Frau Holle e Federico I Barbarossa: due figure tra Märchen-Sagen e Versepos.

Heinrich Heine intraprende gli studi della giurisprudenza, così come avevano iniziato a fare i fratelli Grimm. Tuttavia, non riuscirà mai a trovare lavoro in questo settore e, pertanto, si dedicherà completamente alla letteratura e al settore giornalistico e pubblicista.
Nelle prime opere, ad ogni modo, il giovane Heine rivela una grossa affinità sia con le scienze giuridiche e sia con il campo letterario, basandosi proprio sui principi affermati dopo il 1815, dalla Rechtswissenschaft di Savigny, in un primo momento, e dalla poetica dei fratelli Grimm, in seguito, esprimendosi attraverso la poesia popolare. In seguito, in Heine, “il paradigma che allineava la ripresa dei moduli della poesia popolare, l’eredità giuridica dell’Impero e la ricerca dell’identità nazionale della Germania” non verrà più accettato grazie agli influssi della filosofia hegeliana e di Gans; inoltre, trovava più ragionale la proposta del giurista Thibaut, avversario di Savigny, poiché poneva un codice unitario d’ispirazione razionalista e illuminista, avente i diritti della Rivoluzione francese e del codice napoleonico, che, a sua volta, rispettava appieno le idee politiche di Hegel e Gans.
Infatti, risentendo di tali opinioni filosofiche, scrisse nel 1824 un interessante diario di viaggio nell’Harz, intitolato Harzreise. La prosa di tale composizione letteraria rappresenta l’ultimo esperimento di mettere in opera il paradigma giuridico, letterario, patriottico propiziato da Savigny e svolto dai Grimm. Tuttavia, il tentativo di intonarsi al concetto di Volk fallisce; Harzreise, infatti, termina con la constatazione dell’irrimediabile scollamento fra i diritti del codice dell’Impero Romano Germanico medioevale e le forme della poesia popolare. La patria tedesca di Savigny e di Grimm, da cui Heine prende le mosse e che egli sembra fiducioso di riconoscere più limpida e cristallina sull’Harz a contatto con la vita del Volk, non coincide con la Germania di minatori, borghesi, studenti e commessi viaggiatori che egli poi effettivamente incontra e descrive. Pertanto, le digressioni in questo viaggio nell’Harz, attingono a uno specifico modello di riferimento, costituito dal paradigma giuridico, letterario, patriottico elaborato dai Grimm, il quale lo scrittore affianca la sua autonoma valutazione del diritto del Codice. Così come accade in Deutschland – Ein Wintermärchen, a ogni tratto diurno del viaggio segue un sogno nel quale le esperienze della giornata vengono elaborate a formare legami fantastici con i desideri segreti e le angosce del narratore. Queste caratteristiche del sogno in Harzreise sono state ricondotte a una precisa strategia dell’autore. Come è stato persuasivamente dimostrato, infatti, negli scritti di Heinrich Heine, sono disseminati consistenti spunti che fanno pensare alla teoria freudiana del sogno. Proprio come farà Sigmund Freud, anche Heine vedrebbe nel sogno l’appagamento di un desiderio. Una produzione dell’inconscio che come tale si configura in modo da rimanere incompresa, e intenderebbe perciò il simbolismo del sogno come il risultato di un processo di rimozione. In questo senso, dunque, i sogni di Harzreise sono presentati come fenomeni psichici ascritti al lavoro onirico del narratore, come tali protocolli dell’inconscio non diretti alla comunicazione.
Di conseguenza, fallito il tentativo di conciliarsi con le idee di Savigny e dei Grimm, con gli scritti del 1827, Heine inaugura davvero la sua battaglia contro la mediocrità e la meschinità delle condizioni sociali e culturali tedesche. Il distacco dal Volk e l’abbandono della tradizione popolare tedesca diventano il presupposto necessario per una letteratura che, mentre rende omaggio alle conquiste di libertà e uguaglianza, vuole contribuire all’emancipazione sociale e politica della Germania. Difatti, mentre nella poetica dei Grimm, la ricerca della patria tedesca garantiva in nesso tra poesia e diritto, con Heine la visione delle condizioni della Germania come deutsche Miser fonda la possibilità di unire letteratura con politica, e non con lo studio del diritto.