- Introduzione -
2
Partendo dall’esposizione dei principali provvedimenti attuati
1
,
elementi essenziali con cui capire le obiezioni e le polemiche che
sono divampate, si vuole puntare direttamente al fulcro della
questione: i provvedimenti assunti da Bush hanno aperto tutta una
serie di problematiche quali, ad esempio, la limitazione delle
fondamentali libertà costituzionali e della privacy nel tentativo, a
giudizio dell’attuale establishment, di incrementare la sicurezza; la
creazione di tribunali militari ad hoc per i cittadini non americani,
accusati di sostenere, incoraggiare o compiere atti di terrorismo, ed il
conseguente aggiramento della giurisdizione delle corti civili; il
problema dell’incremento del potere dell’esecutivo e della
conseguente messa in discussione del principio della separazione dei
poteri; il trattamento degli immigrati, la riorganizzazione della difesa
e dei trasporti, ecc.
Si è ritenuto opportuno dedicare il terzo e conclusivo capitolo al
modo in cui i provvedimenti di Bush sono stati percepiti ed accolti
dalla società. Se l’assunto dell’attuale amministrazione americana era
quello di limitare le libertà ed i diritti costituzionali delle persone per
ottenere una maggiore sicurezza, premessa questa dell’agire del
Governo, si è ritenuto opportuno, dunque, porre in evidenza come tale
asserzione, nel concreto della realtà, sia (o non sia) stata accolta dalla
popolazione di una nazione che è estremamente orgogliosa e fiera
delle proprie libertà.
1
Patriot Act, i Military Orders, i regolamenti e le guidelines delle agenzie e dei
vari “Department” amministrativi.
3
CAPITOLO I
IL TERRORISMO: LE NUOVE PAURE
E LE QUESTIONI CHE SI APRONO
Sommario: 1. Introduzione: l’11 settembre ed il terrorismo come nuova emergenza planetaria - 2.
Possibili strumenti con i quali affrontare la problematica - 3. (segue) sul piano esterno: cenni sugli
interventi di polizia militare e la Road Map - 4. (segue) sul piano interno: il Patriot Act e le altre
misure
1. Introduzione: l’11 settembre ed il terrorismo come
nuova emergenza planetaria
L’11 settembre 2001 è una data che ogni persona ha chiaramente
impressa nella propria memoria come una di quelle date che hanno
segnato il mondo. Questo era almeno il pensiero che già
nell’immediatezza dei fatti che si sono verificati in quel tragico
giorno, molti americani e molte persone, profondamente colpite nel
proprio animo ed all’interno della propria coscienza, avevano.
Gli Stati Uniti (e molte altre nazioni) si sono trovati a dover fare i
conti con una nuova
2
ed inquietante emergenza che, non solo mette a
rischio la sicurezza di una nazione e dei suoi cittadini, ma che
coinvolge ed abbraccia molte democrazie liberali, colpendole talmente
in profondità da mettere in pericolo quelli che sono i valori ed i
principi cardine su cui esse si fondano, si ergono e si connaturano.
2
In sé e per sé il terrorismo internazionale non è un fenomeno nuovo: esso ha profonde radici nella
storia di molti paesi. Ciò che cambia è che con gli attacchi dell’11 settembre vi è stato un vero e
proprio salto di qualità sia a livello organizzativo, sia a livello strategico, sia, infine, a livello di
efferatezza.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
4
La generale emergenza, che è drammaticamente esplosa, pare
lanciare una sfida alla solidità ed alla tenuta del tessuto costituzionale
di varie nazioni, in quanto dopo l’11 settembre molti paesi nel mondo
hanno dovuto reagire e predisporre un insieme di misure
3
volte a
combattere, reprimere e contrastare “un fenomeno terroristico di
portata mai conosciuta fino ad ora e con i caratteri di un’innegabile
novità, identificabili specialmente nell’accentuata natura reticolare
delle organizzazioni coinvolte, nella inusitata disponibilità di mezzi,
nella capacità di collegamento con numerosi apparati statali e, non
ultimo, dal contesto ‘globalizzato’ in cui tali organizzazioni
operano”
4
.
