Percorsi del giornalismo di moda a Genova tra '800 e '900
I veicoli della moda
A partire dal XVIII secolo, la moda si fa strumento economico nonché professione di prestigio; ufficialmente vengono gettate solide basi perché nasca la cultura della moda che conosciamo tutti al giorno d’oggi.
Per consolidamento della moda, intendo riferirmi allo sviluppo delle tecniche di comunicazione, senza le quali non è possibile la diffusione delle tanto ricercate ultime novità, fondamentali per la nascita della società dei consumi.
Prima di dedicarmi totalmente al fenomeno dei periodici, quali veicoli meglio riusciti, vorrei concedere una digressione sugli strumenti di diffusione delle mode, antecedenti ai giornali, che hanno fatto storia e sono sopravvissuti fino ai giorni nostri.
È certo, che sia sempre stato trovato il mezzo per divulgare le regole non scritte per il bel apparire; l’emanazione delle norme suntuarie, di cui parlerò approfonditamente, sono un esempio di quella che Daniel Roche chiamerebbe forma di diffusione “involontaria” delle mode. Infatti, dal punto di vista del ricercatore della storia del costume non possono sfuggire certi particolari, che invece, dalla prospettiva dell’individuo del tempo non sono minimamente contemplati, a causa della mancata consapevolezza delle imprese parallele.
Così, dalle leggi proibizioniste, si passa agli ambasciatori, ovvero le rappresentanze diplomatiche sparse per il mondo, che, inevitabilmente, si integrano in nuove culture portatrici di altrettante tendenze estetiche e capricci modaioli.
Quando essere alla moda è un fattore imprescindibile a qualsiasi altra azione delle vita quotidiana e, soprattutto, se si è una fanciulla benestante della Parigi del XVIII secolo, è fondamentale essere aggiornate sulle ultime disposizioni in fatto di moda; a partire dalla filiera per la produzione fino ad arrivare alle corti principesche, tutti ricercano queste informazioni, così, come direbbe sempre Daniel Roche, “volontariamente” prendono a diffondersi dei mezzi adatti a far fronte a questo compito.
Le “poupées de mode” diventano immediatamente il tramite più ricercato; oltre ad ascoltare i racconti dei viaggiatori, comincia a essere indispensabile avere uno strumento visivo, in modo da rendere il più possibile realistiche le descrizioni.
Le bambole, di legno, cera o porcellana, vestite con le ultime tendenze straniere, cambiano un abito per ogni stagione, decorano le stanza, sono un ambito regalo di nozze delle principesse; queste fortunate “indossatrici” in miniatura, in tempo di guerra dispongono addirittura dell’immunità diplomatica.
La prima testimonianza della loro apparizione si ha sul finire del XIV secolo: nel 1390 Isabella di Baviera spedisce un manichino alla Regina d’Inghilterra. A Parigi, base per la spedizione in tutto il resto del mondo, i negozi della rue Saint-Honoré mostrano le creazioni in vetrina (talvolta vengono fabbricate a grandezza naturale, prendendo le sembianze di quelli che noi oggi chiameremmo “manichini”).
Le poupées, quindi, percorrono molti secoli di storia prima di risultare poco pratiche, perché estremamente fragili e molto costose. Infatti, sul finire del 1800, le più belle, ricche di particolari estetici, vengono riservate a un’elite che le conserva puramente con l’intenzione di collezionarle. Oltre alle prestigiose bambole di porcellana, è il caso di non dimenticare un’altra diretta parente delle poupées, dei giorni nostri: la Barbie; prima di diventare un fenomeno sociale del XX secolo e pur nascendo come un gioco per bambine, Barbie è la rappresentazione di una donna perfetta, manichino dei più bei vestiti, portatrice di un messaggio esemplare di vita sociale. A conferma della relazione con le bambole parigine, anche per queste poupèes moderne, in circolazione da più di 50 anni, è riservato l’onore di costituire collezioni, ritenute molto di pregio.
Partendo da questo primo racconto, vorrei portare l’attenzione, verificandolo anche con i successivi che mi accingo a scrivere, su come gli strumenti deputati alla diffusione della cultura dell’estetica siano particolarmente durevoli nel tempo, anzi si trasformano diventando loro stessi delle mode, per esempio: il manichino nasce come mezzo pratico, in grado di portare la moda in tutto il mondo, nonché diventa bambola che, esaurita la ragione di esistere, si fa ornamento, fino a diventare nei giorni nostri una vezzosità, un gioco e, ancora, un oggetto mitico in grado di portarci in un mondo fantastico, ma, forse mai esistito veramente, nel mondo effimero della moda.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Percorsi del giornalismo di moda a Genova tra '800 e '900
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Informazioni tesi
Autore: | Gloria Sormani |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | interfacoltà: Scienze Politiche e Lettere e Filosofia |
Corso: | informazione ed editoria |
Relatore: | Marina Milan |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 101 |
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