Crisi economica e andamento dei mercati finanziari: una verifica empirica
I costi della deflazione ed il suo impatto sui mercati finanziari
Ulteriore aspetto interessante è il netto differenziale di performance che si osserva in Giappone tra i titoli value e quelli growth, differenziale che non trova riscontro a livello mondiale dove, nello stesso periodo, l'indice value è cresciuto del 166% e quello growth del 139%. La deflazione avrebbe quindi un effetto più dannoso sui titoli le cui quotazioni poggiano su elevate attese di crescita, constatazione ragionevole se si pensa che il fenomeno tende comunque a rallentare la crescita economica.
L'indice dei titoli a piccola capitalizzazione ha manifestato un andamento decisamente peggiore dell'indice generale: anche in questo caso il dato è dissonante con quello globale dove, nello stesso periodo, le small cap sono cresciute del 182%, facendo meglio dell'indice globale, avanzato del 157%.
Una spiegazione potrebbe essere dovuta al fatto che le imprese di grandi dimensioni dispongono generalmente di una maggiore capacità di imporre i prezzi ai consumatori, e questo le salva almeno in parte dalla discesa dei prezzi stessi.
Attualmente l'ipotesi di una deflazione globale non è condivisa da tutti gli economisti: sono, anzi, in pochi a ritenere probabile questo scenario per il futuro dell'economia occidentale. Che tutte le principali aree del pianeta possano simultaneamente sperimentare una prolungata fase di riduzione dei prezzi appare del resto difficile da immaginare, in un mondo in cui il sistema produttivo si fonda sul petrolio: una risorsa scarsa il cui più o meno imminente esaurimento attirava, fino a poco tempo fa, la stessa attenzione che oggi i media riservavano alla temuta deflazione.
Non solo, il processo di industrializzazione che si è avviato negli ultimi anni in molti Paesi emergenti sembra ormai irreversibile e l'affacciarsi sulla scena di centinaia di milioni di nuovi consumatori rende altamente improbabile un futuro scenario deflazionistico nei prossimi anni. Un fenomeno così complesso, inoltre, difficilmente può presentarsi in contemporanea in sistemi economici tanto diversi gli uni dagli altri, caratterizzati da differenti gradi di rigidità del mercato del lavoro, da diverse valute e da differenti psicologie dei consumatori: non dimentichiamo, infatti, che un elemento importante per la genesi di una spirale deflazionistica risiede proprio nella formazione di aspettative in tal senso.
Spostandoci dal mercato azionario giapponese al mercato azionario americano, come ha performato quest'ultimo nei periodi di deflazione?
Se guardiamo alle statistiche storiche, vi sono, a differenza di quanto accaduto in Giappone, motivi di ottimismo. Una ricerca di Beskope Investment Group rivela come negli ultimi 70 anni i periodi di iperinflazione siano sempre coincisi con un ribasso
dell'S&P 500, mentre la deflazione ha sempre favorito il benchmark. Questo perché, di solito, il periodo successivo è di ripresa.
Scendendo nel dettaglio, durante le tre grandi deflazioni che si sono susseguite dal 1940 ad oggi, la crescita media dell'indice è stata del 24,9%. Di fronte agli incredibili aumenti di produttività sia delle imprese che individuali, è possibile quindi parlare di «deflazione buona», che costringe le imprese a reagire in termini di maggiore efficienza e la generalità dell'opinione pubblica e degli investitori a convivere con i rischi derivanti dal sovraindebitamento degli stati.
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Crisi economica e andamento dei mercati finanziari: una verifica empirica
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Informazioni tesi
Autore: | Massimo Berni |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e gestione degli intermediari finanziari |
Relatore: | Cristiano Iacopozzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 134 |
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