4
Si è dato spazio, inoltre, alla più autorevole delle testate d’oltreoceano: il New York Times,
per non trascurare la fondamentale voce statunitense riguardo ad un accadimento tanto
epocale.
Per quanto riguarda le testate tedesche, coinvolte più di ogni altra, per ovvi motivi, nel
crollo del Muro di Berlino, è stata privilegiata la Frankfurther Allgemeine Zeitung, poiché
è opinione diffusa che si tratti del quotidiano più autorevole dell’ex Repubblica Federale
Tedesca, quotidiano, come si vedrà, che viene abitualmente letto da intellettuali,
accademici, studenti e opinion leader.
Si è scelto invece di tralasciare tutte le interpretazioni e le cronache fornite dalle testate del
blocco comunista.
Dopo aver preso ampia visione dei giornali in questione, sono stati considerati, ai fini
dell’analisi che seguirà, i giorni che hanno immediatamente preceduto e seguito il crollo
del Muro, per un periodo di tempo di venti giorni (circa tre settimane), dal primo di
novembre al venti di novembre del 1989.
Si è ritenuto, in tal modo, di avere a disposizione sufficienti elementi per cogliere le
eventuali differenze ed i molteplici modi di trattare l’evento in questione da parte di ogni
testata.
I giorni considerati, inoltre, proprio per la loro vicinanza temporale all’avvenimento in
questione, sono anche i giorni a più alta densità di articoli riguardanti l’evento stesso e,
conseguentemente, i più significativi ai fini dell’analisi svolta.
Non si è voluto, in questa sede, individuare tendenze di lungo periodo, per le quali sarebbe
stato necessario un lasso di tempo considerevolmente esteso.
Si è compiuto, piuttosto, un tentativo di cogliere attraverso le pagine di alcuni dei
principali giornali del mondo, la dirompente immediatezza di un evento così denso di
conseguenze e di implicazioni storiche, politiche e sociali da sconvolgere gli equilibri
mondiali.
Nella conclusione, a supporto della tesi emersa nel corso dell’analisi riguardante
l’imprevedibilità, almeno a breve termine, del crollo del Muro, verranno analizzati due
settimanali molto autorevoli e di respiro internazionale, L’Espresso e The Economist;
attraverso la lettura degli articoli dedicati alla questione tedesca a partire da agosto per
arrivare al novembre del 1989 (e quindi per un periodo di tempo molto più ampio di quello
considerato per i quotidiani), infatti, si è avuto modo di constatare che il crollo del Muro è
stato un evento assolutamente inaspettato per tutti.
5
In appendice è riportata un’intervista dell’autrice a Massimo Nava, corrispondente del
Corriere della Sera da Berlino durante i giorni della caduta del Muro, e verrà inoltre
riportata una cronologia essenziale dei fatti più salienti che hanno condotto al crollo del
Muro e alla riunificazione tedesca.
Infine, la scelta di considerare proprio la caduta del Muro è da ritenersi puramente
funzionale al lavoro di comparazione tra le sei testate. La caduta del Muro, infatti, in
quanto evento epocale e straordinario, risulta più che mai idonea a tale comparazione,
poiché rappresenta, in ambito giornalistico, il grande avvenimento che, per importanza e
rilevanza internazionale, diviene immediatamente la “Notizia” con la enne maiuscola.
È per questo motivo che si è scelto di analizzare come il giornalismo internazionale più
autorevole sia riuscito a rendere in modo più o meno efficace, più o meno obiettivo, più o
meno puntuale, un evento di tale portata; come sia riuscito, in sintesi, a “dare la notizia”.
6
CAPITOLO I
IL QUOTIDIANO: SPECCHIO DELLA REALTÁ?
“Il quotidiano si pone, tra le diverse comunicazioni di
massa, anzitutto come specchio critico dell’operare
sociale e, solo subordinatamente, come mediazione
fra livello culturale e livello pragmatico o
dell’azione”.
G. Braga
1
Per quanto la definizione sopra riportata possa risultare in parte vera, in questa sede il
giornale quotidiano verrà analizzato in quanto specchio critico, ma anche deformante ed
imperfetto dell’operare sociale.
Non esiste una definizione esauriente e non discutibile di che cosa sia un quotidiano,
perciò, come ricorda Murialdi
2
, occorre sapere come utilizzare al meglio questo specchio
deformante della società.
