Le false comunicazioni sociali: aspetti e problematiche della nuova disciplina

Il legislatore attuale nell’elaborare la riforma del diritto societario, avrebbe dovuto ovviamente ispirarsi ai principi-cardine del diritto penale fissati nella Costituzione, ovvero a: determinatezza e tassatività dell’illecito, in modo da garantire la conoscibilità del precetto; sussidiarietà, con conseguente contrazione del tradizionale spazio di intervento penalistico a favore di altri strumenti in grado di assicurare l’effettività della tutela; ma soprattutto offensività, intesa sia come attenta selezione dei beni giuridici penalmente rilevanti, sia come tipizzazione delle sole condotte realmente lesive.
Ricordiamo che in attuazione della legge delega n. 366/01, in particolare dell’art. 11, è stato emanato il d. lgs. 11 aprile 2002 n. 61.
Con questa sua nuova veste il reato di “false comunicazioni sociali” fa, dunque, il suo ingresso nel nostro scenario giuridico.
La riforma che si è appena compiuta, come già affermato, riprende solo lo schema formale del testo Mirone, ma se ne allontana profondamente sul piano dei contenuti reali: è completamente mutato lo spirito dell’intervento ed il suo significato.
Non sono poche, né poco rilevanti, le novità introdotte con l’entrata in vigore del decreto: basti pensare che si è proceduto alla piena sostituzione del Libro V, Titolo XI del codice civile, che, fino ad oggi, regolava la materia societaria.