Oltre il Pil: misurare il benessere e la sua sostenibilità

Dopo l'analisi condotta da Arrow e colleghi, furono di nuovo Kirk Hamilton e altri ricercatori della Banca Mondiale a portare avanti l'analisi del genuine saving e del genuine investment.
In particolare, la banca centrale pubblicò nel 2006 un volume, “Where is the wealth of Nations?” in cui l'analisi condotta da Arrow veniva estesa a un gran numero di Paesi,tramite però il concettospeculare a quello di genuine investment-di genuine saving. Nonostante la metodologia più raffinata, l'utilizzo di database più vasti e l'ampio raggio della ricerca, le analisi riportate nel capitolo secondo dello studio della Banca Mondiale lasciano invariato il giudizio finale: un nord ricco, importatore di benessere e posizionato su un cammino di sviluppo sostenibile, e un gran numero di Paesi la cui ricchezza pro capite è nulla o quasi.
È indicativo che nelle analisi della Banca Mondiale il Paese con la ricchezza pro capite più elevata sia la Svizzera, mentre quello con la ricchezza più bassa rilevata sia l'Etiopia.
In questo primo capitolo abbiamo effettuato una rassegna indicativa e non esaustiva dei principali approcci teorizzati fino ad oggi alla misura del benessere e della sua sostenibilità. Le differenti metodologie portano diversi autori a trarre conclusioni talvolta assai diverse sulla sostenibilità del nostro benessere, mentre tendono a essere omogenei nell'identificare un occidente che sta sovraconsumando rispetto al resto del mondo; o tale sovra-consumo è evidente, come nell'ISEW in cui perde ogni apparenza di sostenibilità, oppure è nascosto dal velo della “sostenibilità importata” come nei lavori di Arrow e della Banca Mondiale, in cui i Paesi sviluppati “prendono a prestito” capital assets da altri Paesi, con l'effetto che i primi risultano su un cammino sostenibile e i secondi no.