Nuovi scenari e divari nell'Europa allargata e il caso Romania

Durante gli anni che hanno preceduto il doppio allargamento dell'Unione Europa con il relativo inglobamento di 10 nuovi paesi dell'area PECO in aggiunta a Malta e Cipro, numerosi commentatori hanno sottolineato la straordinarietà dell'evento rispetto ad ingressi precedenti, elementi di novità che riguardavano le caratteristiche dei nuovi membri tali da mettere a forte rischio i fondamenti dell'integrazione europea (Eatwell, 1997; Piazolo, 2000; Boeri e Coricelli, 2003).

In primo luogo, veniva sottolineato il fatto che la dimensione dell'allargamento non avesse un precedente minimamente comparabile sia in termini geografici che politico-culturali, determinando di fatto un aumento dell'estensione fisica dell'UE di oltre un terzo nonché un incremento della sua popolazione di oltre il 30%, nella maggior parte dei casi appartenenti a paesi che fino gli anni Novanta erano governati da regimi comunisti fondati su economie pianificate e quindi con una fragile esperienza nel libero mercato e nella competizione internazionale.

Parallelamente, si sottolineava come l'elevato grado di integrazione raggiunto dall'Unione, grazie al completamento del mercato unico e all'istituzione dell'Unione monetaria, comportasse per i nuovi membri l'assunzione di obblighi decisamente superiori ai casi precedenti, che se da una parte potevano incidere positivamente sulla relativa crescita, allo stesso tempo potevano costituire un problema, dal momento in cui i PECO si trovavano a dover adottare vincoli molto più stringenti di quelli applicati ai paesi coinvolti nei precedenti allargamenti (Boeri e Coricelli, 2003).