Teoria dei giochi, oligopolio e giochi deterrenti di entrata

Uno degli esempi classici di rappresentazione di questi giochi in forma strategica è il famoso Dilemma del Prigioniero (Prisoner’s dilemma) elaborato da Merrill Flood e Melvin Dresher (Axelrod R., 1984), negli anni Cinquanta come parte delle ricerche sulla teoria dei giochi promosse dalla Rand Coperation per le possibili applicazioni ad una strategia nucleare globale.
Il titolo “Dilemma del Prigioniero” e la versione attuale si devono al matematico Albert Tucker che volle rendere più accessibili le idee di Flood e Dresher a un gruppo di psicologi di Stanford.
Una possibile formulazione del Dilemma del Prigioniero è la seguente: due criminali, complici di un medesimo reato, vengono catturati, ma la polizia non dispone di tutti gli elementi per incriminarli, quindi ha bisogno che essi confessino. In cambio avranno una promessa di clemenza.
I due criminali vengono collocati in due celle separate per essere interrogati. Siccome non hanno avuto il tempo per accordarsi, essi si trovano di fronte a due possibili strategie di comportamento: fare la spia, ovvero tradire il proprio complice; oppure scegliere di tacere e adottare la strategia di omertà.
Gli esiti possibili a seguito delle differenti combinazioni di strategie adottate dai due criminali nei rispettivi interrogatori sono i seguenti (ma ciò accade anche se si sono accordati, perché nei giochi di cooperazione gli accordi non sono vincolanti):
1. entrambi decidono di NON COOPERARE con la giustizia, dunque di tacere: in tal caso otterranno entrambi una pena relativamente bassa (1 anno di carcere a testa);
entrambi decidono di COOPERARE con la giustizia, dunque di accusarsi a vicenda: in tal caso ottengono entrambi una pena significativa (6 anni di reclusione);
3. se soltanto uno dei due COOPERA con la giustizia e l’altro invece tace, il primo verrà scarcerato e il secondo otterrà il massimo della pena (10 anni di reclusone).