La formazione oltre l'aula: l'Outdoor Training come pratica formativa
Che cos’è la formazione Outdoor
L’outdoor training o letteralmente “formazione fuori dalle mura”, si definisce una metodologia “di sviluppo personale e professionale che utilizza il supporto di situazioni reali concrete, create in sessioni prolungate nel mezzo della natura, per far emergere il comportamento di una persona o di un gruppo.
I programmi di attività pratiche all’aperto mettono i partecipanti di fronte a difficoltà ed a situazioni complesse reali, mirando ad un apprendimento che, attraverso l’esperienza concreta, raggiunge l’obiettivo di sviluppo prefissato, per esempio la coesione di gruppo, l’adattabilità ai cambiamenti o la fiducia in sé stessi e negli altri”.
Caratteristica principale della metodologia, come suggerisce il termine che la designa (outdoor appunto), è dunque la sua pratica in contesti e spazi all’aria aperta, a contatto con la natura, in situazioni di apprendimento “che richiedono un completo coinvolgimento del soggetto (anche fisico) e in condizioni inabituali, assolutamente non familiari, tali da richiedere al soggetto stesso l’utilizzazione di tutte le sue risorse per la ricerca e la sperimentazione attiva in assenza di punti di riferimento”.
I compiti di apprendimento a cui sono sottoposti i partecipanti sono perciò “compiti reali, legati a problemi reali per persone reali in campo reale e con vincoli reali”: in tali condizioni ambientali “le decisioni devono essere prese e le conseguenze da esse derivanti sono reali, immediate e tangibili, la comunicazione deve essere chiara ed essenziale.
A differenza delle situazioni simulate e dei casi riportati nelle aule di formazione, i partecipanti sperimentano un processo di apprendimento attivo nel quale i risultati dei loro comportamenti/decisioni hanno un impatto diretto, reale ed immediato”.
Compiti perciò vincolati ad esercitazioni di sfida, esplorazione, avventura in un territorio naturale; compiti da assolvere in gruppo o singolarmente (come ad esempio scalare una roccia o una parete, uscire da una grotta o da un percorso/labirinto, costruire una zattera per scendere un fiume, intavolare una battaglia contro un ipotetico nemico, ecc...), in cui affrontare una serie di prove fisiche con caratteristica di problem solving, al fine di sviluppare abilità di teamwork, di cooperazione, di riflessione, di gestione delle relazioni, di assunzione di rischi, ma anche capacità comunicative, creatività, leadership, abilità di organizzazione, gestione dell’imprevisto, dell’utilizzo delle risorse disponibili, e soprattutto di creare “gruppo”, spirito di squadra, cioè un livello ottimale di sinergia per imparare a condividere obiettivi comuni.
Queste attività non devono essere confuse né con quelli che vengono definiti corsi o campi di sopravvivenza che utilizzano situazioni estreme in sé stesse, alla ricerca della grande performance che diventa l’obiettivo finale (adventure training), né con la semplice attività all’aria aperta e neppure con una sorta di vacanza premio offerta dall’azienda.
Un percorso ad ostacoli o la costruzione di una solida zattera non è infatti più potente di una gara con i sacchi di iuta o di un picnic, se il processo non rientra all’interno di un più ampio progetto formativo di cambiamento tramite apprendimento e riflessione e se, lo stesso impegno all’apprendimento, non fa parte di un impegno quotidiano dell’azienda al cambiamento.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La formazione oltre l'aula: l'Outdoor Training come pratica formativa
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Informazioni tesi
Autore: | Roberta Scalzini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Assunta Viteritti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 203 |
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