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Esse rifletterebbero, non un comportamento privato irrazionale, bensì una
indeterminatezza di equilibrio che può sorgere quando gli agenti si aspettano
che un attacco speculativo possa causare un forte cambiamento nelle politiche
macroeconomiche del governo.
Nel successivo capitolo verranno analizzati in dettaglio due modelli proposti da
Krugman. Il primo è il modello proposto nel 1979, che ricostruisce in maniera
precisa la genesi delle crisi valutarie secondo la visione “classica”. Il secondo è
sempre un modello classico che presenta però alcune caratteristiche che lo
rendono simile ai nuovi modelli. Il terzo capitolo analizzerà due modelli con
equilibri multipli. Il primo, proposto da Krugman, darà una rappresentazione
semplificata delle caratteristiche dei nuovi modelli di crisi. Il secondo, proposto
da Obstfeld nel ‘94, analizzerà i problemi di un governo caratterizzati da una
debole posizione fiscale in presenza di alti tassi di interesse. Il quarto capitolo
riporta le obiezioni che entrambi gli autori si scambiano e propone un modello
costo-beneficio al quale vengono applicate le presupposizioni di base dei
modelli classici. Nel capitolo 5 sarà analizzata la crisi messicana del 1994-95 ed
inoltre sarà effettuata una veloce ricostruzione della recente crisi russa.
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2 Il modello di Krugman
2.1 Introduzione al modello
Un governo che tollera un persistente deficit nella bilancia dei pagamenti si
troverà, in definitiva, incapace di mantenere fisso il tasso di cambio tra la valuta
nazionale e quella estera. Il crollo del tasso di cambio fisso è tipicamente
contraddistinto da una o più crisi della bilancia dei pagamenti nella quale, gli
speculatori, abbandonando la valuta nazionale, assorbono una vasta porzione
dello stock di riserva estera della banca centrale mentre la banca tenta invano
di sostenere la propria valuta. Di fronte a questa emorragia di riserve, un
governo, che tenta di difendere la propria moneta da un deprezzamento, può
trovare le proprie riserve estere esaurite e la banca centrale deve ritirarsi dal
mercato di cambio estero e permettere al tasso di cambio di fluttuare almeno
temporaneamente.
In una loro analisi perspicace, Salant e Henderson (1978) studiano il tentativo di
un governo di fissare il prezzo dell’oro dimostrando che quando gli agenti hanno
una perfetta previsione, i mercati possono essere continuamente in equilibrio
soltanto se gli speculatori attaccano la riserva aurea del governo in una data
ben definita.
Krugman estende il loro ragionamento al mercato del cambio estero mostrando
che la data della crisi della bilancia dei pagamenti è spiegabile in termini di
politiche del governo e di preferenze dei partecipanti al mercato.
Un paese fissa il proprio tasso di cambio e supponiamo che questo avvenga
attraverso un intervento diretto nel mercato del cambio estero. A quel tasso di
cambio le riserve della banca centrale decadono gradualmente. Poi ad un certo
momento, generalmente ben prima che l’esaurimento graduale possa dissiparle
del tutto, c’è un improvviso attacco speculativo che rapidamente elimina l’ultima
parte delle riserve. Il governo diventa così incapace di difendere il proprio tasso
di cambio. Talvolta avviene che il governo sia in grado di superare la crisi
attingendo a riserve secondarie o negoziando un prestito d’emergenza. A
questo punto c’è un’inversione di tendenza, il capitale appena uscito rientra e le
riserve del governo si riassestano, per quanto questa tregua possa essere solo
temporanea. Ma un’altra crisi può sempre accadere e obbligherà, pertanto, la
banca centrale ad attingere ad ulteriori riserve.
Un attacco speculativo sulle riserve del governo può essere considerato come
un processo attraverso il quale gli investitori cambiano la composizione del loro
portafoglio riducendo la proporzione della valuta nazionale e aumentando la
proporzione della valuta estera. Questo cambio nella composizione del
portafoglio è giustificato da un cambiamento nei redditi relativi, poiché quando il
governo non è più in grado di difendere il tasso di cambio la moneta inizia a
deprezzarsi.
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Attacchi speculativi, alternati a riprese di fiducia, sono un fatto naturale quando
il mercato è incerto su quanto delle potenziali riserve il governo è disposto ad
utilizzare. Il motivo di questo comportamento è che gli speculatori si trovano di
fronte ad un’opzione a senso unico: non perdono attraverso la speculazione
contro la valuta anche se i timori di abbandono del tasso di cambio fisso si
dimostrassero ingiustificati.
2.2 Caratteristiche generali del modello
Il modello presenta due caratteristiche principali:
1) La domanda di moneta nazionale dipende dal tasso di cambio.