Per fare ciò è necessario, in primo luogo, gettare uno sguardo di insieme sulla struttura del
giornale in quanto mezzo di comunicazione di massa dotato di caratteristiche peculiari.
In secondo luogo, non si può fare a meno di considerare il processo di organizzazione e di
produzione delle notizie, domandandosi quali siano gli avvenimenti che fanno notizia e
perché.
Tale analisi tornerà utile quando si tratterà di considerare il modo in cui un grande evento
di massa, quale fu la caduta del Muro di Berlino nel 1989, venga riflesso ed interpretato
attraverso le pagine di alcuni dei più importanti quotidiani del mondo.
Un evento simile, come si vedrà più avanti, ha tutte le caratteristiche per essere considerato
un esempio perfetto del concetto di notizia.
Per questo motivo, prima di accostarsi all’analisi del modo in cui sei dei quotidiani più
autorevoli del mondo hanno trattato tale avvenimento, occorre conoscere le caratteristiche
principali del quotidiano ed i processi di costruzione delle notizie.
1
G. Braga, Accostarsi al quotidiano, ERI, Torino 1981.
2
P. Murialdi, Il giornale, Il mulino, Bologna 1998, p.15.
7
1.1 Struttura del quotidiano
La frequenza con cui viene edito un quotidiano costringe ad una forte istituzionalizzazione
della canalizzazione e ad una formalizzazione di processi e di routine.
La società può essere considerata come un insieme di eventi posti in essere da individui,
gruppi e centri di potere
3
.
Il rispecchiamento di tali eventi è assicurato sia dall’osservazione, interpretazione e
valutazione degli stessi da parte di operatori professionali, sia dal manifestarsi di una
pubblica opinione, più o meno differenziata, che viene recepita più o meno fedelmente.
A proposito di quest’ultima Walter Lippmann scrive: “chiamiamo grossolanamente affari
pubblici quegli aspetti del mondo esterno che hanno a che fare con il comportamento di
altri esseri umani, in quanto questo comportamento si incroci col nostro, dipenda da noi, o
ci interessi. Invece le immagini che sono nella mente di questi esseri umani, le immagini di
se stessi, di altri, delle loro esigenze, dei loro intenti e dei loro rapporti, sono le loro
opinioni pubbliche. Le immagini in base a cui agiscono gruppi di persone, o individui che
agiscono in nome di gruppi, costituiscono l’Opinione Pubblica con le iniziali maiuscole”
4
.
Ai quotidiani perviene continuamente un flusso ascendente di messaggi, che vengono
filtrati ed analizzati criticamente, ma anche organizzati secondo criteri di rilevanza e di
arricchimento culturale. Tale processo di selezione prende forma in ultimo nel messaggio
stampato. Ha allora inizio il movimento opposto e discendente; avviene cioè una
canalizzazione del flusso informativo, che viene distribuito in modo più o meno capillare
all’utenza.
Tale impatto è il risultato di un incontro tra offerta, in quanto possibilità di scelte
alternative, e domanda da parte dei potenziali lettori, i quali sottopongono il flusso dei
messaggi ad una serie di processi selettivi che danno rilevanza diversa alle parti del
messaggio. Si tratta di processi di esposizione, per cui i suggerimenti forniti dagli operatori
giornalistici vengono accolti, deformati o, addirittura, rifiutati; processi di interpretazione
secondo le diverse competenze linguistiche e conoscitive dei lettori; infine, processi di
valutazione, secondo i sistemi di valori, individuali e di gruppo, degli stessi lettori
5
.
La maggior parte delle copie del quotidiano, una volta lette, esauriscono il loro compito e
divengono carta da macero.
3
Ivi, p. 43.
4
W. Lippmann, L’opinione pubblica, Donzelli, Roma 1955, p. 30.
5
G. Braga, op. cit., p.44.
8
Tuttavia, i messaggi interiorizzati dai lettori contribuiscono a formare e modificare
l’opinione pubblica e vengono utilizzati per migliorare la propria rappresentazione
simbolica della società, ed è così che il cerchio si chiude entro la società stessa da cui si era
originato.
