La famiglia ricomposta

Come già anticipato nel capitolo precedente, oltre alla c.d. famiglia ricomposta legittima, basata sull’atto di matrimonio, la nuova coppia può dar vita anche ad una solida e stabile unione, non formalizzandola tuttavia in alcun modo: si ha la c.d. famiglia ricomposta di fatto.

In questo caso, il discorso deve necessariamente prendere le mosse dalla constatazione che nel nostro ordinamento, nonostante qualche proposta legislativa degli ultimi anni, non esiste una regolamentazione completa ed organica della convivenza more uxorio.
Nel corso di alcuni decenni, da quando cioè questo fenomeno si è diffuso sul piano sociale, tuttavia, la giurisprudenza e, in misura minore, anche il legislatore sono intervenuti a garantire alcuni diritti specifici ai conviventi di fatto, data la rilevanza numerica del fenomeno delle unioni fuori dal matrimonio e la possibilità di farle rientrare in quelle «formazioni sociali» previste dalla Costituzione (art. 2) dove l'individuo compie il suo processo di sviluppo e crescita.

La convivenza more uxorio risponde pur sempre al modello di famiglia nucleare quale comunità di un uomo e di una donna che si uniscono stabilmente e della loro prole. Essa presenta una precarietà intrinseca, dal momento che è suscettibile di sciogliersi per semplice volontà di uno dei due conviventi, ma è ugualmente meritevole di una qualche protezione da parte del diritto, in considerazione delle persone che vengono coinvolte in questa formazione familiare. I figli, soprattutto, che nasono da questa unione sono figli naturali, la cui posizione è stata quasi completamente equiparata a quella dei figli nati da genitori coniugati dalla grande riforma del diritto di famiglia realizzata con la l. 19 maggio 1975, n. 151.