Molti commentatori come, ad esempio, Salvo Andò o Diletta Tega,
ritengono che questa data rappresenti uno spartiacque tra due mondi:
dopo l’11 settembre, infatti, molti regimi liberal-democratici si
trovano a dover rimodulare la priorità della scala dei valori, tentando
di contemperare le ragioni della sicurezza con le ragioni della libertà
e dei diritti fondamentali dell’individuo. Si corre il rischio però di
“attivare difese immunitarie incongrue e nocive […] in quanto
calibrate con esclusivo riguardo al ‘nemico’ ma incoerenti, se non in
aperto conflitto, rispetto al sistema che si ripromette di preservare”
5
.
Gli attentati alle Twin Towers ed al Pentagono rappresentano un
vero e proprio discrimen temporale, in quanto per la prima volta nella
loro storia, gli Stati Uniti d’America si sono visti minacciare nel
“privilegio”
6
della sicurezza interna di massa e nella certezza
dell’intangibilità del suolo americano, sentimento fortemente radicato
nella coscienza americana. Nella metà del XIX sec. Alexis de
Tocqueville indicava nel fatto che l’America non avesse vicini e non
3
Molti paesi sulla scia dei fatti accaduti in america hanno provveduto ad emanare legislazioni
antiterrorismo. Vedi cap. 2 par. 1.
4
Pesci S., Le nuove norme antiterrorismo, in <http://www.arci.it/Scripts/vedianche.exe?Id=636>,
consultato il 24-05-03.
5
Franciosi G., Emergenza terrorismo e diritti di libertà, in Quad. Cost., 2002, p. 77-78.
6
Il termine è usato da Lanchester F., Gli stati Uniti e l’11 settembre 2001, in
<http://www.associazionedeicostituzionalisti.it/dibattiti/giustiziainternazionale/lanchester.html>,
consultato il 21/05/2003.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
5
avesse da temere grandi guerre (né rivolte né conquiste), come una
delle cause che rendevano facile la conservazione della repubblica
democratica
7
.
A differenza, infatti, degli stati continentali, gli stati “insulari”
hanno sempre potuto godere di una maggiore sicurezza interna rispetto
ad eventuali attacchi esterni. In ragione di ciò è opportuno rivolgere
le proprie attenzioni ai possibili risvolti ed i prevedibili pericoli cui
le democrazie liberali sono esposte, in quanto “ad una insicurezza
persistente derivante da un pericolo esterno o interno di tipo
terroristico, potrebbe corrispondere una crisi od un riflusso delle
stesse libertà democratiche e degli standard tipici dello Stato di
diritto proprio in quegli ordinamenti che ne sono stati la culla”
8
.
De Vergottini ci ricorda come una guerra
9
abbia sempre comportato
ed implicato, nella storia dell’umanità, non solo una limitazione dei
diritti in via di fatto, ma anche l’attivazione di leggi volte ad
introdurre formalmente lo stato di guerra. Occorre dunque riflettere ed
analizzare attentamente il problema della limitabilità dei diritti,
vagliare quali siano i diritti interessati ed attraverso quali
provvedimenti e misure ciò possa avvenire. Nell’età moderna della
globalizzazione e delle comunicazioni, si può pensare, senza alcun
dubbio, ai diritti riguardanti l’uso dei mezzi d’informazione, le cui
limitazioni si giustificherebbero in ragione di una maggior sicurezza
nazionale ed internazionale e quelli che concernono i controlli e la
riservatezza personale.
De Vergottini pone giustamente l’accento su come “anche senza
guerra in senso proprio le semplici misure di polizia per la
prevenzione e per la repressione del terrorismo potrebbero far
7
Alexis de Tocqueville, La democrazia in America, Milano, 1996, p. 279.
8
Lanchester F, vedi nt. 5.
9
Non tutti i commentatori sono convinti che si tratti di una vera guerra ed evidenziano il fatto di come
gli attacchi terroristici possano essere qualificati come “crimini contro l’umanità” (vedi cap. 1 par. 3)
o come il caso Enron possa aver influito sulle decisioni del Governo americano. Per approfondimenti
sulla vicenda Enron visionare: <http://www.jus.unitn.it/cardozo/Review/2002/Enron.pdf>, consultato
il 16/06/2003.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
6
pendere la bilancia a favore di limitazioni” e “nella stessa direzione
andrebbero interventi favorevoli a misure di polizia comportanti
limitazioni della libertà di soggetti sospettati pur in assenza di
preventive indagini e autorizzazioni della magistratura”
10
.
