PBS phosphate-buffered saline (soluzione
fisiologica tamponata)
PE Esotossina di Pseudomonas
PE38 porzione di PE del peso molecolare di 38
kDa
PE40 porzione di PE del peso molecolare di 40
kDa
PEG Polietilenglicole
REAL Revised European-American Lymphoma
RIP Ribosome-Inactivating Protein
RIT Radioimmunoterapia
RPMI mezzo di coltura sintetico del Roswell Park
Memorial Institute
scFV single chain Fv
SDS sodio dodecil-solfato
SO6 Saporina-S6
SPDP N-succinimidil-3-(2-piridilditio)propionato
TCA acido tricloroacetico
TIL Tumor Infiltrating Lymphoyites
TMV Virus del mosaico del tabacco.
TNF Tumor Necrosis Factor
VLS vascular leak syndrome (sindrome da
aumentata permeabilità vascolare)
PAROLE CHIAVE
Immunotossine
Immunoterapia
Ribosome-Inactivating Protein (RIP)
Epratuzumab (hLL2)
CD22
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
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LINFOMI
CLASSIFICAZIONE
I linfomi sono neoplasie solide di derivazione linfocitaria che rappresentano il 3,6%
di tutte le nuove diagnosi di tumore. Gli organi maggiormente interessati sono i
linfonodi, ma le cellule tumorali possono trasferirsi in altri loci attraverso i vasi
linfatici e/o il sangue, localizzandosi in altri linfonodi o anche in organi extralinfatici.
Qualora si trovino cellule linfomatose a livello del sangue periferico può essere
impossibile distinguere un linfoma da una leucemia e si parla in questo caso di
linfoma leucemizzato. Si ha un linfoma extralinfonodale, invece, se la sua origine è
in organi non linfoidi, ma ciò avviene raramente.
I linfomi sono un gruppo di neoplasie molto eterogeneo e pertanto la loro
classificazione è complicata, tuttavia sono storicamente divisi in due grandi gruppi:
Linfomi di Hodgkin (HL) e Linfomi Non Hodgkin (NHL)
Il Linfoma di Hodgkin costituisce poco meno dell’1% di tutti i tumori presenti in
Europa ed in America ed ha una modesta tendenza alla riduzione. È caratterizzato
dalla presenza di cellule di Reed-Stemberg, appartenenti alla linea linfocitaria, che
sono le vere e proprie cellule della malattia, affiancate da un gran numero di elementi
cellulari reattivi.
Pur potendo svilupparsi a qualsiasi età il Linfoma di Hodgkin presenta una
distribuzione caratteristica: in Europa ed America del nord ha una distribuzione
bimodale con un picco tra i 15-39 anni e uno dopo i 60 anni; nelle popolazioni a più
basso livello socio-economico, invece, il picco di incidenza è nell’età infantile.
Questo andamento si correla con la distribuzione dell’infezione da virus di Epstein-
Barr (EBV). Al momento si ipotizza che il EBV possa avere un ruolo nella
trasformazione di Linfociti B in cellule di Reed-Stemberg nei Linfomi di Hodgkin ad
insorgenza giovanile.
I Linfomi non Hodgkin sono invece una classe molto più eterogenea e di difficile
classificazione. La classificazione più utilizzata oggi è la R.E.A.L. (Revised
European American Lymphoma) che distingue i vari gruppi in base alla linea
originaria e al suo stato maturativo. In questa classificazione sono presenti due grandi
categorie ognuna divisa in varie sottocategorie (Tabella 1)
INTRODUZIONE
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Tabella 1
CLASSIFICAZIONE R.E.A.L. DEI LINFOMI NON HODGKIN
Linfomi a cellule B
I. Neoplasie dei progenitori B: leucemia/linfoma linfoblastico dei progenitori
II. Neoplasie dei linfociti B periferici
a. Leucemia linfatica cronica B/Leucemia prolinfocitica/Linfoma a piccoli linfociti
b. Linfoma Linfoplasmocitoide /Immunocitoma
c. Linfoma mantellare
d. Linfoma delle cellule centro follicolari, follicolare
e. Linfomi B della zona marginale
f. Linfoma della zona marginale splenica
g. Leucemia a cellule capellute
h. Plasmacitoma/Mieloma multiplo
i. Linfoma diffuso a grandi cellule B
j. Linfoma di Burkitt
k. Linfoma ad alto grado B, tipo Burkitt
Neoplasie dei linfociti T e delle cellule NK
I. Neoplasie dei progenitori T: leucemia/linfoma linfoblastico dei progenitori T
II. Neoplasie dei linfociti T periferici e delle NK
a. Leucemia linfatica cronica T/leucemia prolinfocitica
b. Leucemia dei grandi linfociti granulati
c. Micosi fungoide/sindrome di Sezary
d. Linfomi dei linfociti T periferici, non altrimenti specificati
e. Linfoma angioimmunoblastico T
f. Linfoma angiocentrico
g. Linfoma intestinale delle clelule T
h. Linfoma/leucemia T dell'adulto
i. Linfoma anaplastico a grandi cellule
j. Linfoma anaplastico a grandi cellule, tipo Hodgkin
Molto importante è identificare lo stadio del linfoma per utilizzare la terapia corretta
e poter prevedere il decorso della malattia (Tabella 2). Questa suddivisione permette,
infatti, di identificare il rischio che la malattia progredisca o dia origine a una
recidiva. Più lo stadio è alto, più la terapia dovrà essere aggressiva.
