Introduzione
VI
Il futuro che ci attende è già presente in altre realtà del mondo
occidentalizzato dove la migrazione dai paesi del sud e dell’est del
globo, alla ricerca di migliori condizioni di vita e di lavoro, è un fatto
acclarato da molti anni; gli immigrati hanno un’incidenza del 10 % negli
Stati Uniti, del 16 % in Svizzera e del 20 % in Canada.
In questo contesto Madeleine Leininger, infermiera antropologa
statunitense già nel 1969 scriveva il primo libro di nursing transculturale,
vale a dire “Un’area comparata del nursing che ha al suo centro uno
studio comparato e l’analisi di diverse culture e subculture mondiali in
riferimento al loro comportamento di assistenza nei confronti dei malati,
dell’assistenza infermieristica, dei valori sanitari della salute-malattia;
teorie e modelli di comportamento con l’obiettivo di sviluppare un corpo
scientifico ed umanistico di conoscenze per dare indicazioni di
assistenza infermieristica sia specifiche di singole culture sia universali”
[Leininger, 2002].
Tale definizione, sviluppata in seguito in numerosi lavori, permette
all’infermiere di prendere coscienza della diversità culturale che
caratterizza ogni persona e gli permette di interpretare accuratamente il
comportamento del cliente sano o malato. Il nursing è sempre di più un
fenomeno transculturale, o meglio interculturale nel senso del
superamento di una serie di problemi che portano al soddisfacimento,
nella maniera migliore possibile, dei bisogni dell’individuo e della
comunità, che comporta l’utilizzo di dati interculturali infermiere
paziente, affinché si possa realizzare un’assistenza soddisfacente in
situazioni di alterità assistenziale, in altre parole sempre, giacché
l’identità particolare di ogni individuo è qualcosa di altamente specifico
a prescindere dalla cultura di appartenenza. Tale rapporto è ancora più
complesso, ma affascinante se l’individuo da assistere proviene da
Introduzione
VII
ambienti altri a noi più lontani che porterà talvolta a conflitti di valori, di
abitudini, di costumi, di appropriatezza dell’assistenza e delle azioni
assistenziali.
La Leininger chiama etnoassistenza (etnocare) quei fenomeni
sociali e culturali di una data cultura che stanno alla base di azioni o
decisioni che aiutano individui o gruppi nei loro bisogni di salute.
Il termine etnonursing si riferisce al bagaglio di conoscenze
possedute da ciascun infermiere sul sistema di valori che caratterizzano
ogni popolazione per portare un’assistenza specifica ad ogni essere
umano.
Con questa trattazione si vuole fornire un quadro iniziale e ben
articolato di ciò che concerne l’assistenza transculturale, magari
trasformandola in assistenza interculturale, che non significa porre
attenzione ad un’inutile diatriba nominalistica, ma ribadire il concetto di
risoluzione dialogica del problema assistenziale per mezzo della
costruzione di momenti assistenziali complessi e dinamici che devono
caratterizzare, soprattutto dal punto di vista epistemologico, per validarlo
come scienza, il nursing.
Nel suo impianto strutturale, dopo aver messo in luce il campo di
mixing tra nursing e antropologia, viene analizzata la situazione
immigratoria italiana alla luce del nuovo dossier statistico (Ottobre 2003)
sull’immigrazione della Caritas Italiana, per poi passare ad un’analisi
esauriente del lavoro di Madeleine Leininger; tale lavoro è stato da me
interamente tradotto, insieme ad altri lavori statunitensi e inglesi, e
riguarda le principali teorie infermieristiche del nursing transculturale
mondiale, in quanto non esistono libri in italiano. In seguito è stata
indagata la metodologia dell’etnonursing che caratterizza il discorso
assistenziale della Leininger mettendo, altresì, in risalto il suo contributo
Introduzione
VIII
alla nascita dell’assistenza transculturale come branca specifica del
sapere infermieristico. Indi, vengono analizzati altri modelli teorici di
nursing transculturale sviluppati negli Stati Uniti e in Europa.
Alla fine sono fatte alcune considerazioni sulla promozione sociale
della salute da parte del professionista infermiere; salute che è garantita
dalla Costituzione Italiana come un bene inalienabile che deve essere
goduto nella sua massima espressione possibile da tutti gli esseri umani
senza distinzioni religiose, sociali, linguistiche, di credo politico e di
status economico. Tra i soggetti più deboli della nostra società ci sono
proprio gli immigrati, specialmente quelli provenienti dal sud del mondo,
e proprio questi individui sono più a rischio di sviluppare patologie,
talvolta mortali, che debbono essere curate e assistite, nel miglior modo
possibile, senza discriminazioni di sorta, configurando, in tal modo, il
diritto alla salute come la massima priorità di uno stato civile.