Un altro profilo che acuisce le considerazioni operate finora e che
deve essere tenuto ben presente, è che questa presunta “guerra” contro
il terrorismo internazionale è in realtà una battaglia contro un nemico
indeterminato, sfuggente, che può agire all’interno del tessuto sociale
e che è costituito da un’entità impersonale e non identificata, sia per
quanto riguarda i soggetti che operano, sia per quanto riguarda il
territorio su cui essi si muovono. Dunque, la decisione dell’am-
ministrazione americana di rispondere ad una guerra diffusa e
“privata”
11
, quale quella che è stata scatenata dai fondamentalisti
islamici, con azioni di contrasto prevalentemente segrete, rischia a
maggior ragione di sottrarre queste “nuove guerre” al vaglio critico
dell’opinione pubblica
12
ed al controllo dello stesso Parlamento: le
caratteristiche che si delineano in operazioni di questo tipo sono
contraddistinte dall’assenza di veri e propri eserciti che si
confrontano sul campo o di Stati contrapposti tra di loro, ma
dall’esistenza di un nemico che è considerato e che si è trasformato
alla stregua di un criminale comune.
Su questo punto si pongono delicate e fondamentali questioni che
riguardano il rapporto tra i sistemi costituzionali occidentali e la
realtà islamica
13
, in quanto se è pur vero che l’Occidente deve
10
De Vergottini G., La guerra contro un nemico indeterminato, in
<http://www2.unife.it/forumcostituzionale>, articolo del 5 ottobre 2001,
consultato il 24/05/2003.
11
L’espressione è di Mary Kaldor: vedi Andò S., Terrorismo e Fondamentalismo Islamico, in Quad
Cost., 2002, p. 73.
12
E’ da tenere presente, in ogni caso, quanta viva e vibrante sia stata la forza dell’opinione pubblica
non solo americana, ma anche internazionale, nelle operazioni condotte dagli Stati Uniti contro
l’Afghanistan e l’Iraq, tanto da indurre gli esperti, i commentatori e i giornalisti, a parlare di un
“nuovo potere mondiale”.
13
Per un approfondimento sul tema cfr. Nassib S., Per farla finita con il mondo arabo, LE MONDE
diplomatique, in
<http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonderchivio/ultimo/0303lm12.01.html#n1>, articolo del
marzo 2003, consultato il 24/05/2003; Pasquino G., L’Occidente esporti la democrazia, Il sole 24
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
7
difendersi dalla minaccia che produce danni e sentimenti
d’insicurezza collettiva, che non sono dissimili e non sono molto
distanti da quelli prodotti da una vera e propria aggressione militare,
è anche vero che esso non può e non deve rinnegare il multi-
culturalismo e la tolleranza religiosa, rimanendo fedele ai propri
principi di civiltà giuridica, dove “la responsabilità è sempre
individuale e nessun appello all’identità o alla comunità religiosa
può coprire le responsabilità degli autori dei crimini contro
l’umanità”
14
.
L’ultima problematica che deve essere presa in considerazione, ma
non certamente la meno importante, travalica ed avvolge la questione
della limitabilità dei diritti e va a colpire il cuore stesso del sistema
costituzionale americano.
Il principio della separazione dei poteri è una componente cardine
di ogni costituzione democratica.
La divisione dei poteri di governo in tre separati e indipendenti
rami - esecutivo, legislativo e giudiziario - è il risultato di uno sforzo,
deliberato e consapevole, dei padri fondatori della Costituzione
americana, i quali si sono voluti assicurare che nessuna persona,
agenzia o comunque uno dei poteri dello Stato potesse accentrare o
abusare dei propri poteri.
ore, articolo del 21 settembre 2001, consultato il 24/05/2003; Mernissi F., Democrazy and Islam:
Fear of Modern World, 2002, Perseus Publishing, Cambridge.
14
Vedi Andò S., Terrorismo e fondamentalismo Islamico, in Quad. Cost., 2002, p. 73-75.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
8
Le nuove misure anti-terrorismo rischiano di mettere in pericolo il
sistema di “checks and balances”, orgoglio e pietra angolare del
sistema costituzionale americano, andando ad ampliare ed espandere i
poteri dell’esecutivo
15
.
