Vita, miracoli e morte di Pantalon de' Bisognosi: Teatro e società in Carlo Goldoni
Il tramonto dell’ideale mercantilistico
Da quanto finora si è detto, risulta evidente che la coscienza di molti “cittadini” goldoniani riflette, accanto a preoccupazioni e problemi comuni a tutta la borghesia italiana, un’esperienza tipicamente veneziana: i cui caratteri e limiti vanno collegati all’attività fondamentale di questi personaggi, vale a dire la mercatura; alla sostanziale assenza, nella prima metà del Settecento, di rivendicazioni o velleità politiche nella borghesia veneta; al fatto stesso che – cristallizzate le istituzioni di governo in forme secolari, e monopolizzate da una ristretta oligarchia, ridotti i rapporti con gli altri Stati a una fitta e segreta azione diplomatica intesa a conciliare la neutralità della Repubblica con la sua reale soggezione all’Austria – la storia della Dominante, in senso politico, si svolgeva senza scosse, povera di avvenimenti capaci di destare l’attenzione dei sudditi in generale, dei borghesi in particolare. In un delicato e difficile momento storico, gli anni della grave crisi commerciale che aveva investito Venezia all’indomani della fine della guerra di successione austriaca (1740-48), facendo precipitare nel baratro la sua economia e le sue risorse mercantili, e con esse quella classe borghese di “onorati mercanti”, colpita dal protezionismo e incapace di reagire e di assorbire in modo originale e fecondo le esperienze sociali e ideologiche dei popoli con cui era venuta in contatto, non sorprende che il borghese Goldoni perda quel suo naturale ottimismo, lasciando trapelare dalle commedie scritte in quegli anni, la crisi di coscienza e la perdita d’identità del suo personaggio borghese. Più in generale, nelle commedie scritte per il Teatro San Luca, alle dipendenze dei fratelli Vendramin (dal 1754 al 1759), affiorano le crepe che si vanno aprendo nell’edificio borghese della mercatura come attività ideale, fonte sicura di prosperità, quando sia esercitata onestamente. Ma questi sono anni particolari e difficili, anni di “crisi”, anche per lo stesso commediografo veneziano, che attraversa una fase vitale e artistica segnata da profonde incertezze e sbandamenti, ma anche ricca di nuove esperienze. La lunga lontananza dalle polemiche abituali in ambito veneziano, in questi anni, gli permetterà non solo di allargare i suoi orizzonti ideologici e culturali, sperimentando nuovi scenari, ma, anche, una più distaccata, oggettiva e lucida visione e analisi della crisi sociale ed economica della sua città. Non è un caso, se Goldoni parte nel 1762 per la Francia, mentre invece il conservatore Gozzi trionfa nel 1761 con la prima delle sue Fiabe, che il periodo più fortunato e più felice dell’opera goldoniana sia immediatamente precedente a questa soglia: il suo teatro è anche la trasfigurazione artistica dell’approssimarsi alla crisi definitiva. Le commedie più importanti del biennio ‘60-62 segnano un limite artistico irripetibile, vanno oltre le oggettive possibilità di ricezione di una società che, dopo un “ottimismo culturale” di dieci anni, si è rinchiusa in un ordine restaurativo, di cui le Fiabe gozziane rappresentano l’ornamento e la presa d’atto evasiva. Se le commedie degli anni della “riforma” sono contrassegnate e caratterizzate dall’intento di unire Mondo e Teatro, di conciliare ideologia e drammaturgia, in uno spirito d’applicazione – propaganda di valori e ideali mercantili e borghesi, e in cui più forte di tutto è l’impegno volto a trasmettere contenuti e messaggi ideologici e morali, negli anni immediatamente successivi Goldoni arriva a rappresentare inediti aspetti del mondo borghese – mercantile e del mondo popolare veneziano, liberandosi da eccessi di zelo didattico – moraleggiante che non di rado avevano condizionato la sua fantasia e la sua abilità drammaturgica.
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Vita, miracoli e morte di Pantalon de' Bisognosi: Teatro e società in Carlo Goldoni
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Gagliardi |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filologia moderna |
Relatore: | Emma Grimaldi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 277 |
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