L’infermiere del pattern societario postmoderno, l’infermiere fuzzy,
colui che si trova a suo agio nelle gray zones assistenziali è quel
professionista dotato di competenza specifiche che meglio riesce a
trattare queste situazioni di nursing complesso dove il bisogno di salute è
spesso risolto in maniera relazionale, dialogica ed educativa piuttosto
che meramente tecnica.
CAPITOLO I
ANTROPOLOGIA E NURSING DUE MONDI MESCOLATI
1.1 Riflessioni sulla scienza infermieristica
Il nursing
1
o assistenza infermieristica è la disciplina scientifica che
cerca di risolvere o alleviare i vari bisogni dell’uomo riguardo ai suoi
fenomeni di salute/malattia e richiede una notevole dose di conoscenze
scientifiche oltreché una capacità di giudizio clinico e di applicazione
clinica nei vari ambiti dell’assistenza.
Al pari delle altre scienze umane interpersonali ha un aspetto
prettamente nomotetico (che ricerca leggi generali) e un altro aspetto
idiografico (che studia i singoli clienti clinici e i loro bisogni nel
continuum di salute malattia.
L’assistenza infermieristica è dunque, allo stesso tempo e
inscindibilmente, scienza e arte, tecnica ed etica, coltivate
dall’infermiere per poter sempre meglio comprendere e soddisfare i
bisogni di assistenza del cittadino in modo misurabile, efficace ed
efficiente, ma soprattutto attento e aperto al dialogo verso l’alterità.
Al contrario del modello biomedico dominante nelle società
occidentali, ma soprattutto in Italia, giacché ci sono nazioni come gli
Stati Uniti d’America, il Canada, la Gran Bretagna, l’Australia eccetera,
dove il nursing è già una disciplina con un suo preciso statuto
epistemologico da più di 40 anni, l’infermieristica ha sofferto di una
centralità del paradigma biofisiopatologico nel curare la malattia.
Solamente dal 1991 l’infermieristica, in Italia, è entrata
nell’università e solamente dall’aprile 2001 abbiamo una laurea in
Antropologia e nursing due mondi mescolati
2
infermieristica come modello formativo di base per chi vuole
intraprendere questa professione.
Dall’anno accademico 2003-2004 con l’istituzione delle prime
lauree specialistiche in infermieristica e la crescita dei professori
associati nelle università stiamo arrivando alla piena legittimazione
epistemologica del nursing in Italia.
Malgrado questa progressione veloce avvenuta negli ultimi 10 anni,
ancora, l’intellettualità della professione deve essere legittimata
nell’immaginario collettivo; infatti, anche se il bisogno di assistenza
infermieristica riflette tutte le dimensioni costitutive della dimensione
umana: biofisiologica, psicologica e socioculturale, il modello
tecnicistico biomedico, domina il rapporto salute malattia, tanto più in
Italia dove rispetto alla media europea di 280 medici ogni 100.000
abitanti abbiamo circa 530 medici ogni 100.000 abitanti la media più alta
nel mondo, di contro il numero degli infermieri è inferiore di circa 30
unità rispetto alla media europea 530 ogni 100.000 abitanti
2
.
L’infermieristica è, quindi, un processo di ricerca scientifica ma
anche un processo di costruzione di senso attraverso la dinamica
relazionale infermiere utente, infermiere comunità, nella quale la cultura,
il tempo storico sociale, i vissuti dei protagonisti hanno un ruolo
fondamentale nella risoluzione positiva del rapporto, nel senso di
riacquistare il massimo di salute possibile.
Un’accentuazione troppo spinta verso un’impostazione
epistemologica basata sulla ricerca scientifica non rende giustizia alle
altre forme di conoscenza e alla prassi che non devono essere disgiunte
dal momento puramente scientifico in quanto tutte queste componenti
mischiate insieme (blended together) significano accettare una base
scientifica più ampia e arricchente, una phrònesis che si costruisce, in
maniera ermeneutica, nel rapporto unico e interpersonale che unisce
Antropologia e nursing due mondi mescolati
3
infermiere e utente. Proprio la phrònesis combina la teoria con la prassi
senza che le due dimensioni, appaiano disgiunte così come poi avviene
per la medicina che combina il sapere ampio di carattere generale e
specialistico del medico con la sua abilità tecnico-manipolativa; anche se
bisogna fare una precisazione, poiché come affermano molti studiosi, tra
cui l’antropologo medico Byron J. Good, non c’è spazio in questo
rapporto per i saperi altri di cui è portatore il malato. Il fatto relazionale
ed espressamente dialogico della malattia è assicurato dal continuo
rapporto e contatto che solamente l’infermiere ha con il paziente, quindi,
il rapporto ottimale, operatore sanitario-paziente, non implica
esclusivamente il lato biofisiopatologico e tecnicistico, vale a dire, il
modello di malattia intesa come disease
3
, ma anche e soprattutto tutto il
vissuto personale di un individuo con le sue angosce, paure, stati
d’animo, esperienze pregresse, il tutto storicizzato e contestualizzato in
una particolare situazione politica, sociale, economica e religiosa che in
quel particolare momento della vita vive quella particolare persona: è il
modello di malattia intesa come illness
4
.