Tali poteri, svincolati dal controllo e dal bilanciamento del potere
legislativo e giudiziario, al fine di promuovere azioni contro il
terrorismo internazionale e di garantire una maggior sicurezza interna,
possono andare a ledere e svilire i diritti e le libertà fondamentali dei
citizen, ma soprattutto dei non-citizen
16
.
15
Cfr. Ratner M., Making Us Less Free: War on Terrorism or War on Liberty?, in
<http://www.ccr-ny.org/v2/viewpoints/viewpoint.asp?ObjID=YLhsqUx1eu&Content=143>, 2001,
consultato il 26/05/2003; Olshansky B., Cracks in the Foundations: the Violation of Separation of
Powers, in
<http://www.ccr-ny.org/v2/viewpoints/viewpoint.asp?ObjID=7zaTMPN2zd&Content=192>,
consultato il 26/05/2003.
16
Sul tema cfr. le nuove normative sugli immigrati: <http://travel.state.gov/state093239.html> e
<http://www.immigration.gov/graphics/index.htm>; vedi anche i tribunali militari e il trattamento dei
terroristi: <http://www.whitehouse.gov/news/releases/2001/11/20011113-27.html>.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
9
2. Possibili strumenti con i quali affrontare la problema-
tica
Ad un anno esatto dagli attentati alle Twin Towers, la Casa Bianca
pubblica un documento di fondamentale importanza per comprendere
le strategie operative e definitive dell’amministrazione Bush e del suo
staff. In una lucida e puntuale analisi di trentatré pagine vengono
illustrati gli obiettivi che s’intendono conseguire, i programmi da
assumere, gli ideali ed i principi perseguiti, le misure da adottare ed il
ruolo che intende essere assunto nell’ambito del panorama
internazionale dagli Stati Uniti d’America per rispondere agli attacchi
che vengono portati dai terroristi e dai tiranni alla pace, alla libera
impresa, alla libertà e alla democrazia.
Il 17 settembre 2002, infatti, viene firmato dal presidente
americano “The National Security Strategy of United States of
America”
17
, che contiene quella che ormai è ribattezzata e riconosciuta
come la “dottrina Bush”. Nove sono i punti su cui si focalizza
l’attenzione del presidente americano:
ξ Il quadro generale della strategia internazionale dell’Ame-
rica: “La causa della nostra nazione è sempre stata più
grande della difesa della nostra nazione. Noi combattiamo,
noi sempre combattiamo, per una pace giusta - una pace
che favorisca la libertà. Noi difendiamo la pace contro le
minacce di terroristi e tiranni. Noi difendiamo la pace
costruendo buone relazioni fra le grandi potenze. E noi
estenderemo la pace incoraggiando le società aperte e
libere in ogni continente”
18
.
17
Il testo integrale è consultabile in <http://www.whitehouse.gov/nsc/nss.pdf>, visitato il 27/05/2003.
18
Dichiarazione resa da Bush G. W., West Point, New York, 1 giugno 2002.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
10
ξ Il sostegno delle aspirazioni alla dignità umana: “Alcuni
temono che si tratti di qualcosa di non diplomatico o non
politico parlare il linguaggio di ciò che è giusto e di ciò
che è sbagliato. Io non sono d’accordo. Circostanze
differenti richiedono metodi diversi, ma non principi
morali diversi”
19
.
ξ Rafforzare le alleanze per sconfiggere il terrorismo globale
e lavorare per prevenire gli attacchi contro di noi e contro i
nostri amici: “Giusto tre giorni dopo questi eventi, gli
americani non hanno ancora il distacco dei fatti storici.
Ma la nostra responsabilità verso la storia è chiara:
rispondere a questi attacchi e liberare il mondo dal male.
La guerra è stata portata contro di noi segretamente,
vigliaccamente e con l’omicidio. Questa nazione è pacifica
ma implacabile quando provocata. Il conflitto ha avuto
inizio nei tempi e nei termini definiti da altri. Esso finirà
nel modo e nel tempo che decideremo noi”
20
.
ξ Lavorare insieme agli altri per disinnescare i conflitti
locali: “Noi dobbiamo costruire un mondo fondato sulla
giustizia, se non vorremo vivere in un mondo fondato sulla
coercizione. La grandezza delle nostre comuni respon-
sabilità rende i nostri disaccordi trascurabili”
21
.
