Calcio e tifo estremo: analisi delle caratteristiche distintive degli ultras
Momenti rituali nella curva
Le curve sentono la necessità di raccontare se stesse attraverso scenografie accuratamente allestite, slogan, colori, suoni e striscioni: proprio grazie a questi e altri riti la curva si trasforma in uno spazio simbolico, in cui gli ultras si autodefiniscono e celebrano la loro identità collettiva. Già alcune ore prima della partita si possono rilevare momenti rituali: il più importante è forse l’abituale incontro prima della partita che, solitamente, avviene in un bar (sempre lo stesso) nei pressi del campo sportivo.
Tuttavia i cerimoniali più significativi avvengono all’interno della curva: nei minuti che precedono il fischio d’inizio della gara vengono conclusi i preparativi della disposizione dei tifosi all’interno della curva e vengono esposti gli striscioni e le bandiere. Nel caso in cui siano state preparate delle coreografie, esse vengono allestite mediante un’organizzazione ben precisa.
Ogni membro della comunità ha un ruolo prestabilito e solo se tutti contribuiscono attivamente e svolgono accuratamente il proprio compito è possibile la realizzazione delle spettacolari scenografie, che possiamo ammirare all’inizio di alcune partite. In questo caso appare determinante il valore dell’unità del gruppo, l’appartenenza a una comunità che persegue degli scopi comuni. Ciò permette un rafforzamento dell’identità collettiva del gruppo.
Questa fase di preparazione termina con la lettura delle formazioni dei due team: mentre i nomi dei giocatori avversari vengono inevitabilmente fischiati, i nomi dei propri idoli vengono accolti da applausi e urla di incitamento. L’entusiasmo che si viene a creare in questo clima è enfatizzato da una nuova modalità di presentazione delle partite che negli ultimi anni è diventata una consuetudine in alcuni stadi italiani. Infatti dopo che lo speaker annuncia il nome di ciascun componente della squadra di casa, il pubblico risponde gridando il corrispondente cognome e acclamando il proprio beniamino.
Successivamente inizia una vera gara nella gara, uno scontro rituale, sonoro e verbale, che si svolge a più di cento metri di distanza e che coinvolge le due opposte curve. Inizialmente vengono di solito intonati i cosiddetti cori di presentazione: essi non hanno lo scopo di incitare i propri calciatori, si riferiscono soltanto alla “bandiera” e alla maglia e hanno la funzione di celebrare il senso di appartenenza e i valori dei membri della curva.
Questi cori vengono solitamente accompagnati dalla cosiddetta “sciarpata”: tutti i presenti impugnano con due mani la sciarpa della propria squadra e la muovono ritmicamente, rafforzando così l’unità del gruppo. In seguito le due tifoserie si sfidano in uno scontro sonoro, nel quale entrambe cercano di prevalere per intensità gli slogan dei rivali.
Si tratta non soltanto di canti favorevoli alla propria squadra, ma soprattutto di cori ostili alla bandiera avversaria. Questo scontro rituale si base su uno schema ricorrente, in cui ogni attore conosce il proprio ruolo e le regole da osservare. Ricorrendo alla terminologia dell’analisi delle conversazioni, possiamo presentare questo conflitto simbolico come una sovrapposizione dei turni (Goffman 1971).
Il gioco consiste infatti nel dimostrare la propria superiorità canora e quindi organizzativa, soverchiando gli slogan degli ultrà nemici e impedendo loro di farsi sentire. Quando inizia la partita le azioni dei componenti della curva sono invece influenzate anche da ciò che avviene sul campo di gioco: così i novanta minuti sono scanditi da cori di incitamento alla squadra, alla maglia, ai propri giocatori, da slogan contro i calciatori della squadra avversaria o i loro tifosi e l’arbitro.
Grazie a queste manifestazioni sonore gli ultras possono esprimere durante la partita le loro sensazioni ed emozioni: manifestazioni d’affetto, passione verso i propri colori, entusiasmo, delusione, minacce, conflitti simbolici. Tutto questo alimenta lo spirito di gruppo e fa sì che venga rafforzata l’identità collettiva.
Quest’ultimo valore viene celebrato ad esempio nel rituale della ola: lo scopo non è infatti quello di incitare la squadra (in realtà distrae il pubblico dal seguire con attenzione la partita), bensì quello di esprimere e festeggiare proprio l’identità collettiva dei tifosi.
La ola consiste in un movimento che gli spettatori compiono alzandosi in piedi uno dopo l’altro e poi risedendosi per dare l’impressione del moto di un onda. Questo movimento parte dalla curva di casa, continua negli altri settori dello stadio fino a ritornare infine al punto di partenza dove spesso ricomincia.
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Informazioni tesi
Autore: | Diego Preite |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Comunicazione e società |
Relatore: | Paolo Natale |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 79 |
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