CommonPlace - artifici di memoria nell’arte contemporanea
Approfondimenti
Considerando a tale proposito nella sua eccezione la fotografia come pittura, non possiamo astenerci dal ricordare le
avventure in Oriente di Gustav Flaubert e Maxime Du Camp, giunti in terra d’Africa e precisamente in Egitto, il 15 novembre 1849,per espandersi di lì, in una peregrinazione durata oltre due anni, alla volta della Siria, Palestina, Turchia, Grecia e Italia.
Di quel fatidico viaggio ci è rimasto oggi il resoconto letterario di Floubert, pubblicato in quella specie di diario a posteriori che è il suo Voyage en Orient, 1849-1851, a cui vanno aggiunte le numerose lettere alla madre e agli amici (raccolte nei Carnets). Du Camp, invece, ci ha lasciato, oltre alla cronaca dei suoi Souvenirs Litteraires, il primo libro fotografico della storia contenente immagini esotiche intitolato: Egypte, Nubie, Palestine et Syria (1852).
Le vedute di paesaggi e monumenti, realizzate da Du Camp, nel corso del lungo viaggio in Egitto, con l’impiego del nuovo procedimento su carta al collodio umido, sono combinate secondo un montaggio che rende l’opera autentica memoria poetica.
Se la scrittura di Du Camp apparirà con i tratti salienti della soggettività narrante, le lettere di Flubert saranno pronte a restituire i paesaggi con quell’oggettività che diverrà il segno della sua narrazione:
“Stiamo in vista delle Piramidi, non mi trattengo più e lancio il cavallo che parte al galoppo . Maxime mi intima due
minuti dopo. Corsa furiosa. Senza volerlo, grido, voliamoin un turbine fino alla Sfinge.[…] Maxime è più pallido della
carta su cui scrivo. E’ maledettamente strano e difficile da far comprendere. Io e Maxime galoppiamo come due furiosi, l’occhio teso verso la sfinge che cresce, cresce e cresce come un cane che si alza. Nessun disegno che io conosco ne può dare un’idea. Ha il naso divorato come da un cancro, le orecchie allargate dalla testa come un negro; si vedono ancora gli ochhi espressivi e terrifici, tutto il corpo è nella sabbia; davanti allo stomaco c’è un grande buco, resto delle corrosioni che l’hanno provata. E là davanti fermiamo i cavalli, mentre la fissiamo con uno sguardo ebete. Ripartiamo a tutta velocità, impazziti, trascinati in mezzo alle pietre, facciamo il giro delle Piramidi, attorno alla base, al passo.”
Questo brano è tratto dalla tesi:
CommonPlace - artifici di memoria nell’arte contemporanea
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Informazioni tesi
Autore: | Roberto D'Onorio |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Accademia di Belle Arti |
Facoltà: | Arti Visive |
Corso: | Scenografia |
Relatore: | Giuliana Stella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 123 |
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