INTRODUZIONE
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Tabella 2. Stadiazione dei linfomi
Stadio Sedi interessate
I
Coinvolgimento di una sola regione linfatica; coinvolgimento limitato di
un singolo organo o sito extralinfatico.
II
Coinvolgimento di due o più regioni linfatiche dallo stesso lato del
diaframma, oppure interessamento localizzato di un solo organo o sito
extralinfatico assieme all'interessamento di una o più sedi linfatiche dallo
stesso lato del diaframma.
III
Impegno di più regioni linfatiche sopra e sotto il diaframma, che può
essere accompagnato da interessamento localizzato di un organo o sito
extralinfatico, o della milza o di entrambi.
IV
Coinvolgimento diffuso o disseminato di uno o più organi o siti
extralinfatici con o senza coinvolgimento di sedi linfatiche.
Stadiazione dei linfomi
La classificazione istologica dei linfomi non si correla con lo sviluppo clinico della
malattia, per questo motivo i linfomi non Hodgkin sono stati raggruppati in quattro
categorie a crescente malignità in modo da potervi associare la terapia adeguata:
• Linfomi indolenti o a basso grado di malignità
o Linfomi dei linfociti B: leucemia linfatica cronica/linfoma a piccoli linfociti;
linfoma linfoplasmocitoide; linfomi delle cellule centrofollicolari, follicolare (a
piccole cellule, misto); linfomi della zona marginale; leucemia a cellule capellute;
plasmocitoma/mieloma;
o Linfomi dei linfociti T: leucemia dei grandi linfociti granulati; linfoma/leucemia T
dell'adulto; micosi fungoide/sindrome di Sézary
• Linfomi con malignità o aggressività moderata
o Linfomi dei linfociti B: leucemia prolinfocitica; linfomi mantellari; linfomi delle
cellule centrofollicolari, follicolare a grandi cellule
o Linfomi dei linfociti T: leucemia linfatica cronica; leucemia prolinfocitica; linfoma
leucemia T dell'adulto (cronica); linfoma angiocentrico; linfoma
angioimmunoblastico
• Linfomi aggressivi
o Linfomi dei linfociti B: Linfomi a grandi cellule B
o Linfomi dei linfociti T: Linfomi dei linfociti T periferici non specificati; linfoma T
intestinale; linfoma a grandi cellule anaplastico
• Linfomi notevolmente aggressivi
o Linfomi dei linfociti B: linfoma/leucemia dei precursori B; linfoma di Burkitt;
linfoma B ad alto grado, tipo Burkitt
o Linfomi dei linfociti T: linfoma/leucemia dei precursori T; linfoma/leucemia T
dell'adulto (acuta)
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La malignità clinica si correla con la risposta della malattia alle terapie convenzionali
quali chemioterapia e radioterapia. Infatti i linfomi più aggressivi, avendo un ritmo
più alto di duplicazione, sono più suscettibili al trattamento, e possono essere guariti
almeno nella metà dei casi; quelli meno aggressivi, invece, sono generalmente
ritenuti incurabili ma permettono la vita per diversi anni anche in assenza di sintomi.
