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Aspetti della questione settentrionale tra gli anni '80 e '90 del novecento

Un antico problema: il divario tra Nord e Sud

Il 17 marzo del 1861 venne proclamato il Regno d’Italia, il quale si sostituiva bruscamente al mosaico plurisecolare degli stati regionali caratterizzati da ben pochi elementi in comunione: non i traffici e i commerci, non l’esperienza quotidiana di vita e il suo sfondo ambientale. La lingua parlata, le memorie, le relazioni sociali, le istituzioni e i rapporti di potere erano elementi di divisione assai più che di convergenza. L’estrema eterogeneità della società italiana era di ostacolo all’effettiva unificazione del paese e ne condizionava i tempi e modi. L’unificazione politica non eliminò le differenze regionali, ma le mise a confronto, facendole diventare elementi di un nuovo assetto politico ed economico-sociale.
Passato l’entusiasmo dovuto alla costituzione del Regno d’Italia la leadership politica del Nord si rese conto di quante differenze dividevano la parte centro-settentrionale dal sud Italia. In particolare, tra i vari Stati preunitari il regno, delle due Sicilie era di gran lunga il più isolato rispetto al resto della penisola e ben poco si conosceva della sua situazione sociale, culturale e economica.
Una prima peculiarità del Nord era la spontanea vocazione liberista del settore primario. Nell’Italia settentrionale si era, infatti, affermata la piccola proprietà contadina e specialmente nelle regioni più sviluppate, come la Lombardia, si coltivavano i terreni in modo intensivo, seguendo il modello capitalistico del profitto. Fu proprio da questo accumulo di capitale e grazie alle politiche protezionistiche dello Stato che alla fine degli anni ’70 dell’800 si sviluppò il cosiddetto triangolo industriale (Milano - Torino - Genova) dove si concentrò gran parte dell’industria italiana fino alla Seconda Guerra Mondiale. Le regioni settentrionali avevano subito una forte influenza culturale e ideologica, dai modelli del liberismo europeo, senza dimenticare l’intervento dei vari Stati preunitari in aiuto alle produzioni locali.
Il Sud era, invece caratterizzato dalla totale mancanza di uno strato sociale di piccoli proprietari terrieri autonomi, in quanto dominato da una classe di grandi latifondisti che utilizzavano ancora antichi metodi di sussistenza, senza puntare al profitto ma solo a quel minimo per poter vivere nel benessere. Tutto ciò eliminava quella base di capitali in grado di affermare uno sviluppo industriale.
I pochi casi di industrie leggere (industrie tessili), nate e sviluppatesi sotto i Borboni, fallirono nei primi anni del regno dei Savoia quando l’eliminazione delle barriere doganali interne ed esterne e l’affermazione di una politica economica liberista esposero il comparto industriale alla concorrenza internazionale.
A livello culturale la società meridionale era priva del dinamismo settentrionale, era una società chiusa su se stessa con un numero limitato di università e di circoli intellettuali. Anche il dato dell’analfabetismo confermava l’arretratezza del Sud. Infatti, al momento dell’unità il Piemonte, la Lombardia e la Liguria avevano una percentuale di analfabeti che raggiungeva la quota del 53% a fronte dell’87% del Mezzogiorno.
Altro fattore che evidenziava il maggior progresso del Nord era la presenza di una rete ferroviaria che già negli anni ’60 collegava tutte le principali città settentrionali, mentre al Sud era presente per pochi km nelle zone fra Roma e Napoli.
L’Italia, a partire dagli anni ’70, risentì dell’immissione dei grani americani sul mercato europeo, portando a un abbassamento dei prezzi e mettendo in difficoltà i prodotti cerealicoli, schiacciati, dalla concorrenza americana. Questo fattore portò gran parte degli agricoltori del paese ad affiancarsi agli industriali delle regioni settentrionali, chiedendo al governo di cambiare politica economica, adottando soluzioni protezionistiche. Questa battaglia si concluse, a loro favore, solo nel 1887 e proprio in questo periodo si vennero a fissare, secondo modalità rimaste poi stabili, le ragioni di scambio all’interno del mercato: da una parte un Nord da quel momento in poi avviato in progressione costante sulla strada dell’industrializzazione, dall’altra un Sud consegnato prevalentemente al ruolo di produttore di materie prime e di area di smercio per i prodotti dell’industria settentrionale protetta.

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Aspetti della questione settentrionale tra gli anni '80 e '90 del novecento

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Luraghi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Michela Minesso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 51

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