L'acclarata illegittimità dell'aggravante di clandestinità
La disciplina comunitaria dei flussi migratori
Nel processo di costruzione di uno spazio sovranazionale consacrato alla circolazione delle persone ed all’abbattimento delle barriere doganali, ogni singolo intervento normativo rappresenta in primis un tassello costitutivo della più ampia disciplina degli spostamenti transfrontalieri.
A partire dalla seconda metà del XX secolo, l’implementazione di un livello organizzativo ultrastatuale atto alla promozione dell’integrazione giuridica e socio-economica nel Vecchio Continente si traduce nel rinvenimento di soluzioni operative tali da consentire la libera circolazione dei cittadini degli Stati coinvolti dal progetto aggregativo: ne consegue la stipula degli Accordi di Schengen, coraggiosa attestazione di reciproca fiducia fra i Paesi aderenti.
Sull’impulso delle avanzate acquisizioni consacrate a Schengen, l’Unione europea (nel frattempo divenuta tale con il Trattato di Maastricht del febbraio 1992) inizia ad avvertire l’esigenza d’un interessamento più diretto alla problematiche della circolazione transeuropea delle persone, ed affida al “terzo pilastro” il compito di facilitare l’avvicinamento anche territoriale degli Stati membri.
È, però, alla sottoscrizione del successivo Trattato di Amsterdam che si deve la devoluzione alla sede deliberativa comunitaria – di cui al “primo pilastro” – di una parte considerevole delle attribuzioni inerenti gli spostamenti transfrontalieri; è, altresì, con il Trattato di Amsterdam che l’Unione pone le basi per la definizione di una politica comune in materia d’immigrazione, anche avuto specifico riguardo alla questione dell’immigrazione irregolare e
della disciplina dei rimpatri.
Confermati a Nizza i propositi di collaborazione in materia migratoria, gli Stati dell’Unione imprimono un ulteriore avanzamento nella definizione di spazi concordati d’intervento normativo in occasione della predisposizione del Progetto del trattato istitutivo di una Costituzione europea: in esso, infatti, la materia in discorso viene inclusa fra le tematiche oggetto di azioni interne, ed affiancata a quella dei controlli delle frontiere.
Ancorché mai entrate in vigore, le previsioni della Costituzione attestano la tendenza evolutiva della disciplina comunitaria, ora proiettata ad affrontare con autorevolezza la questione dei flussi in ingresso nel territorio dell’Unione, nell’ottica della loro ottimale gestione e dell’eliminazione dell’immigrazione illegale.
Ed invero, le linee generali della politica europea in tema d’ingresso e stabilimento di cittadini extracomunitari, definite in attuazione delle pertinenti disposizioni del Trattato di Maastricht, benché originariamente destinate a rinvenire nella Costituzione dell’UE la propria ideale collocazione, hanno ottenuto rinnovata affermazione con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
L’Unione europea è, oggi, ancor più intimamente persuasa della necessità di garantire che la tematica in discorso sia affrontata in termini complessivi ed organici, comunque scevri d’un approccio meramente repressivo, talché – alle pur legittime istanze di tutela dell’ordine pubblico – venga doverosamente a coniugarsi la ricerca dell’integrazione e dell’osservanza dei diritti fondamentali: indiscutibile, a tal proposito, la determinazione manifestata dal Trattato di Lisbona, in ragione della previsione ivi contenuta di un ruolo di vigilanza e controllo da rimettersi ai Parlamenti nazionali, e concernente il funzionamento delle Agenzie preposte alla salvaguardia della dignità dell’uomo.
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L'acclarata illegittimità dell'aggravante di clandestinità
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Informazioni tesi
Autore: | Ilario Nasso |
Tipo: | Tesi di Specializzazione/Perfezionamento |
Specializzazione in | Ricerca effettuata con il contributo di una borsa di studio intitolata alla memoria del dott. Alessandro Panarello |
Anno: | 2010 |
Docente/Relatore: | Antonio Saitta |
Istituito da: | Università degli Studi di Messina |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 184 |
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