Ma i quotidiani sono anche un fenomeno economico. Alla circolazione dei quotidiani in
quanto “beni” corrisponde un flusso monetario in senso opposto, che va a compensare i
vari costi di produzione, dalle materie prime al lavoro tipografico, redazionale e
distributivo. Il flusso monetario prende origine, come per qualsiasi altro bene, al momento
della vendita del quotidiano. Ma, a differenza della maggior parte degli altri beni, esistono
altre due categorie di operatori che concorrono a tale flusso. In primo luogo coloro che si
avvalgono della canalizzazione per far circolare i propri messaggi, si pensi soprattutto ai
messaggi pubblicitari, talvolta manifesti e talvolta occulti. In secondo luogo vi sono coloro
che ritengono utili i messaggi allo scopo di plasmare l’opinione pubblica ed indirizzarla
verso i propri valori. Tali interventi assumono la forma di sovvenzioni, fornitura di materie
prime a prezzo politico, fornitura gratuita o sottocosto di notizie e facilitazioni ai
giornalisti.
La ricerca di un aumento delle vendite, e quindi del profitto può spingere ad un
miglioramento dell’intelligibilità dei messaggi e della qualità delle notizie, ma
l’esasperazione di tale ricerca conduce spesso a fenomeni di volgarizzazione.
L’interessamento esterno ai fini del risanamento dei bilanci dei quotidiani, ricorda Giorgio
Braga
6
, conduce sovente ad una strumentalizzazione del giornale a fini di parte.
Per avere un’idea più precisa dei due flussi (ascendente e discendente) sopra citati occorre
esaminarli brevemente.
Il flusso ascendente, che parte dalla società e va verso la redazione del quotidiano è
costituito solo in parte da un’organizzazione in proprio del giornale.
Come evidenzia Braga
7
, esiste anche la possibilità di una comunicazione diretta dal basso,
all’interno della quale vanno distinte due componenti. La prima si propone di influire sul
processo stesso di formazione dell’opinione pubblica e non rappresenta l’intera
popolazione, ma solo quegli enti, organizzazioni e aziende che possiedono uffici stampa in
grado di seguire il flusso dei messaggi ed intervenire quando necessario.
6
Ivi, p. 44.
7
Ivi, p. 45.
9
La seconda, a pagamento, tenta di stabilire un discorso con alcune categorie di lettori a fini
per lo più pubblicitari.
A tale flusso dal basso si contrappone un’indagine dall’alto, attraverso il lavoro di
redattori, cronisti, inviati ecc. La maggior parte delle notizie proviene da organismi di
intermediazione: agenzie nazionali ed internazionali. Solo i quotidiani ad alta tiratura
possono permettersi una propria rete di corrispondenti esteri, rete che è pur sempre limitata
alle nazioni più importanti; da ciò deriva una grande influenza da parte delle agenzie
internazionali.
10
1.1.1 Come si forma il messaggio?
È all’interno della redazione del quotidiano che avviene la formazione del giornale in
quanto messaggio complesso
8
.
Il corpo redazionale conosce una gerarchia interna: direttore, vicedirettore, capo redattori e
giornalisti. Il corpo redazionale ha a disposizione una notevole quantità di materiale da
esaminare ed utilizzare; si tratta in prevalenza di materia prima che dovrà prendere forma
di articolo.
Selezione, struttura e stesura costituiscono momenti fondamentali della formazione del
messaggio; si tratta di momenti carichi di giudizi di valore, poiché la selezione implica
scelta, la struttura presuppone una gerarchia di rilevanze e la stesura implica commento
9
.
La disposizione degli articoli, lo spazio ad essi concesso ed il risalto loro assicurato
costituiscono la struttura del giornale. Essa dipende, in parte, da una distribuzione per
settori, a seconda dell’argomento trattato e, in parte, da una gerarchia di argomenti.
La prima pagina è la vetrina del quotidiano e ne dà l’immagine
10
; al suo interno le
posizioni privilegiate sono stabilite dalle nostre consuetudini di lettura: dall’alto verso il
basso e da sinistra a destra. Nella parte alta della pagina avrà grande rilevanza la titolazione
e verrà collocato l’articolo di fondo (nei quotidiani italiani, ad esempio, è collocato
solitamente a sinistra).