ξ Impedire ai nostri nemici di minacciare noi, i nostri alleati
e i nostri amici con armi di distruzione di massa: “Il
maggior pericolo per le libertà sta nell’intreccio fra
radicalismo e tecnologia. Quando la diffusione di armi
chimiche, biologiche e nucleari, con la tecnologia di
missili balistici - quando questo avviene, anche stati deboli
e piccoli gruppi possono detenere un potere catastrofico in
grado di colpire le grandi nazioni. I nostri nemici hanno
19
Vedi nt. 16.
20
Dichiarazione resa da Bush G. W., Cattedrale Nazionale, Washington D.C., 14 settembre 2001.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
11
dichiarato le loro vere intenzioni e sono stati colti, mentre
cercavano di procurarsi queste terribili armi. Essi vogliono
conquistare la capacità di ricattarci, o di colpirci, o di
colpire i nostri amici - e noi opporremo a loro la nostra
forza”
22
.
ξ Dar vita a una nuova era di crescita economica globale
attraverso liberi mercati e liberi scambi: “Quando le
nazioni chiudono i loro mercati e le opportunità sono in
mano a pochi privilegiati, nessuna somma - nessuna somma
- di aiuti per lo sviluppo sarà mai sufficiente. Quando le
nazioni rispettano i loro popoli, i mercati sono aperti, si
realizzano investimenti per migliorare la sanità e
l'educazione, ogni dollaro di aiuto, ogni dollaro derivante
dagli scambi internazionali e dei capitali nazionali avrà
maggiore efficacia”
23
.
ξ Espandere il cerchio dello sviluppo aprendo le società e
costruendo le infrastrutture della democrazia: “Nella
seconda guerra mondiale combattemmo per rendere il
mondo più sicuro, e quindi lavorammo alla sua
ricostruzione. Mentre oggi intraprendiamo la guerra per
rendere il mondo sicuro dal terrore, dobbiamo anche
lavorare per fare del mondo un posto migliore per tutti i
suoi cittadini”
24
.
ξ Sviluppare l’Agenda per un’azione cooperativa con gli altri
principali centri del potere globale: “Noi abbiamo le
migliori opportunità, dalla nascita degli stati-nazione nel
XVII secolo, per costruire un mondo nel quale le grandi
21
Dichiarazione resa da Bush G. W., Berlino, 23 marzo 2002.
22
Vedi nt. 16.
23
Dichiarazione resa da Bush G. W., Monterrey, 22 marzo 2002.
24
Dichiarazione resa da Bush G. W., Inter-American Development Bank, Wash. D.C., 14 marzo
2002.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
12
potenze competono in pace invece di preparare la
guerra”
25
.
ξ Trasformare le istituzioni della sicurezza nazionale
americana per affrontare le sfide e le opportunità del
ventunesimo secolo: “I terroristi hanno attaccato un
simbolo della prosperità americana. Ma non hanno toccato
la sua fonte. Il successo dell’America è dovuto al duro
lavoro, alla creatività e all’intraprendenza del nostro
popolo”
26
.
Secondo quanto sostiene Bush, in questa articolata e puntuale
analisi viene dunque tracciata la strada da percorrere per sconfiggere
il terrorismo. Tali strumenti, che non si limitano ad una risposta
circoscritta e particolare, sono di ampio respiro e coinvolgono non
solamente azioni militari (o azioni internazionali di polizia militare)
27
e misure interne di prevenzione e di contrasto
28
, ma anche misure
volte a sradicare ed estirpare la cause prime che hanno generato tali
fenomeni aberranti: e dunque, non solo l’uso di tutta la potenza
militare, la migliore difesa della patria, il sistema legale, di
spionaggio e di investigazione, l’impegno a tagliare le fonti
finanziarie dei terroristi, ma ricercare anche la collaborazione
internazionale con le altre grandi potenze e con le organizzazioni
internazionali, impegnarsi per favorire e agevolare i processi di
democratizzazione e creare le infrastrutture della democrazia,
prevenire la diffusione delle armi di distruzione di massa, combattere
le piaghe come l’HIV/AIDS, il traffico di droga e la corruzione
29
,
disinnescare i conflitti locali (quali, ad esempio, il conflitto israelo-
25
Vedi nt. 16.
26
Dichiarazione resa da Bush G. W., Joint Session of Congress, Wash. D.C., 20 settembre 2001.
27
Casi esemplari sono l’azione in Afghanistan ed in Iraq.
