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Analisi dei processi manutentivi in SCA Packaging Italia

Storia ed evoluzione della manutenzione

Le prime forme di manutenzione possono essere associate alla vecchia bottega artigiana, in cui l’unico attore del processo produttivo era l’artigiano, che garantiva e controllava qualità e conservazione del prodotto finito in prima persona. Egli compiva implicitamente tutte le azioni di manutenzione che riteneva necessarie per conseguire la massima qualità. Con l’avvento della rivoluzione industriale, invece, si introdussero metodi di meccanizzazione e specializzazione del lavoro, che venne organizzato scientificamente secondo i criteri esposti da Frederick Winslow Taylor (1856-1915) e applicati in maniera rigida ed esaustiva nelle fabbriche di Henry Ford (1863-1947). Con la diffusione dei criteri di Taylor, si abbandonò l’idea che il prodotto di qualità fosse quello costruito dall’artigiano e, con questo, anche la sua idea di manutenzione; l’obiettivo primario era quello di far sì che l’impianto producesse sempre al massimo delle sue capacità. La specializzazione del lavoro portò alla nascita di nuove figure professionali, come i progettisti, i programmatori, gli esperti delle varie fasi di fabbricazione, i controllori dei tempi ed anche il manutentore, quest’ultimo visto come necessità per conservare il buon funzionamento delle attrezzature. Appare evidente una sostanziale differenza rispetto alla bottega artigiana, nella quale la funzione della manutenzione era implicita per la qualità del prodotto, mentre nelle fabbriche orientate alla produzione quantitativa diventa una funzione esplicita.
Appare altrettanto evidente, la stretta connessione tra qualità e manutenzione. Inizialmente il controllo qualità veniva effettuato solo sul prodotto finale, utilizzando spesso metodologie statistiche di tipo distruttivo. Il controllo a posteriori, basato sulle leggi probabilistiche, era costoso perché richiedeva di scartare definitivamente i prodotti ritenuti qualitativamente non accettabili, e comunque era poco utile quanto a possibili interventi di adeguamento durante il ciclo produttivo. Solo alla fine degli anni cinquanta si capì che, per rilanciare la qualità delle produzioni, era necessario fornire nuovi stimoli alle figure professionali addette, così nacquero nuovi metodi di gestione della produzione (“Just in time”, “Informatizzazione e robotizzazione dei cicli di produzione”).
Essi erano volti a valorizzare non solo il prodotto finale, ma anche ogni fase del processo, proponendo il concetto che solamente con il massimo impegno in ciascuna fase del ciclo è possibile ottenere un servizio di massima qualità.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Analisi dei processi manutentivi in SCA Packaging Italia

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Talini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Ingegneria
  Corso: Ingegneria Meccanica
  Relatore: Roberto Gabbrielli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 123

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