2) Il tasso di cambio che equilibra il mercato della moneta nazionale cambia col
passare del tempo.
Ci troviamo in presenza di un piccolo paese che produce un singolo bene
composito commercializzabile. Il prezzo del bene sarà determinato nel mercato
mondiale e la parità del potere d’acquisto sarà:
(1)
*
SPP
dove P è il livello del prezzo nazionale, S è il tasso di cambio della valuta
nazionale per quella estera e
*
P è il livello del prezzo estero.
Per semplicità, si suppone che
*
P sia costante ed uguale uno )1(
*
P in modo
tale che possiamo identificare il tasso di cambio con il livello del prezzo.
Ipotizziamo che l’economia abbia prezzi e salari totalmente flessibili
assicurando che la produzione sia sempre a livello di piena occupazione Y. La
bilancia dei pagamenti, in questo modello semplificato, sarà determinata dalla
differenza tra produzione e spesa:
(2) ),( WTYCGYB 0,
21
!CC
dove B è la bilancia commerciale, G è la spesa pubblica, T è la tassazione,
W è la ricchezza privata e
1
C e
2
C sono rispettivamente la derivata prima di
C(Y-T) e C(W) con consumi crescenti all’aumentare del reddito disponibile e
della ricchezza. Rivolgendoci al mercati di capitali, si presume che i residenti
interni abbiano a disposizione una scelta tra due sole attività: valuta nazionale e
valuta estera ed entrambe possiedono interesse nominale pari a zero. La
ricchezza complessiva dei sopra menzionati residenti può essere espressa
9
come la somma del valore reale delle loro dotazioni detenute in valuta
nazionale (M/P) ed in valuta estera (F):
(3) FPMW /
Supponiamo che gli stranieri non siano in possesso di quella valuta nazionale e
che le quantità desiderate di detta valuta da parte dei residenti interni siano
proporzionali alla ricchezza. Ne consegue che lo stock di moneta nazionale M,
in equilibrio, deve essere necessariamente assorbito dai residenti nazionali e la
condizione per l’equilibrio del portafoglio sarà:
(4) WLPM )(/ Σ con
1
L < 0
dove Σ è il tasso atteso di inflazione e, ricordando la condizione (1),
rappresenta anche il tasso di deprezzamento atteso.
1
L è la derivata prima
della domanda di moneta, decrescente all’aumentare di Σ.Per il momento
supponiamo che Σ sia esogeno.
Consideriamo due regimi di tasso di cambio: il primo sarà un tasso di cambio
liberamente fluttuante nel quale la banca centrale si astiene da qualsiasi
operazione di compravendita di valuta, il secondo sarà un tasso di cambio fisso
nel quale la banca centrale sarà disponibile a scambiare valuta nazionale per
quella estera ad un prezzo fisso.
M/P
W L
L
χ
A C
L
B
L
χ
W
Fig. 1 F
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La breve corsa dell’economia sotto i due sistemi è mostrata nella figura1, in cui
retta inclinata positivamente LL rappresenta la condizione del portafoglio in
equilibrio (4) e la retta WW inclinata negativamente rappresenta il vincolo di
bilancio della ricchezza privata (3). I residenti nazionali, per poter acquistare
valuta estera, devono essere disposti a ridurre la loro dotazione di valuta
nazionale, ma in un regime di cambi flessibili poiché la banca centrale non è
disposta a vendere valuta nazionale per quella estera, non c’è modo per i
residenti di alterare la composizione del loro portafoglio. Se loro tenteranno di
alterare questa composizione, l’effetto sarà quello di modificare il livello del
prezzo e quindi il tasso di cambio.
Supponiamo che Σ salga. Questo aumento renderà la valuta nazionale meno
attraente abbassando la LL a LL
χ χ
, e siccome F non può variare, P cresce
spostando l’equilibrio da A a B. Le cose cambiano se la banca centrale dispone
di una riserva R di valuta straniera ed è disposta a scambiare valuta estera per
quella nazionale ad un prezzo fisso. I residenti nazionali possono ora muoversi
lungo il vincolo di bilancio WW. In questo caso un aumento di Σ conduce ad
uno spostamento da LL a LL χ χ con il punto di equilibrio che si sposta da A a C.
La banca centrale fornisce ora la valuta estera desiderata portando così ad un
cambiamento nelle rispettive dotazioni pari a:
∋F = - ∋R = - ∋M/P
Con tassi flessibili, i cambiamenti nelle aspettative si traducono in una
variazione del prezzo e quindi del tasso di cambio mentre in regime di tassi fissi
si traducono in una variazione delle riserve detenute dalla banca centrale.