28
L’approvazione di pacchetti legislativi che spaziano dalla riorganizzazione dei trasporti a quello
della difesa, dall’immigrazione fino a giungere al Patriot Act e ai Military Orders.
29
Traffico di droga, malattie, corruzione vengono considerati come elementi che destabilizzano e
indeboliscono gli stati meno forti, finendo, questi ultimi, per essere sotto il giogo di tiranni e
terroristi.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
13
palestinese
30
), promuovere la crescita e la libertà economica con
investimenti che innalzino il livello di vita e riducano la povertà.
Questi obiettivi ambiziosi, a lungo termine e di difficile
conseguimento, non sono stati però esenti da sferzanti critiche e
accese polemiche.
La maggior parte degli interventi polemici, è necessario
sottolinearlo, sono rivolti alla cosiddetta teoria della “guerra
preventiva”
31
.
Il New York Times, in un editoriale ripreso da molti giornali
americani e non, esordisce con “l’America flette i muscoli ed esibisce
un’aggressività che ricorda l’era Reagan” e sottolinea come siano
stati eliminati dal documento quei passi che avrebbero potuto
prestarsi all’accusa di ‘arroganza’ da parte degli Stati Uniti
32
. Un
illustre ed importante esponente politico americano, il senatore
democratico Robert Byrd (che a 86 anni viene chiamato il “padre del
senato”), denuncia il fatto che “la guerra preventiva
33
sia la
distorsione di una vecchia concezione del diritto alla difesa”.
30
Significativi i passi che sono stati recentemente fatti per l’approvazione della Road Map.
31
“Dobbiamo essere preparati a fermare gli ‘rogue states and their terrorist client’ prima che siano
in grado di minacciare o usare mezzi di distruzione di massa”, “gli Stati Uniti hanno mantenuto a
lungo l’opzione dell’azione preventiva per far fronte ad una evidente minaccia alla nostra sicurezza
nazionale”, “gli Stati Uniti non useranno sempre la forza per prevenire le minacce emergenti, e le
nazioni non possono usare l’azione preventiva come pretesto per un’aggressione”, “ lo scopo delle
nostre azioni sarà sempre quello di eliminare una specifica minaccia agli Stati Uniti o ai nostri
alleati e amici. Le ragioni delle nostre azioni saranno chiare, la forza misurata, e la causa giusta”,
op. cit. a nt. 12, p. 13-14.
32
Cfr. Bush: Ecco la teoria dell’attacco preventivo, Corriere della Sera, articolo del 21 settembre
2002; Sanger E. D., Bush to formalize a defence police of hitting first, New York Times, 17 luglio
2002; Sanger E. D., Threats and responses: security, New York Times, 20 settembre 2002; Wright
R., Contradictions of a Superpower, New York Times, 29 settembre 2002.
33
Sul concetto di guerra preventiva non si può non citare il caso Caroline (1837). Nel 1837 soldati
Britannici attaccarono il piroscafo Caroline in territorio americano perché tale nave riforniva di armi i
ribelli canadesi. Gli Inglesi giustificarono l’attacco adducendo motivi di autodifesa cautelativa. Il caso
venne risolto per mezzo di uno scambio di lettere diplomatiche. Il Segretario di Stato Webster
sostenne che l’autodifesa per essere giustificata dovesse essere notevole, immediata e non lasciar altro
spazio o tempi di riflessione. Da allora il caso Caroline è citato per affermare che la forza può essere
esercitata quando sussista “una necessità di legittima difesa urgente, irresistibile, tale da non lasciare
altra scelta dei mezzi e il tempo per deliberare”. Per approfondimenti cfr. Lamberti - Zanardi, La
legittima difesa nel diritto internazionale, Milano, 1972, p. 43 ss; Cannizaro, Il principio della
proporzionalità nell’ordinamento internazionale, Milano, 2000, p. 279 ss.;
<http://www.yale.edu/lawweb/avalon/diplomacy/britian/br-1842d.htm>, consultato il 13/06/2003.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
14
Sullo stesso tono si pone l’ex presidente americano Jimmy Carter, il
quale sostiene che inizialmente George W. Bush ha risposto in modo
intelligente ed efficace agli attentati dell’11 settembre, ma
successivamente un gruppo di conservatori, col pretesto di una guerra
al terrorismo, ha cercato di far approvare alcuni vecchi progetti;
inoltre, egli sostiene che l’annullamento dei trattati internazionali, il
trattamento dei detenuti a Guantanamo (Cuba), le limitazioni dei
diritti civili, l’attacco preventivo all’Iraq, comportano il verificarsi di
conseguenze significative sugli Stati Uniti, in quanto questo
“unilateralismo” finisce per isolare la nazione da quei paesi di cui
essa necessita per sconfiggere il terrorismo. In generale la critica che
viene mossa riguarda il fatto che Washington si riserva il diritto di
agire unilateralmente ove i propri interessi lo richiedano, riducendo
in tal modo il ruolo e la rilevanza delle organizzazioni internazionali
e mettendo in luce tutte le incapacità ed i limiti delle Nazioni Unite.
