L'accoglienza dei titolari di protezione internazionale a Roma. Il caso degli afghani

La peculiarità sta nell'ottica di partnership da cui parte la ricerca. Se negli ultimi anni emerge sempre l'idea di coinvolgere tutti gli stakeholder nei processi di pianificazione, che sia essa territoriale, economica, finanziaria, di cooperazione, perchè non tener conto nell'accoglienza del punto di vista dell'accolto? Oltre ai soggetti privilegiati, come associazioni ed enti locali coinvolti nel meccanismo dell'accoglienza a Roma, sarà proprio una delle più consistenti popolazioni accolte nei centri a mostrare gli ostacoli concreti che si incontrano, non solo per accedervi, ma anche nel percorso verso l'autonomia. Altra particolarità è la metodologia utilizzata nell'indagine che ci consente di arrivare ad un numero di soggetti intervistati maggiormente rappresentativo dal punto di vista numerico. Solitamente le ricerche effettuate su categorie di popolazione immigrate con storie così difficili da raccontare si basano sulla raccolta di storie di vita di pochi soggetti, il che non permette di capire quanto le storie si assomiglino o differiscano tra loro, non permette il confronto e quindi l'individuazione di politiche adatte a tutto l'universo di soggetti appartenenti alla medesima categoria.
Come sottolinea Sergio Mauceri (2003) «un grado di standardizzazione tanto basso rende pressoché nulla anche la possibilità di una comparabilità delle risposte e, quindi, di una loro formalizzazione e codifica in vista dell'organizzazione dei dati in matrice. L'intervista non standardizzata può essere, comunque, utilmente impiegata nell'ambito della ricerca di sfondo, all'interno di ricerche che mirino all'organizzazione dei dati in matrice». Sicuramente infatti un'analisi approfondita della storia di ogni singolo afghano è utilissima per comprendere il loro vissuto, ed è infatti da quelle storie che parte la nostra indagine, storie che hanno comunque, inevitabilmente, accompagnato anche la compilazione dei nostri questionari.

Entrare realmente in contatto con questi soggetti è stato infatti necessario anche solo per ottenere risposte rispetto a quelle che potrebbero sembrare semplici domande, non tanto per un problema di ordine linguistico quanto per la loro comprensibile difficoltà ad aprirsi. Il materiale raccolto contiene infine molto di più di quello che verrà qui esposto ed ogni ricercatore-intervistatore porterà con sé una ricchezza di racconti ed emozioni difficilmente trasmettibili. Il fatto di analizzare il fenomeno tramite interviste faccia a faccia con questionario semistrutturato non ha infatti implicato, in questo caso, la limitazione della libertà del ricercatore-intervistatore poiché il metodo di rilevazione utilizzato presuppone un pieno coinvolgimento emotivo; si parte infatti dal presupposto che ogni intervista si configuri necessariamente come specifica forma di interazione tra due soggetti in cui l'intervento dell'intervistatore, se adeguatamente formato, non debba essere eliminato ma anzi valorizzato positivamente al fine di pervenire ad un dato qualitativamente superiore .