In verità, i concetti di disease e illness interessano sia i medici che
gli infermieri ma gli infermieri per il tipo e la continuità diacronica dei
rapporti che intrattengono con i pazienti e anche per i diversi contesti che
fanno da cornice all’esperienza di assistenza sono meno esposti ad
incorrere nel riduzionismo dell’approccio biomedico.
Il principale metaparadigma del nursing è rappresentato
dall’assistenza infermieristica che deve essere di natura tecnica,
relazionale ed educativa
5
lungo tutta l’esistenza di un essere umano che,
in un continuum di salute malattia bio-psico-sociale può raggiungere
momenti di massimo benessere, e momenti di completo bisogno psico-
fisico.
Antropologia e nursing due mondi mescolati
4
La scienza infermieristica ha come suo centro di interesse
fondamentale la persona nel suo continuum salute malattia nel senso
olistico, o per meglio dire integrato del termine, avendo come campo
applicativo precipuo la pratica terapeutica interpersonale che mira a
garantire l’autonomia nella cura di sé e la possibilità di vivere al
massimo lo stato di benessere dell’individuo. Accanto a questi aspetti di
autonomia, coesistono quelli che implicano un lavoro d’équipe con il
medico in una professione che ha un ambito di intervento dove la
gestione di atti legati alla prescrizione diagnostico terapeutica assume
ancora un ruolo importante.
Antropologia e nursing due mondi mescolati
5
1.2 Infermieristica e antropologia: punti d’incontro
L’infermieristica, ormai non più identificata solamente come un
fare ha tra le sue potenzialità ancora sostanzialmente inespresse, almeno
in Italia, anche quella dell’ibridazione dei suoi saperi con alcune
discipline scientifiche che le sono affini nello studio dell’uomo. Tra
queste un posto di assoluto rilievo lo merita sicuramente l’antropologia
culturale che possiede come sua caratteristica peculiare lo studio del
significato e delle strutture di vita dell’uomo come espressione della sua
attività mentale che costituisce la cultura.
Proprio il precipuo interesse per l’uomo e per le diversità umane
costituisce oggetto specifico di studio dell’antropologia culturale così
come all’uomo e alla collettività che percepiscono un bisogno di salute
malattia si rivolge l’assistenza infermieristica la quale, e in questo si
differenzia dall’approccio biomedico di patologia, riconosce
un’importanza fondamentale alla componente psico-socio-culturale dei
bisogni di assistenza che se soddisfatti in modo integrato possono portare
ad un migliore stato di salute complessiva.
Molte interconnessioni, tra nursing e antropologia, sono state
portate alla luce da studiosi come Lionetti, ma una riveste un’importanza
fondamentale ed è: la basilarità dell’esperienza diretta sul campo per la
formazione completa del professionista [Urli 1999].
Il concetto di care
6
, proprio del nursing, che pone l’identità del
prendersi cura della persona al centro del processo di salute malattia, si
avvicina molto al contributo dato all’interpretazione delle varie culture
da parte dell’antropologia. Proprio il tipo di rapporto che l’antropologo
instaura con la popolazione che va a studiare, uomo tra gli uomini, con la
sua carica di sensibilità e di rapporto empatico assomiglia al rapporto
spesso amichevole e informale, con meno barriere socio culturali, che si
Antropologia e nursing due mondi mescolati
6
viene a formare, tra infermiere e paziente o comunità assistita, a seguito
delle numerose occasioni d’incontro e di contatto nella relazione
terapeutica.
L’antropologia culturale con la sua sensibilità per le diverse
culture e la sua conoscenza delle culture altre potrebbe aiutare tantissimo
l’infermiere nei suoi rapporti con gli immigrati e con gli utenti
provenienti da culture lontane per erogare un’assistenza che rispetti le
simbologie mentali di ogni persona e che sia culturalmente connotata nel
soddisfacimento dei bisogni fondamentali dell’individuo.
