggire il fumetto.
11
CAP. I: STRISCE CONDIZIONATE:
ELEMENTI DI STORIA DEL FUMETTO
§ I.1: Anni ’30: “febbre da nuvolette”
Non ci si può, qui, esimere dal tracciare una
seppur breve cronologia del fumetto, la cui nascita si
colloca convenzionalmente nel 1894 con il personaggio
soprannominato Yellow Kid, pubblicato sul quotidiano
americano The New york world il 5 maggio: «At the
Circus in Hogan’s Alley, grande composizione
umoristica che racconta le avventure di un monellaccio
calvo con le orecchie a sventola vestito con un
camicione bianco».
11
Il «camicione bianco», diventa dal
1896, giallo (“yellow”).
12
La stampa statunitense era nelle mani di grossi
magnati fra cui Randolph Hearts che nel 1912 fonda
l’agenzia di stampa International news service, che
11
C. MOLITERNI, P. MELLOT, M. DENNI, Il fumetto. Cent’anni di avventura,
Trieste, Electa/Gallimard, 1996, pag. 20
12
Si fa qui riferimento al fumetto americano, vero precursore del fumetto moderno,
nonostante il primo esempio di “racconto per immagini” è dello svizzero Rodolphe
Töpffer, che creò nel 1827 una serie di racconti illustrati e sottotitolati, raccolti in
volumetti.
12
diventerà nel 1914 il King Features Syndicate (KFS).
Questo aveva la funzione di diffondere i comics in tutto
il mondo, proponendo personaggi che fossero «non il
signor Bonaventura eroe buono e ingenuo – per i lettori
italiani […] – ma piuttosto archetipi capaci di toccare
l’inconscio collettivo di un pubblico su scala
mondiale»
13
.
Da qui iniziano a diffondersi le family strip, che
ritraggono scene di vita quotidiana e familiare,
proponendo, in particolare, l’eterna guerra tra coniugi.
Una svolta notevole avviene nella metà degli anni
Venti, quando prende piede un nuovo genere con
personaggi adolescenziali e infantili, che culmina nel
1928 con Tim Tyler’s Luck di Liman Young, apparso in
Italia col nome di Cino e Franco.
È dalla fine degli anni Venti e per tutti gli anni
Trenta, il periodo che viene considerato «l’età d’oro del
13
C. MOLITERNI, P. MELLOT, M. DENNI, op. cit., p. 24
13
fumetto»
14
, in cui nelle strisce è evidente l’influenza del
cinema hollywoodiano e del romanzo d’avventura allora
in auge. La forte diffusione del fumetto in quegli anni è
comunque opera anche dei Syndicates
15
che reclutano
un’intera generazione di disegnatori. È il periodo in cui
si diffondono fumetti rimasti nella storia come Tarzan,
Dick Tracy, Flash Gordon, Mandrake…
Negli stessi anni, in Italia arrivavano, grazie ai
Syndicates, le stesse opere diffuse in America e, anche
in un’Italia in piena fascistizzazione queste opere
avevano successo. Il loro successo non passò
inosservato, anzi venne sfruttato e controllato.
14
Ivi, p. 28
15
Syndicates importanti sono il già citato KFS, il Chicago Tribune, il New York
News, il NEA Service. La creazione dei Syndicates, inoltre, rappresenta un
cambiamento anche sul piano tecnico e qualitativo dell’opera, in quanto, oltre a
garantire la diffusione delle opere, ne indicano una certa uniformità tecnica (es. i
formati delle vignette) e tematica.
14
§ I.2: Strisce di propaganda
Il primo eroe fascista a fumetti apparve soltanto
nel 1932, anno di pubblicazione della rivista Jumbo,
edita da Vecchi: era Lucio l’avanguardista, biondo e
bello aviere difensore del giusto, al comando del suo
biplano Dux; la fidanzata di Lucio si chiamava Romana!
Successivamente, con il regime di autarchia, in
seguito alle sanzioni imposte dopo la guerra di Etiopia
(1936), furono proibiti gli eroi di importazione. A
sostituire gli eroi americani, comparvero su
L’Avventuroso (rivista nata nel 1934 a Firenze per
impulso di Nerbini) le storie di Romolo, ingegnere
italiano in Abissinia. Ma tra le migliori tavole di sapore
propagandistico, quelle che maggiormente segnarono
l’immaginario, furono quelle con protagonista Dick
Fulmine, poliziotto italo-americano, in perenne lotta
contro i criminali; durante la guerra, fu disegnato nei
panni di un soldato invincibile in tutti i fronti del
conflitto.
15
Questi non sono che alcuni esempi di come il
Fascismo abbia influenzato l’intera produzione artistica
e culturale di quegli anni.
A dimostrazione di quanto il regime considerasse
importante il fumetto, furono editi, dallo Stato, e dunque
per volere del Duce, due periodici “fascisti”, Il balilla,
che avrebbe dovuto fare concorrenza al Corriere dei
piccoli, e La piccola italiana, destinato alle fanciulle
“piccole italiane”, e distribuito nelle scuole.
Il Corriere dei piccoli, fondato nel 1908 a Milano,
era l’unico periodico che pubblicava vari comics di
produzione nordamericana e nazionale, tuttavia
censurati delle onomatopee e dei ballons, sostituiti in
calce da didascalie pedagogiche con l’intendimento di
dare dignità letteraria al fumetto.
Il primo numero de Il balilla, settimanale della
gioventù del Littorio, fu pubblicato a Milano, il 18
febbraio 1923 dalla casa editrice Imperia (casa editrice
del Partito Nazionale Fascista).