Nella prima pagina emergono di solito notizie di politica interna ed estera, ma, a volte,
anche fatti di cronaca o di economia particolarmente rilevanti. La frequenza con cui un
tema particolarmente importante vi si presenta dà un’idea piuttosto precisa della rilevanza
che il giornale attribuisce a tale argomento. In molti quotidiani vi sono anche segnalazioni
e rimandi alle pagine interne, di solito suddivise per argomento: politica interna, estera,
cultura, economia, cronaca, spettacolo ecc.
8
Ivi, p. 48.
9
Ibidem.
10
P. Murialdi, Come si legge un giornale, Universale Laterza, Bari 1975, p. 33.
11
1.1.2 Titolazione, impaginazione e componenti paratestuali
“Nel giornale il materiale è nulla senza l’imballaggio, il testo è niente senza il contesto”, ha
scritto lo studioso francese René Pucheu
11
. La fisionomia e lo stile garantiscono al
quotidiano l’attaccamento del lettore, creando abitudine e fedeltà
12
. Per questo motivo i
mutamenti formali dei quotidiani sono rari e seguono un processo molto lento nel tempo.
Impaginazione, titoli e fotografie sono i principali strumenti utilizzati per informare
rapidamente il lettore, ma anche per influenzarlo. Tranfaglia, in un saggio dedicato al
giornale in quanto fonte storica, scrive “anche nei casi (peraltro frequenti) in cui gli
avvenimenti riportati dai giornali siano controllabili attraverso altre fonti, il giornale non si
limita mai a darne un resoconto per così dire neutrale, ma attraverso due tecniche
fondamentali – l’impaginazione e i titoli – suggerisce (o si potrebbe dire impone) al lettore
un’interpretazione precisa e una collocazione peculiare del fatto all’interno di una visione
del mondo che solo una lettura attenta e costante del giornale e una conoscenza effettiva
delle personalità e degli obbiettivi di chi lo fa consentono di raggiungere”
13
.
Con questi strumenti il quotidiano compie due operazioni: “trasmette quella carica emotiva
di cui tutti i quotidiani, in misura diversa, sono permeati e che è la prima cosa che una
lettura critica deve rimuovere quando questa carica è marcata; manifesta le sue grandi
scelte, dando in modo vistoso le notizie e i commenti che considera più importanti. In
breve informa, impressiona e orienta il lettore”
14
.
Come si vedrà nell’analisi dei quotidiani, nei giornali italiani (ma non, come si vedrà, in
molti giornali europei e d’oltreoceano) i titoli sono quasi sempre composti da tre elementi;
l’occhiello, posto al di sopra del titolo, ha la funzione di introdurre e richiamare
l’argomento, il titolo dà la notizia principale e il sommario riassume il contenuto
dell’articolo, consentendo al lettore frettoloso o non particolarmente interessato
all’argomento di conoscerne gli elementi essenziali. Quando i particolari da evidenziare
sono molti e si vuole dare un maggiore impatto al titolo si ricorre al “catenaccio”, che è
quella riga marcata e chiusa tra due fili tipografici collocata sotto il sommario
15
.
Esistono vari metodi di titolazione, da quello cronistico e indicativo a quello basato
sull’effetto, che può essere drammatico o brillante.
11
R. Pucheu, Le journal, les mythes et les hommes, Les Editions ouvrières, Parigi 1962, p.143.
12
P. Murialdi, op. cit., p.14.
13
N. Tranfaglia, Il Giornale, in G. De Luna, P. Ortoleva, M. Revelli, N. Tranfaglia, a cura di, Introduzione
alla storia contemporanea, La Nuova Italia, Firenze 1984, p. 174
14
P. Murialdi, op. cit, p. 14.
15
Ivi, p. 15.
12
Tra questi due estremi, definiti da Murialdi come titolazione “fredda” e titolazione “calda”,
le variazioni possibili sono molteplici, a seconda delle tradizioni giornalistiche di un paese,
del tipo di quotidiano considerato e dell’atteggiamento del giornale in questione.
Ad esempio, il quotidiano parigino Le Monde impiega quasi sempre una titolazione
“fredda”, utilizzando caratteri molto stretti e piccoli per compilare titoli formati da frasi
compiute, sempre costruite con il verbo e senza la soppressione dell’articolo. Nel
giornalismo italiano, invece, si considera non adatto questo tipo di titolazione e si sostiene
che bisogna esercitare un certo richiamo sul lettore con titoli marcati ed incisivi
16
.