L’incontro tra infermiere e paziente è sempre l’incontro di due
universi culturali distinti, anche se entrambi provengono dalla medesima
cultura, ed è doveroso per esprimere al meglio la propria professionalità
che l’infermiere capisca i valori, gli usi, le abitudini, la costruzione del
senso dell’altro. Di conseguenza un’attenta conoscenza della propria
cultura è presupposto fondamentale per riuscire a dialogare con il
paziente proveniente, magari, dal sud del mondo, senza essere
influenzato da pregiudizi, da stereotipi e da visioni assistenziali
etnocentriche.
Proprio l’approccio integrato, cioè, che considera le dimensioni
sociali, culturali e ambientali inscindibilmente, condiviso
dall’antropologia culturale e dal nursing è una caratteristica che unisce
fortemente le due discipline conferendogli quello spessore morale che
troppo spesso viene perso di vista nella pratica professionale
infermieristica anche se il nuovo Codice Deontologico degli Infermieri
del febbraio 1999 specifica nell’Articolo 2 Comma 3 “L’infermiere
riconosce che tutte le persone hanno diritto ad uguale considerazione e
le assiste indipendentemente dall’età, dalla condizione sociale ed
economica, dalle cause di malattia”. Lo stesso Codice continua sempre
nell’ Articolo 2 Comma 4 “L’infermiere agisce tenendo conto dei valori
Antropologia e nursing due mondi mescolati
7
religiosi, ideologici ed etici, nonché della cultura, etnia e sesso
dell’individuo.
Tali principi etici ricordano a questo professionista il
comportamento valoriale da tenere nei confronti di quelle persone
provenienti da altre parti del globo e troppo spesso trattate ingiustamente
anche nel loro bisogno di usufruire di un diritto alla salute garantito già
dalla Dichiarazione sui Diritti Umani dell’O.N.U. del 1948 e
dall’altrettanto famosa dichiarazione sancita dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità ad Alma Ata nel 1978 che preconizzava una stato
di salute accettabile entro l’anno 2000 per tutti i cittadini del mondo.
Antropologia e nursing due mondi mescolati
8
1.3 Il concetto di cultura
Il concetto di cultura sta al centro della riflessione di pensiero nelle
scienze sociali. La cultura, (parola che deriva da còlere, coltivare), o
meglio da cultus, participio passato del verbo, elemento caratterizzante il
genere umano, definisce l’uomo ben al di là delle specificità di ognuno e
interpreta la natura interamente. La cultura si configura, quindi, come il
principale campo di incontro tra antropologia e nursing proprio perché
l’infermiere è chiamato ad assistere persone che nella loro essenza
costituiscono degli stranieri culturali e tale situazione si fa ancora più
difficile quando cliente ed operatore sanitario appartengono a gruppi
etno-culturali molto diversi. Nel linguaggio comune o umanistico, di
portata limitante e restrittiva, è il termine che indica un alto grado di
scolarizzazione o la produzione di una élite intellettuale: un well read
man è l’uomo che ha letto tante cose ha compiuto studi universitari, al
contrario, una persona illetterata è quindi definita incolta; un popolo o un
periodo storico senza significative espressioni del pensiero ufficiale
(filosofico, letterario o artistico che sia) è considerato culturalmente
irrilevante.
Nel significato antropologico, invece, il termine cultura indica
l'insieme delle rappresentazioni mentali socialmente elaborate che
l'individuo interiorizza fin dalla nascita per orientarsi nella realtà ed
entrare in rapporto con il contesto in cui si trova a vivere. Si tratta di
modelli cognitivi con cui fissiamo i criteri del desiderabile, di modelli
comportamentali che ci predispongono all'azione. Preesistenti al singolo,
vengono appresi attraverso esperienze informali che ciascuno di noi
conduce in rapporto alle proprie condizioni di vita o attraverso
Antropologia e nursing due mondi mescolati
9
esperienze formalizzate, predisposte dagli adulti e, in particolare, da
istituzioni che garantiscono la trasmissione della visione del mondo
storicamente dominante. Rispetto al termine usato nel senso comune, che
tradisce un senso latente di superiorità di chi ha letto (il well read man),
si tratta quindi di un concetto assai più esteso.
Secondo l'accezione antropologica infatti non si dà popolo, gruppo
sociale o individuo senza cultura o che ne abbia più o meno di altri,
poiché ciascuno possiede schemi di riferimento per conoscere, valutare,
agire, elaborare il proprio rapporto con la realtà. Viene a cadere la
distinzione gerarchica per la quale le società letterate e le classi egemoni
sarebbero uniche detentrici di cultura, mentre popoli senza scrittura e
classi subalterne rimarrebbero fuori della storia, privi di ogni interesse
conoscitivo.
