Nuovi orizzonti educativi: essere corpo
Nuove prospettive educative: a Oriente del corpo
“Ogni nostro movimento si coordina con quello degli altri mediante l’anticipazione di quello che essi faranno. Sul ruolo che giochiamo in relazione agli altri si edifica la nostra identità. Siamo intrinsecamente inseriti in un continuum personale-interpersonale, ci muoviamo su questo continuum giocando un ruolo che non è pensiero ma si dà nelle nostre azioni” (Cipolletta S.,2006,p.68).
Eravamo partiti col tracciare brevemente lo sviluppo dell’identità nei primi periodi della vita e avevamo sottolineato come il bambino “prima della consapevolezza mentale di avere un corpo(…) è corpo”(Gamelli,2006,p.21). A prescindere dalla cultura in cui crescono tutti i bambini iniziano a scoprire la realtà circostante e gli altri, futuri partner comunicativi, attraverso il completo vissuto dell’integrità psico-fisica. Abbiamo anche messo in evidenza però come non tutte le culture promuovono l’espressione attraverso il corpo/movimento, come in generale la cultura occidentale inviti fin da subito i bambini a scoprire il valore mediatico della parola, allontanandosi così però, dal diretto contatto con il proprio sé. “Siamo stati educati nell’illusione di poter educare esclusivamente attraverso la parola, a identificare ciò che è bene con l’immobilità e ciò che è male con il movimento”(Gamelli I.,2006,p.17)
Ma la via orientale al corpo ci mostra quanto sia illusoria la convinzione di poter fondare la nostra identità su una rappresentazione dell’io stabile, fissa e unitaria. Il nostro io, come ci confermano le moderne teorie dell’identità, è in realtà un arcipelago composto da tanti “io” dove ogni storia è per le altre motivo e occasione di crescita e dove la critica che ogni storia riceve più o meno esplicitamente dalle altre è un costante invito a superare le proprie cecità, le proprie limitazioni. Per potersi quindi veramente riscoprire, per riuscire a vivere il proprio corpo, come vorrebbe la tradizione filosofica orientale, per poter poi riuscire a costruirsi una narrazione di sé esaustiva, bisogna riuscire a tornare ad essere disponibili all’ascolto dei diversi linguaggi, bisogna re-imparare a saper transitare da un canale all’altro: dare voce al corpo, ritrovare il ritmo che riconnetta la lentezza del movimento con la rapidità del pensiero.
L’obbiettivo della moderna pedagogia, che sembra aver sentito il peso esercitato dal pensiero orientale, è dunque quello di portare gli uomini a “risvegliare quel bambino che si è stati e che continua ad esistere dentro ognuno di noi”.(Manuzzi P.,2004,pp.40-44)
La psicomotricità come via per un’educazione globale, infatti se il corpo è il luogo precipuo della nostra identità, del nostro processo trasformativo, “nei luoghi della vita e della formazione il corpo è il più delle volte un convitato di pietra, necessario ma imbrigliato, costretto all’immobilità, a far tacere i suoi bisogni, a disciplinare le sue infinite aperture al mondo”.(Gamelli I.,2004,pp.40-44). Il ruolo dell’educatore diviene , allora, quello di andare oltre le parole: fare della dimensione corporea, che è la via privilegiata dell’infanzia (ma comune a ogni essere umano) per dirsi e per accedere al mondo, un oggetto di riflessione e di esperienza; comprendere e sperimentare in prima persona le radici corporee del sapere, affinché l’educazione si rivolga alla globalità dei soggetti.
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Nuovi orizzonti educativi: essere corpo
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Informazioni tesi
Autore: | Sarah Chreyha |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze psicologiche |
Relatore: | Sabrina Cipolletta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 37 |
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