TERAPIA DEI LINFOMI
Il trattamento dei linfomi dipende da molti fattori tra cui: il tipo di malattia, il suo
stadio, la sua localizzazione, la sua malignità e l’età e le condizioni generali del
paziente. In generale ci sono cinque opzioni terapeutiche per il linfoma
• Chemioterapia
• Radioterapia
• Trapianto di cellule staminali
• Immunoterapia
• Chirurgia
CHEMIOTERAPIA
La chemioterapia utilizza farmaci in grado di uccidere più velocemente cellule in
rapida proliferazione, come sono quelle tumorali, rispetto a quelle “normali”
dell’organismo. Tuttavia questa terapia ha forti effetti collaterali dovuti all’uccisione
delle cellule che naturalmente si dividono rapidamente, che limitano la dose massima
somministrabile. Inoltre le cellule tumorali possono sviluppare una resistenza agli
agenti chemioterapici bloccando il loro meccanismo di azione o facilitando la loro
espulsione dalla cellula prima che possano agire.
Ci sono molte classi di chemioterapici che agiscono ognuna con un meccanismo di
azione diverso.
I chemioterapici possono essere somministrati come agente singolo oppure possono
essere associati in regimi di polichemioterapia, in questo modo si evita la resistenza e
si aumenta l’efficacia del trattamento. Recentemente si sono resi disponibili nuovi
analoghi di nucleosidi che hanno dimostrato buona attività nei linfomi non Hodgkin
come singolo agente: la fludarabina-fosfato, la cladribina e la pentostatina.
INTRODUZIONE
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RADIOTERAPIA
La radioterapia consiste nell’irradiazione del tumore con radiazioni ionizzanti al fine
di indurre una danno cellulare e la morte della cellula. Le radiazioni ionizzanti
interagendo con l’acqua provocano la formazione di una gran quantità di radicali
liberi che, attraverso più meccanismi, riescono ad danneggiare la cellula e in
particolar modo il suo DNA. Le cellule cancerose sono spesso difettose nei
meccanismi di riparazione del DNA, per questo motivo si fanno cicli di radiazioni ad
intervalli di tempo sufficienti a riparare i danni da parte delle cellule normali, ma non
per quelle cancerose: il risultato è che i danni si accumulano e la cellula tumorale
muore.
Possono essere utilizzati diversi tipi di radiazione dai raggi x e γ alle particelle α e β
o altre particelle cariche (terapia con Adroni). La differenza sta nel fatto che
l’utilizzo di particelle permette un rilascio di energia focalizzato sulla massa
tumorale, creando minori problemi al resto dell’organismo.
AUTOTRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE
Questo trattamento viene utilizzato per i pazienti resistenti a chemio/radioterapia.
Prima di tutto vengono mobilizzate le cellule staminali del midollo osseo in modo da
aumentarne la concentrazione nel sangue periferico da cui, in seguito, vengono
prelevate e conservate. Si procede quindi al trattamento del paziente con dosi più alte
di chemio/radioterapia sufficienti ad uccidere le cellule tumorali resistenti. Questo,
però, ha come effetto collaterale l’uccisione delle cellule del midollo osseo; per
ovviare a questo problema, le cellule staminali vengono reintrodotte nel paziente
dove, opportunamente stimolate da fattori di crescita, andranno a localizzarsi nella
milza dando origine a colonie da cui matureranno tutte le cellule del sistema
emopoietico. In questo modo si riesce a superare la tossicità ematologica.
CHIRURGIA
La chirurgia trova un’applicazione molto limitata in questo campo, e può essere
presa in considerazione solo per eliminare i linfomi extranodali dalla loro sede,
qualora sia necessario.
INTRODUZIONE
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LIMITAZIONI DELLA TERAPIA CONVENZIONALE IN NHL
I linfomi non Hodgkin indolenti rispondono solo debolmente alla chemioterapia e
alla radioterapia a causa della loro lenta progressione, per questo motivo spesso i
pazienti affetti da tale malattia non vengono curati fino alla comparsa di sintomi (
strategia del “watch and wait”)
Per quanto riguarda i linfomi non Hodgkin aggressivi, grazie alla chemioterapia e
alla radioterapia quasi il 50% dei pazienti riesce ad essere curato, ma queste terapie
presentano pesanti effetti collaterali dovuti alla scarsa selettività di azione e
all’insorgenza di resistenza e di neoplasie secondarie. Per questi motivi è forte lo
stimolo a ricercare alternative terapeutiche più efficaci e sopportabili dal paziente
affetto da linfoma.
(Informazione prese da:
Fisher, 2003
www.linfoma.it a cura della Divisione Universitaria di Ematologia di Torino
www.oncologychannel.com
web.tiscali.it/ematologia/)