I parti con taglio cesareo: alla ricerca delle determinanti territoriali e sociali

Al di là della presenza di fattori di rischio e di quello che sono gli orientamenti delle regioni e le propensioni di strutture e medici, ci si chiede quale ruolo abbia la donna nelle decisioni che riguardano un evento così importante e personale come il parto.
Dalla letteratura internazionale (Usha Kiran e Jayawickrama, 2002) emerge la tendenza dei medici a ritenere la donna in parte responsabile della elevata frequenza di parti cesarei. Molti medici, infatti, sostengono che siano proprio le donne a richiedere l’intervento in assenza di indicazione medica. Tuttavia, uno studio condotto in Brasile (uno dei paesi con la più alta percentuale di cesarei al mondo) evidenza che le donne richiedono il cesareo soprattutto per evitare la scarsa assistenza durante il travaglio: la scelta delle madri in questo caso non è quindi motivata da preferenze personali me è indotta dalle carenze e dall’inadeguatezza delle cure (Bèhague, 2002). In realtà molti medici utilizzano le preferenze delle madri come scusa per attuare le loro propensioni. Due studi condotti in Australia, Regno Unito e Svezia mettono in evidenza che soltanto il 6-8% delle donne in gravidanza ha manifestato una preferenza per il taglio cesareo in assenza di indicazioni mediche (Hopkins, 2000; Potter, 2001). La principale motivazione è legata alla convinzione che sia più sicuro per il neonato; altri fattori fortemente correlati con questa preferenza risultano un pregresso TC, un’esperienza traumatica col parto precedente, una complicazione della gravidanza e la paura del parto. In questi casi risulta determinante la propensione del medico in quanto responsabile del tipo di informazione impartita alle donne.
La mancanza di consapevolezza circa i rischi derivanti da un parto cesareo può indurre infatti le donne a sottovalutare l’intervento e a richiederlo senza rendersi conto delle possibili conseguenze negative. Anche in Italia si è indagato sulle preferenze delle madri rispetto al tipo di parto: nel 1999 sono state intervistate 1986 puerpere in 23 diverse cliniche universitarie, l’89% delle donne che aveva partorito spontaneamente e il 77% di quelle che avevano subito un TC avrebbero voluto partorire in futuro con un parto spontaneo. Questo risultato è stato confermato dall’Indagine conoscitiva sul percorso nascita, condotta nel 2002 dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) (Grandolfo, 2002).
Le donne italiane preferiscono quindi il parto naturale. L’alta percentuale di TC fa pensare allora ad una loro estraniazione dai processi decisionali legati alla maternità, ipotesi confermata dalla letteratura, dalla quale emerge come in generale l’alto livello di medicalizzazione della gravidanza e del parto ponga le donne nella condizione di non poter scegliere (Ballacci, 1996; Johanson, 2002).