La guerra, sostengono gli oppositori, deve essere decisa sulla base
delle deliberazioni internazionali, dopo una paziente e lunga
mediazione diplomatica e solo qualora ciò si configurasse come
l’extrema ratio
34
.
Aldilà ed al di sopra delle polemiche e delle accuse da una parte,
delle motivazioni e delle giustificazioni addotte per contrastare
efficacemente il terrorismo dall’altra, l’aspetto più significativo è la
rilevanza giuridica del concetto di guerra preventiva e le relative
implicazioni sulle norme del diritto internazionale.
34
Cfr. De Paoli L., Il Sogno Americano, in
<http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/sogno_americano.htm>, consultato il 02/06/2003;
Carter warns aganist a ‘catastrophic’ war, BBC news, in
<http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/2561767.stm>, articolo del 10 dicembre 2002,
consultato il 03/06/2003; Ferretti R., La dottrina Bush, in
<http://www.equilibri.net/americhe/usa6-dottrina-bush.htm>, consultato il 03/06/2003.
Cap. 1 - Il terrorismo: le nuove paure e le questioni che si aprono
15
3. (segue) sul piano esterno: cenni sugli interventi di
polizia militare e la Road Map
I vertici americani hanno dunque affrontato la problematica, data la
natura della questione e le implicazioni internazionali, seguendo un
approccio globale sia attraverso interventi sul piano interno
(modificando la legislazione vigente ed introducendone di nuova,
incrementando i poteri delle agenzie investigative e dei controlli,
affiancando al National Security Council - istituito dopo la II guerra
mondiale - un comitato analogo per l’interno in modo da agire in
maniera più puntuale ed efficace), sia attraverso interventi sul piano
esterno
35
. Come si è potuto notare dal “The National Security Strategy
of United States of America”
36
sul piano esterno la strategia è
complessa ed articolata: essa si snoda ora con l’assunzione d’impegni
a lungo termine, ora con azioni immediate, urgenti e preventive (a
carattere diplomatico-militare). In ragione di ciò, gli aspetti più
rilevanti e più “appariscenti” dell’operato del governo Bush risultano
così essere gli interventi di polizia militare internazionale e quel
lungo processo politico-diplomatico volto a pacificare la ferita e
tormentata terra del Medio-Oriente.
35
E’ consigliabile ed opportuno, al fine di capire a pieno la posizione sugli interventi da adottarsi per
rispondere al terrorismo, sia sul piano interno sia sul piano esterno, consultare di Clinton B., Le sfide
ancora aperte: un anno dopo, La Repubblica, 5 settembre 2002, articolo reperibile in
<http://www.repubblica.it/online/speciale/clinton/clinton/clinton.html>, consultato il 04/06/2003.
L’ex presidente americano individua cinque punti essenziali di intervento: sostenere Bush e le forze
armate, fermare il programma missilistico nordcoreano e la proliferazione delle armi di distruzione di
massa, incrementare la capacità degli stati amici di far fronte al terrorismo (combattendo la povertà, la
corruzione e le malattie, sostenendo lo sviluppo dei paesi latini, africani e asiatici e convertendo il
debito in finanziamenti), migliorare le difese interne costituendo un dipartimento per la Sicurezza
Nazionale. Inoltre se da un lato auspica, come Bush, un incremento del numero e dell’efficacia delle
organizzazioni internazionali (anche economiche come Nafta e Wto), dall’altro critica la mancata
ratifica del Trattato di Interdizione Totale degli Esperimenti Nucleari, degli Accordi di Kyoto e il
Protocollo sulla Corte Internazionale Penale.
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Vedi nt. 16.