Conflitti interreligiosi e strategie del terrore

Le religioni non possono avanzare pretese di unicità ed universalità, poiché riuscirebbero solo a dividere l’uomo più di quanto non abbia fatto la dinamica sociale e antropologica.
Abbiamo visto come la spiritualità ebraica sia indispensabile per il mondo cristiano poiché per molti aspetti, pur avendo profondamente modificato il concetto di popolo, di legge e di tradizione, ne rappresenta la continuità; è possibile rintracciare una fratellanza anche con l’Islam poiché, frutto di un sincretismo tra le altre due religioni, proclama l’unicità di Dio e un profondo sentimento di amore e devozione nei confronti della Sua parola.
Alcuni aspetti, in particolare sono riconducibili al Cristianesimo poiché, quello stesso verbo che si è fatto carne in Cristo si è fatto libro nel Corano: Cristo e Corano sono entrambi testo, parola di Dio, in entrambi i casi ma in modo diverso.
Tutte le religioni credono in un Dio ma, se invochiamo Dio siamo costretti ad invocare un Dio diverso, proprio perché esso passa attraverso il filtro antropologico del linguaggio, della cultura, della società.
La convinzione di detenere la verità assoluta, di credere in un Dio che può essere solo uno, provoca, non solo una situazione concorrenziale tra i monoteismi, che si rivolgono ad una platea universale, ma contribuisce ad acuire l’ostilità interreligiosa.
Le tensioni si traducono in una chiusura verso l’altro e in una difesa dell’identità, soprattutto culturale, legata ad una determinata religione.
Il Cristianesimo si mantiene in una posizione di privilegio nei confronti delle altre religioni, e queste, a loro volta, si considerano privilegiate rispetto al Cristianesimo. Anche se il messaggio di Cristo è teso ad unificare tutto il mondo attraverso l’amore, i suoi tentativi sono assimilabili, in via socio religiosa, a quelli promossi dalle altre religioni a base missionaria. Inoltre, va sottolineato che, nelle continue pressioni sociali, che caratterizzano i tre grandi monoteismi, il cristianesimo non può fare a meno di lottare per testimoniare la propria fede.
Nonostante aspirino ad un concetto di pace universale, i monoteismi non riescono ad abbattere le barriere culturali tra popolo e popolo, tra uomo e uomo.
A questo proposito interessante è la testimonianza proveniente da un rappresentante della religione islamica. La citiamo testualmente:
“Noi ebrei, cristiani musulmani, dobbiamo considerarci come parte di una stessa famiglia poligama, abbiamo lo stesso padre, ma ciascuno di noi è stato educato da una madre diversa. Anche se la madre ci dà il suo modo di vivere, il padre rimane lo stesso. Noi dobbiamo essere come le uova della stessa covata, si urtano ma non si rompono”.
Ritroviamo, in queste parole, il concetto di unicità di Dio e di divisione causata dal processo antropologico della religione, “la madre diversa”. Le uova, frutto della religione, sono messe insieme, oggi come oggi, a stretto contatto, per cui è facile che si rompano.