Accio tragico. Prospettiva comunicativa e scrittura polisemica
Lotte fratricide e guerre civili
Inspirate alla tematica delle lotte per il potere e delle guerre civili sono le Phoenissae di Accio, tragedia tanto più bisognosa di una corretta disamina, in quanto inerente ad un mito portato sulle scene latine per la prima volta proprio dal poeta pesarese.
Una tradizione avara ci ha conservato ben poco del dramma: 13 frammenti in tutto, per un totale di 21 versi, la maggior parte dei quali brevi e tramandati dal grammatico Nonio Marcello, con la significativa eccezione del frammento I conservatoci da Prisciano ed Apuleio; proprio quest’ultimo frammento ci ha permesso di risalire al modello greco, operazione tanto più importante in quanto foriera di analisi e approfondimenti circa l’appropriazione acciana del materiale euripideo. Notoriamente sono proprio questi passi paralleli a denotare eventuali mutamenti di prospettiva di un poeta rispetto all’altro; non bisogna quindi meravigliarsi se su di essi si siano concentrati gli sforzi maggiori degli interpreti.
Riproporre il contenuto di un dramma già sufficientemente noto per via dei modelli greci, pare operazione inutile e ripetitiva. Piuttosto può giovare alla nostra interpretazione la considerazione che la scelta di rifarsi ad Euripide, invece che ad Eschilo, comporta non poche differenze sia a livello formale che
contenutistico. È noto infatti che Eschilo, nei suoi Sette contro Tebe, si ergeva a difensore della polis e delle istanze patriottiche e, in tale ottica, non esitava a schierarsi dalla parte di Eteocle, che rimaneva, in fin dei conti, il sovrano legittimo; Euripide, invece, affrontava della tragedia – come di suo solito - il dramma profondamente umano, quello di una guerra civile divenuta addirittura guerra tra fratelli. Le sue Fenicie, rappresentate a quanto pare dopo il 411, quando ormai la guerra del Peloponneso aveva mostrato, dopo tanti anni di contese e distruzioni, l’illusorietà delle pretese imperialistiche dell’età periclea, si ergevano a condanna della guerra e dell’ambizione trasmodata che non esita a tramutarsi in ingiustizia, e arrivavano persino a capovolgere l’ottica eschilea e a mettere sulla bocca di Eteocle un verso che pretenda di giustificare la violenza della tirannide; verso che sarebbe risultato per lo meno sacrilego nell’Atene del V sec. e al quale invece Cesare amerà far ricorso.
Che Accio però, pur seguendo Euripide, abbia mostrato una certa libertà, non solo a livello formale, ma anche strutturale, è un dato da tempo acquisito.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Accio tragico. Prospettiva comunicativa e scrittura polisemica
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Informazioni tesi
Autore: | Cristian De Santo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere Classiche |
Relatore: | Giuseppe Aricò |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 230 |
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