Lessico psicologico nei testi scritti da bambini di età scolare: confronto tra storie inventate, personali e ipotetiche
La Teoria della Mente e i suoi modelli
Tra i 18 e i 21 mesi nel vocabolario del bambino compaiono, non soltanto i riferimenti a sé e agli altri, ma anche parole che denotano stati psicologici, quali desideri, percezioni, emozioni. La produzione di queste parole può essere interpretata come una delle evidenze della capacità dei bambini di comprendere e interpretare i fenomeni psicologici.
A partire dagli anni `80 lo sviluppo e le trasformazioni di tale capacità sono stati oggetto di grande interesse da parte degli studiosi dell’età evolutiva.
L’insieme di conoscenze psicologiche possedute e utilizzate per spiegare il comportamento umano viene chiamato il letteratura come Teoria della Mente.
Secondo Camaioni (1992) la Teoria della Mente si propone di analizzare e spiegare, all’interno di un modello esplicativo unitario, sia stati mentali di natura epistemica ovvero stati di conoscenza (credenze, ragionamenti, inferenze), sia stati mentali non-epistemici come emozioni, desideri, intenzioni.
Si presenta come una teoria evolutiva, che cerca di spiegare l’origine e lo sviluppo degli stati mentali e si caratterizza in termini multidisciplinari, in quanto utilizza lo stesso corredo teorico e metodologico nella spiegazione dei processi evolutivi a livello ontogenetico, elogenetico (soprattutto primati) e in condizioni patologiche (autismo).
Possedere una Teoria della Mente, significa essere in grado di attribuire stati mentali a se stessi e agli altri e di predire il comportamento (proprio e altrui) sulla base di tali stati.
Non si tratta semplicemente di “esperire” stati mentali, ma di riconoscerli come tali e di riferirsi ad essi nella pianificazione e interpretazione dei propri e altrui piani comportamentali. E’ coinvolta dunque una capacità riflessiva, ovvero la capacità di comprendere il significato e le conseguenze di determinati stati mentali.
Già Piaget (1926) si era interrogato sulla capacità dei bambini di distinguere tra fisico e mentale, ed era giunto alla conclusione che la conoscenza della mente era il risultato di un processo dominio-generale, a lento sviluppo. Secondo l’autore, al di sotto dei sette anni, i bambini non sarebbero in grado di distinguere tra attività mentali, quali il sognare, e azioni concrete, quali il camminare.
Diverse ipotesi sono state formulate per spiegare lo sviluppo delle conoscenze infantili sulla mente: gli approcci teorici più noti sono la teoria modulare, la theory-theory, la teoria della simulazione e l’approccio interazionista.
Questi approcci si differenziano, sia per la descrizione che danno dello sviluppo delle conoscenze sociali infantili, sia per il ruolo che assegnano ai diversi fattori, in particolare alla esperienza interpersonale.
Secondo l’approccio modulare, il bambino acquisisce, sulla base della maturazione neurologica, una serie di meccanismi dominio-specifici volti a processare l’informazione rilevante nel dominio della comprensione sociale quale quelloa rilevare l’intenzione, quello a rilevare la direzione dello sguardo dell’altro e quello a produrre la condivisione dell’attenzione.
Baron-Cohen (1995) propone una architettura modulare che mette in evidenza l’importanza di leggere la direzione dello sguardo come base per comprendere le intenzioni.
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Lessico psicologico nei testi scritti da bambini di età scolare: confronto tra storie inventate, personali e ipotetiche
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Informazioni tesi
Autore: | Alessia Martelli |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Emiddia Longobardi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 103 |
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