I titoli sono, dunque, il frutto di determinate esigenze giornalistiche e tecniche, ma anche
di scelte e di intenzioni del giornale. Per questo motivo, ricorda Murialdi
17
, il lettore critico
non deve limitarsi a giudicarne l’efficacia informativa e l’effetto che provocano su di lui,
ma li confronta con il contenuto del testo per vedere se sono state operate forzature che
possano in qualche modo distorcere l’informazione.
La struttura del giornale, come si è visto nel paragrafo precedente, dipende da una
gerarchia di eventi; tale gerarchizzazione trova una netta rilevanza nello spazio dedicato
all’articolo e ancor più alla sua titolazione, poiché quest’ultima costituisce l’elemento di
raccordo tra gerarchizzazione e stesura
18
; se da una parte contribuisce ad orientare
l’attenzione del lettore verso un articolo piuttosto che verso un altro, dall’altra parte essa è
strettamente collegata con la stesura.
Lo stesso si può dire delle riquadrature e dei caratteri tipografici degli articoli, i quali,
unitamente alla titolazione, reintroducono entro la scrittura a stampa numerose componenti
extralinguistiche venute meno nel passaggio dall’orale allo scritto. Questo carattere di
intermediazione tra struttura complessiva del quotidiano e stesura dell’articolo, propria
della titolazione, fa sì che questa venga a volte dominata dai valori sottesi alla
strutturazione.
Da ciò derivano le eventuali dissonanze di valori con il contenuto degli articoli, la cui
maggiore obiettività viene in tal modo distorta.
I problemi di natura semiologica riscontrati a proposito della titolazione e degli artifizi
utilizzati per evidenziare maggiormente un articolo, divengono problemi linguistici quando
si passa alla stesura.
16
Ivi, p. 16.
17
Ivi, p. 18.
18
G. Braga, op. cit., p. 49.
13
Occorre innanzitutto notare come all’interno di molte comunicazioni interpersonali
esistano particolari affinità tra i sistemi di riferimento dei comunicanti e si instauri una
retrocomunicazione continua, la quale permette un reciproco adattamento tra i diversi
sistemi di riferimento. Ma, nel quotidiano, colui che scrive i singoli messaggi si trova di
fronte ad un’udienza nella quale i sistemi di riferimento dei singoli lettori sono eterogenei e
dalla quale proviene un feedback scarso e ritardato nel tempo. Da ciò derivano le difficoltà
di adattamento ad una intelligibilità concepita in base a caratteristiche generiche dei lettori
e a quelle rettifiche di stile dovute all’esperienza del giornalista.
“Chi scrive su di un quotidiano si trova di fronte a problemi di intelligibilità, in cui le
necessità di aderenza alla realtà, di comprensibilità e di vivacità del discorso non vanno
spesso d’accordo[…]Ci si trova sempre fra la Scilla di un discorso scarsamente
comprensibile e la Cariddi di una forte distorsione del pensiero”
19
.
19
Ibidem.
14
1.2 Dall’Avvenimento alla Notizia
Pierre Nora, in un saggio denso di contenuti scritto nel 1972 ed intitolato Le retour de
l’événement
20
(Il ritorno dell’avvenimento), definisce come legge fondamentale del vasto
processo di democratizzazione della storia il fatto che l’attualità, in quanto circolazione
generalizzata della percezione storica, culmini in un fenomeno nuovo e fondamentale:
l’avvenimento. Sempre secondo Nora, il lavoro dei positivisti “è precisamente consistito,
da un lato, nel fondare la storia sullo studio del passato, accuratamente separato dal
presente, dall’altro nel riempire questo passato con una concatenazione continua di
“avvenimenti”
21
.
D’altra parte il monopolio della storia appartiene ai mass media e nella nostra società
contemporanea “è esclusivamente per il loro tramite che l’avvenimento ci colpisce, e non
può evitarci”
22
.
