Effetti delle più comuni metodiche di esaltazione delle impronte digitali latenti sull'estrazione di DNA da campioni forensi.
Tecniche di analisi del DNA in genetica forense: l'estrazione
Affinché uno studio del DNA possa essere condotto su un campione, è necessario che questo venga allestito in maniera corretta: è da questo primo importantissimo passaggio che dipende la buona riuscita di tutto il lavoro poiché, per quanto le operazione successive siano svolte in maniera eccellente, se vi sono delle anomalie in questa prima fase verrà compromesso tutto il lavoro al seguito.
L’estrazione è la più a rischio di contaminazioni di tutto il processo poiché se un campione viene contaminato a questo livello (in maniera più o meno casuale) non sarà più possibile scindere gli eventuali profili genetici misti che ne deriveranno, compromettendo così in maniera indiscussa la prova.
Per evitare che tutto ciò avvenga si è soliti svolgere questa operazione in un locale dedicato, contraddistinguere in modo efficace i campioni l’uno dall’altro, conservarli separatamente e, per evitare che sia l’operatore stesso ad inquinare la prova, egli dovrà adottare delle accorgimenti particolari quali camice, guanti, mascherina e cuffia per i capelli. Il processo di estrazione ha lo scopo di dividere il DNA da tutto ciò che vi è intorno, dalle impurità del campione ai componenti cellulari stessi. Vi sono diverse tecniche di estrazione del DNA, che vengono scelte anche in base alle esigenze ed alle caratteristiche del campione stesso. L’estrazione organica è un metodo che utilizza SDS e Proteinasi K per la lisi cellulare ed il fenolo cloroformio per la separazione degli acidi nucleici da tutte le altre componenti.
Il DNA resta disciolto nella fase acquosa e viene così separato agevolmente dal prodotto di scarto.
L’estrazione con Chelex è stata introdotta negli anni ’90 ed è in uso ancora oggi nei laboratori. Il Chelex è una resina a scambio ionico che chela i gruppi funzionali legando a sé ioni metallici polivalenti come il magnesio. Il prodotto di questa reazione, a differenza del metodo visto in precedenza, è un DNA singolo filamento poiché il Chelex ha la caratteristica di denaturare la doppia elica. Nei casi in cui invece si abbia a che fare con campioni provenienti da violenze sessuali si ricorre spesso all’estrazione differenziale. Questa tecnica permette di separare la componente epiteliale della vittima da quella spermatica dell’aggressore, in modo da ottenere due prodotti distinti sui quali poter lavorare in modo separato.
L’utilità di questa tecnica sta nel fornire una scissione di due componenti che sarebbero altrimenti mescolate e, al momento della tipizzazione, fornirebbero dei profili poco utili, soprattutto poiché il DNA della componente femminile (presente in quantità di gran lunga superiore) andrebbe a offuscare la visibilità del profilo maschile, rendendo così l’analisi poco produttiva. Questo metodo si basa essenzialmente sull’uso del ditiotreitolo (DTT) il quale è in grado di distruggere i ponti di solfuro che caratterizzano la parete cellulare degli spermatozoi: così facendo si ha una prima fase di lisi delle cellule epiteliali (presumibilmente femminili) le quali vengono separate dalla fase rimanente, la quale viene incubata con DTT per procedere all’estrazione del DNA maschile.
Questo metodo facilità moltissimo le operazioni di tipizzazione, posto in atto che l’aggressore abbia lasciato cellule spermatiche durante l’atto. Recentemente sono stati introdotti nuovi metodi di estrazione basati sull’uso di microsfere magnetiche che, sfruttando la caratteristica carica negativa degli acidi nucleici, sono in grado di separarli dalle altre componenti cellulari.
Quest’ultima tecnica si presta moltissimo ad essere abbinata a tecniche di estrazione automatizzate, che permettono di svolgere il lavoro in modo più sicuro e veloce.
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Effetti delle più comuni metodiche di esaltazione delle impronte digitali latenti sull'estrazione di DNA da campioni forensi.
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Informazioni tesi
Autore: | Monica Omedei |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Biologia Sanitaria |
Relatore: | Sarah Gino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 71 |
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