Analisi sociologica dei disturbi del comportamento alimentare
Patologia?
Durante la trattazione fino ad ora effettuata, è stato quasi necessario, per descrivere il fenomeno oggetto di studio, utilizzare terminologie mediche. Ciò fa emergere il primo sottinteso sociale alla base dell’interpretazione di tale comportamento: esso è riconosciuto e socialmente definito quale patolgia. Non solo: i DCA sono ricompresi entro il DSM-IV, ossia lo strumento atto a classificare tutte le patologie in ambito psichiatrico; l’approccio maggiormente diffuso, infatti, per il trattamento e l’analisi del fenomeno dei DCA è quello clinico-psicanalitico, attraverso il quale si indagano le cause intrasoggettive di nascita, evoluzione e cura della “persona malata”.
La prima questione che s’intende sollevare è appunto relativa alla fondatezza di tale punto, soprattutto nella ricerca di un’ottica che permetta una maggiore capacità di osservazione e risoluzione delle conseguenze problematiche che i disturbi del comportamento alimentare determinano.
Si sottolinea l’elemento di consequenzialità perché, chiedersi se i disturbi del comportamento alimentare siano una patologia, non significa negare le conseguenze biologicamente riconosciute di tale condotta, o il disagio percepito da chi lo compia, ma significa chiedersi se la condotta, di per sé, sia da considerarsi patologica.
Tale interrogativo nasce provocatoriamente dalla considerazione che anche l’omosessualità era, nelle precedenti edizioni del Manuale, una condizione etichettata come patologia e che solo recentemente è stata da questo eliminato. Ciò può far emergere come la definizione di cosa sia “malato” e cosa sia “sano” non siano concetti di per sé assoluti, ma costrutti socialmente definiti.
Proprio a tale dicotomia fa riferimento nella propria teorizzazione Illich, il quale sostiene, appunto, che non vi sia assolutezza in tali concetti, ma che piuttosto sia la società ad attribuire carattere patologico, in un processo di medicalizzazione che egli situa nella teoria dell’ ”epidemia iatrogena”.
L’autore sostiene che la scienza medica e la medicina siano, ancor prima che produttori di salute, produttori di malattia. Tale tesi è sostenuta attraverso l’analisi di diversi aspetti dell’ambito medico: la reale efficacia dell’intervento medico; la dannosità dei farmaci, in relazione alle controindicazioni; l’incompetenza del medico curante che, in quanto umano, conserva in sé un margine di errore considerevole.
Esistono inoltre e soprattutto, per quanto riguarda il nostro intento argomentativo, conseguenze indirette del progresso medico, ossia di “iatrogenesi sociale e culturale” o “iatrogenesi di secondo livello”: queste sono determinate dalla costante e frequente ospedalizzazione della salute, che porta a ritrovare nello stato patologico la risposta a ogni condotta anomala, ad aumentare lo stress, moltiplicare i rapporti di dipendenza medici e abbassare il livello di sopportazione del dolore e del disagio, producendo così nuovi bisogni di cura prima inesistenti.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Analisi sociologica dei disturbi del comportamento alimentare
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Informazioni tesi
Autore: | Alessia Loro Pilone |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze del servizio sociale |
Relatore: | Rosalba Altopiedi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 90 |
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