La stampa, la radio e la televisione “non agiscono solo come mezzi da cui gli avvenimenti
sarebbero relativamente indipendenti, ma come la condizione stessa della loro esistenza,
La pubblicità modella la loro stessa produzione. Avvenimenti capitali possono aver luogo
senza che se ne parli. È il fatto di apprenderli retrospettivamente che costituisce
l’avvenimento – ad esempio la perdita del potere di Mao Tze-tung dopo il grande balzo in
avanti. Il fatto che gli eventi abbiano luogo non li rende storici: perché ci sia avvenimento
occorre che esso sia conosciuto”
23
.
Ecco che allora le affinità tra un determinato avvenimento e un certo mezzo di
comunicazione sono così forti da sembrare inseparabili. “Poiché dal giornale locale al
quotidiano nazionale, dall’organo a grande tiratura al settimanale d’opinione, solo la
stampa dispone di una varietà di possibilità senza pari, di una gamma eccezionalmente
ricca di manipolazioni della realtà”
24
.
Dunque, secondo Nora, i mass media “hanno fatto della storia un’aggressione, e hanno
reso l’avvenimento mostruoso”, poiché la ridondanza intrinseca al sistema dei media tende
al sensazionalismo, alla produzione continua di novità
25
ed alimenta una vera e propria
fame di avvenimenti
26
.
20
P. Nora, Il ritorno dell’avvenimento, in J. Le Goff e P. Nora (a cura di), Fare storia, Piccola Biblioteca
Einaudi, Torino 1981
21
Ivi, p.140.
22
Ivi, p 141.
23
Ibidem.
24
Ivi, p.143.
25
Si veda, a questo proposito, il paragrafo 1.3.2 relativo ai “valori notizia”
26
P. Nora, op. cit. p. 145.
15
Infatti “il sistema di segnalazione costituito dai mass media non può che favorire
l’esplosione di avvenimenti massicci, quei vulcani di attualità che sono spuntati
recentemente con la guerra dei sei giorni, il maggio ‘68, l’invasione di Praga, il ritorno del
generale De Gaulle e la sua morte o l’allunaggio americano, avvenimenti mostruosi che si
ripetono e probabilmente si ripeteranno sempre più spesso”.
Tale previsione non può che far pensare al crollo del Muro di Berlino
27
come ad uno di
quegli avvenimenti “mostruosi” elencati da Nora e destinati a ripetersi sempre più spesso
nella storia dell’umanità e destinati altrettanto spesso a divenire notizie da prima pagina.
Il concetto di notizia, come ben evidenzia Papuzzi, è la quintessenza del giornalismo:
“Esso rappresenta allo stesso tempo il contenuto fondamentale di questa professione e la forma
tipica in cui si rispecchia. In questa chiave nel lessico redazionale si sente dire che un evento fa o
non fa notizia, oppure si parla di senso della notizia e di fiuto per la notizia. Lo scoop è la notizia in
esclusiva, il buco è la notizia mancata. Gli studiosi del linguaggio giornalistico hanno coniato il
neologismo newsworthy, notiziabile, per indicare un evento che è potenzialmente una notizia e
hanno messo a fuoco una serie di news values, valori notizia, che rendono notiziabile un
avvenimento
28
”.
Senza dubbio, il concetto di notizia è difficile da inquadrare e sfuggente ad ogni tentativo
di definizione precisa ed esaustiva. In questa sede si cercherà di analizzare per sommi capi
tale concetto, senza tuttavia pretendere di rinchiuderne l’essenza in rigidi schemi teorici.
La notizia moderna nasce soltanto negli anni trenta dell’Ottocento, quando la stampa
quotidiana aveva alle spalle già un secolo di storia
29
, ed è proprio nell’Ottocento che si
verifica l’esplosione della stampa
30
.
L’idea moderna di notizia si sviluppa negli Stati Uniti in concomitanza con la rivoluzione
della penny press, quando un gruppo di battaglieri editori fondò quotidiani da vendere a un
penny attraverso lo “strillonaggio”, mentre i giornali tradizionali costavano ben sei cents
ed erano diffusi soprattutto per abbonamento
31
.
Nel 1833 apparve a New York il Sun, prima testata della penny press, una rivoluzione che
portò all’allargamento della base sociale del pubblico dei quotidiani, non più limitato alla
sola borghesia. E fu così che nacque la stampa per i pionieri, i farmers, i Bottegai
dell’Ovest e i lavoratori delle nascenti industrie dell’Est.