Va dunque chiaramente affermato che il grado di cultura e di civiltà,
che è un bene passibile di aumento o di diminuzione; solo
quantitativamente può variare presso le varie popolazioni, ma non
qualitativamente perché nessun popolo, per quanto tecnologicamente
arretrato, ne è mai privo.
La cultura, pertanto, può essere definita come quel patrimonio
sociale di un gruppo umano, trasmesso di generazione in generazione,
che comprende conoscenze, credenze, fantasie, ideologie, simboli,
norme, valori, nonché le disposizioni all’azione che da tutti questi
derivano e che si concretizzano in schemi e tecniche d’attività tipici di
ogni società.
Da tale accezione proviene il significato di cultura nel suo senso
moderno: in pratica quel complesso di conoscenze, tradizioni e sapere
che ogni popolo considera fondamentale e meritevole di essere trasmesso
alle generazioni successive. Tali conoscenze, vagliate dal gruppo e dal
tempo, diventano patrimonio tradizionale.
Antropologia e nursing due mondi mescolati
10
Non abbiamo iniziato a citare le varie definizioni che dal 1871
hanno caratterizzato il concetto antropologico di cultura, anche se, la
determinazione precisa del concetto di Edward Burnett Tylor è
ineludibile per la sua chiarezza e semplicità: “La cultura è il complesso
unitario che include la conoscenza, la credenza, l’arte, la morale, le
leggi e ogni altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come
membro della società” [Pompeo 2002, p.43].
Questa interpretazione, richiede qualche precisazione. Per Tylor la
cultura assomma tutte le componenti della vita sociale dell’uomo e si
acquisisce e non dipende, quindi, dall’eredità naturale sebbene la sua
origine e le sue caratteristiche sono in gran parte inconsapevoli. La
cultura si presenta, come la caratteristica precipua dell’uomo, anzi per
dirla con Franz Boas le culture, sono il prodotto più originale della
capacità di pensiero dell’uomo e attraverso di esse si attua quella
simbolizzazione da parte dell’essere umano che non si esprime
solamente attraverso il linguaggio ma con l’insieme degli usi, dei
costumi, delle abitudini, dei modelli di comportamento e delle istituzioni
sociali.
Tutte le manifestazioni dell’uomo a causa della simbolizzazione
acquistano un valore diverso che le rende parti di un sistema culturale. I
culturalisti hanno contribuito grandemente ad identificare tra ciò che
dipende dalla natura dell’uomo e ciò che dipende dalla cultura, la cultura
tramite un processo di simbolizzazione interpreta la natura e la
trasforma, diviene una seconda epidermide dell’essere umano, e come
seconda pelle non viene di solito vissuta come costruzione di significato
ma come fatto assolutamente naturale. Un grande antropologo, eclettico,
come Clifford Geertz a tal proposito afferma: “L’uomo è un animale
impigliato nelle reti di significati che egli stesso ha tessuto; per questo
credo che la cultura consista in queste reti e che perciò la loro analisi
Antropologia e nursing due mondi mescolati
11
non sia anzitutto una scienza sperimentale in cerca di leggi, ma una
scienza interpretativa in cerca di significato” [Geertz 2001].
Il sistema culturale è incessantemente dinamico nella
ristrutturazione simbolica delle credenze, dei valori, degli usi e delle
abitudini, delle norme costitutive. “Dinamicità e processualità
consentono un’interpretazione della cultura in senso diacronico e nello
spazio” [Di Cristofaro Longo 1993].
Tra i principali fattori che concorrono a formare la cultura si
possono annoverare:
• L’anthropos [Bernardi 1998], l’uomo nella sua realtà individuale
e personale.
• L’ethnos [ib.], comunità o popolo intesi come associazione
strutturata di individui.
Queste due prime coordinate, cioè, l’uomo e la collettività,
hanno carattere prettamente umano.
Le altre due:
• L’oikos [ib.], l’ambiente naturale dentro cui l’uomo si trova ad
operare, a risiedere, dove si deve lavorare, dove si trova la
certezza del vivere, dove vengono soddisfatti i bisogni
fondamentali degli esseri umani.
• Il chronos [ib.], la successione di continuità dove si svolge
l’attività umana. Un tempo ovviamente umano, ma che incide
profondamente sulla personalità di ognuno e la modifica giorno
dopo giorno, in un processo ininterrotto che modifica in
continuazione i parametri di riferimento.
hanno carattere espressamente naturale.