La tossicodipendenza nella Penisola sorrentina
Nuove tipologie d’intervento e nuove figure professionali
Il percorso della dipendenza è lungo, mai lineare, caotico e altalenante e queste sono le caratteristiche anche del percorso di uscita dal problema, itinerario imprevedibile e complesso. Le storie dei soggetti non emergono subito: i vissuti sono lontani dalle istituzioni. Sono pochi quelli che si arrendono e cercano aiuto. Per questo, oltre ad attivare competenze per la riabilitazione, è necessario attivare competenze per entrare in relazione con i tossicodipendenti, avvicinarli, informarli, come ad esempio fanno gli operatori di strada, figure che solo negli ultimi anni si stanno affacciando nel mondo della tossicodipendenza, tentando di alleviare le situazioni di marginalità e di degrado e puntando sull’intervento di strada. L’obiettivo è di portare le più disparate forme di aiuto e cercando poi di recuperare il soggetto e reinserirlo nella società.
Nato nei primi anni del secolo sulla spinta volontaristica di quanti credevano che andare incontro al disagio in strada fosse una delle prerogative della solidarietà sociale, il ruolo dell’operatore di strada è stato valorizzato negli ultimi vent’anni, in concomitanza con il boom delle politiche di riduzione del danno dall’abuso di alcool e droga nel periodo di maggior allarme della trasmissione del virus dell’AIDS. Una circostanza che ha sostanzialmente capovolto la percezione di cosa dovesse essere e cosa dovesse fare l’operatore di strada. Non più un improvvisato, per quanto avveduto, volontario, ma un operatore competente ed esperto in grado di dare risposte concrete e complete su diversi fronti del disagio: dagli aspetti sanitari a quelli sociali, ad aspetti legali e burocratici della lotta al disagio e all’esclusione sociale. Insomma, a questo punto, l’operatore di strada diventa una figura professionale che deve saper informare sui rischi delle tossicodipendenze e alcol dipendenze, ma anche avere conoscenze mediche e paramediche di primo intervento e soccorso, deve conoscere i meccanismi sociali e psicologici delle dipendenze, saper attivare le reti di solidarietà e dunque conoscere le risorse del territorio in cui opera. La sfida che si è cercata di lanciare è quella di far diventare ex assuntori di sostanze dei professionisti, degli operatori di strada con tutte le difficoltà derivanti da tale scelta, anche se di solito queste figure sono soprattutto volontari che s’interessano del problema della dipendenza.
Il lavoro dell’operatore di strada è un lavoro duro, che richiede una grossa capacità di autocontrollo, ma anche la netta conoscenza dei propri limiti e dei limiti dell’intervento.
Non bisogna farsi prendere dalla sindrome del “salvatore”: non si va in strada come il Messia che salva la gente. Occorre porsi, invece, in modo consapevole come professionisti del disagio, il cui lavoro sta nell’informare, educare, aiutare la persona che in quel momento mostra un problema, ma senza volerla salvare a tutti i costi.
La figura dell’operatore di strada va considerata in questo contesto come una professionalità da affiancare a quelle che già lavorano nel campo del recupero e del reinserimento delle dipendenze.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La tossicodipendenza nella Penisola sorrentina
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Porzio |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Amato Lamberti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 79 |
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