27
Ma anche ad avvenimenti più recenti ed altrettanto epocali e drammatici nella loro eccezionalità, come, ad
esempio, l’ “11settembre”.
28
A. Papuzzi, Etica e tecnica, in Marcello Sorgi e Luigi La Spina (a cura di), Stile Stampa, Editrice La
Stampa, Torino 1998, p. 3.
29
Il primo quotidiano del mondo, il Daily Courant, nacque infatti a Londra nel 1702.
30
A questo proposito vedere Alberto Cavallari, La fabbrica del presente, Feltrinelli, Milano 1990.
31
A. Papuzzi, op. cit. p. 4.
16
L’estensione sociale del pubblico di lettori si rispecchiò in una singolare modifica dei titoli
delle testate; mentre nei giornali tradizionali prevalevano parole legate al lessico
commerciale, come Advertiser, Commercial o Mercantile, i nuovi giornali avevano nomi
in grado di poter suggestionare il lettore comune: Herald, Tribune, Sun o Star
32
.
Vi furono, in particolare, due cambiamenti radicali nelle nuove testate: le inserzioni
pubblicitarie divennero fonti di introiti e cambiò il concetto di notizia giornalistica, nel
senso che ogni avvenimento poteva diventare notizia, dal momento che ogni cittadino
poteva diventare un lettore
33
e fu proprio la penny press ad inventare il moderno concetto
di notizia. L’avvenimento diventa notiziabile in base agli interessi del pubblico, perciò
giornali e giornalisti iniziano ad organizzare le notizie secondo tale criterio.
“Non si tratta - precisa Papuzzi
34
– di compiacere il pubblico, ma di riconoscere le ragioni
di un suo interesse. Quale interesse? A essere informati, poiché lo scopo essenziale della
notizia non è di istruire o divertire, benché molte notizie possano rappresentare anche
questo aspetto, ma è quello di informare”.
La notizia, dunque, riguarda un avvenimento e si rivolge ad un pubblico; avvenimento e
pubblico sono, quindi, i due elementi fondanti delle dinamiche di produzione
giornalistica
35
.
La notizia, in quanto rapporto su un avvenimento, non è l’esperienza dell’avvenimento
pertanto “non può che fondarsi sull’informazione di un evento e non sull’evento in sé”
36
.
È evidente, tuttavia, che esistono avvenimenti che più di altri hanno la “predisposizione” a
diventare notizia ed è proprio sullo studio delle dinamiche di selezione degli avvenimenti
che si è sviluppata la letteratura sociologica degli ultimi anni
37
.
L’altro polo necessario all’esistenza della notizia, come si è visto, è il pubblico. È proprio
quest’ultimo, infatti, a prefigurare in qualche modo la selezione degli avvenimenti che
diventeranno notizie; i lettori, detto in altri termini, leggono ciò che si aspettano di leggere
ed effettuano, talvolta, una vera e propria decodifica anticipatoria
38
.
32
Ivi, p. 5.
33
Ibidem.
34
Ivi, p. 6.
35
M. Sorice, Dall’evento al testo, in Gianni Faustini (a cura di), Le tecniche del linguaggio giornalistico, La
Nuova Italia Scientifica, Roma 1995, p. 54.
36
Ibidem.
37
Tra i molti titoli ricordiamo H. Gans, Deciding What’s News, Pantheon Books, New York 1979; J.
Galtung, M. Ruge, La struttura delle notizie dall’estero, in P. Baldi (a cura di ), Il giornalismo come
professione, Il Saggiatore, Milano 1980; U. Eco, Obiettività dell’informazione: il dibattito teorico e le
trasformazioni nella società italiana, in U. Eco, M. Livolsi, G. Panozzo (a cura di), Informazione, Il
Saggiatore, Milano 1979.
38
M. Sorice, op. cit., p. 55.
17
Il lettore, infatti, partecipa attivamente alla costruzione del senso nel testo-giornale,
cooperando all’interpretazione suggerita dall’autore. Il modello di Eco della “cooperazione
interpretativa”
39
è molto efficace nel delineare i meccanismi che consentono al lettore di
“entrare” nel quotidiano
40
.
39
Si veda a questo proposito U. Eco, Lector in fabula, Bompiani, Milano 1979.
40
M. Sorice, op. cit., p. 55