I sistemi elettorali nazionali per le elezioni europee

Il Parlamento Europeo fece immediatamente uso del parere di proposta assegnatogli dai Trattati. Nel 1958 l’Assemblea incaricò la Commissione degli affari politici di studiare la questione dell’elezione diretta e fu costituito un gruppo di lavoro sotto la presidenza dell’onorevole Dehousse (Belgio), che in circa due anni presentò un progetto di convenzione sull’elezione a suffragio universale diretto approvato all’unanimità dal Parlamento a Strasburgo il 17 maggio 1960. Tale progetto si poneva il fine di preparare la base normativa per l’elezione diretta del Parlamento Europeo, senza tuttavia presentare proposte per la procedura elettorale uniforme, scindendo le due questioni, che comunque rimanevano profondamente legate. Si stabiliva che il numero dei parlamentari fosse triplicato, passando da 142 a 426 rappresentanti eletti. Questo progetto prevedeva che la procedura elettorale rimanesse di competenza di ciascuno Stato fino a che non fosse stato elaborato un regime elettorale uniforme come previsto dall’articolo 138, 3°comma del trattato CEE. Si stabiliva inoltre che l’elezione a suffragio universale diretto venisse realizzata gradualmente e che per un periodo transitorio soltanto i due terzi dei rappresentanti dovessero essere eletti secondo tale modalità, mentre i restanti membri erano nominati dai Parlamenti nazionali. Durante il periodo transitorio, i membri eletti dai Parlamenti nazionali potevano godere della compatibilità tra carica nazionale ed europea, eccetto i membri di Governi nazionali o di altri organi comunitari, poichè il Parlamento Europeo doveva rappresentare i popoli e non gli Stati.